periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 36 - Roma, 15 maggio 2003

Sommario

Calabria: approvato statuto in prima lettura Fadoi: la salute regione per regione
Immigrati regolari in aumento Censis: gli italiani e internet
Sanità: per Cer prime Umbria, Lombardia, Lazio, Marche Interesse nazionale: polemica Fini-Lega
Calabria: approvato statuto in prima lettura
Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato in prima lettura e a larghissima maggioranza il nuovo Statuto della Regione. La Calabria e' la prima Regione in Italia ad approvare il nuovo Statuto previsto dall'attuazione della nuova riforma del Titolo V della Costituzione. E' ora prevista la seconda lettura, entro sessanta giorni, da parte dell' Assemblea e probabilmente un referendum popolare. Con l'approvazione del nuovo Statuto, è stato il commento di Paolo Naccarato, presidente della Commissione riforme della Regione, ''si da' avvio ad una pacifica rivoluzione culturale, ma anche politica, sociale ed economica, con regole trasparenti e moderne che incideranno positivamente sul futuro della nostra regione''.   
''Il 12, 13 e 14 maggio costituiscono date storiche", ha affermato il presidente del Consiglio regionale, Luigi Fedele, non solo per la Calabria ma "per l'intero sistema delle Regioni''.
Per i
l segretario regionale dei Ds, Nicola Adamo ''Il nuovo Statuto disegna una Regione moderna, aperta ad un regionalismo che si fonda sul protagonismo attivo delle forze sociali e del sistema delle autonomie locali. La forma di governo decisa e' coerente con il sistema maggioritario ed il principio presidenzialista.  E' stata approvata la norma 'antiribaltone' per garantire stabilita' ed il rispetto del mandato elettorale".
Per il presidente della Giunta,
Giuseppe Chiaravalloti, ''il principio del presidenzialismo, inizialmente osteggiato, sia pur con qualche lieve temperamento è stato sostanzialmente accettato dalla maggioranza dei consiglieri calabresi, a dimostrazione che il principio possa giovare all'efficienza e all'operativita' dell'Istituzione''.

La soluzione adottata per la forma di governo nel nuovo Statuto è un presidenzialismo temperato. Essa prevede l'indicazione al corpo elettorale del Presidente e  del Vicepresidente della Giunta, nominati dal Consiglio regionale nella sua prima seduta. La mancata nomina comporta lo scioglimento del Consiglio regionale. Nel caso di dimissioni volontarie non politiche, incompatibilità sopravvenuta, impedimento permanente o morte del Presidente, subentra il Vicepresidente. Se tali casi si dovessero ripetere il Consiglio si scioglie.
(gs)
Immigrati regolari in aumento
Sono due milioni e 395mila gli immigrati regolari in Italia. Il dato, che si riferisce all'inizio di quest'anno, risulta dal Dossier Statistico Immigrazione 2003, curato da Caritas e da Migrantes.
Secondo le stime, elaborate sulla base dei dati forniti dal ministero dell'Interno, gli stranieri presenti nel nostro Paese sarebbero 800mila in piu' rispetto allo scorso anno, con un'incidenza del 4,2% sulla popolazione italiana, inferiore soltanto di un punto rispetto alla media europea. 
Guardando, in particolare, alle singole Regioni italiane, confrontando il numero di soggiornanti della fine del 2001 e della fine del 2002, risulta che Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna si attestano al di sotto della media d'aumento, mentre Piemonte, Lombardia, Molise e Basilicata sono nella media, registrando un aumento del 10-13%. Friuli Venezia-Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche,Abruzzo e Calabria si collocano al di sopra della media, mentre Campania e Puglia registrano una diminuzione.  Per quanto riguarda le domande di regolarizzazione presentate dagli immigrati, alcune Regioni italiane si attestano al di sotto della media, con meno di 70 domande ogni 100 lavoratori: si tratta di Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia-Giulia, Sicilia e Sardegna. Sono invece nella media, con 70-130 domande ogni 100 lavoratori, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise e Puglia. Si collocano, infine, al di sopra della media (a partire da 130 domande ogni 100 lavoratori) Basilicata, Campania e Calabria. (sm)
Sanità: per Cer prime Umbria, Lombardia, Lazio, Marche
Presentazione del volume ''La sanita' nella transizione al federalismo'' promosso dal Cer (il Centro Europa Ricerche fondato da Giorgio Ruffolo e diretto da Alessandro Aronica). I risultati della ricerca sono stati commentati da Giuliano Amato, dagli assessori regionali alla Sanita' dell'Emilia Romagna e della Lombardia, Giovanni Bissoni e Carlo Borsani, dal presidente della sezione della corte dei Conti, Manin Carabba.
Il Cer afferma che la tendenza alla crescita della spesa sanitaria non e' interamente ''patologica'', ovvero non e' solo il frutto di inefficienze, ma dipende dalla domanda di prestazioni sanitarie, strutturalmente crescente. Nell'Unione Europea, il peso della sanita', negli ultimi 40 anni, e' passato in termini di Pil da valori inferiori al 4% (inizio anni '60) a valori intorno all'8% (2000). Il contenimento della spesa in Europa dopo il 1993 e' largamente dovuto alla componente pubblica, scesa nel 2000 al 5,9% rispetto al 6,2% del 1993. Ma in Germania e Francia, la spesa per la Sanità sfiora e supera il 10% del Pil.
Nella combinazione qualita'-quantita', le regioni Umbria, Lombardia, Lazio, Marche sono le regioni ai primi 4 posti. Per Giovanni Bissoni, pero', non e' il caso di esasperare il confronto fra i ''modelli'' di sanita' individuati dalla ricerca (quello ''burocratico'', prevalente nel Sud, che rinuncia a ogni autonomia delle Asl; quello della ''concertazione'' tipico del Nord-Est, con forte strumentazione di indirizzo e controllo dei costi; quello delle ''regole'' che punta a ridurre i costi e a incentivare la concorrenza).
L'Emilia Romagna ha scelto il modello concertativo - ha spiegato Bissoni - per cui è più forte la collaborazione della concorrenza. Bissoni ha di nuovo polemizzato col ministro Sirchia a proposito delle strutture da indicare come ''punti eccellenza''. ''Il governo fissi i principi - ha ribadito - e lasci alle Regioni poi l'individuazione delle strutture''. Ma l'allarme di Bissoni riguarda le risorse. ''Il sistema sanitario e' seduto su una bomba a orologeria: a fine 2001 il disavanzo finanziario era di 4 mld di euro. Nel 2002 erano 3,5 mld. Nel 2003 e' previsto un incremento del 5%''.
Per Carlo Borsani, assessore alla Sanita' della Lombardia,  il principio di responsabilità limitata e' stato di fatto reintrodotto: le Regioni infatti non possono decidere quali fondi destinare alla Sanita'. ''non amo la parola federalismo - ha spiegato Borsani - e propendo di piu' per l'autonomia regionale. Potrei fare a botte con Bossi, per questo''. Sui centri di eccellenza, Borsani e' d'accordo con Bissoni: lo Stato fissi i principi, alle Regioni spettera' la scelta''. (gs)
Fadoi: la salute regione per regione
E' buona la salute degli italiani, lo affermano gli internisti ospedalieri. Sei italiani su dieci dichiarano di stare bene e tre su dieci di essere in condizioni discrete. Vivono piu' a lungo (76 anni gli uomini e 82 le donne), soprattutto nelle Marche; sono anche piu' alti, soprattutto nel Friuli, mentre i piu' magri vivono in Valle d'Aosta. E' la fotografia emersa dall' indagine condotta dalla Federazione degli internisti ospedalieri (Fadoi), che tra l'altro ha evidenziato anche il tema del sovrappeso degli italiani.
Ecco la mappa della salute in Italia, regione per regione:
VALLE D'AOSTA: con la Campania, e' la regione in cui le malattie cardiache colpiscono meno: 4,2% rispetto alla media nazionale del 5,4%; poco diffusa anche l'ulcera (1,8% contro il 4,7%);
PIEMONTE: i tumori colpiscono soprattutto le donne;
LOMBARDIA: particolarmente diffusi i tumori (1,3% contro 0,9%);
LIGURIA: piu' diffusi i tumori rispetto alla media nazionale; gli uomini soffrono di ipertensione;
TRENTINO ALTO ADIGE: negli uomini la provincia di Bolzano registra il minor numero di problemi di prostata; artrosi, artrite e diabete sono poco diffuse sia negli uomini che nelle
donne. Minor numero di donne obese;
FRIULI VENEZIA GIULIA: tumori piu' diffusi rispetto alla media nazionale, cosi' come cefalea e ulcera;
VENETO: negli uomini sono piu' diffuse le allergie;
EMILIA ROMAGNA: molto comuni le lombosciatalgie e le allergie  nelle donne;
TOSCANA: la diffusione di allergie, malattie cardiache e vene varicose e' piu' alta della media nazionale;
UMBRIA: le malattie piu' comune in uomini e donne sono artrosi, artrite e allergie. Gli uomini soffrono piu' di cuore, le donne di emorroidi, ipertensione e vene varicose; MARCHE: negli uomini sono piu' diffusi i tumori;
ABRUZZO: negli uomini sono piu' comuni malattie del cuore, artrosi e artrite;
MOLISE: sono piu' diffuse le malattie di cuore (7,2% contro la media del 5,4%); donne meno colpite da tumori e obesita';
LAZIO: negli uomini sono piu' diffusi i tumori;
CAMPANIA: con la Valle d'Aosta, e' la regione in cui le malattie cardiache colpiscono meno: 4,2% rispetto alla media nazionale del 5,4%; meno diffusi anche cefalea (5,3% contro la media del 9%), vene varicose, emorroidi e allergie;
CALABRIA: con la Puglia,e' la regione in cui i tumori colpiscono meno: 0,5% della popolazione contro la media nazionale dello 0,9%. Gli uomini soffrono meno di mal di testa
PUGLIA: con la Calabria e' la regione in cui i tumori colpiscono meno (0,5% contro la media nazionale dello 0,9%);
BASILICATA: il diabete e' particolarmente diffuso negli uomini;
SICILIA: si soffre meno di tiroide (1,8% contro il 2,8% nazionale), negli uomini meno problemi di ipertensione;
SARDEGNA: mal di testa e osteoporosi piu' comuni nelle donne.
(sm)
Censis: gli italiani e internet
internet_pen@ "Gli Italiani, Internet e i nuovi servizi" è il tema di una recente ricerca del Censis. "La tradizionale sfiducia nei confronti del pubblico - secondo l'Istituto diretto da Giuseppe Roma - si sta progressivamente sostituendo con un nuovo rapporto nei confronti della pubblica amministrazione:  il 36% degli intervistati ne ritiene migliorato il funzionamento negli ultimi due anni, il 37% lo valuta invariato e 25% peggiorato. I giudizi positivi arrivano al 47% se ad esprimersi sono gli intervistati  con un titolo di studio elevato, e cioè coloro che dispongono di maggiori opportunità per accedere ai nuovi servizi offerti dalla PA. La tecnologia, infatti, ed Internet in particolare, è uno degli strumenti chiave per migliorare la qualità dei servizi offerti secondo l’89% dei cittadini intervistati. la Ricerca consente di fare il punto :Uffici virtuali e uffici reali: il giudizio degli italiani; Innovazione e tecnologia ; il “popolo di navigatori” del web ; futuro della PA: Internet può migliorarla ; Click and brick: la richiesta di cambiamento ; I servizi: la domanda è orientata ai servizi di base ; Ici on line .  Gran parte delle iniziative innovative, sia sperimentali che già implementate, sono oramai conosciute da gran parte dei cittadini: il 65% è a conoscenza della carta di identità elettronica mentre il 52% conosce le reti civiche o i portali comunali. La fiducia nei confronti di Internet quindi cresce, così come la percentuale degli utenti: erano il 21,3% della popolazione nel 2000, sono il 32,1% oggi. Se erano 9,4 milioni nel 2000 sono oggi 14 milioni gli utenti tra la popolazione adulta (oltre i 18 anni). Tuttavia circa il 68% degli italiani ancora non accede ad Internet.
Per capire i dati sull’accesso ai servizi on line bisogna prendere in considerazione i consumi di tecnologia più in generale e la propensione ad utilizzare strumenti e soluzioni che si discostano dalle abitudini consolidate. In merito al personal computer: il 36% degli intervistati lo possiede in casa e lo usa abitualmente, il 15% ne può disporre in casa ma non lo usa personalmente, mentre il 49%  non ne può disporre tra le mura domestiche.(sm)

Tab. - Utenti di Internet. Confronto 2000-2003 (val. % e valore in milioni sul totale della popolazione adulta)
 

val. %

in milioni

Rilevazione Aprile 2000

21,3

9,4

Rilevazione Aprile 2003

32,1

14,0

  Fonte: Censis e Forum PA, 2003 

Interesse nazionale: polemica Fini-Lega
E' sempre polemica sul cappello "interesse nazionale" inserito sopra alcune materie devolute alle Regioni nella nuova riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione promossa dal Consiglio dei Ministri, e ora al vaglio di Regioni ed Enti locali. Dopo i distinguo, sempre sullo stesso argomento, dei ministri Bossi-La Loggia alla trasmissione di Vespa "Porta a Porta", ecco il confronto a distanza tra Fini e Cé.
''La Lega - ha detto Fini - ha una posizione molto netta sulla tutela degli interessi, anche legittimi, dei cittadini del nord. Ma non e' vero che e' impossibile garantire contemporaneamente la tutela dell' interesse nazionale. Quando si discusse, anche con grande accanimento, del nuovo Titolo V della Costituzione, An fu molto ferma e alla fine lo ottenne chiedendo che ci fosse il riconoscimento dell'interesse nazionale''.
Ha risposto subito il capogruppo della Lega alla Camera,
Alessandro Ce', precisando che nel patto Cdl era assente il concetto interesse nazionale: ''Vorrei ricordare al Vicepresidente Fini - ha dichiarato Cé -  che in quel patto non sta scritto da nessuna parte il concetto di interesse nazionale, tanto caro ad Alleanza Nazionale''.  ''E' quindi scorretto - sottolinea Ce' - oggi collegare tra loro devoluzione e controriforma federalista del 117, cioe' quella che prevede l'interesse nazionale, Roma capitale con piu' poteri, e maggiori poteri allo Stato rispetto alla situazione attuale''.
Nella polemica si è inserito per l'opposizione
Giuseppe Fioroni della Margherita: ''il patto della Cdl non prevede la difesa degli interessi nazionali ma solo di quelli della Padania''.
(gs)
 

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