periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 154 - Roma, 30  ottobre 2003

Sommario

Una Finanziaria per i cittadini 6 novembre: convegno su "donne, risparmio e ruolo banche"
Emilia-Romagna: ricerca su infibulazione I trasporti locali in Molise
Veneto: indagine su fumo e alcool Piemonte: Osservatorio artigianato
Una Finanziaria per i cittadini

Le Regioni promuovono e organizzano un incontro pubblico – che si svolgerà oggi a partire dalle ore 10.00 presso la Sala AdnKronos, Palazzo Cherubini, Via di Ripetta, 22 a Roma il giorno 30 ottobre – con gli Enti locali (Comuni, Province e Comunità montane), le Forze sociali, i Sindacati, le Imprese, i Gruppi parlamentari.
All’incontro – che avrà come tema “una Finanziaria per i cittadini” – sono stati invitati i Presidenti delle Associazioni degli Enti locali, i Segretari generali di tutte le Organizzazioni sindacali, i Presidenti delle maggiori Organizzazioni rappresentative delle imprese (Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Coldiretti etc.), i Capigruppo parlamentari, Deputati e Senatori.

“Le Regioni non chiedono un euro in più, ma solo quello che avevano concordato con il Governo con il patto dell’8 agosto 2001”. Lo ha dichiarato Enzo Ghigo, presidente della Conferenza delle Regioni.
“Con il voto di fiducia la manovra Finanziaria resta così com’è, penalizzando pesantemente i nostri bilanci, che poi non sono altro che i servizi che rendiamo ai cittadini in termini di sanità, trasporti, aiuti alle imprese, edilizia residenziale pubblica e quanto altro ci compete anche grazie al decentramento amministrativo. Nella Finanziaria mancano le risorse dovute e necessarie per l’assistenza sanitaria agli immigrati regolarizzati con la legge Bossi-Fini. Le Regioni già hanno erogato e continueranno ad erogare servizi…ma questi non sono finanziati dallo Stato. Le Regioni non battono cassa, ma il rispetto degli impegni presi, anche per velocizzare e rendere certa l’erogazione di quanto già previsto e stanziato.
Se lo Stato fa “cassa” con le risorse destinate alle regioni, queste ultime sono costrette a “rimetterci con gli interessi”. Insomma ci rimettiamo un po’ tutti e in particolare la qualità e la sostenibilità dei servizi resi. Con questa Finanziaria ogni cittadino, e solo per quanto riguarda la sanità, avrà 150 euro in meno, nel senso che si tratta di 150 euro che vengono meno ai servizi sanitari resi, senza parlare delle risorse per le politiche sociali che sono state notevolmente decurtate. Su questo ed altro ci confronteremo domani a Roma con i Parlamentari, gli Enti locali e le altre forze sociali. Intendiamo proporre il nostro contributo affinché questa manovra diventi “Una Finanziaria per i cittadini” così come suggerisce il titolo della manifestazione”.

Comunicati Stampa

Agenzie

Documentazione:

esempi concreti

note di accompagnamento

grafici

Emendamenti Regioni:

manovra,

sanità,

sociale


(gs)

Emilia-Romagna: ricerca su infibulazione

Oltre un operatore sanitario su quattro in Emilia-Romagna ha affermato di aver avuto in cura pazienti con mutilazioni genitali femminili (Mgf). E’ quanto emerge da una ricerca, la prima in Italia, effettuata in ambito sanitario tra ginecologi (176) ed ostetriche (241) operanti nelle strutture sanitarie pubbliche della regione. La ricerca, approvata da Who Europe (Centro per la salute delle donne collegato all’Organizzazione mondiale della sanità), è stata finanziata dall’assessorato alla Sanità della Regione Emilia-Romagna e coordinata dal professor Gianfranco Gori. Le finalità del sondaggio sono la verifica delle opinioni sulle Mgf tra le donne immigrate e gli operatori, ma soprattutto mettere le basi per lo sviluppo di politiche adeguate e per fornire supporto educativo ai professionisti.
La mutilazione dei genitali femminili è una pratica che nel mondo riguarda circa 130 milioni di donne, soprattutto africane. Un tema che tocca da vicino le problematiche sociali e sanitarie di molte immigrate nel nostro Paese.
Dalla ricerca si evince che l’87 per cento degli operatori intervistati ritiene che l’infibulazione sia stata eseguita nel Paese di origine da bambine che poi giungono in Italia, ma il 6,3 per cento pensa che tale pratica sia effettuata anche in Italia da personale specializzato o da curatori tradizionali.
Nella ricerca sono stati affrontati anche i complessi rapporti tra gli operatori sanitari e le pazienti.
 “Si tratta di un tema straordinariamente complesso – ha detto l’assessore alle Politiche sociali della Regione, Gianluca Borghi -, sul quale noi abbiamo una ferma posizione che si concretizza in politiche di contrasto al fenomeno”. “Anche a seguito della consapevolezza acquisita tramite questi studi - ha aggiunto Borghi -, verranno promossi corsi di formazione per gli operatori dei servizi ostetrico-ginecologici, perché si facciano tramite di un’informazione tesa alla prevenzione tra le donne immigrate”. La formazione sul personale sanitario verrà supportata dalla diffusione di un manuale informativo. Per quanto riguarda la dimensione sociale del fenomeno, ha detto l’assessore, “la Regione affronterà questa delicata tematica nell’ambito della formazione agli operatori degli sportelli informativi, attraverso la collaborazione con i centri culturali e di accoglienza, oltre che con le comunità immigrate e con il coinvolgimento dei mediatori interculturali”.
(sm)

Veneto: indagine su fumo e alcool

 Fumo e alcol, prima di diventare causa o concausa di molte patologie, sono uno "stile di vita", indotto da cultura ambientale, opinioni, credenze, pressione sociale. E' questa l'indicazione che emerge dalla più vasta ricerca nel settore, realizzata dalla Regione Veneto in collaborazione con i Medici di Medicina Generale, i cui risultati sono stati presentati oggi nell'ambito del Convegno "Modello Veneto per il Governo della Medicina Convenzionata di Assistenza Primaria", tenutosi all'hotel Maggior Consiglio di Treviso, su iniziativa della stessa Regione e della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta (FIMMG). La ricerca ha coinvolto 62.000 cittadini e quasi 2.300 dei 3.567 Medici di Medicina Generale del Veneto, che hanno fatto compilare un questionario ai loro pazienti, compilandolo a loro volta. "Ne è scaturita - sottolinea l'assessore regionale alla sanità Fabio Gava - una fotografia inedita e preziosa di due fenomeni che hanno un grande peso sullo stato di salute dei veneti, con importanti indicazioni sul taglio da dare alle iniziative di prevenzione. Grazie al lavoro dei Medici di famiglia è stato possibile valutare le opinioni dei pazienti circa gli effetti di fumo e alcol e i loro atteggiamenti sui problemi della salute; verificare un modello organizzativo territoriale di sviluppo di una epidemiologia delle domande e dei bisogni; valorizzare la figura del Medico di Medicina Generale rendendola protagonista di un modello organizzativo di ricerca socio-sanitaria". Gli esiti dello studio sono pubblicati in un volume ("Il cittadino e il medico di medicina generale veneti: i problemi alcol e fumo correlati") che sarà distribuito in 5000 copie a tutti gli operatori interessati. Vediamo allora i dati più significativi emersi. Rispetto all'uso di tabacco, fuma il 23,5% degli assistiti (27,9% M – 19,7% F) e il 18,9% dei MMG. Dai 20 ai 24 anni fuma il 38,2% dei giovani utenti del MMG mentre la prevalenza del fumo nella stessa età secondo l’ISTAT era del 28,5%. Il 23,2% dei minorenni assistiti dai MMG fuma. L’abitudine al fumo viene trasmessa per lo più in famiglia: il 57,3% dei fumatori ha un familiare che fuma contro il 27,7% dei non fumatori. La parte dell’indagine che esplora le opinioni evidenzia che 2/3 degli intervistati  ritengono l’offerta di una sigaretta un gesto di cortesia o “normale”. Il gesto di offrire la sigaretta è ritenuto “inopportuno” solo il 5,5% dei fumatori e il 36,8% dei non fumatori. L’opinione personale sulla pericolosità del fumo è correlata all’incidenza del fumo nella propria famiglia: chi ritiene che fumare fino a 5 sigarette non faccia male ha un parente convivente che fuma nel 44,5% dei casi, invece chi ritiene che anche meno di 5 sigarette siano dannose ha in famiglia un fumatore nel 33,9%.  Rispetto alle problematiche correlate all'alcol, emerge che le modalità di consumo delle bevande alcoliche sono differenti nelle diverse età: i giovani prediligono il consumo nei fine settimana piuttosto che ai pasti. 9 su 10 giovani sotto i 24 anni consumano (“talvolta” + “sempre”) alcolici nei fine settimana. Un dato di grande interesse sta nel fatto che il 54% dei ragazzi dai 14 ai 17 anni consumano alcolici e il 22,7% di loro lo fa in tutti i fine settimana. Esiste la consapevolezza che l’alcol può provocare dipendenza in circa la metà degli assistiti, e un po’ più frequente nei giovani che negli anziani. Un quarto delle persone ritiene che due bicchieri di vino migliorino l’attenzione, ma tra gli anziani con oltre 64 anni la percentuale sale al 37%. Il 7,8% degli assistiti dichiara di avere in famiglia qualcuno con problemi da alcol (esteso alla popolazione regionale oltre 300 mila persone con problematiche legate all’alcol). Un dato particolarmente interessante è il fatto che l’abitudine personale a consumare alcolici influisce sul consumo degli altri. (red)

6 novembre: convegno su "donne, risparmio e ruolo banche"
La Consulta femminile interassociativa di Milano ha organizzato un incontro-dibattito dedicato al tema: "donne tra consumo e risparmio:il ruolo delle banche". Il convegno si terrà giovedì 6 novembre 2003 alle ore 15.30 (Sala delle colonne - Banca Popolare di Milano - Via San Paolo, 12 - Milano). Sono previsti, fra gli altri, gli interventi di: Giovanna Chiara (Presidente Consulta Femminile), Ada Grecchi (Assessore al personale e organizzazione, politiche femminili - Provincia di Milano), Vincenzo Somma (Direttore Responsabile "Soldi Sette"). (red)
I trasporti locali in Molise

La newsletter della Corte dei conti rende noto che la Sezione regionale di controllo per il Molise ha pubblicato la Relazione relativa ai trasporti locali nella Regione per il 2002. La relazione è finalizzata alla verifica delle attività svolte per garantire alle collettività locali l’erogazione del servizio di trasporto pubblico da parte delle aziende operanti sul territorio. L’indagine, che intende seguire l’evoluzione del processo di riforma del settore in adesione alle competenze derivanti dal mutato quadro costituzionale, è stata estesa anche al trasporto su ferro, in considerazione dell’importanza che esso assume per la razionalizzazione della mobilità locale. La Corte ha rilevato che le proprie osservazioni rispetto alle passate gestioni hanno prodotto, come immediata conseguenza, un’attenzione maggiore ai problemi del TPL e un approccio più costruttivo e consapevole da parte dell’Amministrazione regionale. Se, però, a livello normativo la regione ha dimostrato “un certo dinamismo”, non è riuscita, sul piano operativo, ad informare la propria azione “ad una logica di pianificazione e programmazione”.
Delibera n. 4 /2003 della Sezione regionale di controllo per il Molise e testo della Relazione.
(red)

Piemonte: Osservatorio artigianato
L’Osservatorio dell’Artigianato della della Regione Piemonte e il Centro Studi per l’Artigianato Piemontese hanno esaminato, attraverso due distinte ricerche, la vocazione delle imprese artigiane all’internazionalizzazione.
"Proprio per le loro caratteristiche specifiche – spiega l’Assessore Giovanni Carlo Laratore - queste piccolissime imprese, quando intendono proporre il loro ruolo su mercati esteri, adottano strategie molto differenziate. La prima ricerca, "l’Artigianato e la dimensione internazionale" si è occupata di capire come e perché gli artigiani si internazionalizzano e quali difficoltà incontrano sul loro cammino, quali sono i punti di forza, quali le debolezze.Sono stati esaminati in profondità trenta casi significativi di imprese artigiane che hanno avviato od hanno in corso progetti e/o azioni di internazionalizzazione".
Questa ricerca ha messo in luce come qualità ed innovazione rappresentino grandi opportunità per i piccolissimi mercati "di nicchia" , ma anche come un fattore di successo per accedere a questi mercati sia rappresentato dalla cooperazione ed integrazione tra imprese specializzate. Una domanda emerge con forza da questo tipo di imprese: la disponibilità di servizi mirati ed adattabili a questa dimensione di impresa: domanda che, ad oggi, nessun soggetto, sia pubblico che privato, è riuscito pienamente a soddisfare.
Dall’inchiesta realizzata presso un significativo campione di imprese artigiane, emerge che il 49% degli imprenditori contattati sarebbe disponibile ad impegnarsi in un progetto di cooperazione internazionale riguardante un Paese in via di sviluppo. La gran maggioranza di coloro che non sono disponibili, inoltre, motiva tale risposta con l’impossibilità ad abbandonare per lunghi periodi il posto di lavoro. Le ragioni di questa disponibilità sono da ricercare, prima ancora che nell’adesione a valori solidaristici (21%), o che nel tentare inedite vie per sviluppare l’attività (32%), nella ricerca di nuove esperienze personali, in cui s’intrecciano business, dimensione culturale ed esistenziale.
"Nel complesso – conclude Laratore - prevale quindi un atteggiamento "possibilista", che apre interessanti prospettive alle collaborazioni tra mondo dell’artigianato e della cooperazione internazionale. Negli ultimi anni, effettivamente, si sono moltiplicati segnali di collaborazione e di reciproco interesse tra queste realtà, come testimonia il progetto Giubileo, promosso dalla Regione Piemonte e dalla Pastorale Sociale e del Lavoro, in partnership con numerose associazioni del Burkina Faso, che ha visto l’adesione delle associazioni artigiane ed il coinvolgimento diretto di alcune imprenditrici e imprenditori della nostra regione".
(gs)
 

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