il Velino Sanità

Anno VI - n. 41   22.11.2003

1. Sanità: premiate le undici regioni virtuose 2. Sanità: Colozzi, la sfida del federalismo

1. Sanità: premiate le undici regioni virtuose

Con l'approvazione alla Camera della fiducia sul decretone molte delle novità previste dall'esecutivo in tema di salute stanno per prendere forma. Le due misure più importanti, l'Agenzia del farmaco e la tessera del cittadino, sembrano contare su un consenso politico abbastanza diffuso. Il dibattito rimane invece aperto sulla legge Finanziaria, che dirà l'ultima parola, tra l'altro, in tema di stanziamenti per le politiche della salute in Italia. Ma la trattativa tra regioni e governo per disegnare la sanità del 2004 non passa solo per le aule del Parlamento. Alcuni importanti dettagli si stanno discutendo in appositi tavoli dove siedono in questi giorni rappresentanti dei governi regionali e di quello centrale. Giovedì 20 sono stati sbloccati sei miliardi di euro da destinare alle undici regioni che hanno dimostrato di avere i conti in regola nella spesa sanitaria del 2002, secondo quanto stabilito dall'accordo dell'8 agosto 2001.

Campania, Molise, Abruzzo e Sicilia rimangono fuori dalla partita e non potranno disporre di 1,27 miliardi di euro a meno che non siano capaci di presentare rigorose manovre per il rientro del deficit. Per Lazio e Sardegna si attende l'esame delle prove supplementari che le due amministrazioni hanno depositato al ministero dell'Economia. Friuli Venezia Giulia, Val d'Aosta e Trentino Alto Adige, infine, non partecipano all'esercizio, perché godono di un regime di contrattazione a parte, visto che all'epoca dell'accordo del 2001 provvedevano con risorse proprie al finanziamento della sanità. (fae)

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2. Sanità: Colozzi, la sfida del federalismo

Le difficoltà emerse nella contrattazione tra governo e regioni sulla finanziaria confermano che la strada che porta alla completa realizzazione del federalismo fiscale impone sforzi, assunzioni di responsabilità e una più stringente definizione di competenze. Una strada in salita, la cui pendenza è accentuata dalla difficile congiuntura economica. Una salita troppo ripida? "Tutte le regioni hanno accettato di competere e di sottoporsi a meccanismi di premialità con lo Stato centrale. L'importante è che per questa competizione siano fissate regole certe e sostenibili". È quanto riferisce al Velino l'assessore lombardo al Bilancio, Romano Colozzi, coordinatore dei responsabili delle politiche regionali di bilancio.

"Per noi federalismo significa contribuire ciascuno con i propri mezzi alla crescita del paese: le regioni sono una parte dello Stato e non un suo concorrente. Un impegno di solidarietà - continua Colozzi - e un'assunzione piena delle proprie responsabilità. Se da un'analisi attenta emergono delle negligenze di una amministrazione, è bene che si prendano i provvedimenti del caso. Ma se le inadempienze sono da imputarsi a condizioni strutturali, è bene che anche il governo centrale faccia le sue riflessioni".

Ognuno risponda del suo in un'ottica di collaborazione, ma dando la giusta dimensione alle cose, sostiene l'assessore: "Qualcuno continua a mettere a confronto l'immagine di uno Stato rigoroso contro un sistema periferico allegro e spendaccione. Per quanto riguarda la mia Lombardia, posso dire che le spese imporoduttive o di funzionamento rappresentano il 14 per cento del bilancio, contro il 24 per cento del bilancio statale". Nessuno, conclude Colozzi, deve aver paura della realtà: "Abbiamo aderito all'unanimità a un progetto dello Stato con la collaborazione del Cnel per rendere compatibili e leggibili i bilanci delle regioni con quello dello Stato, e poter così procedere a confronti reali e immediati".

A che punto è la trattativa sulla sanità nella finanziaria? Le prossime decisioni, spiega Colozzi, si prenderanno al cosiddetto "tavolo politico" previsto per la settimana entrante, nel quale si dovranno affrontare le maggiori divergenze, prima fra tutte la questione dell'assistenza sanitaria per gli extracomunitari. Con la legge Bossi-Fini sono stati regolarizzati nuovi stranieri e sono quindi aumentati i costi a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn).

Di quanto? Per saperlo occorre innanzitutto appurare il numero delle persone che accedono a questo diritto: "Un dato - assicura Colozzi - che si dovrebbe poter conoscere in fretta. Ancora oggi si continuano a diffondere cifre molto variabili fra loro, ma credo che al momento giusto basterà consultare le prefetture e basarci su una cifra ufficiale".

Occorrerà poi quantificare la spesa dovuta per il singolo cittadino. Si calcola che ogni persona costa al Servizio sanitario nazionale circa 1.300 euro l'anno. Tale quota, definita "quota capitaria", non è ponderata rispetto alle diverse esigenze sanitarie delle singole persone ma è il risultato della divisione tra spese sanitarie complessive e numero di aventi diritto. "In realtà - continua Colozzi - si tratta di una cifra non sempre sufficente a garantire la copertura delle spese mediche per un anno intero. Basta un qualsiasi intervento o una qualsiasi visita specialistica e già ne siamo fuori".

La proposta del governo sembra essere quella di stanziare nuovi fondi che possano coprire il 30 per cento della quota capitaria. L'assessore ha però un'alternativa: "Penso che un terreno di mediazione esista e parlo a titolo personale: riconosciamo alle regioni il diritto al rimborso dell'intera quota capitaria, ma siccome a nessuno sfugge che la situazione dell'economia impone ristrettezze a tutti, riceviamo in questa fase solo una percentuale della quota. Il resto verrà dato col tempo".

Importante sarà anche trovare il modo di accelerare i trasferimenti alle regioni per evitare il ripetersi delle situazioni di questi ultimi anni. La conferenza delle regioni proporrà di redigere una norma che dia maggiori certezze su tempi e modalità dei trasferimenti. E infine, sottolinea Colozzi, sarà anche necessario ridiscutere il vincolo sul blocco della leva fiscale: uno strumento chiave per l'equilibrio delle finanze regionali. (fae)

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