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Regioni.it

n. 4141 - mercoledì 15 settembre 2021

Sommario
- Farmaci: Rapporto Aifa, al Sud si seguono meno terapie prescritte
- Sanità: pubblicato il monitoraggio Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) 2019
- Industria Culturale e Turismo: 17 settembre, IV dialogo CINSEDO per il progetto #madebycitizen4cohesion
- La posizione sull'Accordo di partenariato per la Programmazione 2021-2027
- Valutazioni sul Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023
- Emergenza Afghanistan: chiesto un incontro per una gestione coordinata dell'accoglienza
- Fondo per accoglienza genitori detenuti con bambini: presentato un emendamento

Documento della Conferenza delle Regioni del 29 luglio

+T -T
La posizione sull'Accordo di partenariato per la Programmazione 2021-2027

(Regioni.it 4141 - 15/09/2021) La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato nella seduta del 29 luglio scorso una posizione sull’Accordo di Partenariato per la programmazione dei Fondi europei per il ciclo 2021-2027.
Il documento (che si riporta di seguito integralmente) è stato poi trasmesso dal Presidente, Massimiliano Fedriga, alla ministra per il Sud e la Coesione Territoriale, Maria Rosaria Carfagna.
Posizione delle regioni e delle province autonome sulla proposta di accordo di partenariato per la Programmazione 2021-2027
La programmazione dei Fondi di Strutturali e di Investimenti Europei (Fondi SIE) 2021-2027 si inserisce nella particolare congiuntura della ripresa e del rilancio dei sistemi socioeconomici a seguito della crisi pandemica. La preparazione dei documenti programmatici e operativi non può dunque non tener conto dell’eccezionalità degli eventi che ne hanno accompagnato il percorso, richiedendo anche l’intervento straordinario delle risorse della precedente programmazione 2014-2020. Le amministrazioni pubbliche italiane, centrali e regionali, si trovano per la prima volta non solo a programmare le politiche di sviluppo e coesione del Paese, mentre stanno chiudendo il precedente ciclo delle stesse politiche, ma nella particolare congiuntura di pianificare anche il più grande intervento di investimento e rilancio dell’economia e della società italiane mai realizzato, grazie alle risorse che l’Unione europea ha stanziato con il Next Generation EU e per i suoi piani di intervento, tra cui il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR).
Ci sono due incroci fondamentali, di cui le Regioni sono consapevoli, rispetto ai quali si devono condividere le modalità di governance dei processi e di utilizzo delle risorse. Il primo concerne la programmazione delle politiche regionali e di coesione 2021-2027 e quella del PNRR; il secondo è l’incrocio tra la programmazione nazionale e la programmazione regionale. Sotto il primo profilo, l’attuale quadro normativo non chiarisce in concreto le relazioni tra le contemporanee attuazioni del PNRR e della programmazione europea. Esiste una reale e consistente possibilità di sovrapposizione delle azioni e, soprattutto, di concentrazione e di appesantimento degli oneri amministrativi per le strutture regionali. La Conferenza insiste sulla valorizzazione del ruolo delle Regioni come hub territoriali capaci di implementare e realizzare gli interventi, programmati a livello nazionale e regionale, in una visione territoriale complessa e non parcellizzata. Occorre individuare delle concrete modalità di coordinamento tra il PNRR e la programmazione europea. Nel disegno del decreto legge 77, il ruolo dei Comitati interministeriali può rappresentare la chiave di volta per coordinare le scelte e la loro attuazione. Serve però una coerente presenza delle Regioni, anche se in numero ridotto e rappresentativo in tali Comitati e nei gruppi di lavoro tecnici che avranno il ruolo istruttorio per le decisioni finali.
Negli ultimi otto anni le Regioni hanno approfondito, a livello territoriale e di sistema, il contesto europeo, nazionale e regionale di riferimento della programmazione, attraverso un costante monitoraggio delle proprie politiche, sulla base delle richieste di riforma che l’Unione europea ha formulato negli annuali esercizi di coordinamento delle politiche economiche, noti come Semestre europeo. In particolare, il Contributo delle Regioni e Province autonome al Programma nazionale di Riforma 2021 (PNR 2021) ha monitorato oltre 8.000 provvedimenti di riforma regionali (interventi normativi, regolativi e attuativi realizzati dalle Regioni dal febbraio 2020 al febbraio 2021), sulla base dei documenti europei e nazionali di riferimento (le Raccomandazioni specifiche per paese 2020 e del 2019; la Strategia annuale di crescita sostenibile della Commissione europea del 2020; gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite; i risultati e gli obiettivi delle programmazioni delle politiche di coesione 2014-2020 e 2021-2027; i principi del Pilastro europeo dei diritti sociali e i Domini del Benessere Equo e Sostenibile). Il Contributo disegna un quadro di riferimento esaustivo per realizzare una programmazione integrata non solo dal punto di vista delle risorse, ma anche degli obiettivi, ribadendo le priorità individuate dalle Regioni sin dall’avvio del confronto con il Governo, a partire dalle questioni inerenti alla condizione di marginalità delle Regioni insulari, delle aree montane e interne.
Sotto il secondo profilo, è fondamentale allora un rinnovato slancio nella collaborazione Stato-Regioni per disegnare una programmazione integrata delle riforme, delle misure di accompagnamento e degli interventi che saranno messi in campo nei prossimi anni. Solo una programmazione integrata consentirà, infatti, di realizzare un uso complementare, ma non sovrapposto delle risorse. In tal senso, è necessario uno stretto coordinamento nell’attuazione della programmazione nazionale e regionale.
Le Regioni e le Province autonome hanno esaminato la bozza di proposta italiana di Accordo di partenariato (AP) 2021-2027, trasmessa il 23 giugno scorso dal Governo. E’ emersa innanzitutto la necessità, già espressa prima ancora del ricevimento della bozza di AP 2021-2027, di conoscere con maggiore dettaglio l’assetto dei Programmi nazionali 2021-2027, al fine di orientare più efficacemente la definizione della programmazione regionale.
In quest’ottica, le Regioni e le Province autonome esprimono altresì l’esigenza di avere una visione complessiva sulle risorse destinate e le modalità di attuazione della politica unitaria di coesione per il periodo 2021-2027. Si ritiene in tale prospettiva determinante conoscere gli impegni del Governo, non solo in termini di dotazione finanziaria e di principi di riparto del Fondo Sviluppo e Coesione, da destinare ai Piani recentemente disciplinati dal CIPESS, ma anche  la possibilità di utilizzare le risorse del FSC e le risorse del cofinanziamento statale per sviluppare apposite linee di programmazione complementari ai programmi cofinanziati dall’Unione europea, come già sperimentato nei precedenti cicli 2007-2013 e 2014-2020. L’adeguata programmazione di queste risorse, consentirebbe, unitamente al raggiungimento degli obiettivi di policy prioritari, la duplice finalità di incrementare la probabilità di raggiungimento dei target di certificazione sui programmi cofinanziati dalla Commissione e di gestire le criticità regolative implicite nei processi di convergenza tra normazione europea e nazionale. Per quanto esposto, si ritiene essenziale consentire alle Regioni interessate di attivare Programmi Operativi Complementari (POC) a valere sulla quota di co-finanziamento nazionale eccedente le percentuali minime richieste in sede di regolamentazione europea.
A tal proposito, le Regioni e le Province autonome rappresentano altresì l’esigenza di approfondire il tema relativo alla mappatura delle Aree Interne in corso di definizione, considerato il ruolo attribuito a tale strumento di policy sia nell’ambito della politica di coesione che nel PNRR. L’impegno del Governo è indispensabile per fornire le informazioni necessarie, nelle more di un’adeguata condivisione della programmazione delle Amministrazioni centrali, a finalizzare i programmi regionali secondo le scadenze che verranno definite in conformità con i regolamenti europei, in seguito alla formale notifica alla Commissione europea della proposta italiana di Accordo di partenariato 2021-2027.
La condivisione preliminare delle informazioni, assieme al successivo lavoro di programmazione condivisa, consente, nella finalizzazione dei Programmi regionali il conseguimento di alcuni risultati irrinunciabili:
- attenua il rischio di duplicazioni/sovrapposizioni tra Programmi, che porterebbe ad effetti di spiazzamento/competizione assolutamente non desiderabili, nelle fasi di avvio congiunto del PNRR e dell’attuazione della politica di coesione;
- rende più efficiente e sostenibile la pianificazione finanziaria dell’impegno regionale a cofinanziamento delle operazioni selezionate nell’ambito della politica di coesione pari nel ciclo di programmazione ad oltre 8,6 miliardi di euro (si vedano le stime riportate nella tavola allegata);
- consente, da subito, coordinando un più efficace ed efficiente processo di programmazione delle risorse disponibili, in un lasso temporale dato, di concentrare l’attività delle Amministrazione titolari dei programmi sull’esecuzione e di rafforzare le sinergie tra le azioni previste a livello centrale e quelle a livello territoriale.
Con riguardo al testo di Accordo proposto occorre sottolineare che, trattandosi di un documento strategico e conciso che orienta i negoziati tra la Commissione e lo Stato membro interessato sull’elaborazione dei programmi, dovrebbe muoversi maggiormente su un piano strategico e rispondere, pertanto, all’esigenza di flessibilità e di adattamento ai vari contesti territoriali di riferimento. Le Regioni esprimono preoccupazione in merito al fatto che indicazioni eccessivamente specifiche, in particolare relativamente alla focalizzazione di alcune tipologie di intervento e azione su alcuni contesti territoriali - categorie di Regioni (soprattutto nell’ambito degli obiettivi specifici relativi alla concentrazione tematica FESR) e relativamente alla limitazione dell’utilizzo delle risorse a specifiche tipologie di intervento, possano tradursi in elementi di rigidità ulteriori rispetto alle disposizioni regolamentari con impatti rilevanti, in assenza di un preliminare processo di condivisione, sull’autonomia di scelta da parte delle Regioni nell’elaborazione dei rispettivi programmi. A tal proposito, si ritiene che indicazioni puntuali su tipologie di interventi, azioni o misure di attuazione da realizzare per conseguire gli obiettivi specifici andrebbero espunte, ovvero unicamente riportate soltanto a titolo espressamente esemplificativo e indicativo, anche soltanto per quanto attiene alla loro collocazione.
In questo quadro, altro aspetto di particolare rilievo è rappresentato dal riparto tra le risorse FESR e FSE+. Come rappresentato nel corso del confronto tecnico, le Regioni e le Province autonome si riservano la possibilità di modificare la dotazione finanziaria tra i due Fondi per ciascuna programmazione regionale e si sono attivate in tal senso. Si apprezza la disponibilità̀ del DPCoe a coordinare le diverse richieste e la riserva di darvi seguito anche in una fase successiva; tuttavia si evidenzia l’opportunità che, fermo restando il rispetto del criterio relativo alla quadratura complessiva delle risorse per singolo Fondo, si prenda in considerazione la possibilità di consentire redistribuzioni di risorse tra categorie di Regioni per meglio rispondere alle esigenze specifiche delle diverse realtà territoriali.
Analogamente, anche in relazione alla concentrazione tematica, le Regioni rappresentano l’esigenza di una sostanziale revisione delle quote stabilite per categorie di Regione e, in particolare:
- con riguardo alle ipotesi formulate per la programmazione del FESR, i requisiti di concentrazione, per ciascuna categoria di Regione, tenuto conto dei già elevati vincoli di concentrazione in capo alle Regioni più sviluppate, non devono eccedere le soglie regolamentari;
- in ambito FSE+, al fine di calibrare l’intervento delle Regioni, risulta in primo luogo opportuno disporre di una più compiuta informativa in ordine alle misure finanziate sui Programmi nazionali e al loro contributo, in primis quantitativo, alle richiamate concentrazioni; inoltre, considerato che attualmente la concentrazione tematica proposta a livello nazionale supera la soglia richiesta dai Regolamenti, dal momento che non tutte le AdG, pur selezionando gli OS e gli interventi rivolti ai giovani, sono necessariamente intenzionate a strutturare una priorità dedicata, le Regioni esprimono una preferenza per una revisione della concentrazione proposta (30% inclusione, 15% occupazione giovanile, 0,25% partenariato) e conseguentemente ne chiedono la ridefinizione in linea con le soglie regolamentari, che potranno essere modificate in un momento successivo a quello della notifica preliminare, eventualmente solo attraverso la tracciabilità fondata sui codici dei campi di intervento o dei temi secondari; tale soluzione garantirebbe la flessibilità necessaria anche alle Amministrazioni che hanno valutato critico concorrere alla concentrazione tematica;
- parimenti, sempre in merito al FSE+ si evidenza l’opportunità di una riflessione ulteriore sull’impegno richiesto in ordine allo 0.25% di risorse (il regolamento richiede indicativamente l’assegnazione di una quantità adeguata di risorse) destinato alla capacitazione delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile, che comporta una maggiore rigidità rispetto a quella prevista dai Regolamenti e che potrebbe risultare eccessivamente vincolante se dovesse ricadere sui programmi regionali a tale proposito si segnala anche che gli interventi per tale azione di possono trovare copertura nell’ambito degli Obiettivi Specifici pertinenti, senza erodere il plafond dell’Assistenza Tecnica e dover ricorrere necessariamente al finanziamento non collegato ai costi; vincoli questi che paiono emergere dalla comunicazione pervenuta alle singole Regioni.
In ultimo, sotto il profilo generale, è necessario rammentare la rilevanza strategica che per le Regioni riveste un approccio strutturale alle specificità della condizione insulare. Nel documento del 21 febbraio 2019 (doc 19/30CR4a/C3), la Conferenza ha chiesto al Governo che nel percorso di costruzione delle future politiche di coesione 2021-2027:
- venissero previste misure normative e programmatorie specifiche per compensare la discontinuità territoriale, basate su un indice di “perifericità insulare”;
- nel promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale nelle aree con gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici che hanno difficoltà ad accedere ai servizi di base, in coerenza con il dettato dell’art. 174 del TFUE, le aree interne e le isole condividessero il medesimo titolo di priorità strategica (oggi, tra l’altro, in linea di coerenza con il dettato regolamentare).
 
Anche sulla base degli indirizzi formulati nei precedenti documenti, di seguito la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome propone alcune osservazioni per la revisione della bozza di Accordo di Partenariato, nella forma di precise richieste di revisione, funzionali ad una rapida finalizzazione dello stesso e ad una altrettanto rapida definizione dei Programmi regionali.
Revisioni relative alle sezioni 2.2 e seguenti
Coordinamento, delimitazione e complementarietà tra i Fondi e, se pertinente, coordinamento tra i programmi nazionali e regionali.
- Si ritiene necessaria una maggiore specificazione in relazione alla complementarietà tra Programmi regionali e Programmi nazionali e PNRR (con riferimento, ad es. al Programma Nazionale Ricerca). Con riferimento al PNRR, inoltre, appare necessario specificare l’azione di coordinamento anche rispetto ai Programmi regionali (l’attuale formulazione dell’AP sembra riguardare, infatti, soltanto i Programmi Nazionali).
- Si ritiene opportuno definire una prescrizione adeguata a regolare espressamente, a valle di apposito approfondimento con il DPCoe e l’IGRUE, la questione della rendicontazione degli interventi ex art. 65 (parzialmente rendicontati su fondi SIE e monitorati in BDU in maniera promiscua, nel Reg. CPR 1060/2021, art. 63.6) considerato che molti interventi verranno avviati, anche nel ciclo di programmazione 2021-27, con risorse pubbliche diverse da quelle espressamente ricondotte al finanziamento dei programmi.
Raccordo tra Programmi nazionali e regionali
- Nell’ambito degli strumenti di governance individuati per garantire il raccordo tra Programmi nazionali e Programmi regionali si chiede che la composizione dei comitati tecnici di coordinamento sia limitata alle Regioni e Province autonome e si individui un’altra sede per il confronto con il partenariato. La finalità dei comitati deve essere quella di garantire, in itinere, uno stabile luogo di confronto tra Amministrazioni centrali titolari dei programmi e Amministrazioni regionali, nel quale le Amministrazioni regionali siano abilitate a formulare indirizzi specifici sui temi relativi all’attuazione dei Programmi. Si richiede che i suddetti comitati tecnici di coordinamento vengano istituiti per ciascun Programma nazionale e rinominati, per maggiore coerenza con la funzione cui sono preposti, Comitato di Indirizzo e Attuazione.
- Con riferimento al raccordo tra Programmi nazionali e regionali e, principalmente, per quelli che operano su tutte le categorie di Regioni, appare opportuno garantire che la ricaduta sui territori delle misure previste possa avvenire nel quadro delle modalità attuative proprie di ogni territorio al fine di assicurare uniformità di azione rispetto alla programmazione regionale.
- Nel complesso, le indicazioni operative su meccanismi e strutture di coordinamento (in particolare quelle riportate a pag. 29), potrebbero introdurre rigidità ulteriori rispetto alle disposizioni regolamentari; in particolare, si osserva che alcuni dei meccanismi (programmi plurifondo) e strutture di coordinamento (unitarietà di Autorità, Comitati di Sorveglianza, Piani di valutazione) paiono precludere l’autonomia di scelta rientrante nella piena sfera discrezionale delle Amministrazioni titolari dei Programmi, oltre che, alla luce delle esperienze fatte, risultare non sempre premianti sul piano dell’effettiva efficacia e semplificazione.
Raccordo Obiettivi IOC e CTE e contributo alle Strategie macro-regionali e di bacino marittimo:
- Si ritiene necessario che nell’ambito delle finalità della politica di coesione, venga esplicitato come l’Italia intenda avvalersi delle accresciute opportunità di cooperazione e finanziamento incrociato tra programmi, fondi e strumenti offerte dal nuovo quadro regolamentare. Le strategie macro-regionali e di bacino marittimo, e le politiche settoriali e orizzontali devono, infatti, costituire i riferimenti di contesto per gli interventi strategici. In tale logica, inoltre, risulta necessario che il Paese promuova una programmazione coordinata tra l’Obiettivo investimenti in favore della crescita e dell'occupazione (ICO) e l’Obiettivo della cooperazione territoriale europea (CTE). La valorizzazione dell’apporto specifico e distintivo delle componenti Interreg, ai fini dell’individuazione della scala di intervento territoriale più adeguata, mira a favorire la creazione di catene di valore e quindi un migliore impatto complessivo della politica di coesione.
- Nella nuova governance dell’Obiettivo CTE è confermato il Gruppo di coordinamento strategico, con le sue articolazioni per Programma, come riferimento per i Comitati Nazionali e al ruolo di governance svolto dalle amministrazioni regionali co-presidenti e vice-presidenti, a supporto dell’avvio e della costruzione della nuova programmazione, valorizzando, in particolare, le esperienze dei Gruppi geografici e tematici, costituiti a supporto dell'avvio della nuova programmazione. Sull’embedding delle strategie macro-regionali e sui temi delle azioni di cooperazione interregionale potranno essere attivate opportune modalità di coordinamento
Meccanismi e strutture di coordinamento
- Il Comitato AP è presieduto dal Dipartimento per le politiche di coesione, in qualità di Autorità di coordinamento a livello nazionale dei fondi della politica di coesione, dall’Agenzia per la coesione territoriale, in qualità di Autorità capofila per il Fondo FESR, e dall’ANPAL, in qualità di Autorità capofila del FSE+. Il Comitato è composto dalle Autorità di gestione dei programmi, dalle Amministrazioni centrali competenti in materia di principi orizzontali, dalle Autorità nazionali responsabili del soddisfacimento delle condizioni abilitanti, dagli organismi di coordinamento dell’Obiettivo CTE (eliminare riferimento dalle Autorità di coordinamento), dal partenariato istituzionale ed economico-sociale e dagli organismi che rappresentano la società civile, sulla base di criteri che assicurino la piena coerenza con il Codice europeo di condotta del partenariato. Al Comitato partecipano le DG competenti della Commissione europea.
2.3 Complementarietà e sinergie tra i fondi oggetto dell’Accordo di Partenariato, il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione, il Fondo per la Sicurezza Interna, lo Strumento di sostegno per la gestione delle frontiere e i visti e altri strumenti dell’Unione - Complementarietà e sinergie tra i Fondi dell’Accordo di Partenariato e altri strumenti dell’Unione
- Nella sezione dedicata all’OP5, prevedere la seguente modifica alla frase: l’ambito principale di collaborazione tra i fondi riguarda lo sviluppo delle aree rurali. In questo contesto, dovranno essere potenziate le relazioni urbano e rurale, favorendo il riconoscimento dei servizi ecosistemici, l’accessibilità ai servizi e il miglioramento infrastrutturale.  Su questo fronte il FESR e il FSE + possono contribuire alle strategie di sviluppo locale proprie della PAC (LEADER, smart villages), così come la cooperazione territoriale e progetti integrati territoriali (ovvero non indicati in parentesi). Tale modifica risulta necessaria considerato che la CTE e gli ITI non sono strategie proprie della Politica Agricola Comune, e pertanto vanno elencati come altri ambiti ai quali i due fondi possono contribuire - oltre che alla PAC.
Sintesi delle azioni pianificate per rafforzare la capacità amministrativa dell'attuazione dei fondi oggetto dell'Accordo di Partenariato
- In merito ai Programmi di rigenerazione amministrativa si chiede che vengano introdotti come facoltativi da parte delle singole Amministrazioni interessate, vista l’assenza di un obbligo regolamentare e di una indicazione vincolante da parte della Commissione. Se tale opzione restasse confermata, occorrerebbero ulteriori precisazioni in ordine alle modalità di attuazione e finanziamento delle prescritte roadmap nelle aree, più sviluppate e in transizione, escluse dal Programma nazionale dedicato al rafforzamento della capacità amministrativa (pag. 42-44). Per tale programma risulta di particolare rilevanza la funzione del Comitato di Indirizzo e Attuazione e, nelle fasi attuative, la natura vincolante, per la definizione delle azioni e delle relative risorse, della rilevazione dei fabbisogni e delle relative modalità attuative ottimali, su iniziativa delle Amministrazioni destinatarie delle misure di rafforzamento amministrativo e di capacitazione.
Assistenza tecnica
- Sulla specifica opzione, prevista dal Regolamento 1060/2021 (art. 37), che consente di destinare ulteriori risorse dell’AT, per rafforzare la capacità di autorità e organismi pubblici, beneficiari e partner, rispetto a quelle delle soglie previste all’art. 36, si ritiene necessario chiarire le modalità di determinazione di eventuali soglie massime di risorse attivabili e le modalità di gestione/rendicontazione.
Osservazioni e proposte di modifica relative all’Obiettivo di policy 1
Si segnala con riferimento all’OP1, ma evidenziando la rilevanza per tutti e cinque gli OP, la rilevanza di un rimando alle strategie di sviluppo sostenibile come codificata nell’Agenda ONU 2030 che potrebbe essere rappresentata inserendo, laddove, nel testo, si espone la promozione dello sviluppo sostenibile come finalità strategica, dopo la proposizione “Gli interventi concorreranno anche alle Strategie di sviluppo sostenibile per attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite Nazionali, declinate a livello Regionale e delle Città Metropolitane”.
In relazione alle Modalità attuative dell’OP1, facendo riferimento all’esigenza di flessibilità richiamata in premessa si richiede di non limitare le misure di supporto automatiche alle Regioni Meno sviluppate e in transizione. In quest’ottica, si dovrebbe ampliare il riferimento alle forme di credito d’imposta negli ambiti di intervento prioritari indicati dall’AP a tutto il territorio nazionale non limitandolo alle suddette categorie di Regioni. Nello specifico, poi, il riferimento a pag. 14 all’art. 44 (divenuto art. 49, nella versione adottata del CPR) appare non necessario, anche in ragione della sua focalizzazione sul solo OP1, laddove la valenza della norma è, naturalmente, generale. Pertanto, con riferimento alle modalità attuative OP1, si suggerisce di allineare la tempistica prevista per la pubblicazione annuale dei bandi a quanto indicato dall’art. 49 del Regolamento generale.
In relazione alle osservazioni sui singoli obiettivi specifici si riportano le seguenti osservazioni:
Obiettivo specifico 1.I
- è necessario prevedere nel testo il riferimento agli investimenti in infrastrutture di ricerca, peraltro previsti dalle categorie di intervento del regolamento FESR;
- in generale, per tutti gli interventi si richiede di rendere sempre possibile accompagnare l’utilizzo di strumenti finanziari, con forme di finanziamento a fondo perduto;
- è utile integrare il riferimento al “rafforzamento della ricerca innovazione” anche con un’esplicitazione del trasferimento tecnologico (che si ritiene debba informare l’intera sezione). Inoltre, è opportuno che il riferimento alla creazione di start up innovative, sia accompagnato dalla precisazione più generale dell’obiettivo di favorire lo sviluppo di PMI innovative;
- il riferimento ai contesti territoriali e imprenditoriali meno sviluppati nella locuzione “Per rendere più densamente popolati e dinamici i contesti territoriali e imprenditoriali, in particolare quelli meno sviluppati, l’obiettivo è generare ed attrarre verso di essi soggetti portatori di innovazione” si ritiene debba essere interpretabile come finalità aggiuntiva.
Obiettivo specifico 1.II
- con riferimento alla digitalizzazione si ritiene necessario che alla finalità esplicitata nella proposizione “Al fine di contenere i rischi di nuove disuguaglianze, anche territoriali, legate allo sviluppo della digitalizzazione è decisivo assicurare un adeguato livello di connettività digitale al numero più elevato possibile di imprese” vada aggiunto che “in contesti territoriali periferici, e a bassa densità localizzativa, oltre alla connettività delle imprese, enfasi dovrà essere data anche alla necessità di assicurare adeguati strumenti di connettività anche alla popolazione presente sul territorio”;
l- addove si specifica che “Al fine di contenere i rischi di nuove disuguaglianze, anche territoriali, legate allo sviluppo della digitalizzazione è decisivo assicurare un adeguato livello di connettività digitale al numero più elevato possibile di imprese, sostenere e rafforzare le competenze digitali nelle imprese (anche attraverso percorsi di formazione in collegamento con OP4), nonché promuovere processi di riorganizzazione delle imprese ed iniziative di coordinamento fra imprese, in particolare per i settori culturali e creativi, nel turismo e nel terziario commerciale, a livello di territorio o di filiera” risulta indispensabile che il riferimento ai settori culturali e creativi, nel turismo e nel terziario commerciale, a livello di territorio o di filiera, non debba essere interpretabile come finalità prioritaria, ma aggiuntiva, sostituendo, ad esempio, la locuzione “in particolare” con la parola “anche”.
Obiettivo specifico 1.III
- si richiede inoltre di inserire uno specifico focus sul sostegno alla competitività delle imprese che operano in contesti insulari, tramite aiuti a progetti d’investimento localizzati nei sistemi territoriali insulari ovvero sovvenzioni a progetti innovativi di servizi e infrastrutture atti a ridurre le specifiche esternalità negative per le imprese che operano in tali contesti.
Obiettivo specifico 1.IV
- tra le priorità esplicitate nell’apposito elenco, il riferimento alla “propensione agli investimenti delle PMI nelle Regioni Meno sviluppate”, è essenziale che venga esteso alle Regioni Più sviluppate e in transizione e che la priorità venga integrata con l’indicazione di “nuovi modelli di sviluppo industriale nei settori strategici (filiere-ecosistemi)”;
- nell’esplicitare che “gli obiettivi di coesione territoriale possono essere perseguiti tramite interventi di sostegno alle imprese, e in particolare all’imprenditoria femminile, nelle delicate fasi della nascita e della crescita dimensionale, anche agevolandole nell’accesso al credito o nell’ampliamento del capitale di rischio e/o forme ibride di patrimonializzazione” è importante che il riferimento all’imprenditoria femminile non dovrebbe essere interpretabile come finalità prioritaria, ma aggiuntiva, sostituendo, ad esempio, la locuzione “in particolare” con la parola “compresa”;
- in relazione alle competenze per la transizione industriale si chiede di prevedere il sostegno alla creazione di competenze presso tutte le categorie di imprese e non solo le PMI;
- in relazione all’OS 1.IV (pag. 13), si evidenzia che potrebbe apparire limitante ascrivere al solo FESR la formazione delle competenze per la transizione industriale e si propone di estendere anche aldilà delle competenze digitali le possibilità di intervento del FSE+ nell’ambito dell’OP4 (pag. 26).
Obiettivo specifico 1.V
- nel segnalare l’assenza di qualsivoglia riferimento all’OS 1.5 (connettività digitale) si richiede di formalizzare gli elementi minimali necessari;
- si rappresenta inoltre che l'infrastrutturazione digitale riveste rilievo strategico al fine di ridurre la condizione di svantaggio connessa all’insularità. A tal proposito, il PNRR prevede tra gli investimenti della missione M1 C1 un piano specifico "BUL Isole minori", a sottolineare l'importanza di un'adeguata infrastrutturazione digitale per ridurre la condizione di svantaggio sopra indicata. Si ritiene, pertanto, strategico che l’AdP preveda adeguata priorità ad interventi di infrastrutturazione e di potenziamento dei servizi digitali specifici per i territori insulari, tali da costituire azioni complementari al PNRR.
 
Revisioni relative all’Obiettivo di policy 2
Obiettivi specifici 2.I, 2.II, 2.III
- si ritiene utile indicare che lo sviluppo delle isole minori non può prescindere da un uso efficiente delle risorse energetiche per assicurare la progressiva copertura dei fabbisogni con fonti rinnovabili. A tal fine, è importante evidenziare ulteriormente la necessità di potenziare infrastrutture di produzione e reti esistenti, allo scopo di sostenerne la transizione verso soluzioni ad elevato grado di sostenibilità, la smartizzazione delle reti di distribuzione, anche in considerazione delle inefficienti interconnessioni con la rete nazionale. Il sostegno, laddove necessario potrà anche assumere la forma di specifici aiuti alle imprese;
- si chiede di esplicitare con chiarezza adeguata l’ammissibilità degli interventi per la riduzione del rischio sismico di cui all’OS 2.III anche per le imprese, considerato che per gli edifici pubblici, nel testo si fa riferimento ad una priorità e non già ad un’esclusività di tali interventi;
- si ritiene utile esplicitare nel testo che gli investimenti di efficientamento energetico delle imprese potranno riguardare sia i processi produttivi che gli edifici aziendali.
Obiettivi specifici 2.V e 2.VI
si chiede di inserire gli “interventi per la qualità e la tutela dei corpi idrici (anche in raccordo con quanto previsto nell’OS 2.VII”, considerata l’importanza di ampliare le tipologie di intervento a favore delle risorse idriche anche rispetto alla finalità di tutela delle stesse risorse;
- con riferimento alle risorse idriche si evidenzia la necessità di modificare la previsione che il principale risultato atteso, sia l’aumento degli standard di fornitura dei servizi ambientali che per la risorsa idrica si sostanzia nel miglioramento del Servizio Idrico Integrato in tutti i segmenti della filiera, da ottenersi promuovendo l'accesso alla risorsa idrica per tutti i suoi usi, attraverso: (i) la costruzione di nuove reti e l'ammodernamento e/o potenziamento di quelle esistenti, con priorità agli interventi per la riduzione delle perdite di rete, sia esteso a tutte le categorie di regioni. Nello specifico si ritiene utile che gli interventi nel settore della captazione e adduzione e quelli per la riduzione delle perdite di rete, siano inseriti tra le possibilità previste anche nelle Regioni più sviluppate (con espresso riferimento a interventi attinenti i territori montani, caratterizzati da sistemi idrici con specifiche peculiarità meritorie di attenzione);
- al contempo, occorre esplicitare ulteriormente la possibilità, senza limiti territoriali, di intervenire in generale, sull’efficientamento, anche attraverso il ricorso alle tecnologie digitali e smart, nonché di prevedere nel quadro di operatività finalizzato a “consentire la transizione verso un’economia circolare, …, promuovere la capacità innovativa delle PMI la finanziabilità di azioni che agiscano, similmente a quanto previsto per la simbiosi industriale, “sostenendo le filiere integrate del riuso, la riparazione e il ricondizionamento di beni a fine vita”;
- con riferimento al tema dell’economia circolare, si chiede, inoltre, di prevedere la possibilità di attivare di interventi per le imprese a sostegno dell’economia circolare di tutte le categorie di imprese e non solo delle PMI.
Obiettivo Specifico 2.VII
- con riferimento a Biodiversità e inquinamento si chiede di prevedere, in coerenza con la Strategia Europea e Nazionale, quale risultato atteso di ridurre la perdita di biodiversità, non solo, con particolare riferimento agli interventi di ripristino, ma anche con interventi di valorizzazione;
- si rappresenta inoltre la necessità (pur considerando le necessarie demarcazioni FESR-FEASR anche sottolineate dalla Commissione) che laddove è prevista la realizzazione, in considerazione della loro multifunzionalità e capacità di fornire servizi, di infrastrutture verdi e blu per aumentare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, questa previsione non sia limitata unicamente alle città, ma possa essere operata anche al fine di potenziare la capacità adattiva dei territori in genere.
Obiettivo Specifico 2.VIII
- in relazione alla mobilità urbana sostenibile, risulta indispensabile che il testo fornisca indicazioni chiare in merito alla possibilità di finanziare interventi infrastrutturali per la realizzazione di nuovi percorsi ciclopedonali, si rileva che l’attuale formulazione può essere interpretata come indicazione di finanziabilità limitata unicamente ai servizi di bikesharing e lo sviluppo della rete di ricarica;
- in genere, poi, gli interventi finanziabili risulterebbero implicitamente limitati alle sole aree urbane, a causa dell’introduzione dei riferimenti ai PUM e altri strumenti di settore, si chiede di rimuovere con chiarezza tale vincolo implicito, poiché risulterebbe impossibile, altrimenti, sostenere anche interventi che interessino ambiti intercomunali;
- in termini di articolazione degli obiettivi l’inserimento dell’ambito e della dimensione territoriale più allargata, rispetto all’ambito limitatamente urbano e metropolitano risulta indispensabile per ogni genere di interventi, e, peculiarmente, per la riqualificazione dei servizi del TPL e della mobilità ciclabile.
Revisioni relative all’Obiettivo di policy 3
Per l’OP 3, considerando soprattutto l’eliminazione del PON “Infrastrutture e reti”, è utile inserire un richiamo esplicito al tema degli aeroporti. Infatti, le modifiche in sede regolamentare hanno introdotto la possibilità di investimenti in “aeroporti regionali” finalizzati alla mitigazione dell’impatto ambientale e all’aumento della sicurezza.
Con riguardo al tema degli interventi sui porti attualmente la previsione dell’AP limita l’esplicitazione dell’operatività esclusivamente a interventi sul cosiddetto “ultimo miglio” di “nodi logistici e portuali”. Si ritiene quindi necessario, analogamente, l’inserimento di espressi riferimenti puntuali ai porti, nelle sezioni dedicate agli altri OP.
Risulta inoltre necessario inserire un richiamo esplicito al tema dell'insularità, soprattutto, ma non esclusivamente, laddove siano presenti riferimenti al trasporto aereo e al trasporto marittimo che vanno, necessariamente rafforzati in conformità con le modifiche introdotte in sede regolamentare in merito alla possibilità di investimenti in “aeroporti regionali” finalizzati alla mitigazione dell’impatto ambientale e all'aumento della sicurezza.
Analogo obiettivo di ampliamento delle possibilità di operare, si ritiene necessario perseguire per la definizione strategica dell’operatività sulla mobilità di area vasta. Conseguentemente occorre prevedere l’espresso riferimento alla possibilità di intervenire per la mobilità lenta (ciclistica e pedonale) su operazioni di valenza regionale e interregionale ovvero di area vasta e non solo di scala prettamente urbana. È evidente che interventi di mobilità lenta, ciclabile e pedonale, in particolari territori, non urbani, costituiscano un importante fattore di sviluppo. 
Parimenti, si evidenzia, inoltre, che per l’OS 3.II la definizione, a pag. 18, che “gli interventi saranno limitati ai collegamenti verso ed entro le aree interne”, potrebbe essere resa con la seguente formulazione più ampia: gli interventi saranno prioritariamente finalizzati ai collegamenti verso ed entro le aree interne (pag. 18), ovvero a collegamenti nei sistemi insulari.
Revisioni relative all’Obiettivo di policy 4
In linea generale si reitera, anche in tale ambito, l’esigenza di flessibilità e di adattamento della programmazione ai contesti territoriali; pertanto, si chiede di esplicitare che le azioni, gli interventi e le misure le proposte vadano intese a titolo indicativo, esemplificativo, non esaustivo e non vincolante per i Programmi regionali, anche con riferimento alla collocazione nelle Priorità e negli OS.
Per l’OP 4, in generale si evidenzia quanto segue (anche in relazione ai quattro ambiti di intervento):
- riguardo all’utilizzo di incentivi, il testo AP sembra circoscriverne la titolarità (limitata al livello nazionale), i target e i territori di riferimento e, pertanto, appare opportuno esplicitare la possibilità di utilizzo dello strumento ai vari livelli e per target più ampi, in coerenza con le necessità dei territori;
- sarebbe utile specificare l’articolazione “a titolo esemplificativo” delle misure riportate per promuovere l’occupazione femminile, al fine di consentire alle AdG regionali di intervenire mediante il più appropriato mix di interventi a livello territoriale;
- appare necessario citare, nel novero delle misure rivolte all’occupazione alcuni strumenti efficaci e rilevanti per le Regioni quali ad esempio i tirocini e l’apprendistato, nonché sottolineare la rilevanza della formazione continua per l’adattamento dei lavoratori ai cambiamenti e per l’invecchiamento attivo; tali citazioni, sempre alle condizioni di esemplificatività di cui sopra, possono essere integrate nell’Accordo;
- nell’ambito degli OS relativi all’istruzione e alla formazione, è necessario chiarire che anche in OP4 è utile rappresentare l’ammissibilità degli interventi di qualificazione e rafforzamento delle competenze per la transizione industriale nonché quelli per sostenere l’apertura internazionale;
- si suggerisce infine un ampliamento del diritto allo studio in tutte le fasi di apprendimento;
- con riferimento ai servizi di inclusione, si chiede di esplicitare con chiarezza il sostegno a quelli per la prima infanzia e di includere fra le misure il sostegno i care giver per la rilevanza assunta nei contesti territoriali.
In generale, si rappresenta inoltre come, le condizioni di svantaggio derivanti dalla insularità possono incidere sulla coesione in maniera peculiare e amplificata, con specifico riferimento agli aspetti di inclusione e protezione sociale. In particolare, i costi incrementali rappresentano un importante meccanismo di trasmissione del disagio che incide direttamente su accessibilità e qualità dei servizi offerti ai cittadini (con specifico impatto in ambito sanitario). Tale aspetto completamente trascurato nel testo, si ritiene meriti specifica trattazione, nell’ambito degli OS rilevanti.
 
Ambiti Occupazione - Istruzione e formazione
- E’ necessario prevedere l’inserimento nell’ambito dell’Occupazione (Obiettivi specifici FSE+ 4.a, 4.b, 4.c, 4.d e FESR 4.I) di uno specifico riferimento all’adattabilità; in particolare, tale necessità risulta palese al termine del paragrafo integrazione con la seguente specifica: Nella generale sfida dell’aumento dell’occupazione vanno sostenuti interventi per promuovere l’adattamento di lavoratori, imprese e imprenditori per rispondere alle sfide poste dai cambiamenti economici e socio-demografici che attraversano anche la nostra società italiana. In questo contesto il FSE+ interviene a supporto della formazione permanente e continua dei i lavoratori, degli imprenditori e delle imprese;
- in relazione al sostegno all’economia sociale che parrebbe programmabile esclusivamente attraverso strumenti finanziari dedicati, si chiede invece di prevedere il sostegno non solo tramite il ricorso a tale tipologia di strumenti;
- parimenti, per apprendistato e tirocini, ancorché agiscano sull’acquisizione di competenze, promuovono l’occupazione e si ritiene pertanto possano essere programmati nell’ambito dei relativi OS (pag. 19). Come indicato in generale, occorre utilizzare formulazioni non prescrittive rispetto alle azioni finanziabili, alle relative modalità di attuazione e alla loro collocazione;
- per quanto riguarda le azioni di incentivazione si ritiene necessario utilizzare una formulazione che chiarisca la possibilità di incentivi all’assunzione a livello di singolo Programma e per i target individuati in concertazione con il partenariato locale;
- i contributi al diritto allo studio non dovrebbero essere limitati alla sola istruzione terziaria;
- con riguardo all’OS 4.I FESR, occorre chiarire se interventi di sostegno ai soggetti dell’economia sociale e al terzo settore siano da intendersi attivabili nei PO FESR in questo OS. Con riferimento all’OS 4.II del FESR, si chiede di esplicitare la possibilità di intervenire sulla riqualificazione di infrastrutture che ospitano i percorsi formativi, con particolare riferimento alle sedi degli ITS;
- si chiede che venga ulteriormente rafforzata nel testo dell’AP, con riferimento al FSE+, la dimensione dell’internazionalizzazione intesa in termini di opportunità di studio, di formazione e di lavoro all’estero al momento esclusivamente richiamata nel testo in collegamento e sinergia con il programma Erasmus plus;
- risulta utile inserire nel tema Occupazione l’esplicita possibilità di agire in modo integrato tra il FSE+ e il FESR soprattutto con riferimento al sostegno all’economia sociale, agli strumenti di incentivazione e alle soluzioni innovative di welfare aziendale;
- è similmente utile integrare nel tema istruzione, formazione e competenze, con riferimento all’integrazione tra interventi FSE+ e FESR, la rilevanza anche degli interventi di riqualificazione delle infrastrutture scolastiche per migliorare l’approccio educativo e favorire l’integrazione nelle comunità territoriali.
Ambito Inclusione sociale
- in relazione all’inclusione e protezione sociale (4.h, 4.i, 4.j, 4.k, 4.l, 4.m) con riferimento agli interventi di contrasto alla marginalità estrema, nel testo proposto delle misure di Housing First e Housing Led a favore degli individui senza dimora o a rischio di esclusione abitativa, sarebbe utile specificare che è oggetto di sostegno anche l’esclusione abitativa derivante anche da condizione di morosità incolpevole sia nel settore pubblico che nel settore privato. Nel complesso, si potrebbe prevedere nel tema, laddove possibile, con riferimento al contrasto al disagio abitativo di soggetti con fragilità sociali, la possibilità di agire anche attraverso forme di partenariato pubblico-privato e l’utilizzo di strumenti finanziari.
- con riferimento ai servizi sanitari e al long term care è necessario specificare che l’intervento congiunto di FESR e FSE+ non sarà limitato a rafforzare la rete territoriale, ma mirerà a riorganizzare il sistema sanitario mediante il rafforzamento delle attività territoriali e la razionalizzazione della rete ospedaliera, anche per affrontare maxi-emergenze di tipo pandemico-infettivo, oltre che, come previsto, a ridurre le diseguaglianze nell’accesso ai servizi, anche attraverso un’azione nazionale concentrata sulle regioni meno sviluppate, esplicitando in tal caso che ciò avvenga in raccordo con gli interventi finanziati a livello regionale;
- analogamente, il testo dell’AP dovrebbe richiamare esplicitamente l’inserimento del tema dello sport: tale  caratterizzazione si ritiene necessaria dal momento che il considerando 20 del Reg. (UE) 2021/1058 prevede che “al fine di promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà, in particolare tra le comunità emarginate, è necessario migliorare, ivi incluso attraverso le infrastrutture, l'accesso ai servizi sociali, educativi, culturali e ricreativi, compresi gli sport”;
- si chiede di evidenziare ulteriormente l’intervento del FESR nello sviluppo e la diffusione di iniziative di innovazione sociale.
Ambito Cultura e Turismo 
- In generale, per tale ambito si chiede di integrare la descrizione dell’OP4 con riferimento anche al tema del turismo, in quanto il testo dell’AP sembra volto a limitare il sostegno a titolo di tale OP al solo comparto “culturale”, lasciando il “turismo” a quanto previsto in OP2 (protezione del patrimonio) e in OP5 (nell’ambito delle strategie territoriali). In particolare, con riguardo all’OS 4.VI, si evidenzia inoltre la necessità di esplicitare ulteriormente la possibilità di finanziare interventi di infrastrutturali (tutela, valorizzazione, ecc.) nell’ambito delle finalità generali dell’Obiettivo specifico.
Revisioni relative all’Obiettivo di policy 5
Per l’OP 5 è necessario chiarire se le risorse destinate ai sistemi territoriali (aree vaste) saranno considerati alla stregua delle città medie - e di conseguenza concorreranno alla definizione della riserva finanziaria per le strategie urbane sostenibili (8%) - e se si intende adottare per tutte le strategie territoriali un’azione di coordinamento nazionale (cfr. il richiamo a “Autorità centrali di coordinamento”). Tale prospettiva, infatti, rischia di rallentare le già complesse procedure partenariali alla base degli interventi di natura territoriale.
In particolare, si riportano le seguenti osservazioni e richieste di modifica specifiche:
- Tabella 1 OP5 Giustificazione della selezione. Con riferimento al fatto che i POR potranno prevedere interventi complementari nelle aree metropolitane e sosterranno le ST di aree urbane medie, sistemi territoriali e di aree interne dove proseguirà anche la cooperazione multi-livello nazionale, regionale e locale per l’attuazione della Strategia nazionale, e alla priorità attribuita agli investimenti in campo ambientale, sociale e digitale per valorizzare i contenuti dell’Agenda Territoriale 2030 e della Nuova Carta per le Città Sostenibili adottate nel 2020, si chiede di modificare il testo eliminando l’introduzione implicita di una non condivisa limitazione delle strategie territoriali (ST) dei Programmi regionali che interessano città medie ricadenti nel perimetro dell’Area metropolitana esclusivamente ad interventi complementari e funzionali alla strategia del PN Metro+. Per la particolare configurazione e per le caratteristiche socio-economiche e demografiche di alcune Regioni la limitazione che emerge rappresenta una criticità sotto il profilo della coerenza programmatica e delle competenze istituzionali. Sarebbe piuttosto opportuno prevedere che anziché la complementarità e la funzionalità, il PN Metro+ garantisca la coerenza con le strategie territoriali (ST) dei Programmi regionali;
- per le Strategie Urbane l’Accordo di Partenariato indica di intervenire in continuità con l’esperienza 14-20. Tuttavia, nella definizione degli interventi finanziabili all’interno dell’Obiettivo specifico 1 “Strategie urbane” si prevedono tipologie parzialmente differenti rispetto a quelle attuali 14-20. Pertanto, va espressamente chiarito che, qualora le strategie urbane attingano a risorse di altri obiettivi specifici (di altri OP), per finanziare interventi quali la mobilità, il turismo e la cultura, tali risorse devono essere considerate nel vincolo di concentrazione tematica. Ad esempio, le strategie urbane dell’OP5 che attiveranno l’OP2 (infrastrutture verdi urbane e la mobilità urbana sostenibile), dovranno includere le risorse da destinare all’OP2 nel calcolo dell’8% (risorse minime previste per lo sviluppo urbano sostenibile). Le azioni a favore delle imprese attivabili in OP5 potranno attingere risorse dall’OP1 e OP2, che saranno incluse nel computo dell’8%. In particolare, è opportuno precisare la possibilità di definire all’interno del POR un Asse dedicato alle strategie Urbane con dotazione a valere su OP5 e integrata con le risorse impiegate da altri OP (OP5 pagina 25 punto 7: chiarire quali siano le implicazioni programmatiche del seguente passaggio “... nell’ambito dell’OP5 e di altri OP”).
Pertanto, in relazione alla continuità degli assetti territoriali, programmatori e organizzativo/istituzionali delle ST, si chiede di intervenire nel testo dell’AP per la risoluzione delle seguenti criticità:
- la previsione contenuta nell’AP circa la continuità degli assetti appare una limitazione, principalmente per le ST urbane in considerazione delle innovazioni che sul tema il regolamento FESR ha introdotto e, nello specifico:
l’articolo 11 del FESR sostiene che le ST siano concentrate sulle Aree Urbane, comprese le aree urbane funzionali; la lettura in chiave funzionale delle aree urbane, così come prevista anche nell’AP, può comportare la discontinuità degli assetti territoriali e, conseguentemente programmatori e istituzionali; l’articolo 29 comma 5 del CPR introduce un’importante semplificazione con la previsione in base alla quale l’autorità territoriale dovrà essere identificata come Organismo intermedio solo nel caso in cui ad essa vengano delegati compiti diversi dalla selezione delle operazioni. Si tratta di un’importante semplificazione rispetto all’attuale periodo, laddove la delega alle Autorità urbane di compiti tipici delle AdG implicava, senza alcuna eccezione, che queste dovessero essere individuate come organismi intermedi anche per i compiti relativi alla selezione delle operazioni (cfr. ex art. 7 c. 4 del Regolamento FESR 1301/2013).
Pertanto, la previsione dell’AP di continuità per le Città nel ruolo di Organismi Intermedi dovrebbe essere formulata in modo opzionale, considerato che le Regioni hanno intrapreso percorsi di conferimento della delega differenziati nel ciclo 2014-2020 e, nello specifico, gran parte delle Regioni hanno conferito soltanto la delega minima. Alcune Regioni invece hanno individuato le città solo come beneficiarie senza attivare alcuna delega.
Il testo proposto in diversi passaggi evidenzia come:
- i POR, che potranno prevedere interventi complementari nelle aree metropolitane, sosterranno le ST di aree urbane medie, sistemi territoriali e di aree interne dove proseguirà anche la cooperazione multi-livello nazionale, regionale e locale per l’attuazione della Strategia nazionale” (pag. 9);
- oltre ai servizi digitali, si amplieranno gli ambiti di intervento nei territori dell’area metropolitana, ampliando il numero dei comuni interessati, e mobilitando a sostegno degli obiettivi del programma gli enti Città Metropolitana seppure attraverso gli Organismi intermedi (OI) dei Comuni capoluogo” (pag. 22);
- i programmi regionali potranno, invece, prevedere interventi complementari nelle aree metropolitane e sosterranno le strategie territoriali delle aree urbane medie” (pag. 28).
- si ritiene necessario che il testo espliciti come le specificazioni citate non implicano la necessità di proseguire nel 2021-2027 con Strategie Urbane rivolte ai soli Comuni già coinvolti nel 2014-2020;
- ritiene inoltre che vada esplicitato nel testo che le Regioni e PA possono selezionare strategie territoriali integrate in attuazione dell’OS 5.2 ulteriori rispetto a quelle che entrano nella SNAI. Pertanto, in coerenza si chiede che sia chiarito nel testo la natura noi vincolante, ma meramente esemplificativa della citata mappatura nazionale aree interne. Le Regioni devono poter perimetrare le proprie strategie OS 5.2, che non beneficiano dei finanziamenti da Legge di stabilità e non rientrano nella SNAI, includendo anche comuni classificati “B-Polo intercomunale” e “C-Cintura”. Devono poter inoltre individuare specifici sistemi insulari;
- si chiede di inserire un riferimento alle peculiarità e specificità dei territori insulari e montani, i primi totalmente omessi e i secondi richiamati solo in relazione alle sfide demografiche e, in parte, all’OP5, anche nell’impostazione delle politiche relative all’Obiettivo di Policy 4, le quali possono essere declinate in misure specifiche riguardanti le politiche dell’occupazione e della formazione (specificità del lavoro stagionale e valorizzazione dei mestieri e saperi tipici) nonché per favorire l’accessibilità ai servizi di base (scuola, servizi socio-sanitari territoriali, sostegno alle fasce sociali più fragili) anche attraverso un ruolo attivo delle comunità locali;
- tipologie di territorio eleggibili all’elaborazione di ST - Si chiede di intervenire nel testo dell’AP per la risoluzione delle seguenti criticità: le previsioni del Regolamento FESR all’articolo 10 “Sostegno alle zone svantaggiate” e all’art. 11 “Sviluppo Urbano Sostenibile” non pongono limitazioni circa la possibilità che i Programmi regionali FESR inseriscano quali territori eleggibili alle ST anche le aree metropolitane e le zone che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici. L’AP sul tema pone delle restrizioni prevedendo: i) la possibilità di contribuire alle ST delle Aree Metropolitane soltanto con il PON Metro, mentre i Programmi regionali potranno prevedere soltanto interventi complementari nelle aree metropolitane; ii) la possibilità di selezionare sistemi territoriali connotati da gravi e permanenti svantaggi naturali e demografici da parte delle Regioni ad esclusivo appannaggio dell’approccio SNAI; iii) il template del Programma non esclude la possibilità che il FESR attivi “meccanismi di erogazione territoriale e approccio territoriale” in altre tipologie di territorio, oltre a quelli urbani e scarsamente popolati, quali ad esempio le isole e zone costiere, le zone di montagna o altre tipologie di territori interessati. È necessario, pertanto, prevedere la possibilità che i Programmi regionali FESR possano attivare il sostegno a ST non soltanto in sistemi territoriali intermedi, ma anche in altre tipologie di territorio, ivi inclusa quella insulare;
- Tempistica di individuazione delle ST - Si chiede di intervenire nel testo dell’AP per la risoluzione della seguente questione: l’AP prevede che nella prima formulazione dei programmi si procederà, oltre che all’individuazione dei territori e delle coalizioni, anche all’individuazione delle ST. L’articolo 29 “Strategie territoriali” del CPR nella rappresentazione dei contenuti delle ST non pone alcun vincolo temporale;
- è necessario prevedere per le Aree urbane medie e per i sistemi territoriali la possibilità di sostenere processi di rigenerazione urbana e innovazione delle politiche insediative ed abitative anche sperimentando forme di partenariato pubblico-privato e strumenti finanziari.
- in merito alle tipologie di territori e orientamenti per la programmazione Aree interne: è necessario inserire, proprio in continuità con il 2014-2020, le strategie territoriali attivate a livello regionale (SRAI – Strategia Regionale per le Aree Interne) e di poter modificare il testo garantendo che il sostegno dei fondi consentirà di intervenire non solo sui temi del lavoro-crescita economica e per promuovere l’associazionismo comunale permanente delle aree coinvolte, ma anche per migliorare la qualità e le pari opportunità di accesso ai servizi essenziali e ai servizi sociali ed educativi per le persone e le comunità, per valorizzare le emergenze e le specificità territoriali anche in chiave turistica. In tale contesto si segnala inoltre come risulti riduttiva la mancata previsione di orientamenti per la programmazione in aree insulari. La numerosità delle aree da sostenere dovrà ricercare un equilibrio tra consolidamento delle aree già interessate nel ciclo 2014-2020 e la necessità di estendere l’opportunità di definire, attuare e consolidare strategie, anche regionali, in altri territori delle “aree interne” e delle aree insulari;
- in materia di supporto degli attori territoriali impegnati nelle ST è necessario promuovere la condivisione di conoscenze delle pratiche operative e amministrative fra gli Enti locali (Comunità di progetto) coinvolti al fine di favorire l’utilizzazione dell’expertise disponibile, capitalizzando anche sulle attività ed i risultati URBACT, Azioni Urbane Innovative, ESPON, ai quali gli Enti Locali italiani partecipano numerosi e attivamente;
- in merito alla “Delimitazione e complementarietà tra Fondi”: si propone di estendere alle strategie regionali per le aree interne, e alle azioni strutturate per i sistemi insulari, oltre che per la Strategia nazionale e per l’Agenda urbana, l’individuazione quali ambiti elettivi per valorizzare l’azione combinata dei fondi, nonché il raccordo tra la programmazione europea e le politiche nazionali;
- in merito ai contenuti delle strategie, si propone altresì di prevedere il sostegno a iniziative di programmazione strategica integrata quali, ad esempio, i contratti di fiume e di laguna e i piani d’azione per l’energia sostenibile e il clima, ovvero azioni strutturate per i sistemi insulari;
- si propone di integrare la denominazione Aree urbane medie prevedendo anche altri sistemi territoriali, ivi inclusi quelli insulari. Di conseguenza, laddove si prevede che le Strategie territoriali potranno anche essere espressione di altri sistemi inter-comunali al fine di migliorare organizzazione di servizi, colmare deficit infrastrutturali prioritari nelle strategie regionali, si richiede che venga previsto che gli stessi siano, caratterizzati da fragilità strutturali e sociali o necessità di rilancio socio economico, e che l’azione possa essere finalizzata alternativamente a valorizzare asset esistenti, in particolare ambientali e culturali;
- riguardo infine di quanto previsto per Aree urbane medie e sistemi territoriali, ed in particolare alle politiche insediative ed abitative, si chiede di eliminare il limite relativo alle sole Regioni meno sviluppate.
 
Settore Beni culturali
In merito alla valorizzazione dei beni culturali pubblici in chiave di sostegno alla competitività dei territori: si chiede di estendere, oltre al contesto delle strategie urbane, quale sia l’OP e l’obiettivo specifico nel quale collocare interventi a fondo perduto con beneficiari soggetti pubblici (Comuni ad esempio) che intendano valorizzare il proprio patrimonio culturale. Qualora, come parrebbe, non già esplicitato nel testo, si chiede un inserimento dedicato.
Roma, 29 luglio 2021

Link al documento approvato della Conferenza delle Regioni del 29 luglio: 


( red / 15.09.21 )
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