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Spending review: Chiamparino, Cottarelli riconosce lavoro regioni

 

(Regioni.it 2555 - 07/08/2014) Al netto delle spese per le pensioni, in controtendenza, anche l'amministrazione centrale dello Stato ha ridotto le spese in questi anni. Lo ha sottolineato il commissario alla spending review Carlo Cottarelli in audizione in bicamerale sul federalismo fiscale. "Tra il 2009 e il 2012 - ha ricordato Cottarelli - lo Stato ha ridotto la spesa del 10% in termini nominali, i Comuni l'8%, le Province il 14% e le Regioni, salvo il comparto della sanita' stazionaria, il 16%. Quindi c'e' stata una riduzione molto forte delle spese anche per le amministrazioni centrali, ma non per le pensioni, salite del 7%".
Sul fronte della spending review oltre al taglio delle partecipate locali si sta lavorando anche sugli immobili pubblici, sulle sedi delle Regioni e sulla digitalizzazione, ha spiegato il commissario alla spending review.
“C'e' un gruppo di lavoro guidato dalle Regioni - ha detto Cottarelli - sulle sedi territoriali regionali. Il lavoro ha subito un po' di ritardo per il cambio alla presidenza della Conferenza delle Regioni ma mi aspetto il rapporto, stilato direttamente da loro, entro il 10 settembre". C'e' poi un tavolo "guidato dal Demanio, che sta lavorando sul rinnovamento degli immobili pubblici, per studiare i risparmi su riscaldamento, pulizie, eccetera". Altro capitolo "la  digitalizzazione, c'è stata una riunione qualche giorno fa con le amministrazioni centrali e una proposta con relativi risparmi concreti arriverà entro ...
 

Contributo finanziario Regioni al risanamento dei conti pubblici

Documento approvato dalla Conferenza delle Regioni del primo agosto 2013

(regioni.it) La Conferenza delle Regioni del primo agosto 2013 ha approvato il seguente documento riguardante  il "Contributo finanziario delle Regioni al risanamento dei conti pubblici ed evoluzione delle entrate regionali". Si riporta di seguito il documento integrale approvato dalla Conferenza delle Regioni (pubblicato nella sezione “Conferenze” del sito www.regioni.it):
 
Di recente sono apparse sulla stampa affermazioni circa l’aumento da 17 a 108 miliardi (+500%) delle entrate delle Amministrazioni Locali (Regioni, Province e Comuni, ma anche aziende sanitarie, università ecc.).
Il dato statistico va correttamente interpretato, per non ingenerare l’impressione che i Governi territoriali tartassino i contribuenti.
Infatti l’assetto delle entrate regionali e locali risente delle modifiche qualitative alle fonti di finanziamento delle Autonomie avvenute soprattutto a partire dal 1993 per mezzo della legislazione statale, con l’abolizione di trasferimenti statali agli Enti territoriali e la loro sostituzione con nuove entrate tributarie o compartecipazioni a tributi nazionali. La riduzione dei trasferimenti statali ha comportato la riduzione dell’imposizione delle amministrazioni centrali proprio per evitare l’aumento della pressione fiscale sui contribuenti. Ecco perché appare che la crescita del gettito riguardi più le Amministrazioni locali che quelle Centrali. Si tratta di una diversa composizione delle entrate regionali e locali, non un aumento dovuto (solo) all’incremento della tassazione.
Solo in parte quindi la crescita del gettito è da attribuire alla leva fiscale azionata consapevolmente dalle Autonomie territoriali, spesso costrette a far fronte con essa ai tagli dei trasferimenti statali per il concorso al risanamento della finanza pubblica.
Nel dettaglio, dall’analisi delle entrate ISTAT 1992-2011 (il 2012 non è disponibile) si nota un aumento delle entrate delle Amministrazioni Locali di circa 82,7 miliardi. Come detto, solo marginalmente tale aumento attiene ad una dinamica di crescita delle aliquote imposte dalle
stesse. La maggior parte dell’aumento attiene ad una modifica, ricompositiva in senso autonomistico, della struttura delle entrate delle Amministrazioni Locali voluta dal legislatore nazionale.
Infatti di tale aumento:
 +33 miliardi riguardano l’IRAP che dal 1998 è stata attribuita alle Regioni in sostituzione dei contributi sanitari (contabilizzati fino ad allora come trasferimenti statali nei bilanci delle Regioni) e di altri tributi statali;
 +13,7 miliardi di aumento riguardano la dinamica IRPEF, IVA e IRPEG delle Regioni a statuto speciale (+7,6 mld di IRPEF, +4,6 mld di IVA e +1,4 mld di IRPEG) in corrispondenza di nuove funzioni;
 +9 miliardi riguardano l’istituzione dell’ICI con riduzione dei trasferimenti statali;
 +8,4 miliardi riguardano l’addizionale regionale Irpef, che è stata attribuita nel 1998 (con effetti di cassa nel 1999) alle Regioni in sostituzione di trasferimenti statali con aliquota dello 0,5% e corrispondente riduzione aliquote IRPEF statali, poi aumentata da legge statale nel 2001 allo 0,9% con corrispondente riduzione aliquote IRPEF statali, e quindi aumentata sempre con legge statale all’1,23% dal 2011 per coprire il taglio dello Stato al Fabbisogno sanitario nazionale; l’aumento questa volta è stato fatto, infatti, senza corrispondente riduzione dell’IRPEF statale;
 +2,7 miliardi riguardano l’addizionale comunale Irpef, anch’essa sostitutiva di trasferimenti statali;
 +4,2 miliardi riguardano la tassa auto delle Regioni , anch’essa nel 1993 e 1998 strumento di ristrutturazione della tassazione disposta da legge nazionale con attribuzione di parte del gettito ad appannaggio delle Amministrazioni Centrali per la riduzione dell’imposizione centrale;
 +3,5 miliardi riguardano la compartecipazione all’accisa benzina attribuita alle regioni dal 1996 in sostituzione dei trasferimenti statali aboliti; ora tali entrate confluiscono in un Fondo dello Stato per il finanziamento esclusivo del Trasporto pubblico locale e sono ripartite fra le regioni come trasferimento (Fondo Nazionale Trasporti);
 +2,3 miliardi riguardano la tassa sulle assicurazioni attribuita alle province in sostituzione anch’essa di trasferimenti statali.
2011 2012 2013 2014 2015 TOTALE TAGLI 2011-2015 TOTALE TAGLI € 1.865.500.000 € 3.932.000.000 € 8.002.000.000 € 11.552.000.000 € 6.202.000.000 € 31.553.500.000 TAGLI IN SANITA’ CONSEGUENTI ALLE
In conclusione, degli 82,7 miliardi di aumento dal 1992 al 2011, 3,2 mld sono ascrivibili alle manovre IRAP e addizionale Irpef delle Regioni, mentre non è disponibile il dato delle manovre in aumento de tributi comunali e provinciali. I 108,4 miliardi dell’articolo nel 2012 in base a quanto detto si riducono a 28,9 mld (108,4-82,7+3,2) che confrontati con i 17,9 del 1992 producono un aumento di 11 miliardi in 20 anni non dovuti alla citata ricomposizione delle fonti di finanziamento: una variazione percentuale di + 61% in 20 anni e non del 500% come cita la ricerca (+3% all’anno!).
SULLE SPESE REGIONALI
Sulle spese molta crescita è dovuta al decentramento amministrativo e alla sanità, che per espresso accordo Stato-Regioni sui livelli essenziali di assistenza, è cresciuta da 75 mld del 1992 a 107,8 mld del 2012. Peraltro la spesa sanitaria è monitorata costantemente dal “Tavolo verifica adempimenti sulla sanità” costituito presso il MEF dal 2005??, così come lo sono tutti i Piani di rientro per disavanzo. Il settore sanitario ha subito dal 2010 con legge 122/2010 fino al 2012 con legge 228/2013 tagli per 31,5 miliardi.
Tasso di variazione della spesa sanitaria secondo il DEF:
2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 tasso di variazione della spesa sanitaria in % rispetto anno precedente 1,50% 1,90% -0,80% -1% 2% 1,70% 2,10% 1,90% 1,80% previsione crescita media PIL nominale 3,20%
A fronte dei tagli non sono stati rivisti dal Governo i Livelli Essenziali di Assistenza che le Regioni sono tenute comunque a sostenere a proprie spese.
Un incremento che, tuttavia, non si ripercuoterà sull’incidenza della spesa sanitaria sul Pil (oggi stabile attorno al 7%) ma segnerà addirittura una contrazione al 6,7% nel 2017.
 
TABELLA
 
Tasso di variazione della spesa sanitaria secondo il DEF:
 
TABELLA
 
A fronte dei tagli non sono stati rivisti dal Governo i Livelli Essenziali di Assistenza che le Regioni sono tenute comunque a sostenere a proprie spese.
Un incremento che, tuttavia, non si ripercuoterà sull’incidenza della spesa sanitaria sul Pil (oggi stabile attorno al 7%) ma segnerà addirittura una contrazione al 6,7% nel 2017.
Ecco il quadro come delineato nel DEF 2013:
2013: spesa sanitaria e incidenza sul Pil del 7,1%;
2014: spesa sanitaria e incidenza sul Pil del 7,0%;
2015: spesa sanitaria e incidenza sul Pil del 6,9%;
2016: spesa sanitaria e incidenza sul Pil del 6,8%;
2017: spesa sanitaria e incidenza sul Pil del 6,7%.
 
Fra l’altro, in un contesto di spesa sanitaria che risente della crisi economica e delle politiche di contenimento adottate dai singoli Paesi, il Rapporto OCSE 2012 sui dati di spesa sanitaria 2010 nel descrivere la situazione in Italia evidenzia che la spesa sanitaria totale ha rappresentato il 9,3% del PIL, leggermente al di sotto della media OCSE (9,5%), così come per la spesa sanitaria pubblica leggermente superiore alla media OCSE, come da tabella sottostante:
 
TABELLA
 
Per un approfondimento della discussione può essere utile confrontare i dati relativi ai 15 Paesi che hanno aderito all’Unione Europea dal 1995 (la cosiddetta Europa dei 15), rilevati dalla banca dati European health for all database (HFA-DB), World Health Organization Regional Office for Europe, che fanno riferimento all’anno 2009 (al momento ultimi disponibili), i quali evidenziano per il nostro Paese una spesa sanitaria (complessiva e pubblica) tra le più basse ma con un’incidenza percentuale di persone al di sopra dei 65 anni inferiore alla sola Germania:
 
TABELLA
 
Gli aumenti dell’addizionale IRPEF e dell’IRAP sono destinati alla spesa sanitaria per la copertura dei Piano di rientro dai disavanzi o per maggiori prestazioni erogate da alcune regioni.
La restante spesa regionale è sottoposta ai vincoli stringenti del patto di stabilità: per le Regioni il patto di stabilità si configura come un tetto di spesa che fino al 2012 era apposto sugli impegni e sui pagamenti mentre dal 2013 si applica su tetto di spesa mista (impegni e pagamenti) e sulla competenza: qualsiasi aumento della pressione fiscale non potrebbe essere utilizzato per maggiore spesa (se non sanitaria) perché i limiti del patto come tetto di spesa impediscono di spendere le maggiori risorse!
Negli ultimi anni le innumerevoli manovre finanziarie che si sono succedute dal DL 78/2010 all’attuale legge di stabilità 2013, hanno ridotto gli obiettivi programmatici del patto di stabilità per le Regioni elevando il concorso agli obiettivi di finanza pubblica di ben 15 miliardi di euro sulla competenza (da 35,7 mld nel 2010 a 20 mld nel 2013) e di 8 miliardi sulla cassa fino al 2012 (da 27,8 mld nel 2010 a 20 mld nel 2012) mentre dal 2013 entra in vigore il tetto di competenza eurocompatibile pari a 20.090 milioni.
Con innumerevoli sforzi, nel quadriennio 2013 - 2010 si è registrata una riduzione del 43,8% sul tetto di competenza e del 26,6% sui pagamenti, percentuali con le quali nessun altro comparto della Pubblica Amministrazione ha contribuito agli obiettivi di finanza pubblica. Si sottolinea che anche nel 2012 il patto di stabilità è stato rispettato da tutte le regioni.
 
 
TABELLA
 
In termini di contributo delle amministrazioni locali al miglioramento del saldo di bilancio (indebitamento netto o accreditamento netto), in base ai dati della Banca d’Italia , dal 2008 al 2012 le Amministrazioni locali hanno migliorato il saldo di bilancio di 8,6 miliardi (da -5,9 miliardi a + 2,7 miliardi), con una variazione positiva del 146%, mentre le Amministrazioni centrali sono passate da un saldo di bilancio di -41 miliardi ad uno di -53,6, con un peggioramento di 12,6 miliardi (-30,7%).
 
TABELLA
 
( red / 23.10.13 )

Conferenza permanente per il coordinamento della Finanza Pubblica

Errani: Regioni comparto con più riduzione spesa pubblica

 

(Regioni.it 2437 - 13/02/2014) “È un lavoro importante, che noi avevamo richiesto da tanto tempo, cioè l’attivazione di questa Commissione”. Lo ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine della “Conferenza permanente per il coordinamento della Finanza Pubblica” del 13 febbraio, che si è svolta al ministero degli Affari regionali e presieduta dal ministro Graziano Delrio, in merito al Rapporto della Copaff sull’entità e la ripartizione delle misure di consolidamenti della finanza pubblica relativa al periodo 2008-2013. E’ la prima volta che si fa una lettura omogenea della spesa pubblica a carico dei diversi livelli istituzionali. Le Regioni sono il comparto che più ha dato alla riduzione della spesa pubblica.
“Come sapete è importante il fatto che – spiega Errani  - si possa condividere tra i diversi livelli istituzionali una lettura su ciò che è accaduto in questi anni. Da questa prima lettura, che dobbiamo ancora approfondire, però emerge un dato eclatante, che abbiamo sempre sottolineato e oggi emerge in una lettura comune con lo Stato centrale, che le autonomie locali e le Regioni sono i comparti che più hanno dato alla riduzione della spesa e tra esse in primo luogo le Regioni come noi sosteniamo da diversi anni. Di qui bisogna partire per approfondire, e lo faremo, e anche per impostare le politiche e le manovre dei prossimi anni”.
Grafici riproducono l'andamento della spesa per i tre sottosettori (AC, AL, EP) e per i principali componenti delle amministrazioni centrali e locali, vale a dire lo Stato, le Regioni, i Comuni, le Province, gli Enti sanitari locali.
( red / 13.02.14 ) Email

I dati della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale

Rapporto su ripartizione misure consolidamento finanza pubblica

Delrio: trasparenza sui dati dei conti pubblici

(Regioni.it 2437 - 13/02/2014) La Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, COPAFF, ha elaborato un Rapporto di  Condivisione tra i livelli di governo dei dati sull’entità e la ripartizione delle misure di consolidamento della finanza pubblica. Si tratta del Primo rapporto del 16 gennaio 2014. "La riunione con i dati evidenziati dal Copaff sull'entità e la ripartizione delle manovre di finanza pubblica negli anni 2008-2013 - ha riferito il ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio al termine della riunione del 13 febbraio con il Copaff e i rappresentanti di Regioni e Enti locali - è stata molto utile per ottenere trasparenza sui dati dei conti pubblici e per poter realizzare meglio in futuro i sacrifici degli italiani, che dovranno essere calcolati in maniera intelligente e senza operare tagli lineari". Dal 2008 al 2013 le 19 manovre di finanza pubblica approvate dai vari governi sono state pari a 122,8 miliardi di euro; l'impatto su Regioni (comprese le spese sanitarie), Comuni e Province ha toccato i 32,7 miliardi. Questi alcuni dei dati emersi dalla riunione per valutare la ripartizione delle misure di consolidamento della finanza pubblica tra gli anni 2008 e 2013. "Dobbiamo approfondire i dati, ma  certamente il confronto tra governo ed enti locali avviene su un  livello di maggiore trasparenza ed efficacia". Così Delrio ha commentato il lavoro svolto  nell'ambito della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica. "Abbiamo tenuto molto -ha continuato il ministro- a che la Conferenza iniziasse e proseguisse i lavori per dare element concreti e fattivi di un federalismo ordinato e serio. Tutti hanno fatto sacrifici in questi anni ed e' importante -ha concluso- che i futuri sacrifici e anche quelli che vi saranno con la spending review vengano fatti distinguendo in maniera intelligente e abbandonando la logica dei tagli lineari, nella logica di un federalismo sano". Nel periodo esaminato il tagli o delle spese correnti per le Regioni e' stato di 7,7 miliardi, di 6,2 per i Comuni, 2,4 per le Province e 8,2 miliardi per la sanita'. Piu' contenuti i tagli per le spese in contro capitale: 5,5 miliardi per le Regioni, 1 per i Comuni e 333,4 milioni per le Province. L'analisi, messa a disposizione dal presidente della Copaff Luca Antonini e dai professori Alberto Zanardi e Ernesto Longobardi, ha avuto lo scopo di ricostruire gli effetti delle manovre di finanza pubblica sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, tenendo conto di ciascun sotto-settore delle amministrazioni centrali, di quelle locali e degli enti di previdenza. Nel 2013 l'effetto cumulato in termini di indebitamento netto a fronte dei provvedimenti di finanza pubblica adottati a partire dal 2009 e' stato pari a 78 miliardi di euro, come risultato netto di una riduzione di spesa di 23,8 miliardi e di un aumento delle entrare pari a 54 miliardi. Il calo della spesa e' imputabile per 10,1 miliardi alla parte corrente e per 13,7 miliardi al conto capitale. "Nella riunione – ha spiegato Antonini - abbiamo illustrato il quadro della ripartizione delle misure di consolidamento, con lo scopo di evitare in futuro la babele delle cifre e arrivare cosi' a un'analisi condivisa". Nella prossima riunione, ha aggiunto, "verra' messo a punto un documento condiviso". Sono stati considerati i principali provvedimenti adottati a partire dal 2008 e destinati a produrre effetti finanziari sulle amministrazioni pubbliche, sia dal lato delle spese sia da quello delle entrate, indipendentemente dal fatto che tali provvedimenti siano stati esplicitamente indirizzati a obiettivi di consolidamento finanziario. Sono stati trascurati soltanto gli interventi con effetti finanziari. L’analisi offre una ricostruzione degli effetti che le misure previste in tali provvedimenti hanno avuto sull’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche distintamente per i sotto-­‐settori delle amministrazioni centrali (AC), delle amministrazioni locali (AL) e degli enti di previdenza (EP). I sotto-­‐settori sono  individuati in  coerenza con il  prospetto  delle amministrazioni  pubbliche predisposto annualmente dall’ISTAT in conformità con i criteri e le indicazioni del SEC95. Per le AL, gli effetti degli interventi considerati sono ulteriormente ripartiti tra i principali aggregati di enti che le compongono: Regioni, Province, Comuni, Enti sanitari locali e, a residuo, altri enti compresi nelle AL. Per il complesso degli enti territoriali la ripartizione tra conto corrente e conto capitale degli effetti sulle spese del patto di stabilità interno, ove non diversamente specificato dalle norme, è operata sulla base di un duplice criterio: 1)      l’effettiva “capienza”  delle poste di bilancio oggetto di intervento negli anni di previsione (ovvero il valore nominale su cui ipotizzare misure restrittive), tenuto conto dei parametri delle equazioni delle voci di spesa del modello di finanza pubblica; 2)     il comportamento storico seguito dalle amministrazioni nel distribuire tra le diverse voci del proprio bilancio il contributo alla manovra (tenuto conto di eventuali esclusioni di particolari voci di spesa previste dagli stessi provvedimenti legislativi).
( red / 13.02.14 )


Regioni su patto di stabilità, sanità e fondi UE 2014-20

 

(Regioni.it 2462 - 20/03/2014) Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, nel corso dell’incontro del 20 marzo con il Governo sulla riforma costituzionale, oltre ad illustrare le valutazioni e le proposte delle Regioni sulla bozza di ddl costituzionale 12 marzo 2014, ha toccato anche altri temi - come le politiche per la salute, il patto di stabilità e la programmazione dei fondi europei 2014-2020 - contenuti in un ulteriore documento che è stato consegnato all’esecutivo.
Si riporta di seguito il testo integrale di tale documento (pubblicato anche nella sezione “Conferenze” del sito www.regioni.it).
Fra Governo e Autonomie territoriali è indispensabile un rapporto di leale collaborazione istituzionale, fondato sulla partecipazione reale delle Regioni e degli Enti locali al governo del Paese che consenta una vera inversione di marcia rispetto al passato. Un’esigenza ancora più urgente vista la gravità della crisi economica.
In questo quadro, occorre che il Governo rispetti l’impegno del Governo precedente a risolvere l’insostenibilità finanziaria sugli equilibri dei bilanci regionali derivante dall’ulteriore contributo richiesto alle Regioni in termini di saldo netto da finanziare (560 milioni di euro alle ordinarie e 240 milioni di euro alle speciali), stabilito dalla Legge 147 del 2013.
Il tema è urgente in quanto la normativa dispone la riduzione “delle risorse a qualunque titolo dovute dallo Stato alle Regioni a statuto ordinario” entro il 30 aprile ovvero l’indicazione entro il 15 aprile alla Ragioneria generale dello Stato delle risorse da assoggettare a taglio.
  1. 1.    SALUTE
Nuovo Patto Salute 2014 - 2016
E’ necessario confermare quanto già concordato al Tavolo  sul Patto della Salute:
Fondo Sanitario Nazionale. Sono state definite le risorse per il SSN e ciò permetterà un’adeguata pianificazione del budget per assicurare la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale,  per garantire l’universalità del sistema e i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in modo appropriato ed uniforme. Si evidenzia pertanto la necessità di assicurare i finanziamenti così definiti:
  • 109.902.000.000 euro per l’anno 2014
  • 113.452.000.000 euro per l’anno 2015
  • 117.563.000.000 euro per l’anno 2016
E’ stato altresì concordato che i risparmi derivanti da azioni di razionalizzazione della spesa sanitaria  debbano rimanere nella disponibilità dei bilanci sanitari.
Il riparto fra le Regioni dovrà avvenire attraverso nuove modalità di pesature, secondo i criteri già indicati dall’articolo 1, comma 34, della Legge 662/96, sulla base dell’Accordo già intervenuto in Conferenza delle Regioni.
Si evidenzia che  si sono svolti diversi incontri per l’elaborazione del Patto Salute, in particolare sui temi dell’adeguamento dei LEA, con l’impegno di un DPCM entro il 30 giugno 2014; della revisione delle misure di compartecipazione ed esenzione; della gestione delle risorse umane; dell’assistenza ospedaliera.
Permangono criticità nel settore dell’edilizia sanitaria - ex art.20 L. 67/68 - e investimenti.
Nelle Politiche sociali ènecessario far confluire in un Fondo unico le risorse frammentate.
  1. 2.          CRESCITA
a)               Patto di stabilità - È fondamentale affrontare in tempi rapidi il tema del patto di stabilità rivedendo i vincoli europei e nazionali, in modo da consentire l’attivazione di investimenti sui territori. In particolare, occorre escludere dal patto le spese per investimento finanziate senza debito e con risorse autonome, quelle relative agli investimenti strategici ovvero obbligati, quali quelli per la prevenzione del dissesto idrogeologico, e le risorse del cofinanziamento nazionale per la programmazione 2014-2020, ivi comprese le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC, ex FAS), e quelle gestite tramite il Piano di Azione Coesione (PAC).
Bisogna altresì rivedere il riparto tra le Regioni superando definitivamente il criterio della spesa storica.
b)               Programmazione 2014-2020:
1)          occorre confermare l’impianto dell’Accordo politico con il precedente Governo;
2)          le Regioni sono pronte a concordare, in caso di mancata spesa dei fondi, modalità di intervento sostitutive delle diverse amministrazioni responsabili.
c)               Impostazione della nuova programmazione, da definire al più presto con il concorso delle Regioni:
1)          attuazione di chiari e mirati obiettivi strategici; metodi centrati sui risultati attesi definiti come obiettivi concreti e specifici di sviluppo e di miglioramento della qualità di vita dei cittadini;
2)          puntare al rilancio del Mezzogiorno;
3)          programmazione delle risorse, dei contenuti e delle finalità di Programmi operativi nazionali (PON);
4)          servono certezze relativamente alla programmazione del FSC; occorre chiudere il riparto tra Regioni con chiavi da concordare;
5)          ammodernamento e potenziamento infrastrutturale e della rete idrica e della relativa governance.
Vanno inoltre esaminate altre tematiche, sia di carattere generale che più specifico, il cui approfondimento va messo in agenda nelle prossime settimane.
Ci si riferisce in particolare:
-                  al trasporto pubblico locale;
-                  alle politiche attive del lavoro;
-                  al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga;
-                  all’accesso al credito;
-                  al sostegno del sistema di edilizia residenziale pubblica;
-                  alla messa in sicurezza del territorio.
Occorre infine pervenire alla definizione di un quadro normativo dei rapporti finanziari fra i livelli diversi di Governo certo e stabile anche attraverso la ripresa dei lavori della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica.
 
( red / 20.03.14 )






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