periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 465 - Roma, 19, 20 e 21 febbraio 2005

Sommario

I prezzi nelle Regioni: i dati Istat

Produttori olivicoli: mantenere fondi strutturali anche dopo 2007

Regioni denuclearizzate: la sentenza della Corte Costituzionale

Valle d'Aosta: si discute sul nuovo Statuto

La democrazia e la co-decisione tra adulti e minori: convegno Cnr a Roma

Incontro Durnwalder-Bertolaso

I prezzi nelle Regioni: i dati Istat

L'istat ha diffuso oggi (Prezzi al consumo: dati definitivi) i dati relativi alla dinamica dei prezzi nel nostro Paese. Nell'approfondimento che l'Istat ha dedicato all'andamento del carovita nelle regioni italiane negli ultimi tre anni, emerge ''un significativo grado di variabilità regionale del fenomeno inflazionistico''.
L'istituto di statistica ha costruito degli indici regionali partendo da quelli dei comuni capoluogo di provincia che partecipano all'indagine sui prezzi al consumo e ha elaborato dei dati relativi al periodo compreso tra il 2001 e il 2004 per le regioni la cui copertura e' risultata non inferiore al grado di copertura dell'indice nazionale del 2004. Le regioni selezionate sono nove, tutte situate nel Centro-Nord.
E cosi' emerge che se nel triennio 2001-2004 i prezzi sono cresciuti, a livello nazionale, del 7,6%, due regioni (Abruzzo +8,1% e Trentino Alto Adige +8,0%) si trovano al di sopra della media. Tutte le altre stanno invece sotto la soglia e la Valle D'Aosta brilla con un +6,1%. Subito dietro la piccola regione  del Nord si piazzano la Lombardia (6,7%), la Toscana (+6,8%) e l'Emilia Romagna (+6,9%). Umbria (+7,1), Piemonte (+7,4%) e Marche (+7,5%), infine, sono sopra al 7%.
Guardando all'andamento annuale, l'Istat sottolinea come le nove regioni possano essere suddivise in tre gruppi. Il primo, costituito da Piemonte, Valle D'Aosta, Lombardia e Marche è caratterizzato da una dinamica inflazionistica lineare con l'andamento medio nazionale (cioe' in accelerazione nel 2003 e  in rallentamento nel 2004); il secondo, che include Trentino- Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana e Umbria evidenzia invece una sostanziale flessione del tasso di variazione medio annuo; e infine il terzo, rappresentato dal solo Abruzzo, il cui indice generale fa segnare una sensibile accelerazione del suo ritmo di crescita.
Ecco una tabella con l'indice generale dei prezzi al consumo (cfr.
Prezzi al consumo - serie on line sul sito dell'Istat)
(red)

La democrazia e la co-decisione tra adulti e minori: convegno Cnr a Roma

L’ambiente di vita del minore a Roma? Negli ultimi sei anni è senz’altro migliorato sul piano della partecipazione attiva di bambini e adolescenti alla vita democratica  della comunità e della co-decisione tra adulti e minori. I dati relativi a questa situazione verranno forniti durante il Convegno “In testa ai nostri pensieri”, organizzato dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr, insieme all’Assessorato alle politiche sociali e per la salute del Comune di Roma, e che si svolgerà nelle aule Convegni e Arangio Ruiz del Cnr a Roma, martedì 22 febbraio dalle ore 9.00. Un’occasione per fare il punto, a sei anni dalla sua attuazione, sul valore innovativo della Legge 285/97 per la promozione, nel Comune di Roma, dei diritti e delle opportunità per l’infanzia e l’adolescenza.  “La nostra valutazione”, spiega Antonella Rissotto dell’Istc-Cnr, “è stata effettuata a due livelli per riflettere sui punti di forza, ma anche sugli aspetti critici della 285, mediante il Progetto di valutazione dei ‘Piani territoriali per l’infanzia e l’adolescenza’, una ricerca realizzata nell’ambito di una convenzione tra l’Assessorato alle politiche sociali e per la salute del Comune e l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione.  “Da un lato, si è posta l’attenzione sui ‘numeri’ della Legge e si è scoperto  così che dal ‘98 al 2003 sono stati sviluppati 176 progetti, che dal ’97 al 2003 sono state impegnate risorse per 53.844.145 euro, che sono state coinvolte 1.178 professionalità, che il 29% dei progetti riguarda il tempo libero, il 25% la famiglia, l’8% la relazione tra il bambino/adolescente e la città, il 3% l’handicap e che c’è un solo progetto di sistema. Per fare qualche altro esempio, sono aumentati in  maniera significativa gli spazi ludico-ricreativi per l’infanzia: la realizzazione di ludoteche rappresenta ben il 26% di tutti i progetti. Ma ci sono state anche iniziative di sostegno alla genitorialità. Una parte dei progetti, inoltre, mirava alla realizzazione di Centri di aggregazione per adolescenti, in cui poter sia socializzare che trovare adulti disponibili a soddisfare le loro diverse necessità”. Non meno importante è stata l’attenzione per i bambini e i ragazzi in difficoltà, come è testimoniato dalla creazione di un Centro di assistenza per adolescenti ‘borderline’ e di un Centro di aiuto al bambino maltrattato e alla famiglia. Un bilancio sicuramente positivo, dunque.
Dall’altro lato, “si sono effettuate interviste ai promotori della Legge, che hanno evidenziato, tra l’altro, la presenza, nella fase iniziale, di difficoltà di tipo prevalentemente burocratico e logistico, ma anche una grande spinta motivazionale negli operatori. La 285”, precisa la ricercatrice dell’Istc-Cnr, “ha senza dubbio migliorato sia la quantità che la qualità delle opportunità offerte dalla città ai bambini e ai ragazzi. Un’importante novità della Legge”, prosegue la Rissotto, “sta poi nello stabilire che tutti i soggetti che si occupano dei minori sul territorio – dagli operatori sanitari a quelli sociali, dagli educatori agli psicologi – partecipino ai progetti in modo integrato. Ciò favorisce una visione complessa dei minori e una maggiore attenzione ai loro diritti. Allo stesso scopo è stata promossa anche una forte interazione tra strutture pubbliche e realtà associative private”.  

(red)

Incontro Durnwalder-Bertolaso

Si è tenuto a Bolzano un incontro fra il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder (nella foto) e Guido Bertolaso, Direttore del Dipartimento nazionale della Protezione civile. Nel fine settimana Bertolaso ha incontrato anche tecnici e funzionari provinciali del settore.
Fra i temi discussi: i lavori di messa in sicurezza di  Monte Croce in Val Badia, la collaborazione della Protezione civile della Provincia nelle emergenze in altre Regioni - per le  nevicate in inverno e incendi boschivi in estate - e gli  interventi nel Sudest asiatico dopo il maremoto.
Si e' discusso di come impiegare il contributo  di 2 milioni euro attribuito a novembre dal Governo per la messa  in sicurezza di Monte Croce in Val Badia, sopra San Leonardo, dove da anni una frana in movimento richiede la costruzione di gallerie di drenaggio per rendere stabile il pendio. L'intero progetto, visionato in loco da Bertolaso, richiede una spesa di 8 milioni di euro, di cui la meta' gia' impegnata. A Roma sarà esaminata anche la possibilità di un nuovo contributo statale.
Il capo della Protezione civile nazionale ha parlato con  Luis Durnwalder anche della eventuale collaborazione che l'Alto Adige potrebbe fornire ad altre Regioni italiane, specie del Centro e del Sud, nei casi di emergenze come gli incendi boschivi e le pesanti nevicate. A Bertolaso che ha ringraziato  l'Alto Adige per il lavoro svolto nelle Marche bloccate dalla neve, Durnwalder ha confermato l'intenzione ''di studiare in particolare un impegno nel lungo periodo per i problemi legati proprio al maltempo invernale, grazie all'esperienza dei nostri tecnici e vigili del fuoco e alla disponibilita' di mezzi  speciali per lo sgombero delle strade.'' Si e' parlato anche  della ricostruzione nelle aree del Sudest asiatico devastate dal maremoto: la Protezione civile nazionale ha concentrato una buona parte degli interventi nello Sri Lanka - con un centinaio di uomini, tra cui gli alpini - e il direttore Bertolaso ha chiesto al presidente Durnwalder di valutare un possibile sostegno della Provincia autonoma di Bolzano, nel quadro delle rispettive competenze, anche per questi progetti.
(red)

Valle d'Aosta: si discute sul nuovo Statuto

Su quali temi dovrebbe essere impostato lo Statuto della regione della Valle d'Aosta? I punti principali indicati dall' associazione ''dix-huit  mai'' dovrebbero riguardare alcune fondamentali esigenze: 
Rinforzare il concetto di identità valdostana; adeguare la struttura istituzionale della Regione;
definire organi in grado di esercitare in modo efficiente le proprie competenze;
evitare un sistema basato sul centralismo regionale;
dare la possibilita' ai cittadini di partecipare alle istanze.
Sulla riforma dello Statuto valdostano, l' associazione  ''dix-huit mai'' ha organizzato un dibattito pubblico al quale  ha preso parte, tra gli altri, Guido Cesal (Uv), presidente della Commissione Istituzioni e Autonomia del Consiglio Valle, che ha fatto appello ''al principio dell' intesa Stato-Regioni per mitigare la conflittualità tra il governo centrale ed i governi regionali'', ma al tempo stesso ha messo in guardia dal pericolo ''di creare un centralismo regionale''.
Da parte sua l'ex presidente della Giunta, Roberto Louvin, esperto di Diritto costituzionale comparato, ha sottolineato che ''ciò che vogliamo non e' un nuovo Statuto (concesso da Roma), bensi' una nuova Costituzione, scritta dal popolo valdostano, come simbolo di un ordine nuovo''. Per questo ha rimarcato che ''la Costituzione, a differenza dello Statuto attuale, dovra' essere un vero e proprio programma politico, uscendo dall' ambiguita'  della previa intesa, abbiamo tutti i poteri per discutere della  forma di governo che vogliamo dare alla nostra regione''.
La sollecitazione a ''ripensare al ruolo che le Regioni a Statuto speciale possono avere nel contesto italiano ed  europeo'' e' giunta da Giuseppe Detomas, deputato ladino che ha invitato le Regioni ad ordinamento speciale ''a lavorare in sinergia''.
Perplessita' sulla possibilita' di giungere alla  Costituzione valdostana sono state espresse da Roberto Nico, vice presidente del Consiglio regionale.
(red)

Regioni denuclearizzate: la sentenza della Corte Costituzionale

Con una recente sentenza la Corte giudica incostituzionali le misure previste dalle leggi di tre regioni, Calabria, Basilicata e Sardegna, dettate dalla preoccupazioni che il loro territorio fosse interessato dal passaggio o dallo stoccaggio di materiali radioattivi, potenziale discarica di scorie nucleari provenienti da altre regioni italiane.
Secondo la Corte le tre leggi, quella della Sardegna 8/2003 (Dichiarazione della Sardegna territorio denuclearizzato); quella della Basilicata 31/2003 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 59/1995); e quella della Calabria 26/2003  (Dichiarazione della Calabria denuclearizzata. Misure di prevenzione dall'inquinamento proveniente da materiale radioattivo. Monitoraggio e salvaguardia ambientale e salute dei cittadini), rientrerebbero in materie, quella relativa all'ambiente, al governo del territorio e alla protezione civile, riservate alla competenza esclusiva dello Stato.
La sentenza riguarda anche le competenze in materia sanitaria. I poteri della Regione nel campo della tutela della salute, secondo la Corte, non possono consentire, sia pure in nome di una protezione più rigorosa della salute degli abitanti della Regione stessa, interdizioni suscettibili di pregiudicare la salute e l'interesse pubblico in un ambito territoriale più ampio, quello statale, come avverrebbe in caso di impossibilità o difficoltà a provvedere correttamente allo smaltimento.
Al tempo stesso la Corte da ragione alla Basilicata quando impugna il DL 314/2003 con le disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi. In questo caso la Corte dichiara costituzionalmente illegittimo il provvedimento laddove non prevede un diretto e necessario coinvolgimento, attraverso varie forme di collaborazione, delle Regioni sul cui territorio gli interventi sono destinati a realizzarsi.
(red)

Produttori olivicoli: mantenere fondi strutturali anche dopo 2007

La Unasco (l'Unione nazionale organizzazioni produttori olivicoli)  vuole difendere il mantenimento in tutta la grande Europa - anche dopo il 2007 - dei fondi strutturali per ridurre il divario tra le aree e le regioni più ricche e quelle più povere o in difficoltà, come il nostro Mezzogiorno". "Ridurre le risorse finanziarie alla grande Europa dopo il 2007, come richiesto da Francia, Germania, Olanda, Svezia, Austria e Gran Bretagna, significherebbe per l'Italia perdere nove miliardi di euro dicontributi europei tra il 2007 e il 2013 e una forte penalizzazione della politica di coesione. Per il presidente dell'Unasco, Elia Fiorillo, che aggiunge:"Poi c'è la questione del Patto di stabilità, nella cui ridiscussione è impegnato il governo Berlusconi. Non vorremmo - sottolinea Fiorillo - che dietro la disponibilità dichiarata da Francia e Germania alla richiesta di Berlusconi di ridefinire i termini del Patto si nasconda lo scambio tra riforma del Patto di stabilità e ridefinizione dei fondi strutturali. Uno scambio 'scellerato' che il Sud pagherebbero molto caro". Per Fiorillo, allora diventa strategico fare sistema nel Mezzogiorno: "La nostra proposta insiste sulla fiscalità di vantaggio, sulla politica infrastrutturale, il rapporto banche-imprese, la ricerca e l'innovazione, la semplificazione amministrativa. Grande rilievo bisogna dare anche alla cultura dello sviluppo, alla legalità e sicurezza, alla lotta al sommerso. Poi c'è la necessità di un migliore utilizzo sia delle risorse nazionali, sia dei fondi strutturali per le regioni dell'obiettivo 1 (Abruzzo, Molise, Sardegna, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia)".
(red)
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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