periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 462 - Roma, 16 febbraio 2005

Sommario

Emilia-Romagna: più nascite

Campania: Italy & India

Veneto e federalismo fiscale

Accordi di Programma Quadro

Regioni e Protocollo di Kyoto

Friuli Venezia Giulia: il nuovo Statuto

Emilia-Romagna: più nascite

Aumentano le nascite in Emilia-Romagna e torna a crescere la popolazione in quella che ormai da decenni era considerata una regione demograficamente "matura" e in progressivo invecchiamento. A riferirlo è Autonomie, newsletter della Regione.
La notizia arriva dal Servizio statistico regionale che proprio in questi giorni sta distribuendo a enti locali, operatori economici e associazioni di categoria il volume "Le previsioni demografiche ", che traccia il quadro da qui al 2023 dei futuri assetti della popolazione da Rimini a Piacenza, prefigurando scenari decisamente innovativi, anche rispetto a un recente passato.
Se nel 1997 il numero medio di figli per donna era di 0,94, nel 2002 questo era già salito a 1,25 e nel 2023 potrebbe arrivare a 1,55. Ciò significa che a questa data, per la prima volta dal 1975, in Emilia-Romagna il saldo naturale (cioè il rapporto tra nati e morti) conquisterebbe il segno positivo, assestandosi attorno a un +3.582.
Nuovi equilibri demografici dunque, nuove opportunità per il sistema regionale, ma anche nuove responsabilità per chi ha compiti di governo.
Come ha sottolineato il vicepresidente della Regione Flavio Delbono: "Una società che ha "affidato" il rinnovo della propria popolazione e il sostegno della propria economia a cittadini di altre regioni e di altri paesi è certamente consapevole delle grandi "opportunità" che ha di fronte, ma anche degli impegni che dovrà affrontare. La Regione Emilia-Romagna, attraverso politiche mirate e coerenti, ha contribuito a creare quelle condizioni che consentono ad una pluralità di soggetti istituzionali ed associativi, di avere una visione positiva sulle capacità della società emiliano-romagnola di sostenere un tale modello di sviluppo."
(red)

Veneto e federalismo fiscale

Regioni, statistica, fiscalità e sistema di perequazione interregionale.  Lunedì 14, presso la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, si è tenuto un convegno dal titolo “La fiscalità regionale nel Veneto”, organizzato dalla Giunta Regionale, che ha affrontato anche il tema del federalismo fiscale e in particolare della sua attuazione.
Come ha precisato l’assessore al Bilancio, Coppola, in apertura dell’incontro, un federalismo fiscale che possa conciliare la necessaria solidarietà in un contesto che con il tempo dovrà tendere a “premiare la virtuosità e l’efficienza” non può prescindere da un crescente grado di “federalismo dell’informazione fiscale”. L’iniziativa, quindi è volta a dare una prima risposta alle crescenti esigenze di informazione statistica necessaria per l’impostazione e la definizione di efficaci scelte di politica fiscale regionale.
In particolare per l’addizionale IRPEF, lo scopo principale dell’elaborazione è “di costruire un quadro informativo di base sulla struttura del reddito imponibile” del tributo nella Regione Veneto, mentre per l’IRAP si è spinti dalla necessità di avere “informazioni sempre più precise della base imponibile e sul gettito IRAP di competenza del Veneto, nella duplice accezione di base imponibile creata all’interno del territorio regionale e di base imponibile creata in un preciso anno fiscale”.
Tali necessità appaiono tanto più evidenti “alla luce delle informazioni statistiche richieste per attuare concretamente il federalismo fiscale, che pone alla base di tutto il meccanismo perequativo la disponibilità di dati relativi all’imponibile di competenza.”
Il convegno ha dedicato spazio anche ad alcune riflessioni riguardanti le concrete modalità di attuazione del federalismo fiscale in coerenza con le disposizioni dell’art. 119 della Costituzione.
Il Prof. Muraro, in sintesi ha posto l’attenzione  principalmente ai seguenti temi:

·        il “trade – off” esistente tra la piena attuazione del principio del beneficio e la necessità di avere una distribuzione sufficientemente omogenea dei gettiti ante – perequazione;

·        le differenze esistenti in un quadro dinamico tra una perequazione verticale, tendenzialmente “paternalistica” e una perequazione orizzontale che stimola il controllo sociale e la trasparenza.

Su queste basi il Prof. Muraro ha concluso proponendo una “Maastricht della sanità” in cui il “fabbisogno standardizzato delle Regioni più efficienti possa essere un riferimento a cui tendere progressivamente per le altre realtà amministrative.”
Infine il Prof. Buglione, membro dell’Alta Commissione di studio per l’attuazione del federalismo fiscale ha dato conto del dibattito in corso in tale sede, sulle linee programmatiche delineate per l’attuazione di un sistema di perequazione coerente con i principi dell’art. 119 della Costituzione, evidenziando come i criteri guida per lo svolgimento di tale compito possano essere schematizzati nei seguenti “step” di approfondimento:

·        la quantificazione delle spese dello Stato nelle materie conferite;

·        la quantificazione della spesa standard degli enti territoriali;

·        il riconoscimento di una effettiva autonomia tributaria;

·        la definizione di un sistema di compartecipazioni ai tributi erariali per gli enti territoriali.


(A. Pitzalis)

Regioni e Protocollo di Kyoto

L’entrata in vigore oggi del Protocollo di Kyoto è stata salutata dagli assessori all’ambiente delle Regioni Italiane in videoconferenza.
Con il “Protocollo di Kyoto” la maggioranza dei Paesi industrializzati, e tra questi l’Italia, si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas climalteranti.
L'annuncio è avvenuto nella città giapponese dove il protocollo è stato adottato l'11 dicembre 1997 e dove oggi si celebra la firma dei 141 paesi che hanno aderito. La Ue invita gli Usa a ratificare: nei prossimi mesi la decisione sul piano dell'Italia.
La ratifica di parte italiana fu preceduta dal “Protocollo di Torino”, firmato il 5 giugno 2001, che sancì l’intesa tra tutte le Regioni e le Province autonome per il coordinamento delle politiche in materia di riduzione dei gas serra. Per rimarcare l’importanza e la validità di quell’impegno.
E' stata organizzata una videoconferenza per collegare le Regioni italiane. Per il Piemonte all’appuntamento della Regione è intervenuto l’Assessore regionale all’Ambiente Ugo Cavallera.
I
n Puglia l’assessore Saccomanno è stato videocollegato dalla sala giunta (Presidenza, III piano) per poter confermare gli impegni già assunti in sede di Conferenza dei Presidenti (come ad esempio la sottoscrizione del Protocollo di intesa sulla sperimentazione del vettore idrogeno) e l’apertura di un tavolo tecnico che delinei azioni di contributo da parte delle Regioni per la riduzione dei gas serra e realizzando così una sorta di “ staffetta” virtuale tra la legislatura presente e quella prossima.
La Toscana promuove invece u
na torre per la misurazione dei flussi di carbonio, che sarà installata, grazie ad un accordo tra l’Osservatorio Kyoto e il Comune di Siena. L’annuncio è stato dato durante la presentazione del progetto che è coincisa con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. La torre, che sarà innalzata entro la primavera, è costituita da un traliccio alto circa 15 metri in cima al quale è installata la strumentazione per le misurazioni. Si tratta di un anemometro sonico triassiale e di un analizzatore di gas che misura l’anidride carbonica e il vapore acqueo. Il sistema esegue 20 misurazioni al secondo che invia ogni mezz’ora, via satellite, all’Ibimet. Tale strumentazione è autonoma da un punto di vista energetico, in quanto il sistema è alimentato da pannelli fotovoltaici e batterie. In Toscana l’Ibimet ha già installato due torri di misurazione, una sull’isola di Pianosa, e l’altra nel parco di San Rossore per ottenere i dati di assorbimento del carbonio dell’ecosistema mediterraneo. La torre di Lecceto, realizzata nell’ambito del progetto Osservatorio Kyoto (il progetto realizzato dalla Regione e dall’Ibimet che ha compiti di monitoraggio, di informazione e di consulenza per la pianificazione regionale delle misure per l’attuazione del Protocollo), entrerà a far parte della rete Fluxnet, un network internazionale che comprende oltre 200 torri micrometeorologiche.
''Le Regioni e le Province Autonome - ha sottolineato l' assessore all' Ambiente della Regione Piemonte, Ugo Cavallera - rilanciano l' impegno alla nuova legislatura regionale e propongono la costituzione di un tavolo tecnico di confronto sulle azioni concrete intraprese e da intraprendere per la riduzione dei gas serra. Gli Assessori all' Ambiente, oggi che l' impegno assunto dal nostro Paese diventa vincolante, sono certi che il testimone verra' raccolto dalle nuove giunte regionali, nella consapevolezza che le Regioni e le Province Autonome sono determinanti per vincere una sfida non facile ma decisiva per il futuro''.

(red)

Campania: Italy & India

Per mostrare l’eccellenza dei prodotti campani sono state allestite 4 torri tra il verde, bianco e rosso della galassia Italia. Percorsi visivi tra immagini e didascalie, ma non solo. A “Italy & India” infatti (in programma a New Delhi fino al 18 febbraio nell’area fieristica "Pragati Maidan"), lo stand della Regione Campania dopo le visite il ministro Antonio Marzano e il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, ha ricevuto questa mattina quella del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
(red)

Accordi di Programma Quadro

Nella seduta della Conferenza delle Regioni del 3 febbraio 2005 è stato prodotto anche un documento riguardante gli accordi di programma quadro e il Cipe.

Si tratta di una relazione tecnica dei Nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, in accompagnamento agli interventi da inserire negli Accordi di Programma Quadro ( Delibera Cipe n.20/2004) – Documento elaborato dalla Rete NUVV e approvato dalla Conferenza dei Presidenti del 3 febbraio 2005:
"
Relazione tecnica dei Nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, in accompagnamento agli interventi da inserire negli Accordi di Programma Quadro (Delibera Cipe n.20/2004)

 

Nota di indirizzo approvata

dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome

 il 3 febbraio 2005 

ReteNUVV
Novembre2004
1. Obiettivi  della nota e ruolo dei Nuclei
I Nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici (NUVV) delle amministrazioni regionali e centrali sono chiamati (ai sensi della Delibera CIPE n.20/2004) a redigere una relazione tecnica di accompagnamento  all’elenco  di interventi da finanziare con gli  Accordi di Programma Quadro (APQ) che l’amministrazione regionale o centrale trasmetterà  al Servizio centrale di segreteria del CIPE.
La relazione tecnica  del Nucleo deve contenere (secondo quanto disposto dalla Delibera CIPE):

  • elementi di valutazione circa la rispondenza della proposta ai criteri di coerenza programmatica, la coerenza interna (la coerenza dell’insieme della proposta formulata) ed esterna (la coerenza della proposta rispetto agli altri strumenti con cui si attua la politica di sviluppo di quella Amministrazione);
  • elementi informativi sui principali effetti economico-sociali attesi dalla proposta;
  • una sintesi delle valutazioni di fattibilità esistenti per gli interventi proposti;
  • l’indicazione degli interventi di importo superiore a 10 milioni di euro (quando reputato opportuno dalla Regione anche al di sotto) per i quali appaiono opportuni, ai fini dell’attuazione amministrativa, approfondimenti relativi alla fattibilità tecnica, procedurale e/o economico-finanziaria prima della firma dell’APQ, al fine di assicurare più adeguate condizioni di realizzazione.

La nuova attività richiesta ai NUVV ha natura di valutazione ex ante sia di programma che di progetto, riguarda infatti tanto la coerenza del programma ed i suoi effetti economici e sociali che la fattibilità dei singoli interventi proposti. L’attività dei NUVV riveste dunque carattere strategico di rilievo tanto a livello delle singole amministrazioni, per la opportunità di accompagnare e rafforzare tecnicamente la formazione delle proposte progettuali, che a livello nazionale, per la possibilità di una lettura complessiva sulla coerenza ed i risultati attesi degli APQ e sulla fattibilità degli interventi.
Scopo di questa nota (promossa ed elaborata dalla Rete dei Nuclei) è quello di fornire una traccia di lavoro comune ai Nuclei nel loro compito di valutazione ex ante degli APQ e degli interventi in essi contenuti.
Questa nota definisce quelli che potrebbero essere le principali finalità, contenuti e metodi delle relazioni di accompagnamento. Tali definizioni hanno anche lo scopo di facilitare  il lavoro delle amministrazioni e degli operatori coinvolti nel processo di elaborazione delle proposte, poiché si condividono ex-ante e si portano a conoscenza dei soggetti rilevanti gli elementi necessari  da fornire o da acquisire per la redazione della relazione.
L’obiettivo che ha ispirato questa nota è quello della messa a punto di indirizzi che siano:

  • condivisi dalle amministrazioni e sostanzialmente omogenei per assicurare una leggibilità comparativa
  • efficienti cioè realizzabili con il minimo impiego di risorse e tempi
  • efficaci per garantire una sempre migliore selezione complessiva delle proposte

Va anche considerato che sebbene la delibera del CIPE tratti del solo momento finale della istruttoria (relazione di accompagnamento alla proposta) il ruolo dei Nuclei, per poter dare un contributo più efficace e utile, è necessario e opportuno che si esprima in forma di supporto (assistenza ed accompagnamento) a tutto il processo decisionale degli APQ. L’attività dei Nuclei non presenta infatti carattere di valutazione esterna o di certificazione, ma piuttosto di aiuto alla decisione.
Ne consegue che, anche da un punto di vista strettamente temporale, per non rallentare o interrompere il processo di formazione delle proposte, il Nucleo dovrebbe poter accompagnare fin dall’inizio il processo decisionale e non attendere di intervenire nel momento di redazione della relazione. In questo modo dovrebbe essere possibile per i Nuclei fornire alle amministrazioni un supporto mentre il processo di definizione dell’APQ è in corso. Le singole amministrazioni individueranno le migliori modalità organizzative per raggiungere questo scopo.

2. Contenuti della relazione di accompagnamento
In questo paragrafo sono esposti i possibili contenuti e la sequenza di una relazione tipo (una relazione standard). Il grado di approfondimento dei singoli punti e delle attività da svolgere potrà variare in relazione ai casi concreti.
Nella impostazione e stesura delle relazioni di accompagnamento potrebbe essere opportuno, pur perseguendo tutti i contenuti di una relazione standard, attenersi  a un “principio di proporzionalità”, cioè di corrispondenza con la rilevanza dell’APQ (per dimensione finanziaria; per importanza strategica; per innovatività; ecc.).
L’unità di riferimento standard della relazione non può che essere l’insieme di interventi proposti per ogni APQ. Relazioni per singoli interventi, per ambiti parziali di APQ o anche per più APQ sembrano, in generale di scarsa efficacia
In linea di massima i contenuti della relazione standard possono essere i seguenti.
A. Coerenza programmatica
L’analisi di coerenza potrebbe essere preceduta, se ritenuto necessario, da un sintetico quadro sullo stato di attuazione della programmazione della amministrazione che fornisca le indicazioni di scenario e che metta in evidenza il ruolo delle Intese e degli APQ (con particolare riferimento all’APQ oggetto della Relazione) nel contesto generale.
In generale la valutazione di coerenza da effettuare è relativa all’insieme degli interventi (o eventualmente per settori omogenei e gruppi di interventi collegati, in un’ottica di sviluppo) piuttosto che ai singoli progetti, e tratterà di elementi quali:

A.1 coerenza esterna (a seconda del caso):

·        coerenza con le priorità della programmazione comunitaria

·        coerenza con le priorità della programmazione nazionale (generale e settoriale)

  • coerenza con le priorità della programmazione regionale (generale e settoriale):

A.2 coerenza interna:
in generale può essere utile fare riferimento alla sequenza tecnico procedurale con cui si è sviluppata la proposta (dalla analisi del fabbisogno, alla individuazione degli obiettivi, alla definizione degli interventi). Occorre comunque evidenziare: l’appartenenza degli interventi a filiere, a interventi organici più ampi (completamenti ecc.), l’esistenza di sinergie o collegamenti diretti fra interventi (grado di interazione degli interventi: sinergie/conflitti), gli eventuali nessi con precedenti interventi promossi in APQ, ecc
Va tenuto conto del fatto che in molti casi il contenuto degli APQ è determinato in base a scelte programmatorie già esistenti e che non necessariamente l’APQ si presenta come un programma autonomo. Ne consegue che la trattazione dei punti A1 e A2 non sarà necessariamente di eguale peso. A seconda delle circostanze, alcune delle indicazioni presentate sotto A2 potranno essere meglio espresse se riassunte in A1.

B. Effetti economico sociali
Una volta ben definita la domanda da soddisfare con gli interventi, dovranno essere evidenziati anche in termini quantitativi, gli effetti diretti e indiretti degli interventi, con particolare riferimento agli obiettivi cui gli interventi dell’APQ intendono contribuire: sull’offerta di servizi, sul territorio e ambiente, sulla qualità della vita, sul mercato del lavoro, sulla produzione e sul reddito, ecc. Non sarà necessario considerare sempre tutte le tipologie, ma solo quelle più rilevanti .
Elementi relativi al fabbisogno da soddisfare, all’idoneità degli interventi e agli effetti previsti dovrebbero essere deducibili dagli studi di fattibilità (SdF), in particolare per gli aspetti trattati nella analisi economica. In assenza di SdF (vedi oltre punto C) risulta indispensabile disporre per ogni intervento almeno di una nota informativa minima (vedi successivo punto 3).

B.1 Gli effetti degli interventi
Gli effetti vanno riferiti, per sintesi di quelli dei singoli interventi, all’insieme degli interventi dell’APQ o, se necessario, per settori e gruppi di progetti omogenei, o esplicitamente collegati. Laddove l’APQ presenti interventi collegati ad altri interventi  già realizzati o in corso (anche a mezzo di altri strumenti di finanziamento), sarà utile farvi richiamo e definire così in maniera chiara gli effetti attesi.

B.2 Gli eventuali ulteriori “effetti di programma”
Nel caso in cui gli interventi di un APQ si configurino come un vero e proprio programma (come un insieme integrato   interagente di   progetti, che produce perciò effetti sinergici e complessivi, diversi da quelli dei singoli progetti), si dovrebbe pervenire a descrivere, e laddove possibile misurare, gli “effetti di programma”, oltre ovviamente a esplicitare quelli di cui al punto precedente.

C. Sintesi delle valutazioni di fattibilità e proposte di approfondimento

La parte della Relazione dedicata alla fattibilità degli interventi e alle eventuali proposte di approfondimento fornirà gli elementi per verificare la sussistenza di adeguate condizioni di realizzazione degli interventi.

Per l’individuazione di tali elementi, propri delle valutazioni di fattibilità (analisi della domanda, fattibilità tecnica, compatibilità ambientale, modello di gestione e manutenzione, sostenibilità  finanziaria, convenienza economico-sociale, fattibilità procedurale, elementi di rischio) è possibile riferirsi a quanto previsto dalla “Guida per la certificazione degli studi di fattibilità” già approvata ed in uso presso le amministrazioni regionali per il ricorso ai prestiti della CassaDDPP.[1]

C.1 Valutazioni di fattibilità esistenti: la relazione dovrà evidenziare in sintesi le valutazioni di fattibilità esistenti, siano esse derivabili da veri e propri studi di fattibilità o da livelli avanzati di progettazione che da informazioni sintetiche comunque disponibili (vedi punto 3).

C.2 Approfondimenti sulla fattibilità: indicazione degli interventi per i quali appaiono opportuni approfondimenti (successivi alla presentazione delle proposte, ma da realizzare prima della stipula)  e precisazione delle eventuali richieste specifiche[2]

3. Informazioni minime per intervento.  Schema  nota informativa

Tutti gli interventi dovrebbero essere accompagnati da una nota contenente elementi informativi minimi, ovvero da studi di fattibilità o progettazioni o altra documentazione dai quali comunque sia possibile ricavare le medesime informazioni.

Le informazioni minime da disporre per ogni intervento possono essere le seguenti[3]:

a)      Finalità intervento e domanda da soddisfare: breve descrizione del settore di intervento e dei bisogni che possono essere soddisfatti con l’intervento;

b)      Contenuti e descrizione dell’intervento: esplicitazione degli elementi costitutivi del progetto (attività, obiettivi di medio e di lungo periodo, fonti di finanziamento, risultati attesi)

c)      Elementi per individuare coerenze programmatiche sia esterne che interne (vedi precedente 2.A)

d)      Effetti economici e sociali (diretti e indiretti) su offerta di servizi, mercato del lavoro, produzione e  reddito,  territorio e ambiente ecc. (vedi precedente punto 2.B)

e)      Fattibilità tecnico progettuale 

f)        Sostenibilità finanziaria 

g)      Fattibilità procedurale amministrativa 

h)      Rischi  e criticità 

i)        Livello di avanzamento dell’intervento e tempi di realizzazione previsti per le diverse fasi ancora da completare (progettazione, affidamento, realizzazione, entrata in esercizio)

 

4. La sperimentazione nel primo anno di applicazione (2005)

Il primo anno di applicazione di questa nuova procedura di rafforzamento della valutazione ex ante degli APQ, cioè il 2005, può essere considerato l’anno di sperimentazione dell’attività di supporto dei Nuclei.

In particolare, in considerazione soprattutto dei limitati tempi a disposizione per il primo ciclo, le valutazioni (tanto degli effetti economici e sociali che di fattibilità degli interventi) potranno essere espresse sotto il profilo qualitativo e, solo ove possibile, quantitativo.

Il primo anno sarà dunque dedicato a testare i presenti indirizzi e a sperimentare forme di cooperazione, per ambiti tematici, tra nuclei delle amministrazioni centrali e regionali. In questa linea, la ReteNUVV attiverà uno specifico osservatorio sulle attività dei Nuclei, sui risultati raggiunti, sui metodi adottati e le fonti informative utilizzate in modo da poter disporre di un patrimonio conoscitivo comune per meglio delineare e condurre a regime, a partire dal secondo anno, tali attività.

[1] La Guida distingue quanto a contenuti e modalità della fattibilità due livelli di approfondimento delle analisi, il primo più “leggero”, relativo a interventi fino a 10 mln€ ed il secondo, più completo, per progetti di importo superiore a 10 mln€.

Per gli aspetti legati alla analisi economica si può fare riferimento anche della “Guida alla Analisi Costi e Benefici dei Progetti di Investimento” predisposta dalla Commissione Europea per il cofinanziamento, con i fondi strutturali, di grandi progetti (almeno 50 mln€).

[2] Nei casi in cui l’amministrazione regionale ritenesse, così come previsto dalla delibera Cipe 20/04 di procedere ad approfondimenti sulla fattibilità anche per interventi sotto i 10 mln€ si potrebbe comunque  utilizzare la soglia di minima di 4 mln€ (soglia per l’accesso ai prestiti della Cassa DDPP per il quale occorre uno studio di fattibilità). In sintesi si può ricorrere al seguente schema:

-          interventi sopra i 10 mln€: informazioni tipo studio di fattibilità completo (vedi Guida)

-          interventi da 4 a 10 mln€: a scelta della Amministrazione, informazioni tipo studio di fattibilità semplificato (vedi Guida)

-          

[3] Indicazioni sui contenuti dei punti successivamente elencati (in particolare per i punti a, d, e, f, g, h) sono rintracciabili (vedi precedente 2.C) nella “Guida per la certificazione degli studi di fattibilità” in uso presso le amministrazioni regionali  e, per gli aspetti di analisi economica dei grandi progetti, nella “Guida all’analisi costi-benefici  dei progetti di investimento” della Commissione Europea.


(red)

Friuli Venezia Giulia: il nuovo Statuto

Inizia così il nuovo Statuto della Regione Friuli Venezia Giulia:
"
Il primo febbraio 2005 il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato la presente proposta di legge costituzionale concernente lo “Statuto speciale della Regione Friuli Venezia Giulia / Regjon Friûl Vignesie Julie/Dežela Furlanija Julijska Krajina  / Region Friaul Julish Venetien”. 
E’ questa la prima, concreta occasione nella quale il Consiglio regionale esercita l’iniziativa legislativa di riforma del proprio Statuto del 1963. Lo spirito con il quale il Consiglio ha affrontato l’impegnativo compito della revisione statutaria è stato quello di corrispondere al massimo grado alle istanze provenienti dall’intera società regionale. Compito che è sempre stato portato avanti con grande senso di responsabilità sperimentando in tutte le occasioni ogni sforzo inteso ad assicurare un approccio bipartisan nell’affrontare i problemi via via emergenti nel percorso di riscrittura. Lungo la strada non sono mancate le difficoltà e le incomprensioni. Tuttavia si è cercato di superarle avendo costantemente di fronte il bene della comunità regionale le cui aspettative non potevano essere disattese.
Il testo che viene trasmesso al Parlamento scaturisce dall’abbinamento di tre proposte di legge costituzionale di revisione statutaria:
"
(red)
 

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