periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 51 - Roma, 6  giugno 2003

Sommario

Elezioni in Valle d'Aosta e Friuli Venezia-Giulia Toscana: aumentano donazioni sangue
Lazio: Special Olimpics 2003 a Roma Veneto: prototipo Osservatorio condizione abitativa
La Calabria crede nell'Europa Un saggio di Caia su "l'interesse nazionale"
Elezioni in Valle d'Aosta e Friuli Venezia-Giulia

Poco più di centomila valdostani domenica saranno chiamati a rinnovare il Consiglio regionale della Valle d' Aosta. Ancora una volta le donne sono in maggioranza, 52.161 contro 49.763 uomini che però sono in netta maggioranza tra i candidati delle sette liste più le due della comunità Walser; 238 candidati di cui 43 donne. Si potrà votare dalle ore 7 alle ore 22 di domenica 8 giugno, mentre le urne per la conta dei voti e delle preferenze saranno aperte (si può votare fino a tre candidati) lunedì alle ore 8. Se i risultati elettorali si conosceranno nella tarda mattinata del nove, i valdostani sapranno però solo il 2 luglio chi sarà il Presidente della Regione quando, cioè, si aprirà la dodicesima legislatura e le forze di maggioranza eleggeranno il Presidente e la Giunta dopo aver eletto il Presidente del Consiglio. In Valle d'Aosta si vota infatti con il sistema proporzionale puro con sbarramento ad un numero di voti pari al quorum necessario per eleggere almeno due consiglieri (circa 4.300 voti pari ad una percentuale del 5-6%).
L'elezione avviene con la nuova legge regionale che stabilisce, tra l'altro, il tetto di spesa per la campagna elettorale: 75.000 euro per le liste e 1.500 euro per i candidati. Per le liste di minoranza walser e per i candidati delle liste medesime le spese massime sono rispettivamente di 5.000 e 500 euro. La campagna elettorale in
Valle d'Aosta si svolge ancora porta a porta e da dieci anni al governo della Regione è l'Union Valdotaine che non nasconde l'obiettivo di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. Il passo e' infatti breve avendo ora 17 dei 35 consiglieri. Per contro la Stella Alpina punta ad incrementare gli attuali 8 seggi per diventare (magari con la CdL) l'ago della bilancia, ruolo oggi svolto dai Ds (3 consiglieri). Ma al tempo stesso la Stella Alpina, che candida anche il segretario regionale del Ppi, vuole ''conquistare il centro autonomista-regionalista per far virare l'Union Valdotaine che oggi guarda a sinistra''.
L'UV respinge ogni etichettatura di collocazione ed il suo Presidente, Aurelio Marguerettaz, riassume così la posizione politica del suo movimento: ''Né con la destra né con la sinistra, ma per la Valle d'Aosta'', dice nel sottolineare il carattere regionalista-europeista del movimento che esprime un Senatore, Augusto Rollandin, ed un Eurodeputato, Luciano Caveri.
Saranno invece 1.094.011 (524.238 uomini e 569.773 donne) i cittadini chiamati alle urne l'8 e il 9 giugno in
Friuli-Venezia Giulia per eleggere il Presidente della Regione e il nuovo Consiglio Regionale, nonché le amministrazioni comunali e i relativi sindaci di sette comuni,tra i quali Udine. Per quanto riguarda il sistema elettorale, non essendosi dotata la Regione di un proprio sistema elettorale, previsto dallo Statuto di Autonomia Speciale (una legge regionale di stampo proporzionalista e' stata bocciata, lo scorso 29 settembre, in un referendum confermativo che aveva fatto registrare il 73,06% dei 'no'), verranno applicate, in regime transitorio, le leggi statali che disciplinano le elezioni nelle Regioni a statuto ordinario. Si voterà, quindi, con il cosiddetto 'Tatarellum', un sistema elettorale misto che prevede l'elezione diretta del Presidente della Regione e l'attribuzione di quattro/quinti dei seggi del Consiglio Regionale (48) sulla base di liste circoscrizionali con sistema proporzionale e di un quinto dei seggi (12) sulla base di liste regionali con sistema maggioritario. Sarà anche possibile il voto disgiunto, ossia il voto per  un candidato presidente e, a livello circoscrizionale, a una lista ed eventualmente a un candidato consigliere diversi da quelli che sostengono il Presidente scelto.
Riccardo Illy, per il centrosinistra con la lista Intesa Democratica; Alessandra Guerra per la Casa delle Liberta', e Ferruccio Saro con la lista Autonomia e Liberta': è una corsa a tre per la Presidenza della Regione Friuli-Venezia Giulia nelle elezioni di domenica e lunedì prossimi.
Questi i profili dei tre candidati secondo quanto reso noto dall'Ansa:
ALESSANDRA GUERRA: Quarant'anni, laureata in Lettere; sposata; due figli; leghista della prima ora ''dura e pura'', è consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia dal 1993. E' stata assessore alla Formazione e Istruzione e, dal luglio 1994 al luglio 1995 (con Forza Italia, Ppi e Pri), e' stata Presidente della Giunta Regionale, periodo nel quale e' stata
anche alla guida della Conferenza delle Regioni. Attualmente è vicepresidente della Giunta Regionale. Conta sul sostegno di  Umberto Bossi e su amicizie importanti in Forza Italia (da Tremonti a Urbani, a Frattini). Ama lo sci e le escursioni in montagna.
RICCARDO ILLY: Quarantotto anni, sposato, una figlia, Vicepresidente della Illycaffe', l'azienda di famiglia fondata dal nonno. Indipendente e sostenuto da una lista che anticipa l'Ulivo, e' stato sindaco di Trieste dal 1993 al 2001, quando è stato eletto alla Camera (indipendente nel Gruppo Misto). Giornalista pubblicista, e' stato presidente del Comitato Promotore della Direttrice Ferroviaria Europea Transpadana (dal 1997 al 2002); nel 1998 e' stato insignito del titolo di Commendatore, nel 2000 dell'austriaco di ''golden honorary title'' e nel 2002 della Laurea honoris causa dell'Università di Trieste.
FERRUCCIO SARO: Cinquantadue anni, sposato, laureato in Scienze Agrarie, è entrato in politica come sindaco del suo Comune, Martignacco (Udine). Ex esponente di spicco del Psi, di cui e' stato anche segretario regionale, e' passato in Forza Italia e, due anni fa, e' nominato coordinatore provinciale di Udine. Deputato dal 2001, e' stato sospeso dal partito nei giorni scorsi in seguito alla decisione di presentare una propria lista autonoma alle elezioni regionali dopo la decisione della Cdl di candidare la leghista Alessandra Guerra al posto
del Presidente uscente, Renzo Tondo (Fi). (gs)
Lazio: Special Olimpics 2003 a Roma

''Ci batteremo perché Roma sia la sede dello Special Olimpics del 2006''. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio Francesco Storace incontrando gli atleti italiani disabili che parteciperanno ai giochi mondiali estivi in programma a Dublino dal 16 al 29 giugno.     
Storace  ha sottolineato che i giochi di Special Olimpics 2003 coincidono con l' anno della disabilità, ''e ciò è un fatto importante perché quest' anno possa essere una grande festa della famiglia, dello sport e del volontariato''. La Regione Lazio ''ha già sostenuto nel 2001 i giochi nazionali Special Olimpics a Fiuggi'', quest'anno sosterrà i giochi nazionali di nuoto e atletica, che si svolgeranno a Fiuggi dal 9 al 13 luglio, con un finanziamento di 75 mila euro.
Intanto le associazioni no-profit provenienti da varie parti d'Italia che hanno aderito alla I Conferenza interregionale del volontariato che si svolge oggi a Gaeta durante il meeting ''Ioete'", in programma dal 5 all'8 giugno. ''Sara' un momento importante - ha spiegato  l'assessore regionale Anna Teresa Formisano - in cui tutti gli operatori del no-profit metteranno a confronto legislazioni, esperienze e vocazioni delle diverse regioni italiane''.
Sarà inoltre presentata durante il Meeting della Solidarietà di Gaeta una
guida turistica del Lazio fatta da disabili per disabili, con informazioni dettagliate sull'accessibilità di alberghi, monumenti, percorsi tradizionali e alternativi, edifici pubblici della regione:  ''La disabilità - ha spiegato l'assessore - è una cosa complessa che non riguarda solo le persone sulla sedia a rotelle ma anche gli anziani e chi, ad esempio, sente poco. Nel corso dei due anni che abbiamo impiegato per realizzare la guida sono stati fatti sopralluoghi da persone disabili per testare le strutture, verificare la presenza di rampe o di strade con sampietrini, misurare gli accessi''. (gs)
La Calabria crede nell'Europa

I Presidente Giuseppe Chiaravalloti.

 
La Regione Calabria ha aderito al programma Interreg IIC Spazio Mediterraneo occidentale ed Alpi latine di cooperazione transnazionale in materia di assetto del territorio presentato da Spagna, Francia, Grecia ed Italia per il periodo di programmazione '97/'99 ''realizzando numerosi progetti la cui attività, svoltasi nel biennio 2000-2001 e' stata curata dall' Ufficio politiche internazionali.
I risultati dell' attivita' svolta, sono stati stati illustrati da Franco Morelli, Capo gabinetto della Presidenza della Giunta regionale e da Rocco Mercurio, coordinatore e responsabile del programma Interreg.
''Con la politica di sviluppo di cooperazione internazionale avviata e sostenuta dal presidente Giuseppe Chiaravalloti  - ha sostenuto Morelli - la Calabria acquista sempre di più in ambito europeo, oltre che per la progettualità per le qualità operative che gli consentono il coordinamento di diversi progetti nell' ambito del bacino del Mediterraneo. Chiaravalloti crede nell' Europa in modo da consentire alla Calabria di essere sempre più soggetto propulsore di sviluppo''.
Inoltre il programma operativo Medoc si e' posto come obiettivi prioritari la realizzazione di studi e di scambi di esperienza per lo sviluppo del sistema dei trasporti e telecomunicazioni, l' organizzazione urbana, la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. Inoltre ha partecipato all' azione pilota di cooperazione transnazionale in materia di assetto del territorio denominata Archi.Med avviata dalla Commissione Europea. In totale i programmi realizzati dalla Regione sono stati 15.  M
entre è
dedicato al nuovo statuto regionale, che raccoglie ''molte lodi ma anche critiche severe'', il dossier contenuto nell' ultimo numero di ''CalabriAutonomie'' periodico di informazione e approfondimenti dell' omonima fondazione costituita in senso alla Lega calabrese Autonomie locali. (sm)
Toscana: aumentano donazioni sangue

In Toscana il 2002 si è chiuso con un doppio segno positivo rispetto al 2001: i donatori di sangue sono aumentati del 18,8%, passando da 101.000 a 120.000 e le donazioni sono cresciute dell'8,7% (da 173.000 a 188.000) cosicché per la prima volta da molti anni la Toscana ha distribuito ad altre regioni circa 2.170 unità di sangue, raggiungendo l'autosufficienza per il sangue intero.
"In realtà - spiega l'assessore regionale al diritto alla salute, Enrico Rossi - il nostro obiettivo è di consolidare e migliorare questo risultato, incrementando la raccolta del plasma, vista la rapidità con cui si evolve il nostro sistema sanitario e la sempre maggiore complessità degli interventi che si effettuano in Toscana. E' per questo che abbiamo deciso di lanciare la settimana dedicata alla donazione del sangue con un obiettivo ambizioso: convincere 500 cittadini a diventare donatori periodici di sangue. Pensiamo di riuscirci grazie anche all'impegno delle associazioni del volontariato e delle nostre strutture trasfusionali, che domenica 15 giugno rimarranno aperte dalle 8 alle 12".
Nella Regione sono 53,7 i donatori ogni 1.000 abitanti, contro una media italiana di 34,3 e una europea del 42,6. La Toscana ha dato la sua adesione a Eurobloodnet, il network europeo per l'autosufficienza e la sicurezza del sangue nella Comunità allargata, in favore della donazione anonima, volontaria e gratuita.
Le associazioni del volontariato Avis, Fratres e Anpas, con il supporto della Regione, hanno deciso di lanciare una nuova campagna di comunicazione in favore della donazione del sangue, con l'auspicio di ripetere il successo di quella del 2002. (est.mar.)
Veneto: prototipo Osservatorio condizione abitativa

Il Veneto sperimenterà il prototipo dell'Osservatorio della condizione abitativa. Si tratta di uno strumento di supporto per la raccolta e divulgazione delle informazioni che descrivano l’andamento dell’intero comparto edilizio abitativo e valuti l’efficacia degli interventi. E' stato costituito un apposito gruppo di lavoro, composto da rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (già Ministero dei Lavori Pubblici) e di alcune Regioni. che ha proceduto all'analisi e alla progettazione dell'osservatorio inteso come una specifica modalità per ricercare condizioni capaci di consentire maggiori relazioni tra domanda ed offerta attraverso il monitoraggio dei fenomeni economici e sociali. Tra le attività sono stati previsti un rapporto annuale sulla condizione abitativa, rapporti periodici, studi e ricerche. L’articolazione dell’osservatorio dovrà prevedere tre livelli di responsabilità, integrati tra loro, nella fornitura dei dati: livello nazionale, regionale e sub-regionale. (red)

Un saggio di Caia su "l'interesse nazionale"

"Il problema del limite dell'interesse nazionale nel nuovo ordinamento"  è trattato in un saggio di Giuseppe Caia (Professore di Diritto amministrativo, Università di Bologna), incluso nel volume , curato da Carlo Bottari, "La Riforma del titolo V, parte II della Costituzione" (edizione Maggioli - Quaderni della Spisa, Scuola di specializzazione in studi sull'amministrazione pubblica)."L’interesse nazionale - scrive Caia - non deve più essere inteso come limite (ulteriore) alle competenze regionali" e la "mancata menzione di esso, nel nuovo testo costituzionale" non è "affatto un problema, nel senso che questo concetto non è più utile neppure per la tutela efficace delle esigenze ultralocali per dimensione e complessità (considerando infatti che il nuovo testo individua altri, metodi e percorsi). Il problema sorgerebbe- continua Caia - invece laddove si intendesse insistere sulla persistenza di ciò che nel pregresso ordinamento si ricostruiva come di “interesse nazionale”; si avrebbe, infatti, l’applicazione ad un sistema nuovo di un criterio che — caso mai — presentava una propria logica e giustificazione solo in un sistema ora superato cd al quale il criterio si può ritenere indissolubilmente ed irrimediabilmente legato.
Queste affermazioni non devono essere valutate quali espressioni di una visione eversiva e di enfatica devolution o tali da disconoscere le esigenze unitarie insuscettibili di frazionamento, che immancabilmente sono presenti nel sistema. Infatti (...) sono altri i metodi, gli strumenti e gli istituti che possono garantire gli aspetti essenziali dell’unità ed indivisibilità della Repubblica, del riconoscimento della sovranità statuale e della tutela di esigenze necessariamente infrazionabili, per dimensione e complessità, nel nostro Paese.
"Il criterio dell’interesse nazionale - continua Caia - riproposto negli esatti termini e con la valenza che ha avuto nel passato, rappresenterebbe il sintomo più evidente che — nonostante la riforma — nulla si vuol far cambiare nel rapporto tra Stato, regioni ed altre autonomie locali. Significherebbe cioè un disconoscimento del “diverso presupposto di fondazione del sistema”, o quanto meno l’espressione di una sfiducia circa le scelte compiute con il nuovo titolo V del la parte I della Costituzione e circa la potenziale idoneità dei meccanismi e delle soluzioni ivi previste a funzionare.
Mi riferisco anzitutto all’ampia elencazione di cui al nuovo art. 117, comma 2, Cost. circa gli oggetti ed i valori che per il loro tenore sono assegnati alla competenza legislativa esclusiva dello Stato; infatti, predicare la necessità della sussistenza autonoma del limite dell’interesse nazionale significherebbe non saper cogliere la portata e lo spessore delle espressioni contenute nell’elencazione ovvero, all’opposto, ritenerle troppo ristrette e per ciò da smentire, sul piano sostanziale, tutte le volte in cui si presentino contingenti spinte o indirizzi in tal senso. Mi riferisco altresì al principio di sussidiarietà verticale stabilito per l’allocazione delle [ amministrative dal nuovo art. 118 Cost., che implica una visione cooperativa ed invece non è affatto compatibile con una visione di graduazione degli interessi cor rispondente ad una enfatica graduazione dei livelli istituzionali da cui “è costituita” (e non più “si riparte”) la Repubblica (cfr. il nuovo ed il vecchio testo di art. 114 Cost.). Mi riferisco, infine, fra le altre cose, ad almeno tre ulteriori garanzie esattamente rappresentate: dalla perdurante competenza statuale a determinare i “principi fondamentali” nelle materie di legislazione concorrente delle regioni, ai sensi del nuovo art. 117, comma 3 Cost.; dal potere sostitutivo statale in caso di inadempienza delle regioni nel l’esecuzione ed attuazione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea nelle materie di loro competenza (cfr. il nuovo testo di art. 117, comma 5 Cost.); dal potere sostitutivo del governo nei confronti di organi delle regioni e delle altre autonomie territoriali qualora lo richieda, tra l’altro, “la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali” (nuovo testo dell’art. 120, comma 2° Cost.). Si tratta di un insieme coerente di disposizioni che disegna no, sotto vari profili, un nuovo sistema, per ricostruire ed applicare il quale non può essere senza significato che il testo costituzionale riformato non menzioni più l’interesse nazionale, prima considerato in due disposizioni centrali (art. 117 ed art. 127). È noto che la lettera delle disposizioni normative, in generale, non può essere considerata determinante, ma per ciò che rileva in questa sede l’assenza di un espresso riferimento sembra invece assumere il significato univoco della volontà di superare il precedente sistema, anche per quanto attiene al criterio prima così ampiamente utilizzato (e spesso abusato) dell’interesse nazionale. In definitiva - afferma Caia - mi sembra che il criterio dell’interesse nazionale non sia più compatibile con il nuovo sistema e soprattutto non utile per una equilibrata realizzazione di esso". (sm)

 

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