Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - Riforme: accordo Regioni-enti locali, "un patto per cambiare l'Italia"

giovedì 22 settembre 2005


REGIONI, PROVINCE, COMUNI E COMUNITA’ MONTANE

 

Un patto per cambiare l’Italia

 

 

A più di dieci anni dall’avvio di un processo riformatore che ha interessato il Paese, si può dire che siamo ancora in mezzo al guado.

Dagli anni novanta ad oggi, infatti, si sono succedute varie riforme “definite come federali” che hanno sicuramente ridisegnato il sistema istituzionale. Il processo di trasformazione si è arrestato o, peggio, si è involuto: non vi è stato l’auspicato completamento dell’ordinamento in senso autonomista e si è assistito ad un  nuovo accentramento da parte dei poteri centrali.

La riforma del titolo V, parte II, della Costituzione ha dato importanti e fondamentali indicazioni circa il riparto delle competenze fra PA centrale ed enti territoriali. Tuttavia manca ancora una concorde volontà istituzionale per dare concreta attuazione al dettato Costituzionale e per esercitare in modo pieno e corretto le competenze istituzionali.

Il nostro sistema fiscale e finanziario risente della lunga transizione che l’assetto istituzionale sta ancora vivendo alla ricerca di uno stabile e condiviso equilibrio di poteri, compiti  e responsabilità. A fronte di quest’inerzia, il grado di autonomia finanziaria, fiscale ed organizzativa degli enti territoriali è ancora ai livelli del 1995, con picchi di regressione in alcuni settori (si pensi alle politiche per il personale).

Sono cambiate le regole, ma non le prassi, i comportamenti materiali e le dinamiche politiche che rendono quelle regole “norma vivente”. I provvedimenti di maggiore rilievo vengono ancora adottati con procedure e sistemi che non risentono in nessun modo degli effetti della riforma del titolo V e delle altre riforme. I sistemi di concertazione istituzionale sono poco efficienti e non allineati al ruolo e alle competenze assegnati agli enti territoriali. Si pensi al DPEF, alla legge finanziaria, alla competitività, solo per citare gli episodi più attuali.

Le tre maggiori cause che oggi non consentono al sistema italiano di decollare possono essere riassunte in questi 3 punti: l’assenza di un Senato Federale; una concertazione istituzionale nazionale e territoriale ancora troppo timida ed inefficace; la mancanza di una responsabilizzazione fiscale ed economica degli enti territoriali.

Regioni, Province, Comuni e Comunità montane condividono la necessità che, su alcuni temi fondamentali, si avvii un percorso di collaborazione leale e reciproca e una nuova stagione nelle relazioni istituzionali, per definire un assetto dello Stato più efficiente e vicino alle esigenze dei cittadini e delle imprese, dando un impulso forte e concreto all’attuazione delle riforme istituzionali e del federalismo fiscale.

A questi fini, convengono di dare vita a due gruppi di lavoro, che avvieranno la loro attività affrontando prioritariamente una serie di questioni relative ai temi elencati nelle schede allegate, con il compito di definire proposte operative.

Allo stesso tempo, Regioni, Province, Comuni e Comunità montane ritengono opportuno stabilizzare questo metodo cooperativo, attraverso la definizione di una struttura comune, snella ed operativa, che possa svolgere una funzione di “segreteria tecnica” sulle attività da realizzare congiuntamente e favorire un confronto preventivo sulle questioni rilevanti che saranno sottoposte all’attenzione delle istituzioni territoriali nelle sedi di concertazione (Governo, Parlamento, Conferenza Unificata) per agevolare la risoluzione a livello politico di eventuali differenze di posizione.

 

 

 

 

 

 

FIRMATO DAI PRESIDENTI


 

ATTUAZIONE E COMPLETAMENTO DELLE RIFORME ISTITUZIONALI

 

Non si può pensare di attuare il dettato costituzionale e di completarlo con una nuova riforma costituzionale senza avere il consenso pieno delle istituzioni territoriali.

L’attuazione del Titolo V della Costituzione deve essere il frutto di una concertazione vera ed efficiente, tenendo conto delle competenze e delle responsabilità di ognuno.

Nella prospettiva di una ulteriore riforma della Costituzione, inoltre, occorre che gli enti territoriali trovino un accordo su un Senato Federale, realmente rappresentativo dei territori e con competenze e poteri effettivi.

I punti che il gruppo di lavoro dovrà affrontare sono i seguenti:

1.      Piena attuazione del Titolo V della Costituzione, con particolare riferimento all’articolo 118 della Costituzione;

2.      Monitoraggio ai fini della necessaria accelerazione dell’Istituzione dei Consigli regionali delle autonomie locali;

3.      Revisione del TU degli enti locali (in particolare su funzioni fondamentali, città metropolitane, autonomia normativa e organizzativa, sistema dei controlli);

4.      Incentivazione delle gestioni associate che privilegi le forme volontaristiche e un disegno coerente delle Unioni di comuni e delle comunità montane nel territorio;

5.      Riforma della Conferenza Unificata;

6.      Riorganizzazione del sistema di contrattazione.


 

AUTONOMIA FINANZIARIA E FEDERALISMO FISCALE

 

Un assetto istituzionale coerente con il nuovo titolo V impone la necessaria responsabilizzazione delle istituzioni territoriali nel campo economico e fiscale. I territori vogliono e devono essere protagonisti delle scelte di politica macro economica.

È quindi necessario avviare un nuovo modello relazionale che determini una collaborazione istituzionale vera nella predisposizione del DPEF, della legge finanziaria e di tutte le leggi di sostegno allo sviluppo economico, anche attraverso la partecipazione di rappresentanti degli enti territoriali nel CIPE.

Allo stesso modo è necessario avviare immediatamente la piena attuazione dell’art. 119 per dare una concreta autonomia finanziaria agli enti territoriali. In questa direzione le istituzioni territoriali ritengono essenziale rivedere i meccanismi di compartecipazione al patto di stabilità nel quadro di una maggiore responsabilità e autodeterminazione delle regole per il raggiungimento degli obiettivi, anche prevedendo una loro partecipazione al recupero dell’evasione fiscale.

I punti che il gruppo di lavoro dovrà affrontare sono i seguenti:

1.      Attuazione dell’art. 119 della Costituzione per l’avvio del federalismo fiscale, partendo dalla definizione dei principi di coordinamento della finanza pubblica, al fine di concretizzare l’autonomia finanziaria ed impositiva degli enti territoriali;

2.      Definizione di linee unitarie di proposte per il DPEF e la legge finanziaria;

3.      Proposta di un patto di stabilità definito attraverso un accordo nazionale in Conferenza unificata e accordi regionali nei Consigli delle autonomie laddove istituiti.

 

Roma, 22 settembre 2005