periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 99 - Roma, 13 agosto 2003

Sommario

Avvertenza: il Cinsedo chiude per una breve pausa estiva dal 13 al 26 agosto.
Le attività riprenderanno regolarmente il 27 agosto 2003.

regioni.it
prosegue le sue pubblicazioni anche in tale periodo, ma le notizie utilizzate saranno esclusivamente "notizie di archivio".
Dal 27 agosto riprenderanno ad essere
pubblicati riferimenti e notizie legate all'attualità.
La Redazione

Presidenti di Regione: su elezione diretta non si torna indietro Cuffaro: rimpasto Giunta Sicilia nel 2004
Lombardia: programma triennale per il commercio Offerta formativa: protocollo Toscana-Ministero istruzione
Emilia-Romagna: ok a legge finanziaria regionale La Corte dei conti sul DPEF
Presidenti di Regione: su elezione diretta non si torna indietro
''Guardare avanti, senza fare  pericolosi passi indietro'', e' questo, in sintesi l'appello che  i Presidenti Ghigo (nella foto), Formigoni, Storace, Biasotti e Galan rivolgono al gruppo di lavoro di esponenti della Casa delle  liberta' che nei prossimi giorni si riunira' per elaborare un'ulteriore proposta di riforma costituzionale. Nell'augurare e buon lavoro ai quattro esperti i Presidenti si dicono pronti e  interessati a confrontarsi con loro e a portare il contributo della loro esperienza. ''Il primo punto fermo - chiariscono i cinque governatori -  e' l'elezione diretta del Presidente della Regione che garantisce un collegamento tra chi e' chiamato a 'rappresentare' 
la Regione e i cittadini ed e' l'unico strumento in grado di garantire governabilita' e stabilita'. Siamo certi che nessuno voglia essere annoverato fra i nostalgici dei ribaltoni, 'ribaltini' e repentini cambi di maggioranza, che hanno caratterizzato in passato la vita amministrativa di molte  regioni. Nessuno, tanto meno i Presidenti delle Regioni,  intendono mettere in discussione il ruolo delle assemblee 
legislative regionali e la loro autonomia, ma le scelte devono inquadrarsi in un modello istituzionale teso ad assicurare la stabilita' di governo ed in quest'ottica la scelta  presidenzialista appare l'unica strada seriamente  percorribile''.   ''Ma c'e' in taluni ragionamenti - osservano - qualcosa che  preoccupa ancor piu'. Temiamo si sia diffuso una sorta di 'virus da diffidenza istituzionale', solo cosi' si spiegherebbero  taluni accenni al 'presunto innamoramento' del ruolo mediatico 
del presunto 'governatore'. Preoccupa perche' l'esperienza di  questa legislatura regionale e' vissuta talvolta da qualche  esponente parlamentare o di Governo o da qualche editorialista  come una sorta di 'competizione istituzionale' e non e' invece sfruttata come un'opportunita' politica, come del resto avvenne  con le elezioni regionali del 2000 che furono l'anticamera per  la vittoria della Casa delle liberta' alle elezioni politiche  del 2001. A parole tutti si professano federalisti, salvo poi  provare 'profondo imbarazzo istituzionale' o 'smarrimento politico' quando occorre fare i conti con le diverse realta'  istituzionali del nostro Paese. Eppure, pur essendo piu'  difficile, la possibilita' di sfruttare in termini di  collaborazione istituzionale - o piu' semplicemente in quanto  valore aggiunto politico þ ruolo ed esperienza di chi e' stato  chiamato dai cittadini a rappresentare Regioni e citta',  dovrebbe galvanizzare le forze politiche che intendono por mano 
ad ulteriori progetti riformatori''.
Qualsiasi proposito riformatore dovrebbe  passare non tanto per 'luoghi simbolo', ma per sedi politiche e istituzionali proprie. Forse un ragionamento politico all'interno della Casa delle Liberta' con i Presidenti di Regione e con i sindaci eletti darebbe sostanza, ad esempio, ad ogni 'creatura di laboratorio' e potrebbe arricchire un dibattito interno che rischia di diventare asfittico perche' legato solo a logiche partitiche.
''L'esperienza ci dice che sarebbe un  grande errore tornare indietro sul tema dell'elezione diretta  dei presidenti delle Regioni: bisogna invece valorizzare  l'elezione diretta e costituire un equilibrio tra funzioni di  governo e legislative, garantendo la governabilita' ''. E'  questa l'opinione in tema di elezione diretta del Presidente  dell' Emilia-Romagna e vicepresidente della Conferenza dei  presidenti delle Regioni, Vasco Errani, opinione sulla stessa  linea, dunque, di quella espressa oggi da cinque presidenti di  Regioni del centrodestra.  ''Nella Casa delle Liberta' in tema di federalismo e riforme istituzionali - aggiunge Errani - vi sono posizioni radicalmente  differenti; sarebbe opportuno allargare il confronto 
istituzionale facendo si' che vi siano piu' esperienze''.  Errani si dice anche preoccupato per il nuovo intervento costituzionale annunciato, ''che continua ad avvenire nel chiuso di una stanza della Cdl, con il grande rischio di cadere in  pasticci e confusioni. Bisognerebbe invece aprire il confronto,  praticare il Titolo V della Costituzione, come alcune Regioni  gia' fanno, e completare quella riforma, a partire dal tema  della Camera federale''. (gs)
Lombardia: programma triennale per il commercio
La Regione Lombardia ha approvato il Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2003-05. Dopo un lungo lavoro di esame e di approfondimento da parte del Consiglio Regionale, è stato approvato questo nuovo Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale. E’ un documento che indica importanti novità nella disciplina del settore, che coinvolge oltre 88.000 esercizi commerciali, alcuni grandissimi, moltissimi di piccola dimensione. L’Assessore regionale al Commercio Mario Scotti (nella foto, nell’esprimere la sua soddisfazione per la larga convergenza delle Forze politiche presenti in Consiglio intorno ai punti essenziali del nuovo Programma regionale, ha evidenziato i punti più importanti delle scelte regionali.
“Lo sviluppo futuro del commercio in Lombardia va orientato verso una rete distributiva fortemente rispondente alle esigenze dei cittadini. Dobbiamo proseguire l’ammodernamento della rete di esercizi commerciali, salvaguardando il tessuto di piccoli negozi presente nelle nostre città e nei nostri paesi, che forniscono un servizio essenziale per la vita delle comunità locali e che costituiscono un modello che altre Regioni d’Europa cercano di imitare".
L’Assessore Scotti ha inoltre richiamato il nuovo ruolo di Province e Comuni, che dovranno partecipare in modo responsabile ed attivo ai nuovi compiti di programmazione commerciale, qualificando il proprio apporto in relazione alle diverse caratteristiche del territorio lombardo ed esprimendo un particolare impegno per realizzare, in ogni Comune e in ogni quartiere, condizioni adeguate per la presenza delle attività commerciali. (gs)
Emilia-Romagna: ok a legge finanziaria regionale
“Sono soddisfatto. Questa deliberazione consente all’Amministrazione regionale di avere più risorse per la seconda parte dell’anno, soprattutto in alcuni settori cruciali come il sostegno alle persone non autosufficienti e il Fondo sociale per la casa, e di incrementare le risorse per alcuni interventi di investimento come  il piano telematico e il piano rurale”.
E’ il commento del vice presidente della Regione Flavio Delbono (nella foto) all’approvazione da parte del Consiglio regionale della
legge finanziaria e della legge di assestamento del bilancio di previsione per il 2003-2005.
La manovra di assestamento ammonta a 90 milioni di euro sul triennio 2003-2005 - dei quali 70 nel 2003 - su un bilancio complessivo per il 2003 di 11 miliardi di euro. L’incremento delle risorse è pari a 3,5 milioni di euro per la casa, a 1,5 per i non autosufficienti, a 14 milioni per il piano telematico, a 20 milioni per il piano rurale.
Circa l’ordine del giorno che impegna la Giunta ad esentare dall’Irap, nel 2004, Onlus, Cooperative sociali ed imprese nelle zone marginali della montagna, il vice presidente commenta: “L’impegno e l’attenzione della Regione per queste tipologie di imprese si è già manifestato concretamente a partire dal 2002, quando abbiamo ridotto dal 4,25% al 3,5% la loro aliquota Irap. Cercheremo di rinnovare questo impegno, come ci chiede il Consiglio Regionale, all’interno, ovviamente, delle compatibilità di bilancio complessive e delle effettive possibilità di utilizzare le leve tributarie. Infatti, nel 2003, queste leve erano inibite per Irpef e Irap dalla legge Finanziaria dello Stato” (sm)
Cuffaro: rimpasto Giunta Sicilia nel 2004

Un rimpasto di governo alla Regione  siciliana ai primi del 2004. Il governatore Salvatore Cuffaro (nella foto) conferma quanto anticipato dal vice ministro per l'  economia e coordinatore regionale di Fi Gianfranco Micciche'.  ''All' inizio del prossimo anno - ha detto Cuffaro nel corso  della presentazione del Dpef - rafforzeremo la giunta. Questi  mesi mi serviranno per capire chi ha lavorato bene e chi no''.
''La Sicilia - ha spiegato inoltre  Cuffaro - ha il più alto tasso di  crescita tra le regioni del Sud. Il Documento di programmazione  va verso il risanamento di cassa e annuncia una finanziaria  rigorosa, senza penalizzare le categorie deboli''.
Il deficit di cassa per il 2004 sara' pari a 258 milioni di  euro, contro i 413 dell' anno precedente, e sara' finanziato con  un ricorso al mercato, per poi azzerarsi nel 2005. Il debito,  che attualmente ammonta a circa 2 miliardi e mezzo di euro,  ''comincerà a essere ripianato - spiega l' assessore al  Bilancio Alessandro Pagano - entro quest' anno con entrate per 2  miliardi, derivanti dal recente condono fiscale (300 mln), dal  credito d' imposta (574 mln nel 2002 e 154 nel 2003), i fondi  per la copertura del deficit 2001 (260 mln), le somme (800 mln)  ex articolo 38 dello Statuto siciliano. A queste cifre vanno  aggiunte quelle provenienti dalla chiusura del contenzioso  Stato-Regione (672 mln al netto degli interesse per la  cartolarizzazione), dai 413 mln di mutuo della Cassa depositi e  prestiti e dall'attivazione dell' articolo 37 dello Statuto, che  prevede per le imprese che operano in Sicilia e hanno la sede  legale altrove, il versamento delle imposte nell' isola. (gs)

Offerta formativa: protocollo regione Toscana-Ministero istruzione
Un provvedimento della giunta regionale dà il via libera all'offerta integrata di istruzione e formazione professionale, ponendo così rimedio alla situazione di vuoto creata dalla riforma Moratti del marzo scorso, che ha riportato l'obbligo a soli otto anni (i cinque anni delle elementari più i tre delle medie inferiori), non avendo ancora approvato il decreto legislativo che definisce il diritto-dovere all'istruzione o alla formazione professionale fino ai diciotto anni. Un vuoto che lo stesso Ministero dell'istruzione ha poi cercato in parte di mitigare con l'approvazione, un mese fa, di un accordo quadro in sede di Conferenza unificata. E' sulla base di questo accordo che la Toscana, su proposta dell'assessore all'istruzione Paolo Benesperi (nella foto), ha voluto dare immediata attuazione alla sperimentazione proposta. Ieri, a rafforzare il quadro normativo del progetto, è stato firmato a Roma uno specifico protocollo d'intesa fra Regione Toscana, Ministero dell'istruzione,dell'università e della ricerca e Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
La decisione della giunta, che ha approvato anche il bando per la presentazione dei progetti da parte di scuole e agenzie formative offrirà, fin dal prossimo anno scolastico 2003-2004 che si apre il 15 settembre, una opportunità concreta di formazione o istruzione professionale, comunque integrate fra loro, agli alunni che, dopo aver conseguito il diploma di scuola media, intendano frequentare corsi dove avvenga una vera integrazione fra i due sistemi e dove in prospettiva siano attuate importanti esperienze di scuola-lavoro.
"La decisione della giunta - spiega l'assessore all'istruzione, formazione e lavoro Paolo Benesperi - non è solo la risposta ad una situazione contingente. A partire dalle attività sperimentali messe in piedi per l'anno scolastico 2003-2004 infatti, si articolerà la costruzione di un sistema toscano, unitario e integrato, di istruzione/formazione professionale. Un sistema che si colloca nell'ambito del processo di ridefinizione e ampliamento dell'obbligo formativo fino al diciottesimo anno di età al quale la Regione sta già lavorando da tempo e che dovrà dare concretezza al diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per tutti i giovani toscani". Scopo dell'iniziativa della Regione infatti, è quello di innalzare le competenze di base, aiutare i ragazzi a compiere le scelte prima, durante e dopo il percorso formativo e nell'ingresso al lavoro. L'assessore ha ricordato che in Toscana la dispersione scolastica, pur inferiore rispetto ad altre zone del paese, è ancora presente e aumenta via via che si prosegue nel corso degli studi: ancora sono solo ottanta studenti su cento ad arrivare al diploma di scuola superiore.
In cosa si traduce la sperimentazione che parte a settembre? A specificare i contenuti dei progetti che dovranno essere presentati entro il 28 agosto sono le linee guida approvate dalla giunta che prevedono diversi tipi di attività e indicano con precisione finalità, contenuti, tempi e modi dei corsi . I destinatari dei progetti sono i giovani che abbiano concluso il primo ciclo di studi (licenza di scuola media inferiore) e non abbiano ancora compiuto 18 anni al momento dell'iscrizione. (red)
La Corte dei conti sul DPEF

A fine Luglio si è svolta, presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato, l’audizione del Presidente della Corte dei conti, Francesco Staderini (nella foto), e del Presidente delle Sezioni riunite in sede di controllo, Manin Carabba, sul Documento di programmazione economico-finanziaria 2004-2007. Sul sito delòla corte dei Conti sono stati pubbliucati i significativi Elementi per l’audizione sul DPEF 2004-2007 "Il più rilevante fattore di innovazione istituzionale della XIV legislatura è individuabile nella approvazione, nei primi mesi del 2003, di tre importanti leggi di delega recanti riforme strutturali del settore pubblico, in materia di fisco (legge n.80/2003), di mercato del lavoro (legge n. 30/2003), di istruzione e formazione (legge n. 53/2003); si deve tener conto, inoltre, del disegno di legge di riforma della previdenza (A.C. 2145). La innovativa sequenza delineata dalle leggi di riforma per le coperture deve fondarsi, secondo principi fissati dalla Corte costituzionale sin dalla Sentenza n. 1 del 1966, su una credibile prospettiva di equilibrio nel medio periodo responsabilmente fissata dagli organi della rappresentanza. La previsione programmatica di medio periodo inclusa nel Dpef, nei contenuti da ultimo definiti dalla legge n. 208/1999, dovrebbe offrire il quadro di riferimento per la valutazione della congruità degli equilibri di finanza pubblica ai quali si lega la copertura graduale delle riforme affidata alle leggi finanziarie annuali ed ai decreti legislativi. Si tratta di un compito assai arduo nelle condizioni non compiutamente definite del sistema istituzionale della finanza pubblica. Costituiscono, infatti, elementi base per una proiezione programmatica: la costruzione di un quadro tendenziale di finanza pubblica corredato da specifica relazione tecnica; la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni legate ai diritti sociali (già definiti per la sanità e disegnati dalle deleghe in materia di lavoro e di istruzione); la definizione degli strumenti del federalismo fiscale (ancora in fase di elaborazione in sede di Governo); la proiezione programmatica pluriennale della finanza previdenziale. All’interno di questi termini di riferimento si pongono le compatibilità da rispettare per la tenuta della riforma fiscale e delle riforme del Welfare.
Le scelte effettuate con il D.p.e.f. ora all’esame del Parlamento non sembrano corrispondere a tali rilevanti attese. Un primo aspetto critico riguarda la costruzione del quadro tendenziale della finanza pubblica per gli anni 2004-2007, sulla base della definizione del necessario preconsuntivo per il 2003. Quanto al 2003, è apprezzabile il maggior grado di realismo che sembrerebbe caratterizzare le ipotesi sull’andamento macroeconomico dell’anno: la crescita del PIL è stata ancora ridimensionata rispetto alla revisione operata in sede di Relazione di cassa (dall’1,1% allo 0,8%), segnando quindi uno scarto negativo di quasi due punti rispetto all’obiettivo posto dal D.p.e.f. dello scorso anno. Sempre rispetto ai dati della trimestrale di cassa risulta ricondotto sul trend in atto il tasso di inflazione, stimato in media annua intorno al 2,4% (a fronte dell’1,7% programmato). Il peggioramento delle condizioni della finanza pubblica resta, invece, confermato nei limiti già ridefiniti dalla relazione trimestrale: l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche dovrebbe, pertanto, risultare nel 2003 pari, in termini di Pil, al valore di consuntivo del 2002 (2,3%), vale a dire circa quattro volte quello fissato nel D.p.e.f dello scorso anno. Sia l’ipotesi sulla crescita economica che quella sull’andamento dei conti pubblici appaiono, in conclusione, meno discoste dalle valutazioni prevalenti presso i principali centri di ricerca nazionali ed internazionali di quanto avveniva un anno fa; si deve, tuttavia, rilevare che si tratta pur sempre di valutazioni di preconsuntivo che, nel confronto, si collocano nella fascia delle stime più favorevoli". secondo la Corte "i dati provvisori sulla chiusura dei conti pubblici nel 2003 lasciano aperti tutti gli interrogativi che i risultati del 2002 avevano sollevato e che, nella recente relazione sul rendiconto, la Corte ha ritenuto di riproporre. In breve, si può ritenere che anche nel 2003 l’Italia conseguirà, nel confronto europeo, risultati migliori rispetto ai partners principali, anche se saranno mancati largamente gli obiettivi programmatici originari. Si può ritenere, inoltre, che lo scarto positivo rispetto agli altri paesi non riguardi solo i disavanzi effettivi, ma anche i saldi depurati dagli effetti ciclici. Ma non può essere sottovalutato che due importanti fattori attenuano questo giudizio positivo: il deterioramento della relazione tra crescita economica e saldi di finanza pubblica e il carattere non permanente delle correzioni apportate a spese ed entrate. Quanto al primo aspetto, un segnale preoccupante delle tendenze di fondo dei conti pubblici è sinteticamente espresso dall’evidenza che i risultati conseguiti dall’Italia, rispetto agli obiettivi programmatici, sono stati inferiori a quanto sarebbe stato giustificato dalla minore crescita rispetto alle previsioni. Come rileva la Commissione europea nel suo recente rapporto sulle finanze pubbliche dell’area Uem, nel 2002 in Italia circa due terzi del minor aggiustamento del saldo è d ricondurre a fattori diversi dal rallentamento dell’economia. Del resto, nel 2002, l’avanzo primario aggiustato per il ciclo è risultato inferiore di ben 2 punti percentuali rispetto all’obiettivo fissato nel Programma di stabilità del novembre 2001 (3,6% a fronte del 5,6%) ed anche nel 2003 lo scostamento tra obiettivo programmatico e consuntivo sembra destinato a riproporsi nelle stesse dimensioni. Quanto al secondo aspetto, le riserve sulla portata del riequilibrio dei conti pubblici attuato nel 2002 e nel 2003 si accentuano ove si analizzi il consuntivo sotto il profilo qualitativo, depurando i saldi non soltanto dagli effetti del ciclo economico ma anche da quelli di misure a carattere transitorio. Nel corso dell’ultimo biennio molti e diversi sono stati i provvedimenti con effetti temporanei, giustificati anche dall’esigenza di non intaccare il reddito disponibile permanente e deprimere così domanda aggregata e livelli di produzione. Considerando che aumenti di entrata e tagli di spesa transitori erano presenti per circa lo 0,5% del PIL anche nei conti del 2001 (1,5% nel 2002), se ne deduce che il saldo di bilancio che meglio esprime le condizioni di fondo della finanza pubblica non avrebbe segnato alcun sostanziale miglioramento tra 2001 e 2002 restando, in entrambi gli anni, su un valore (come rapporto indebitamento/PIL) non inferiore al 3,5%, evidenziando la dimensione critica del necessario processo di sostituzione di tali interventi transitori nella prospettiva di medio periodo. Anche per il 2003 l’incidenza delle misure straordinarie (in particolare le sanatorie fiscali) è risultata assai elevata, consentendo di attenuare gli effetti di lievitazione del disavanzo connessi al deterioramento del ciclo economico, ma anche all’andamento sfavorevole delle entrate tributarie e al difficile controllo di alcune componenti della spesa pubblica primaria. In particolare il D.p.e.f. informa che, anche nel preconsuntivo 2003, la dinamica delle entrate tributarie - al netto dei condoni - risulterà molto contenuta (con una flessione nel caso delle imposte dirette). (red)

 

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