
Federalismo fiscale: "il Riformista" intervista Galan, Bassolino, Errani, Formigoni..
martedì 12 giugno 2007
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(regioni.it) Il giornale “il Riformista” dedica un forum al federalismo fiscale. Oltre a Giulio Tremonti, sono stati intervistati anche i presidenti di regione Antonio Sassolino (Campania), Vasco Errani (Emilia-Romagna e Conferenza delle Regioni), Roberto Formigoni (Lombardia) e Giancarlo Galan (Veneto). Sul tema interviene anche il presidente della regione Piemonte, Mercede Bresso, ma da un’agenzia di stampa, quindi da fonte esterna al quotidiano. ''Credo, realisticamente, che un cosiddetto federalismo fiscale pieno, fondato sulla responsabilita', non sia oggi alla portata di un Paese che per troppo tempo ha accettato lo scacco delle non-riforme''. Ne e' convinto il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan che si augura ''che sia possibile e si realizzi un sistema almeno accettabile''. ''Non sarebbe accettabile un modello di federalismo fiscale piccolo piccolo - prosegue Galan su “il Riformista” (Federalismo fiscale. Ecco la ricetta dei Governatori: più soldi meno... ) - intriso di solidarieta' a senso unico (uno da' e l'altro prende)”. Secondo Galan ''siamo ancora lontani da quel che implica un sistema fondato sul principio di responsabilita' finanziaria'', ed ''e' nella logica della vita - sostiene - che chi spende senza avere l'onere di procurarsi i denari spenda male''. ''Il principio di responsabilita' e' il fulcro della democrazia - insiste il presidente del Veneto - la sua assenza o comunque la sua scarsa rilevanza sono il segno indelebile, e una conferma, del fatto che le istituzioni sono asfittiche, deboli''. Attacca la Bresso: ''il Piemonte ha assoluto bisogno di un sistema federale alla catalana'', ha affermato la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso: ''lo potra' realizzare con la Liguria se questa sara' disponibile - ha aggiunto - ma e' una questione scientifica. Solo il Veneto in Italia ha una situazione analoga a quella del Piemonte. O facciamo da soli o restiamo ai margini. Il centro non ce la fa ad occuparsi delle periferie''. Il presidente Roberto Formigoni spiega invece su "il Riformista" che da “da anni la Regione Lombardia sostiene e invoca la declinazione del "principio di responsabilità": il decisore della spesa deve coincidere con chi ha la responsabilità delle entrate fiscali. Questo principio, però, è in grado di reggere solo in presenza di una vera autonomia. Ancora oggi siamo ben lungi dall'avere una reale chiarezza sulla divisione dei compiti fra Stato, Regioni ed Enti locali. Tutte le leggi Finanzia-rie di questi ultimi anni rappresentano un chiaro esempio di "invasione di campo" dello Stato ai danni delle Regioni”. Anche per Vasco Errani bisogna “identificare un nesso di responsabilità diretta tra gestione delle entrate e delle spese”, ma questo significa “responsabilizzare anche gli amministratori locali e dare loro strumenti più efficaci di governo. Questo è un dato importante, perché con-sente una maggiore rappresentanza degli interessi dei territori, creando un collegamento diretto e finalmente trasparente tra Istituzioni e cittadini. Occorre cambiare il quadro attuale, perché siamo di fronte ad una situazione fortemente asimmetrica. Infatti Regioni, Province e Comuni gestiscono un terzo della spesa pubblica complessiva, ma il prelievo fiscale e tributario di cui sono titolari è inferiore al 15%. Questo vuoi dire che più della metà della spesa di cui hanno la responsabilità deve essere garantita da un soggetto terzo, cioè dallo Stato”. Regioni, Province e Comuni devono avere “una maggiore responsabilità rispetto alle risorse necessarie per garantire il funzionamento dei servizi che devono garantire. Naturalmente, in un quadro complessivo nel quale siano garantiti a tutti i cittadini di questo Paese gli stessi diritti”. Bassolino sottolinea che “in termini di principio, è ovviamente preferibile che il rapporto entrate-spese sia riferibile a un solo soggetto. Mai principi devono sempre misurarsi con la realtà dei fatti, e cioè con un Paese che viaggia a due velocità e dove le disuguaglianze, invece che ridursi, aumentano. E' chiaro a tutti che una regione che produce un basso gettito fiscale è una regione dove c'è meno ricchezza. E allora mi domando: è giusto che un cittadino venga penalizzato nell'erogazione di servizi base solo perché è nato e vive in un contesto meno ricco? Più che sul nesso entrate-spese, dobbiamo allora basare il nostro federalismo sull'uguaglianza dei diritti, al di là dei luoghi dove si vive o dove si concentra la ricchezza. Responsabilità e uguaglianza: sono queste le due pietre angolari su cui vogliamo costruire uno stato federale efficace e funzionale”. Formigoni spiega ancora le questioni costituzionali aperte per attuare il federalismo fiscale: “Il modello individuato dagli articoli 117 e 119 del titolo V della Costituzione affida allo Stato il compito di elaborare una legge nazionale di coordinamento. Essa deve garantire la sostanziale unità del sistema. Ma nel federalismo unità non vuoi dire uniformità. Infatti il 117 prevede per le Regioni una potestà legislativa concorrente di coordinamento della finanza locale. La legge dello Stato deve prevedere i limiti entro cui deve essere esercitata questa autonomia regionale, che deve adeguarsi alle caratteristiche e alle esigenze dei propri territori in modo da garantire uno sviluppo adeguato ad aree profondamente disomogenee. Di qui la nostra richiesta di affidare alle Regioni il compito di garantire la perequazione a livello locale. Per non ritornare ad un sistema di fatto uniforme, che sarebbe la negazione di quanto previsto dal 119, è molto importante individuare dei tributi propri regionali, per i quali lo stesso legislatore regionale si assuma fino in fondo la responsabilità dovendo rendere conto ai propri cittadini dello scopo per cui queste risorse vengono loro prelevate”. Anche per Errani “Va salvaguardato il principio di unitarietà della finanza pubblica, che si lega al principio di responsabilità: occorre individuare con precisione le competenze assegnate ad ogni Ente - e quindi la responsabilità di spesa - e definire l'autonomia nelle entrate. Questo è un punto cardine, perché è essenziale riconoscere ai livelli locali entrate fiscali proprie e quote di compartecipazione a tributi erariali o regionali. Quindi il sistema coordinato della finanza pubblica nasce sia per effetto di quanto previsto nel Titolo V della Costituzione a proposito delle competenze delle Regioni, sia dagli impegni che abbiamo come Paese nei confronti della Unione Europea, impegni che hanno evidentemente relazioni strette con la finanza territoriale. Occorre quindi creare le condizioni affinché Stato e Regioni. Province e Comuni concertino le azioni e le scelte, sulla base di un sistema di regole che lo consentano”. Formigoni ribadisce che “la responsabilità è un principio essenziale. E chiaro che questo principio non può non essere legato a due corollari: il concetto di premialità per chi esercita in modo virtuoso le proprie competenze; la penalizzazione per chi invece non garantisce la tenuta dei conti pubblici. Da questo punto di vista, una legge attuativa dell'articolo 119 che non individui precise sanzioni innescherebbe inevitabilmente un processo di sostanziale deresponsabilizzazione, con il rischio che ci sia sempre la convinzione che, se i conti non dovessero tornare, ci sarebbe sempre qualcuno pronto ad intervenire per metterli a posto”. Infine il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, esalta il dato politico di come le Regioni (accordo della Conferenza delle Regioni sul federalismo fiscale) sul federalismo fiscale “hanno raggiunto un'intesa, nei giorni scorsi, ed è un fatto politico molto rilevante. E stato un lavoro impegnativo, che abbiamo affrontato con l'obiettivo di tenere unito il Paese e legare le risorse ai principi di responsabilità e competenza. Abbiamo trovato un punto di equilibrio importante, che tiene insieme il nord e il sud e le esigenze diverse che sono nei territori”. (gs/11.06.07) |