Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - UE: Regioni su posizione negoziale italiana

mercoledì 14 dicembre 2005


CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME

 

 

Conferenza Stato-Regioni Sessione Comunitaria

punto 1)

 

1.      La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, stante il quadro politico che penalizza il Paese, che emerge dalle proposte della presidenza inglese della Unione europea, richiede al Governo di attivare tutte le iniziative necessarie per cambiare alcune condizioni essenziali che caratterizzano l’impianto del negoziato.

2.      Le Regioni e le Province autonome esprimono i seguenti aspetti problematici:

a.      non condividono la scelta di ridurre la dotazione del bilancio comunitario rispetto alla proposta della Commissione europea;

b.      l’attuale proposta negoziale della Presidenza inglese dell’Unione europea non migliora l’impostazione già penalizzante delle precedenti.

3.      Le eccezioni e le compensazioni presentate nell’ultima proposta inglese segnalano un ulteriore elemento di gravità, visto che non vi sono proposte positive per quel che riguarda il nostro Paese.

4.      Le Regioni e le Province autonome ribadiscono che l’accettazione da parte dell’Italia della proposta di prospettive finanziarie della Presidenza inglese comporti i seguenti problemi, connessi alla proposta negoziale:

a.      credibilità e coerenza del carattere strategico delle politiche regionali e di coesione, considerato il livello assolutamente inadeguato di risorse messe a disposizione dal bilancio comunitario;

b.      contrarietà ad ogni eventuale ipotesi di moratoria in tema di ambiente e salute rispetto all’applicazione della normativa comunitaria;

c.      incomprensibilità dell’esclusione di tutte le Regioni italiane dalle eccezioni elencate nelle previsioni addizionali (punti 43 e ss. della proposta);

d.      difficoltà nella programmazione delle politiche di sviluppo regionale, considerata la mappa delle aree ammissibili agli aiuti di stato predisposta della Commissione europea.

5.      Sulla base di queste considerazioni le Regioni e le Province autonome ritengono che la proposta inglese non sia convincente per rilanciare il processo di integrazione europea e che sia penalizzante per l’Italia e per le sue Regioni in particolare.

6.      Le Regioni e le Province autonome ritengono, pertanto, necessario che la posizione nazionale in sede negoziale tenga conto di:

a.      inderogabilità del limite finanziario per le Regioni convergenza già acquisito con la proposta lussemburghese e confermato in quella della Presidenza inglese;

b.      inserimento tra i casi particolari della Basilicata, attraverso l’eliminazione della previsione per le Regioni in phasing out statistico del limite della popolazione inferiore a un terzo della popolazione complessivamente inserita nell’obiettivo convergenza, per equipararla alle altre Regioni nelle stesse condizioni di phasing out statistico;

c.      elevazione della soglia di eleggibilità per l’obiettivo convergenza delle Regioni insulari in forza dell’articolo 158 del Trattato di Unione europea;

d.      inserimento tra i casi particolari della Sardegna, in considerazione dei valori relativi al PIL (75,2% nel 2002), degli indicatori relativi a occupazione, capitale umano, infrastrutture e, in particolar modo, dello svantaggio competitivo legato all’insularità, fattore riconosciuto dall’articolo 158 del Trattato di Unione europea, assicurando un trattamento pari a quello delle Regioni in phasing out come previsto nel secondo Memorandum italiano del 2002 che fa seguito all’Intesa tra Governo e Regioni insulari dello stesso anno che conteneva l’impegno ad assicurare de facto la permanenza dell’obiettivo 1 della Sicilia e della Sardegna. Alternativamente dovrà essere garantito almeno lo stesso trattamento previsto per le Regioni Ita Suomi e Madeira, di cui al punto 48 della proposta negoziale;

e.      profonda revisione delle aree ammissibili alla deroga per gli aiuti di stato a finalità regionale 87.3.c, proposte dalla Commissione europea, che penalizza ulteriormente le Regioni dell’attuale obiettivo 2 (questione non oggetto dell’attuale negoziato ma evidentemente ad esso fortemente connessa, soprattutto nella considerazione che concorre a creare il quadro delle politiche di sviluppo);

f.        abolizione del criterio dei 150 km per l’eleggibilità delle zone costiere alla cooperazione frontaliera marittima ed elevazione dell’ambito di riferimento territoriale al livello NUTS II, come per la politica di vicinato; estensione della maggiorazione dell’intensità di aiuto già prevista per le Regioni frontaliere esterne terrestri alle frontiere marittime nell’ambito dell’obiettivo cooperazione territoriale europea (punto 51 della proposta inglese).

8.      Si sottolinea la necessità che le risorse destinate all’obiettivo competitività siano adeguate alle esigenze delle diverse aree territoriali del Paese, attraverso opportuni interventi, quali ad esempio la revisione dei criteri di ripartizione tra gli Stati.

9.      In ogni caso, dovrà essere garantito dal Governo nazionale un adeguato riequilibrio delle risorse a favore delle Regioni dell’Obiettivo Competitività regionale e occupazione, phasing-in e phasing-out (in caso di non accoglimento dell’eccezione di cui al punto 6 b), c) e d)) maggiormente penalizzate dalla proposta di compromesso rispetto al periodo 2000-2006, con risorse che non riducano o stornino le dotazioni finanziarie di altri strumenti di politica regionale nazionale e che non rifluiscano in alcun modo, diretto o indiretto, sull’intervento ordinario nelle Regioni del Mezzogiorno.

10.  Le Regioni, come conseguenza diretta della conclusione del negoziato, chiedono di concordare un livello di adeguatezza delle risorse da assegnare alle politiche regionali e di coesione comunitarie, sulla base del principio che tale livello può anche essere mantenuto con risorse, aggiuntive e non ordinarie, nazionali.

11.  In questo quadro complesso di negoziato comunitario, la Conferenza sottolinea la necessità di un impegno del Governo per politiche di sviluppo territoriale - impegno fino ad oggi gravemente carente - che possa realizzare le condizioni per la definizione di un quadro di programmazione nazionale e regionale coerente e dotato di risorse adeguate.

 

Roma, 14 dicembre 2005