periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 272 - Roma, 21  aprile 2004

Sommario

Riforme: le perplessità di Astrid e il monito di Casini Lecce 23 e 24 aprile: convegno su emersione lavoro e sviluppo locale
Federfarma: sta aumentando spesa farmaceutica Corte dei conti su acque minerali  termali in Piemonte
Fondo di coesione: verso braccio di ferro in Unione Europea Corte dei conti: in Calabria dibattito su manovre bilancio
Corte dei conti: in Calabria dibattito su manovre bilancio
E' stato pubblicato il testo integrale della relazione della Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti per la Calabria (presidente Paleologo, componenti Ginestra, Bombino, Lorelli) relativo al rendiconto
regionale 2002 ed approvato lo scorso 11 dicembre 2003. On line sul sito della corte dei Conti: la
sintesi sul rendiconto generale e la sintesi sul conto del patrimonio .
Il testo è corredato delle controdeduzioni della Giunta regionale e della Commissione bilancio del Consiglio regionale ed è strutturato in 11 capitoli riguardanti l' andamento dell'economia regionale, quello delle entrate e delle uscite del bilancio regionale, i principali saldi finanziari, il costo del personale e le consulenze esterne (relatore per tutti Lorelli), il conto generale del patrimonio (relatore Ginestra), il Por ed i fondi strutturali 2000-2006 (relatore Lorelli).
La relazione si pone quale punto di arrivo delle attività di indagine svolte nel corso dell' intero anno 2003 dalla Sezione regionale di controllo, anche nella nuova veste, voluta dalla legge n.131/2003, di soggetto cui è demandata in via esclusiva la verifica del rispetto degli equilibri di bilancio da parte delle Regioni in relazione al patto di stabilità interno ed ai vincoli derivanti dall' appartenenze dell' Italia all' Unione Europea.
Ora è auspicio della Corte che si apra un ''approfondito dibattito, funzionale all'approvazione da parte del Consiglio regionale dei rendiconti annuale predisposti dalla Giunta e, più in generale, in occasione delle prossime ed importanti manovre di bilancio''. (red)
Corte dei conti su acque minerali  termali in Piemonte

Secondo quanto reso noto dalla newsletter della Corte dei conti , la Sezione regionale di controllo per il Piemonte ha pubblicato un’indagine sulla gestione delle fonti di acque minerali e termali nella Regione. L'indagine esamina, fra l'altro, concessioni e permessi di ricerca attualmente operanti. "Non bisogna dimenticare - sottolinea la nwsletter della Corte - che l’attività industriale ed estrattiva connessa allo sfruttamento delle fonti minerali e termali in Piemonte, che avviene di concerto tra di concerto fra le autorità locali e quelle regionali, rappresenta, dal punto di vista imprenditoriale, una importante voce della struttura economica locale, con significativi risvolti scientifici, commerciali e occupazionali, soprattutto in riferimento a quelle aree montane “economicamente depresse” e a certe zone marginali delle province piemontesi.
La Corte ha però
lamentato che “gli elementi forniti dai vari soggetti istituzionali interessati” – con l’unica eccezione della provincia di Biella – “non consentono di disporre di elementi concreti, precisi e confrontabili in ordine ai costi di gestione".
La Corte ha, infine, dato atto alla Regione di aver promosso iniziative volte a sostenere con specifici finanziamenti lo sviluppo del settore termale in talune realtà territoriali. On line la
Delibera n. 6/2004 della Sezione regionale di controllo per il Piemonte e testo della Relazione. (red)

Lecce 23 e 24 aprile: convegno su emersione lavoro e sviluppo locale

In programma a Lecce il 23 e il 24 aprile  un convegno su emersione lavoro e sviluppo locale promosso dalla Commissione per l’emersione del lavoro non regolare della provincia di Lecce con il patrocinio di Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, della Regione Puglia, dell'Unione Province Italiane, della Provincia di Lecce -  Commissione per l’emersione del lavoro non regolare della Regione Puglia e con la collaborazione della  Camera di Commercio Industria e Artigianato di Lecce.
Il convegno intitolato "Emersione del lavoro e sviluppo locale: confronto tra esperienze e nuove prospettive" si terrà  all'Auditorium S. Francesco della Scarpa (Complesso dell’ex Convitto Palmieri -  Piazzetta Carducci).
Il tema dell’economia sommersa - sostengono gli organizzatori - rientra a pieno titolo nella nona linea guida della nuova Strategia Europea per l’Occupazione:  “Trasformare il lavoro non dichiarato in lavoro regolare” è un obiettivo che impegna ormai tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. E l’Italia giunge a questo appuntamento con un ricco background di esperienze.
Recentemente, alcune nuove piste di intervento si cominciano a scorgere nei possibili effetti di emersione della riforma del mercato del lavoro (L. 30/2003) oltre che nella concertazione bilaterale volta a proporre meccanismi di “premialità” per chi è "regolare" in ciascun specifico settore (si veda l’Avviso Comune nazionale per il settore dell’edilizia del 16/12/2003). Il Ministero del Welfare, inoltre, ha responsabilizzato anche Italia Lavoro per la realizzazione di un progetto integrato di azioni positive per l’emersione del lavoro irregolare. secondo quanto previsto dal programma ad aprire i lavori sarà Raffaele Fitto, Presidente della Regione Puglia, mentre a chiuderli sarà Lorenzo Ria (nella foto), Presidente nazionale dell’UPI. (red)

Fondo di coesione: verso braccio di ferro in Unione Europea
Si prospetta un braccio di ferro - almeno secondo quanto prospettato nel corso dell'Ufficio politico della Conferenza delle Regioni periferiche e marittime europee (Crpm) a Cagliari (cfr. anche i resoconti di AlgheroCronache) - tra i Paesi europei economicamente più forti e quelli che invece presentato condizioni di svantaggio con regioni inserite nell'Obiettivo 1, come l'Italia, sulle ''prospettive finanziarie e di coesione'' in vista dell'allargamento dell'Unione europea dal 2006.
La Crpm, presieduta dal presidente della Regione Toscana,
Claudio Martini, ha dato importanti contributi alla redazione dei documenti ufficiali della Commissione Europea, e la recente presentazione del terzo Rapporto sulla coesione ha aperto nuove opportunità di impegno nella direzione di consolidare nell'Europa allargata la politica di coesione sociale, economica e territoriale necessarie per una reale integrazione dei popoli europei.
A pochi giorni dal Forum europeo sulla coesione del 10 e 11 maggio - ha spiegato Martini - occorre sostenere con forza la proposta della Commissione che alcuni grandi paesi vorrebbero al contrario ridimensionare. ''E' in corso in Europa un dibattito accesissimo su quanti soldi spendere e come spenderli dopo il 2006 - ha detto - con alcune nazioni, come la Germania, che ritengono che bisogna dare meno alla politica di coesione. Si tratta di quei paesi che pagano di più di quanto ricevono, almeno nominalmente. Si può capire dunque la posizione di un paese come la Germania che da' 100 e riceve 20 e vorrebbe magari dare solo 80. Noi siamo per la tesi che i paesi dell'allargamento devono essere sostenuti, ma le regioni che erano nell'Obiettivo 1 non possono vedersi azzerare il sostegno ma ci dovrà essere una graduale diminuzione, anche perché è chiaro che le regioni polacche ungheresi o cipriote sono messe peggio delle nostre''. Secondo il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Efisio Serrenti, che è anche il Presidente della Conferenza delle Regioni insulari ''l'assenza di qualsiasi differenziazione tra le regioni a svantaggi geografici e gli altri territori dell'Ue condurrebbe a trattare in modo identico situazioni manifestamente diverse e ciò introdurrebbe nella legislazione comunitaria un elemento di discriminazione, con potenziali riflessi negativi sulla coesione territoriale dell'Unione. Un progetto intrapreso in una zona di montagna isolata e debolmente popolata della Corsica o della Sardegna - ha spiegato Serrenti - o in un'isola minore del sud Egeo beneficerebbe di un identico massimale di aiuto rispetto a un analogo progetto intrapreso a Milano, Parigi o Francoforte''.
Il Presidente della Regione Marche,  Vito D' Ambrosio, e' entrato a far parte dell' ufficio politico della Conferenza delle Regioni periferiche e marittime d' Europa  (Crpm). La Crpm, organizzazione a cui la Regione Marche aderisce sin dalla sua nascita essendo stata uno dei soggetti promotori, svolge qualificate funzioni di approfondimento e sostegno sui
temi di politica comunitaria riguardanti lo sviluppo dei partenariati e la definizione di comuni strategie di sviluppo regionale. Alla conferenza aderiscono 146 regioni europee. Nella riunione di Cagliari l' ufficio politico ha  approfondito, tra gli altri, i temi connessi alle prospettive finanziarie dell' Unione europea dopo il 2006, con particolare riguardo al futuro della politica di coesione. Al centro della discussione anche il dialogo territoriale, l' andamento dei futuri negoziati Ue relativi agli ambiti della ricerca, dell'innovazione, degli aiuti statali e delle risorse umane. D' Ambrosio, nella sua qualità di correlatore del terzo rapporto sulla coesione, ha illustrato i contenuti del parere che verrà discusso il 5 maggio prossimo della Commissione ''Coesione territoriale'' del Comitato delle Regioni d' Europa e nel successivo mese di giugno, approvato definitivamente dall'assemblea plenaria dello stesso comitato. (gs)
Riforme: le perplessità di Astrid e il monito di Casini
No ad un governo centrale forte, con poteri del primo ministro 'quasi assoluti' ed al tempo stesso Regioni deboli; sì a Consigli regionali che abbiano gli strumenti per esercitare attività di controllo, oltre al potere
legislativo, e che stabiliscano, d'accordo con le Giunte, l'indirizzo politico da imprimere alla legislatura. Sono stati questi alcuni dei punti che hanno visto oggi concordi i senatori Giuliano Amato e Franco Bassanini, Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale della Toscana e il collega dell'Emilia Romagna, Antonio La Forgia, che hanno presentato alla stampa lo studio di Astrid su 'I nuovi statuti delle Regioni dopo la modifica del Titolo V della Costituzione'. ''Gli Statuti - ha sintetizzato Amato - devono stabilire qual è la tutela dei diritti dei cittadini che le Regioni intendono fornire. Fondamentale e' che i Consigli regionali si impadroniscano della 'cultura del controllo': la cultura che avevano in passato era più quella propria dei consigli comunali; serve, quindi, una 'rieducazione sentimentale' al controllo. Avremo comunque contenuti completamente nuovi, Statuti diversi da quelli avuti finora''.
Bassanini intravede un rischio ed una contraddizione nell'attuale processo di riforma costituzionale portato avanti dalla maggioranza: a fronte del rafforzamento dei poteri del primo ministro ''abbiamo visto avanzare chiaramente, negli Statuti regionali e negli enti locali, il ritorno verso forme assembleari che indeboliscono le Regioni nel momento in cui queste ultime hanno bisogno di governi stabili e forti''.
Questo, ha proseguito Bassanini, avviene ''in parte perché la legge sull'elezione diretta contiene qualche rigidità eccessiva, dall'altra perché si tende a mettere in discussione i ruoli di Consigli, Giunte e presidenti delle Regioni. Il ruolo dei Consigli, invece, deve essere chiaro: devono programmare, indirizzare e controllare''.
I relatori non temono che la formulazione dei nuovi Statuti regionali dia il via ad una 'Italia a pezzi', almeno fino a quando vi sarà la Costituzione esistente. ''Già oggi - ha fatto notare Nencini (nella foto) - una serie di servizi vengono declinati, nelle varie Regioni, in modo diverso: basti pensare ai ticket sui farmaci, che alcune Regioni prevedono altre no. L'importante e' che su alcuni punti fondamentali, dalla forma di governo alla potestà delle assemblee regionali, vi sia un quadro comune''.
''E' importante - ha osservato La Forgia - evitare la mera riproposizione di diritti già stabiliti, spostandosi sul terreno della definizione dell'assunzione di responsabilità da parte delle Regioni. Bisogna poi evitare che le crisi d'identità dei Consigli regionali si traducano in forme di nostalgia rispetto all'assetto passato''.
Preoccupazione suscita invece il nuovo assetto costituzionale che si vuole dare al Paese, ''dal momento che la Lega - ha detto Bassanini - pensa più a macroregioni che ad uno Stato federale e, al contempo, An ed Udc vogliono introdurre, come contraltare, l'interesse nazionale che rischia però di depotenziare l'autonomia regionale: questa e' infatti una clausola che, se non e' pericolosa quando a governare sono forze 'autonomiste', finisce per rendere lo Stato federale una farsa nelle mani di un governo 'centralista' ''.
''Condivido - ha detto Nencini - larga parte delle perplessita' espresse dai presidenti delle giunte regionali sulla riforma: una formazione delle leggi macchinosa nella complessità della tripartizione delle fonti e delle competenze; il rischio che la riserva dell'interesse nazionale possa diventare censura politica; il passaggio integrale delle competenze in materia di sanità, polizia locale e programmazione scolastica e formativa alle regioni al di fuori di un punto di equilibrio statale; il timore che il Senato federale diventi controllore e non armonizzatore dei vari interessi''. Contemporaneamente però  il Coordinatore della Conferenza dei Consigli regionali Attilio Fontana (presidente del Consiglio regionale della Lombardia) ed lo stesso Presidente del Congresso delle Regioni Riccardo Nencini (presidente del Consiglio regionale della Toscana) invitano a ''Lavorare per il completamento della riforma federale con spirito istituzionale cooperativo e propositivo''.
Ma dall'assise dei Presidenti dei Consigli regionali arriva un monito del Presidente della Camera,
Pier Ferdinando Casini: ''non mi sembra saggia la posizione di coloro che, da entrambe le parti, affidano le loro speranze ad un drammatico referendum sulla Costituzione: dopo il referendum bisognerà comunque governare e, chiunque vincerà, dovrà governare il paese sulla base di una Costituzione su cui il paese si è diviso''. 
Casini sollecita quindi le parti politiche: ''Credo che sia invece il momento decisivo per far uscire il tema della Costituzione dal terreno del massimo scontro politico tra maggioranza ed opposizione: non possiamo permetterci il lusso di perdere un'opportunità straordinaria per ricercare un accordo sull'impianto fondamentale della riforma, riducendo e circoscrivendo i punti di dissenso''. (sm)
Federfarma: sta aumentando spesa farmaceutica

"I dati di spesa farmaceutica a carico del SSN relativi a gennaio-febbraio 2004 evidenziano un aumento complessivo della spesa netta pari al +4,2% rispetto al primo bimestre 2003. Tale aumento è correlato a un incremento del  numero delle ricette pari al +2,6%, sempre  rispetto allo stesso periodo del 2003", ad affermarlo è Federfarma che ha reso noti i risultati del proprio monitoraggio con riferimento a a gennaio-febbraio 2004.
Secondo l'organizzazione dei farmacisti l
’incremento è particolarmente evidente nel mese di febbraio 2004, nel quale la spesa è aumentata del +7,8% rispetto allo stesso mese del 2003. Per Federfarma l'aumento è legato ad un sensibile incremento del numero delle prescrizioni (+5%), a un aumento del prezzo medio dei farmaci prescritti (+2,4%) e ad un'attenuazione dell’impatto del ticket, la cui incidenza sulla spesa farmaceutica lorda è passata dal 5,6% di febbraio 2003 al 4,6% di febbraio 2004.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ovvero l’incremento delle prescrizioni, sembrerebbe riguardare, in particolare, i farmaci prescrivibili solo a determinate categorie di malati (per i quali si registra un aumento di spesa del +12,2% rispetto a febbraio 2003). Ciò può essere dovuto all’immissione in prontuario di nuovi farmaci prescrivibili solo a determinate categorie di malati e agli scarsi controlli su questo genere di prescrizione.
L’incremento del prezzo medio dei farmaci prescritti è legato allo spostamento delle prescrizioni verso medicinali più costosi, con minime variazioni nella composizione che non ne modificano l’effetto terapeutico.
Infine, l’attenuazione dell’impatto del ticket  dipenderebbe - secondo Federfarma - dal fatto che varie Regioni, nel corso del 2003 e nei primi mesi del 2004, hanno modificato il sistema dei ticket, ampliando il numero degli esenti o riducendo l’importo del ticket stesso. 
La spesa farmaceutica netta a carico del SSN nel periodo gennaio-febbraio 2004 si è attestata intorno a 2 miliardi 2 milioni di euro (+4,2% rispetto al primo bimestre 2003). È aumentato anche (+2,6%) il numero delle ricette che, sempre in gennaio-febbraio 2004, è stato pari a oltre 78 milioni (in media 1,37 per ogni cittadino italiano).
Le uniche Regioni che hanno fatto registrare una diminuzione della spesa sono Basilicata, Sardegna e Abruzzo.  La Regione che registra il maggior incremento di spesa netta è la Sicilia (+12,8% rispetto a febbraio 2003), a causa dell’introduzione, dal 23 gennaio 2004, di un ticket meno pesante, con un alto numero di esenti.
Federfarma lamenta anche notevoli r
itardi nei rimborsi alle farmacie. (red)

 

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