periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 72 - Roma, 5-6-7 luglio 2003

Sommario

Ghigo: ha ragione Casini serve Camera Regioni FSE: 10.000 iniziative di formazione in Emilia-Romagna
Trento: nuove procedure rilascio autorizzazioni sanitarie Sirchia:  ruolo per  privati e Regioni e presto accordo su Irccs
Liguria: prima per cambio pneumatici Federalismo fiscale: Formigoni, Vegas e Fitto
Ghigo: ha ragione Casini serve Camera Regioni
''E' giunto il momento decisivo'' per il federalismo. Lo ha detto, ad Ancona il Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, che ha parlato della necessità di ''fare subito il Senato federale'', lanciando un appello ai presidenti di assemblee e giunte regionali e ai parlamentari presenti: ''Questo e' un banco di prova della nostra reale volontà di fare il federalismo''. ''O andiamo avanti o andiamo indietro, il Paese - ha aggiunto - non può aspettare in una situazione di stallo''.  ''Conosciamo l' agenda di riforme aperta davanti al Parlamento nazionale - ha sottolineato il presidente della Camera - mentre sul fronte altrettanto importante degli statuti regionali siamo ormai all' ultima scadenza utile prima della fine della legislatura. E' un passaggio da compiere assolutamente, senza attardarsi su questioni secondarie per mettere le assemblee regionali in condizione di funzionare efficacemente''. Casini ha ribadito l' importanza della collaborazione interistituzionale: ''In periferia spesso c' e' più collaborazione tra rappresentanti delle istituzioni di diverso colore politico. Dobbiamo lavorare tutti insieme per ottenere risultati concreti. Non si può stare in campagna elettorale 365 giorni l'anno''.
Ha ragione il Presidente della Camera Casini, per avviare un vero federalismo nel nostro Paese è fondamentale l’istituzione della Camera delle Regioni e delle Autonomie”, gli ha fatto eco Enzo Ghigo, Presidente della Conferenza delle Regioni. ”Così come è necessario nominare dei rappresentanti delle Regioni nella Corte Costituzionale. Sono due obiettivi istituzionali sempre sostenuti dalle Regioni e che ci vedono in sintonia con tutto il sistema degli Enti locali e delle autonomie. Ma innanzitutto serve la Camera delle Regioni, solo con essa infatti potremmo rafforzare e verificare nei fatti il processo riformatore in senso federalista dello Stato. Le Regioni credono in un federalismo cooperativo e solidale, che tiene unito il Paese e che ha come fondamento il principio della sussidiarietà, e cioè dell’avvicinare il più possibile i cittadini ai servizi pubblici sul territorio, come fattore di maggiore democrazia, partecipazione e controllo”. (gs).
''Rilanciamo la commissione bicamerale per gli affari regionali''. E' invece l'
appello lanciato dal coordinatore nazionale della conferenza dei consigli regionali Riccardo Nencini, il quale , a tal proposito esprime perplessità circa le reali intenzioni dei presidenti delle Regioni ''Non ho capito bene - ha detto Nencini (che fra l'altro  l'8 Luglio presenterà  a Roma insieme al Ministro La Loggia la “Carta delle Regioni d’Europa” e il 9 luglio si è fatto promotore di un convegno dedicato al tema "Le assemblee regionali contribuiscono alla riforma del parlamento italiano", prevista la partecipazione di Ghigo, Vizzini, Mancino, Nania e Bassanini)) quanto i Presidenti delle giunte regionali lavorino per realizzare la Camera delle Regioni e per aiutare la nascita della bicameralina''.
Per Vizzini (nella foto), Presidente della Commissione Bicamerale per le questioni regionali
bisogna ''avere il coraggio'' di individuare soluzioni realizzabili nel medio-lungo periodo e altre ''indispensabili'' nell' immediato. Tra le seconde, ha proposto ''incontri periodici'' tra la conferenza dei presidenti delle assemblee legislative regionali e i presidenti del Parlamento sulle riforme degli statuti e un confronto tra consigli regionali e commissione parlamentare per le questioni regionali sulla prossima legge finanziaria.
Nel frattempo su una questione, non certo marginale, scatta un allarme rosso:
in molti degli Statuti che si stanno predisponendo si vuole abolire, o ridimensionare, l'elezione diretta del Presidente della Regione
. (sm)
Trento: nuove procedure rilascio autorizzazioni sanitarie
Al via nella provincia autonoma di Trento le nuove procedure per il rilascio delle autorizzazione sanitarie e socio sanitarie. A partire dal 1 luglio 2003 tutte le strutture ambulatoriali private attualmente in esercizio dovranno presentare domanda di nuova autorizzazione al comune territorialmente competente. Il termine per la presentazione della documentazione è fissato al 29 dicembre 2003.  Il rilascio dell’autorizzazione è subordinato al possesso dei requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi, generali e specifici di cui al D.P.G.P. n. 30-48/Leg. di data 27 novembre 2000. La documentazione relativa ai requisiti minimi per l’autorizzazione delle strutture sanitarie e socio-sanitarie e i modelli per la presentazione delle domande di autorizzazione sono reperibili sul sito Internet www.provincia.tn.it/sanita . (sm)
Liguria: prima per cambio pneumatici
Nel 2002, con 77 pneumatici acquistati per ogni 100 vetture circolanti, gli automobilisti liguri si sono classificati al primo posto in Italia per frequenza di ricambio delle gomme delle proprie auto.
Nella graduatoria nazionale per regioni la Liguria precede infatti la Valle D'Aosta (76) al secondo posto, l'Emilia-Romagna (75) al terzo, la Lombardia e la Toscana entrambe con un rapporto di 72 gomme acquistate per ogni 100 auto circolanti, rispettivamente in quarta ed in quinta posizione.
Dallo studio di Tyre Team emerge poi il fatto che l'Italia e' tra le ultime nazioni in Europa per la sostituzione dei pneumatici: nel 2002 per ogni 100 auto circolanti sono stati infatti acquistati 61 pneumatici di ricambio contro i 94 di Germania, Francia e Gran Bretagna ed i 64 della Spagna. (red)
Fondo Sociale Europeo: 10.000 iniziative di formazione in Emilia-Romagna
Sono 10.629 le iniziative di formazione finanziate in Emilia-Romagna dal Fondo Sociale Europeo dall’inizio del 2000 ad oggi, a cui corrisponde un costo totale pari a oltre 658 milioni di euro. Privilegiati gli interventi per la promozione di una forza lavoro sempre più competente attraverso la formazione continua, per lo sviluppo dell’imprenditoria e la creazione di nuovi posti di lavoro, per la prevenzione della disoccupazione e la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il punto sulla formazione in Emilia-Romagna è stato fatto nel corso di una giornata di lavoro tra dirigenti e funzionari dell’assessorato alla formazione professionale, lavoro e pari opportunità, con il Comitato di sorveglianza,l’organismo previsto dalle norme comunitarie con il compito di dirigere e sorvegliare l’andamento del Programma operativo (Por) 2000-2006, cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo.
Il 36,8% (3.916) delle azioni approvate riguardano le attività di formazione continua dei lavoratori, seguite da quelle (26,5%) relative alle politiche attive del mercato del lavoro per combattere e prevenire la disoccupazione. Al terzo posto, per numero di progetti approvati (20,8%), le azioni finalizzate a miglioramento del sistema della formazione, dell’istruzione e dell’orientamento. Rilevante anche il numero di azioni volte a migliorare l’accesso e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. “Si conferma – ha detto l’assessore Bastico (nella foto) – un sistema della formazione che con le risorse europee sostiene i processi di qualità dell’occupazione e dello sviluppo produttivo. Del resto sia il mercato del lavoro che il sistema economico e sociale della nostra regione ne sono la diretta testimonianza”. 
La Regione Emilia-Romagna ha elaborato una ricerca sull’efficacia occupazionale e professionale dei corsi di formazione per gli anni 2000-2003. La prima conclusione della valutazione di efficacia è che gli allievi trovano in percentuale elevata un lavoro alla fine della formazione. Ed anche tra chi è disoccupato dopo 12 mesi dalla fine del corso, molti hanno comunque lavorato e non pochi hanno rifiutato offerte di lavoro perché non corrispondenti alle loro esigenze.
Inoltre la regione valuta di fare ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge Biagi. Infatti l'
assessore regionale al Lavoro dell' Emilia Romagna ha dichiarato: ''Auspico che ci sia ancora la possibilita' di correttivi sul decreto attuativo della legge Biagi sul mercato del lavoro, ma se questo non avverra' valuteremo il ricorso alla Corte Costituzionale''. In particolare Bastico rivendica alla Regione (in base al titolo V della Costituzione sul federalismo) la prerogativa di accreditare gli attori privati autorizzati ad agire sul mercato del lavoro. ''A gestire servizi possono anche essere privati - ha spiegato - ma in rete e in accordo con il pubblico''. ''Da parte del governo - ha detto ancora l' assessore - finora non ci sono state grandi aperture alle Regioni, molte delle quali, anche di centrodestra come la Lombardia, hanno posizioni vicine alle nostre''. (red)
Sirchia: ruolo per privati e Regioni e presto accordo su Irccs
Il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, in un'intervista a ''Il Bisturi on line'', parlando di risorse aggiuntive per il Servizio sanitario nazionale che potrebbero venire da accordi tra privati e Regioni. ''Vorrei precisare - spiega il ministro - che la mia volonta' e' sempre stata quella di migliorare, in termini di efficacia e qualita', il Ssn pubblico, solidale e universale, riaffermandone il ruolo centrale per la salute dei cittadini".
"Ovviamente - afferma Sirchia (nella foto) - questo comporta dei costi aggiuntivi".  Ed e' in tal senso - precisa il ministro - che va letta la mia proposta di stipulare convenzioni tra le assicurazioni e i fondi privati (che già esistono e sono sottoscritti da un grande numero di italiani) da una parte, e le Regioni dall'altra, per sostenere le spese dell'attività intramoenia, che oggi lavora in perdita. Non si tratta di creare una sanità a due velocità, come qualcuno ha paventato, ma di dirottare una parte della spesa che gia' ora va alla sanità privata verso quella pubblica. Ciò significherebbe una salutare boccata di ossigeno per il nostro sistema sanitario nazionale con un consistente risparmio per le Regioni''.
Ma il Ministro ha preannunciato anche un accordo sugli Irccs,
gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico- ha detto -devono vivere, e presto alla conferenza Stato-Regioni sarà presentata una bozza di accordo per la loro riforma. ''Non si può rinunciare alla ricerca scientifica insieme all'assistenza - ha spiegato  - perché se vi rinunciassimo l'Europa ci mangerebbe vivi. Quindi l'Irccs deve vivere e il problema non è più se l'Irccs debba vivere o non debba vivere, o se debba compartecipare la sua gestione, come io vorrei, alla Regione e al Comune che e' parte integrante, perché  il Comune può tantissimo per favorire un grande ospedale''. Secondo Sirchia il problema è la forma con la quale gli Irccs - che rappresentano una consistente parte degli ospedali d'eccellenza italiani - continueranno a operare. ''Andremo all'accordo alla Conferenza Stato-Regioni - ha affermato il Ministro della Salute - per superare quest'ultimo scoglio e far sì che l'Irccs sia una cosa limpida, condivisa e accettata da tutti per il valore che esprime: questo accordo spero di farlo comunque entro settembre, ma se possibile una prima bozza anche entro l'estate''.
Sul ruolo dei privati si registra intanto la ferma presa di posizione del Presidente delle Regione marche, Vito D'Ambrosio che ha anche attaccato i ministri della Salute e dell'Economia sulla questione della spesa sanitaria, rigettando al mittente le accuse di Regioni 'sprecone' in campo sanitario, e confermando il no delle Marche alle assicurazioni private.(gs)
Federalismo fiscale: Formigoni, Vegas e Fitto

Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni torna a chiedere la piena realizzazione del federalismo fiscale e di evitare passi  indietro. ''Non e' ancora stata maturata una decisione definitiva. Si e' insediata l'alta commissione sul federalismo fiscale e la Regione Lombardia vi partecipa in
prima persona. Chiedo che non ci sia nessun arretramento''. "Speriamo che il governo e il parlamento nazionale varino l'autonomia fiscale poiché per le regioni e' un passo essenziale per realizzare il processo di federalismo di cui il nostro paese ha bisogno''. In merito ai problemi e alle resistenze sollevate sull'argomento, secondo Formigoni ''vedo che non si tenta di applicare il decreto legge 56/2000 che apriva una prima possibilità al federalismo fiscale. C'e' qualche regione del sud che chiede di fare dei passi indietro e non credo sia una prospettiva accettabile dopo aver parlato per anni e anni di federalismo''.
Risponde a distanza il Sottosegretario all'economia, Giuseppe Vegas (nella foto) : "L'alta commissione per il federalismo e' partita adesso, e ci vorrà del tempo, grosso
modo un anno''.  Secondo Vegas in particolare l'attuazione dell'art.119, che prevede l'autonomia fiscale delle regioni, ''e' una cosa complessa, che non può avere una risposta semplice''. Per il sottosegretario infatti ''il decreto legge 56/2000 che prevedeva il federalismo fiscale prima della riforma costituzionale, comporta una penalizzazione molto forte delle regioni meridionali che non era ancora stata ben compresa e perciò c'è da discutere''. ''
Per far partire il federalismo fiscale vero e proprio -avverte Vegas - bisogna capire bene quali sono le funzioni e quanto costano. Uno studio Isae dice infatti che i costi sono pari a 100 mila miliardi delle vecchie lire e perciò bisogna vedere come ridistribuirli e su quali imposte gravare. Bisogna inoltre evitare confusione tra le risorse destinate alle Regioni e quelle allo Stato''.
E sul tema torna anche il presidente della Puglia, Raffaele Fitto: ''Il decreto legislativo 56 non è 'una' delle questioni sulla quali discutere e' 'la' questione; una questione che,
se non troveremo un accordo, porterebbe le Regioni del Mezzogiorno in una situazione di assoluta ingovernabilita'''.    ''Su questo tema - ha detto Fitto - si gioca il futuro del Mezzogiorno'' e ha avvisato che se non si troverà un' intesa e dovesse passare il Dpcm per il 2002 ''certamente la Puglia farà ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio e farà un ricorso alla Corte Costituzionale''. ''Nel dibattito di questi giorni - ha detto Fitto - non c' e' uno schieramento che si contrappone all' altro su questo tema. Ci sono le Regioni del centro-nord che hanno un colore politico tanto di uno schieramento quanto dell' altro e che hanno una posizione decisa, e legittima rispetto all' attuazione del decreto legislativo 56 e ci sono le Regioni del centro-sud tanto di un colore politico quanto dell'altro che hanno una posizione differente su un decreto che è del precedente governo''. ''Se il decreto 56 viene attuato nel primo Dpcm al quale ci stiamo opponendo in Conferenza Stato-Regioni - ha detto Fitto - la Puglia perderà 31milioni di euro circa e questo dato cresce dal 2002 fino al 2013 passando a 73milioni di euro nel 2003, fino a giungere ai 600milioni di euro di trasferimento in meno
nel 2013''. In questo dibattito - secondo Fitto - occorre poi inserire una riflessione importante: le Regioni del Sud si devono presentare al confronto con le Regioni del centro-nord non con la mentalità dell' assistenzialismo, ma con la logica dell'impiego efficiente delle risorse. E quindi ha fatto riferimento
a ''quel principio di solidarietà tra differenti regioni'' che consenta di raggiungere ''un obiettivo comune a livello nazionale''. Se pensiamo di rivendicare solamente e di chiedere solamente più risorse perché dobbiamo recuperare un gap storico e poi non facciamo nulla per rendere più efficiente un territorio, allora e' evidente che la strada è sbagliata''. (gs).
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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