periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 176 - Roma, 29, 30 Novembre - 1 dicembre 2003

Sommario

Formigoni: serve nuova Conferenza Regioni 1-2 dicembre: Assemblea generale Province
Ghigo: forse la partita sulla Finanziaria non è completamente chiusa 2 Dicembre: giovani e sicurezza stradale, confronto Moratti-Lunardi

1.XII: Giornata Mondiale AIDS, telefono verde dell’ISS attivo dalle 10

Vandelli: contratto servizio Rai scarsamente "regionalista"
Formigoni: serve nuova Conferenza Regioni

Modernizzare il rapporto fra Stato e Regioni e rinnovare la Conferenza delle Regioni. Torna a proporlo il Presidente della Lombardia - dopo le dichiarazioni rese a il Sole 24 Ore - in un editoriale pubblicato da Guida Enti Locali del gruppo Il sole 24 Ore. "Le Regioni italiane - scrive Formigoni - stanno attraversando un momento storico molto importante. Con la modifica del Titolo V della Costituzione è iniziata una rivoluzione copernicana che h definito un nuovo assetto della Repubblica, attribuendo alle diverse realtà istituzionali ruoli specifici e materie di competenza esclusiva o con corrente Una riforma tuttora in divenire, che troverà la sua piena attuazione con le modiche costituzionali attualmente all’esame del Parlamento e con l’avvio del federalismo fiscale. È importante, tuttavia, focalizzare l'attenzione sull’introduzione di nuove finestre di dialogo fra lo Stato, le Regioni e le Autonomie locali. Un rapporto che ha accantonato il vecchio assetto piramidale per dare corpo a una rete, disposta su un piano orizzontale, all’interno della quale tutte le istituzioni hanno pari dignità Per questo motivo, gli strumenti di confronto fra Stato e Regioni motivo, gli strumenti di confronto fra Stato e Regioni e Regioni e la stessa Conferenza dei Presidenti necessitano di una nuova spinta propulsiva, una riforma nella riforma che possa reggere il confronto con i nuovi poteri attribuiti alle Regioni e con un assetto della Repubblica in continua evoluzione. Penso ad esempio esempio al nuovo Senato federale, al momento in cui le Regioni inizieranno a esercitare con vigore sia le funzioni di loro unica competenza sia quelle da gestire insieme allo Stato. Ci troviamo di fronte a una svolta riformista epocale.
Dobbiamo cavalcarla fino in fondo. Dobbiamo adeguare gli strumenti a nostra disposizione per essere al passo con i tempi. La Lombardia, interpretando i parere pressoché unanime delle Regioni, ha posto all’attenzione dei Presidenti la necessità di compiere alcuni passi in avanti. Proponiamo di azzerare il Cinsedo, l’attuale strumento di lavoro della Conferenza dei Presidenti, e istituire quella che potremmo definite una nuova Conferenza delle Regioni, ovvero una conferenza che non si limiti a esaminare la miriade di provvedimenti posti ogni settimana all’ordine del giorno ma che rivaluti la possibilità di definire, promuovere azioni e posizioni comuni, elaborare documenti e proposte al fine di rappresentarle al Governo e al Parlamento, agli altri organismi dello Stato e all’Unione europea.
Penso - prosegue il Presidente della Lombardia - a una Conferenza in grado. di favorire l’accordo con le Autonomie locali, a livello nazionale, di valorizzare il proprio ruolo alla luce del nuovo quadro costituzionale tuttora in evoluzione. Nei giorni scorsi, insieme all’assessore agli Affari istituzionali Romano Colozzi, abbiamo posto la questione all’attenzione dei Presidenti delle Regioni, i quali, a partire dal Presidente della Conferenza Enzo Ghigo, hanno riconosciuto l’improrogabilità dell’argomento. Io rilancio con forza una proposta in tal senso se i miei colleghi sono d’accordo, le Regioni potrebbero convocare una “due giorni di lavoro”, come accade ad esempio per i riparti finanziari, e approfondire questa esigenza di rinnovamento. La Lombardia, magari nella cornice di uno dei suoi laghi prealpini, è pronta a ospitare un momento di lavoro di questo tipo, senza perdere di vista - conclude Formigoni (nella foto) - un fattore fondamentale: bisogna superare la dimensione del Cinsedo, nato nel 1981 ovvero in un periodo storico completamente diverso, e costituire il luogo propulsivo dell’attuazione del federalismo nel nostro Paese". (sm)

Ghigo: forse la partita sulla Finanziaria non è completamente chiusa
Per le Regioni la Finanziaria 2004 rischia di provocare seriamente problemi di sostenibilità del sistema sanitario. A sostenerlo è Enzo Ghigo (nella foto), che aggiunge "Io sono convinto che senza l'emergenza sicurezza i finanziamenti per l’assistenza sanitaria agli extracomunitari li avremmo avuti" è questa quindi la chiave di lettura del confronto Governo-Regioni fornita dal Presidente della Conferenza delle Regioni in un'intervista a Il Sole 24 Ore. "Ma non dispero - sottolinea ancora - ho la sensazione che la partita non sia completamente chiusa".
Per Ghigo l'Ecofin ha "fatto uno splendido lavoro. Ma non ritengo che quella decisione ci debba indurre a pensare che ad possiamo allentare la tensione del patto di stabilità interno che in questi anni ha permesso così buoni risultati".
Con riferimento alle trattative con il Governo sulla legge finanziaria Ghigo spiega che "sulle modifiche a costo zero abbiamo ricevuto risposte positive: le “Bassanini", i flussi di cassa, l'Iva sulle esternalizzazioni. L'amaro in bocca nasce dal fatto che non abbiamo concretizzato il tema per noi irrinunciabile: la quota si per gli extracomunitari in base alla legge Bossi-Fini, il Governo ha proposto di costituire un tavolo nel quale definire entità e modalità dichiarando però di non poter impegnarsi oggi sui risorse. Ho la sensazione che le risorse finanziarie verranno assorbite dall'emergenza sicurezza.
rispetto al fato che in questo modo mancherebbero nelle casse delle Regioni 900 milioni di euro, Ghigo ammette: Non è poco. Ma ho la sensazione che la partita non sia completamente chiusa. C'è la possibilità di approfondire il tema e magari, con la Finanziaria 2005, ottenere un riconoscimento per il 2004. Per noi è fondamentale.
Le Regioni - ha poi aggiunto Ghigo - hanno ribadito "che il principio su cui sì basa il Ssn e da cui non si può derogare, è quello della quota capitaria". Infine il Presidente della Conferenza sottolineato come le Regioni si stiano assumendo le loro responsabilità: "come abbiamo dimostrato con il contratto (cfr. regioni.it n.174, ndr) dei 570.000 dipendenti del Ssn. Un contratto, è bene ricordare, che pesa soprattutto sulle casse regionali".(gs)

1.XII: Giornata Mondiale AIDS, telefono verde dell’ISS attivo dalle 10

Un intero giorno a disposizione di chi vuole informarsi sull’infezione da HIV e sull’AIDS. In occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS, il telefono verde dell’Istituto Superiore di Sanità (800-861061) prolungherà il suo orario, rispondendo alle domande dei cittadini già a partire dalla mattinata. Lunedì 1 dicembre 2003 - secondo quanto reso noto dall'ufficio stampa dell'Istituto - il servizio, anonimo e gratuito, abitualmente attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 13 alle ore 18, sarà invece operativo a partire dalle ore 10.00 della mattina. Un’opportunità in più per quanti desiderano conoscere meglio il virus e la malattia, ricevere informazioni sul test e sulle modalità di trasmissione, oltre che imparare correttamente le modalità per prevenirla. In più di 16 anni d’attività, il telefono verde ha risposto a più di mezzo milione di chiamate. A rivolgersi al servizio dell’Istituto Superiore di Sanità sono maggiormente gli uomini (circa 350.000), con un numero di telefonate più che doppio rispetto a quelle effettuate dalle donne (150.000). La classe d’età più rappresentata è quella che va dai 20 ai 40 anni. Il numero maggiore di quesiti proviene dal Nord, quasi il 50% delle telefonate di quelle complessivamente inoltrate al telefono verde. Segue il Centro con il 28% e  il Sud, da cui arriva il 17% delle chiamate. Chiamano più spesso gli eterosessuali, soprattutto per conoscere le conseguenze cui possono andare incontro dopo aver avuto un rapporto sessuale non protetto, ma numerosi sono anche quelli che vogliono informarsi, a prescindere dai fattori di rischio. Preziose sono anche le indicazioni fornite dal servizio alle categorie fisiologicamente più a rischio, come omo e bisessuali, nonché tossicodipendenti e sieropositivi che hanno effettuato complessivamente il 10% delle telefonate a cui hanno risposto gli esperti dell’ISS in questi anni. Non è raro che la spinta a telefonare sia il desiderio di aiutare amici e parenti sieropositivi o malati di AIDS (il 3,4%).Circa la metà delle domande riguarda principalmente il test dell’HIV e le vie di trasmissione del virus. Si fanno inoltre domande sugli aspetti psico-sociali e sulla prevenzione della malattia. Non manca, infine, la richiesta di informazioni sui progressi della ricerca scientifica e sulla possibilità di realizzare un vaccino contro l’HIV.
Recentemente, inoltre il Presidente dell’ Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci (nella foto), ha annunciato l’avvio della sperimentazione clinica di fase I del vaccino anti-HIV/AIDS basato sulla proteina Tat.
L’obiettivo di questa prima fase della sperimentazione clinica è quello di dimostrare l’innocuità del vaccino nell’uomo, l’assenza cioè di effetti tossici, e di valutare la risposta immune indotta dalla vaccinazione. Verranno effettuati due protocolli di sperimentazione: uno preventivo, cioè nell’individuo sano, per il quale saranno arruolati 32 volontari non a rischio, e uno terapeutico, cioè nell’individuo infetto, per il quale saranno arruolati 56 volontari non in terapia antiretrovirale.
L’avvio degli studi clinici - secondo quanto reso noto dall'Ufficio stampa dell'Istituto - è stato autorizzato dal Ministero della Salute dopo l’espletamento di tutte le procedure richieste dalle normative italiane ed europee. La sperimentazione sull’uomo di questo vaccino, messo a punto dal Reparto Retrovirus del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Superiore di Sanità, sarà diretta da Barbara Ensoli, e partirà in 3 centri clinici,  a Roma e a Milano. (red)

2 Dicembre: giovani e sicurezza stradale, confronto Moratti-Lunardi
I Giovani e l'ambiente stradale: sarà questo l'argomento di una conferenza stampa  del Ministero Infrastrutture e trasporti, del Ministero dell'Istruzione e dell'Università e del  Censis. la conferenza stampa in programma per il 2 dicembre si terrà presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, sala del parlamentino, in via Nomentana, 2. a confrontarsi su "Soggettività interpretativa e sottovalutazione del rischio" saranno, fra gli altri, i Ministri Letizia Moratti, Istruzione, Università e Ricerca, e Pietro Lunardi, Infrastrutture e Trasporti (nella foto). Il Programma è on line.(red)
Vandelli: contratto servizio Rai scarsamente "regionalista"

Gli atti del seminario (organizzato dalla regione Umbria e dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle Province autonome) dedicato al tema "Regioni e ordinamento della comunicazione" (tenutosi a Perugia il 14 marzo 2003) sono stati pubblicati da Presidenza della Regione Umbria, in collaborazione con VillaUmbra , scuola di amministrazione pubblica, nell'ambito della Collana quaderni della Regione Umbria.
Nelle sue conclusioni, l'Assessore alla Innovazione Amministrativa ed Istituzionale della Regione Emilia Romagna, Luciano Vandelli sottolinea come "affrontare il tema dell’ordinamento della comunicazione sotto il profilo delle competenze regionali significa toccare uno dei nodi più sensibili, delicati e complessi del nuovo assetto costituzionale in termini che i tempi costringono ad accelerare, con una evoluzione che si è già prodotta, probabilmente prima che la dottrina avesse modo di pervenire a conclusioni sufficientemente elaborate e prima che le istituzioni giungessero alla adozione di un disegno davvero condiviso. Anzi, i passaggi di questa vicenda si sono succeduti, in qualche modo, in senso inverso rispetto ad un ordine logico: si è partiti dal particolare, dai segmenti, per affrontare solo successivamente gli aspetti complessivi e generali. In sostanza, ci si è trovati ad esaminare prima — e in termini molto puntuali — il contratto di servizio tra Ministero e R.A.l.; contratto che è stato elaborato nel quadro di una legislazione di cui si dava per scontato il superamento; parallelamente, iniziava l’iter relativo al disegno di legge di riforma complessiva dell’assetto radiotelevisivo e, sullo sfondo, vi era il quadro costituzionale scaturito dalla riforma del titolo V della Costituzione, che in larga misura è entrato in fibrillazione ed è stato contestato, precisamente sul punto sensibile delle competenze concorrenti.
Rispetto all’intersezione "tra le competenze concorrenti e i valori che la Corte ha identificato in alcune delle lettere elencate nell’articolo 117 per quanto riguarda le riserve statali", Vandelli prende spunto dalla materia ambiente "che si presenta interessante poiché costituisce il primo caso in cui la Corte ha utilizzato e specificato questo concetto alla luce dei nuovi parametri posti dalla legge cost. n. 3/2001. La Consulta lo ha fatto ormai almeno in tre sentenze che esaminano diversi profili della questione(...) e l’ambiente non è inteso come materia di settore — come tante altre — ma è stato definito quale «valore costituzionale” "Sostanzialmente l’affermazione è utilizzata a due scopi. Il primo: l’affermazione di un valore unificante implica che lo Stato fissi gli standard di tutela uniformi e che, nell’ambito di tali standard, vi sia il quadro in cui si muove l’intero apparato delta Repubblica. In altri termini, si prefigura un quadro non stata/e, ma repubblicano, che coinvolge pertanto tutti i livelli delle istituzionì della Repubblica. Il secondo: sotto altro profilo, questo significa anche che la legge regionale può legittimamente dettare norme in materia ambientale, proprio perché quella materia non possiede confini netti tra un soggetto e l’altro. Si tratta, dunque, dì due considerazioni opposte, ma convergenti: laddove entrano in gioco valori di questo tipo si determina una convivenza delle discipline che punta ad una distinzione tra standard inevitabilmente uniformi e discipline variegate a livello regionale. Così, il punto di fondo diventa proprio quello delle dinamiche tra l’eguaglianza dei diritti, l’unicità, l’uniformità del nucleo di base degli stessi e la varietà delle soluzioni normative ed organizzative adottabili. Dunque, il punto nodale consiste nel comprendere come, nelle dinamiche concrete, il nucleo degli” standard minimi” si differenzi rispetto ai” principi fondamentali”. 
Negli altri ordinamenti in materia di comunicazione radiotelevisiva - ricorda vandelli - non soltanto in quello spagnolo, si è arrivati alla definizione di un sistema di comunicazione radiotelevisiva localizzato, con un rapporto centro-periferia puntualmente definito, in base al quale è presente un centro che procede alla gestione dell’informazione nazionale per proprio conto e c’è una periferia che regola autonomamente una propria comunicazione televisiva con un ritaglio separato, distinto; questo, a mio avviso, non è l’impianto da perseguire: non è l’impianto che persegue il titolo V, non è l’impianto che perseguono le Regioni nel nostro sistema. In realtà, è proprio nella ricerca di processi normativi integrati, del concorso da trovare in equilibri nuovi, che risiede la strada da perseguire, tenendo conto, in ogni caso, che il percorso è davvero difficile. Infatti, ci troviamo dinanzi ad una fase di forte riaccentramento di competenze, e l’ambito dell’ordinamento della comunicazione costituisce solo un esempio tra i tanti; nel contratto di servizio abbiamo assistito ad una presa di posizione della Commissione di vigilanza molto aperta nei confronti delle Regioni, con un esito che, tutto sommato, ha risentito delle proposte delle Regioni; viceversa, nella vicenda della legge generale sul riordino del sistema radiotelevisivo abbiamo assistito ad un disegno di legge governativo centralizzatore e ad un percorso parlamentare che, per così dire, ha rincarato la dose: nonostante le attenzioni formali, l’esito è stato contro producente rispetto al punto di partenza. Vi sono alcuni aspetti sui quali si è concentrata in concreto questa vicenda che vanno analizzati. In relazione al contratto di servizio, le Regioni avevano richiesto il coinvolgimento del sistema regionale nella informazione di carattere territoriale, la valorizzazione delle specifiche realtà territoriali, la trasmissione a carattere istituzionale, non solo nazionale, ma anche a livello regionale, il fatto che, ugualmente, le trasmissioni di pubblica utilità si svolgessero anche a livello regionale; tutto ciò in un sistema dell’informazione che, da parte della Rai, non si rivolgesse soltanto al Governo, ma avesse una pluralità di interlocutori, quindi anche il sistema delle Regioni, con l’inserimento nella programmazìone televisiva per l’estero —considerata l’azione svolta dalle Regioni nei confronti dei propri emigrati —, con la previsione di iniziative, per una quota della programmazione della terza rete rivolta alla comunicazione nel territorio delle singole Regioni, e con il coinvolgimento del canale satellitare Rai News, per pervenire ad una effettiva copertura del territorio nelle Regioni, perché molto spesso le trasmissioni regionali non sono ricevute da gran parte della popolazione; infine, si chiedeva che fosse inserita una clausola che consentisse, nel caso di un mutamento del quadro legislativo, di modificare anche le clausole del contratto di servizio. Di tutto questo c’è una certa traccia nel contratto approvato, anche grazie all’attenzione riservata in sede parlamentare. Meno favorevole è stata l’altra vicenda, anche perché il disegno di legge del Governo non è stato sottoposto al parere della Conferenza Stato-Regioni e Unificata — il che già la dice lunga — perché, come è noto, in base all’ordinamento già vigente prima del titolo V, tutti i provvedimenti governativi, che riguardano materie in qualche modo coinvolgenti le Regioni, devono passare inevitabilmente attraverso questo filtro. In quella circostanza, dunque, le Regioni si sono mosse su un parere elaborato di propria iniziativa e, quindi, hanno esposto le loro posizioni in sede parlamentare, con un’audizione. Così si è potuto affermare che questo disegno recava con sé l’esigenza di essere rimodellato come norma costituente “principio fondamentale”, ai sensi del terzo comma dell’art. 117 Cost. Infatti, questo disegno di legge ha un’impostazione e contiene una disciplina puntuale che deve far riflettere: si tratta di un testo che prescinde semplicemente dalla riforma del Titolo V.
Tra l’altro, l’articolazione normativa si rivolge anche agli ambiti regionali, cioè alla comunicazione radiotelevisiva di livello regionale e locale, che è totalmente disciplinata in termini puntuali. Gli emendamenti e le osservazioni delle Regioni puntavano fondamentalmente dunque a questa rilettura ed a questo ridisegno, con alcuni emendamenti importanti.(...) Si è cercato di distinguere e modulare coinvolgimenti dei livelli regionali a seconda che toccassero momenti di garanzia — e dunque che innestassero delle esigenze di raccordo tra l’Autorità Nazionale e i Corecom — rispetto alle scelte di governo che, invece, pongono un problema di rapporto e di articolazione dei poteri tra Ministero, Governo e Regioni. Questa impostazione ha portato ad una serie di proposte di emendamento in questa direzione, prevedendo, ad esempio, che laddove si tratti il tema della ubicazione di impianti, sia necessario un coinvolgimento delle Regioni mediante una intesa; mentre laddove si tratti la tematica della verifica degli adempimenti e degli obblighi, si faccia riferimento all’attività di monitoraggio e garanzia che si articola tra Autorità e Corecom. Ancora, si è ritenuto non adeguato lo strumento della delega, così come è stato concepito per il Codice della radiotelevisione. Vi sono, inoltre, forti perplessità, in generale, sull’uso della delega in materie concorrenti".
Circa il contratto di servizio erano state formulate alcune osservazioni, ma ci trovavamo di fronte ad un disegno che comunque aveva un contratto di servizio nazionale ed una articolazione dei contratti di servizio regionali. Il contratto di servizio nazionale, proprio perché è l’impalcatura su cui si articola tutto il sistema, implicava che le Regioni dovessero essere presenti. La conseguenza è stata che sono scomparsi i contratti di servizio regionali. Così non c’è né la partecipazione a livello nazionale, né l’articolazione a livello regionale. (red)

1-2 dicembre: Assemblea generale Province

Comincia oggi 1 dicembre e proseguirà domani l'Assemblea generale delle Province italiane (nella foto il Presidente dell'Upi, Lorenzo Ria).
il tema scelto per l'assemblea degli amministratori delle province è  "La provincia dei cittadini: sviluppo locale e sicurezza.
La manifestazione si terrà a Roma in V.le Tupini, 65 Auditorium della tecnica. Il
Programma è on line.(red)

 

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