periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 428 - Roma,  16 dicembre 2004

Sommario

Regioni: da Ciampi per spiegare la crisi del rapporto Stato-Regioni

Storace: indubbio il malessere delle Regioni

Ghigo: Finanziaria e decentramento, a rischio risorse per imprese

Formigoni: Finanziaria; così non va bene

Regioni: problemi su funzionamento sistema istituzionale

D'Ambrosio:  finanziaria dimentica ricostruzione post terremoto

Formigoni: Finanziaria; così non va bene

''Cosi' non va bene caro Governo''. Per il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, la Finanziaria è deludente, riferendosi in particolare al maxiemendamento.
Sono tre le critiche mosse alla versione definitiva ''approvata dal governo e dalla sua maggioranza'': la mancanza di passi avanti sul federalismo fiscale, la decisione di destinare 2 miliardi di euro per ripianare il deficit sanitario delle Regioni che non hanno raggiunto il pareggio e il rifiuto di inserire nel testo una maggiore possibilita' di investimenti per le Regioni che hanno meno spese improduttive.
''Non c'e' alcun passo avanti sul federalismo fiscale - ha spiegato Formigoni - e su questo se nel governo nessuno batte un colpo, allora lo batte il presidente della Lombardia''. Mancano insomma progressi sull'articolo 119 della Costituzione, che proprio di questo si occupa, e sul decreto 56/2000, cioe' sul provvedimento che decide quanto ogni Regione deve devolvere al fondo di perequazione, a cui la Lombardia contribuisce con il 54% del totale.
Un altro ''segnale non bello'', secondo Formigoni, e' ''il fatto che non sia stata accolta la richiesta delle Regioni di introdurre un meccanismo premiante per le Regioni virtuose, che
hanno ridotto le spese improduttive, dando loro un tetto di investimenti piu' alto''. Un premio invece a chi e' stato piu' ''vizioso'', secondo il governatore, sono i 2 miliardi di euro che il Governo ha deciso di stanziare per ripianare il disavanzio accumulato fra il 2001 e il 2003 da diverse Regioni nel settore della sanita'. ''Non si possono mettere questi due miliardi per coprire i disavanzi di chi non ha saputo esercitare la stessa politica virtuosa della Lombardia''.
Critici anche i comuni: ''Siamo alla mortificazione, all'umiliazione delle amministrazioni locali. Adesso bisognerà reagirecon un'iniziativa clamorosa. Siamo di fronte a un conlflitto istituzionale, ci vuole ostruzionismo istituzionale''. Lo dichiara in un'intervista a 'La Repubblica' (Siniscalco venditore di tappeti la rabbia dei sindaci contro i tagli), il presidente dell'Anci, per il quale l'ostruzionismo ''è l'unica rispostapossibile al ministro Siniscalco che si è comportato come un venditoredi tappeti falsi''. ''Potremmo - spiega Domenici - smettere di pagare la manutenzione degli uffici giudiziari, che è a nostro carico. E potremmo smettere di pagare anche la vigilanza dei medesimi, oltre alle spese correnti''.
(red)

Ghigo: Finanziaria e decentramento, a rischio risorse per imprese

 Dal 2005 cesserà il trasferimento alle Regioni ed Enti locali dei 1.500 milioni di euro necessari, ogni anno, a finanziare le funzioni individuate dal federalismo amministrativo con la legge 59/97. Non saranno perciò prorogati i trasferimenti statali previsti per gli incentivi alle piccole e medie imprese, circa 750 milioni di euro, che da quattro anni sono gestiti regionalmente, e che peraltro sono già previsti nel Fondo per il Federalismo Amministrativo. E' questo l'effetto della decisione presa dalla Commissione Bilancio del Senato che non ha approvato l'emendamento alla Finanziaria 2005 finalizzato a prorogare, fino al 31 dicembre 2005, il trasferimento delle risorse per le funzioni delegate alle Regioni. La necessità della proroga nasce dalla mancata identificazione, entro il termine previsto del 31.10.2004, delle aliquote del gettito fiscale che, attribuite direttamente alle Regioni, avrebbero dovuto sostituire i trasferimenti da parte dello Stato, così come previsto dal decreto legislativo 56/00.
"Siamo sinceramente preoccupati dopo aver preso atto della decisione della Commissione Bilancio - ha dichiarato il Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, Enzo Ghigo - in quanto la proroga dei trasferimenti deve considerarsi un atto dovuto in attuazione della riforma federalista dell'amministrazione pubblica. La Conferenza dei Presidenti delle Regioni aveva richiesto la proroga in un proprio documento, e  lo stesso aveva fatto il  Ministro degli Affari Regionali, Enrico la Loggia,  in una lettera inviata al Ministro dell'Economia e Finanze già ad ottobre".
"Su questo tema c'è pertanto il consenso generale - ha proseguito Ghigo - visti gli emendamenti alla finanziaria presentati sia dalla maggioranza che dall'opposizione. Si dovrà al più presto porre rimedio a questa decisione perché altrimenti l'attività delle Regioni risulterà paralizzata in molte importanti materie. Non vi è peraltro alcun ostacolo considerando che la copertura finanziaria per il 2005 è stata individuata nel Fondo per il Federalismo Amministrativo".
"Gli strumenti di incentivazione decentrati - ha dichiarato Ambrogio Brenna (nella foto), che presiede il Coordinamento degli Assessorati alle Attività Produttive - impattano fortemente sul tessuto imprenditoriale di ciascuna Regione: ogni anno, a partire dal 2000, sono state agevolate circa 60 mila piccole e medie imprese. Non a caso la richiesta della proroga è stata avanzata anche da Confindustria, Confapi, Confartigianato e CNA. Da quattro anni le Regioni fanno affidamento sulle risorse previste dal federalismo fiscale per strutturare le loro politiche di sviluppo. Stiamo parlando di cifre consistenti, 1500 milioni di Euro, di cui la metà è destinata agli incentivi alle piccole e medie imprese per investimenti di innovazione tecnologica e ricerca precompetitiva. In un periodo in cui è necessario accompagnare il sistema produttivo in un processo di impegnativo riposizionamento è quanto mai necessario avere certezza dei mezzi disponibili. Mancando ciò non è possibile programmare alcunché con grave danno per la nostra economia".

(red)

D'Ambrosio:  finanziaria dimentica ricostruzione post terremoto

''Le principali richieste per la ricostruzione del post-terremoto che avevamo formulato al governo Berlusconi, in accordo con la Regione Umbria, sono state totalmente ignorate dalla maggioranza parlamentare che ha votato il maxiemendamento alla Legge Finanziaria 2005''. E' il commento del presidente della Giunta regionale delle Marche, Vito D'Ambrosio (nella foto), dopo aver appreso che ''nelle modifiche apportate alla legge e' rimasto escluso il riconoscimento per la restituzione del 10% della busta pagapesante (sconti fiscali) ai cittadini delle Marche e dell'Umbria colpiti dal sisma del '97. Inoltre, non sono stati previsti significativi stanziamenti per assicurare che la macchina dei lavori mantenga costante la sua attività''.
D'Ambrosio ha poi aggiunto: ''E' un atto politico grave, con pesanti conseguenze negative sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese delle due regioni direttamente coinvolti dal terremoto.  Bloccare la macchina della ricostruzione significa assestare un duro colpo all'occupazione e all'attivita' economica. La mancata accettazione della cosiddetta 'busta paga pesante' e' incomprensibile e non ha giustificazione di sorta, tenuto conto che un'analoga misura è stata gia' riconosciuta alla Lombardia e alla Sicilia''.
''Appena ho appreso dei contenuti del maxiemendamento -ha precisato D'Ambrosio- ho scritto immediatamente a Bertolaso, capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile, per chiedergli la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2005, con il conseguente prolungamento delle deroghe alla normativa ordinaria e delle altre provvidenze a favore delle popolazioni  (autonoma sistemazione) e degli Enti locali''. Infine, D'Ambrosio ha sottolineato che: ''Scriverò anche al presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, per dirgli  della profonda delusione delle nostre popolazioni che vivono la decisione della sua maggioranza come un atto ingiusto, discriminatorio e beffardo. Non ci arrenderemo di fronte a promesse ancora una volta non mantenute: valuteremo insieme ai parlamentari, ai sindaci e alle Province, ai sindacati e alle altre forze sociali, le iniziative di mobilitazione da intraprendere al fine di affermare le nostre giuste ragioni''.
(red)

Regioni: da Ciampi per spiegare la crisi del rapporto Stato-Regioni

Per i Presidenti delle Regioni è venuto meno il rapporto istituzionale con il Governo e quindi chiedono un incontro con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (nella foto). Questa la richiesta che i presidenti di Regione hanno formalizzato in un documento che sarà ufficialmente consegnato questo pomeriggio alla Conferenza Stato-Regioni. "Un documento - spiega il Presidente Enzo Ghigo - nel quale esprimiamo una ferma critica su aspetti specifici della finanziaria, legati al principio che sancisce il rapporto Stato-Regioni". Questa posizione "non e' una rivendicazione sulle risorse - spiega Ghigo - ma quanto al rapporto istituzionale tra Governo e Regioni, messo in discussione dalle norme contenute nella finanziaria".  Per esempio, sulla sanità, ha chiarito Ghigo, le norme ''sovvertono il rapporto di devoluzione e di federalismo, mettendo in serio rischio il rapporto istituzionale fra le regioni e lo Stato. Queste considerazioni - ha concluso Ghigo - oltre che alla conferenza Stato-Regioni, le rappresenteremo con una richiesta d'incontro al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi". Per il vice presidente della conferenza delle regioni, Vasco Errani, presidente della regione Emilia-Romagna, "la nostra è una posizione chiara e netta. Siamo ad un passaggio delicato e difficile sul funzionamento del sistema istituzionale. Con questo maxi emendamento, ad esempio, per la sanita' si introducono norme invasive e sbagliate e si rafforza l'insostenibilita' di questa finanziaria per le Regioni''.''Il problema del rapporto tra lo Stato, le regioni e le autonomie - secondo Errani - sancito dall'art. 118 della Costituzione, si presenta in termini cosi' concreti da metterci nelle condizioni di dover rappresentare al Presidente della Repubblica il nostro punto di vista rispetto a questa questione". Errani ha, infine, ricordato che il 20 giugno 2002 fu sottoscritta una intesa interistituzionale tra governo, regioni e autonomie locali ''che fu definita storica, non lo dimentichero' mai, dal presidente del Consiglio. Rispetto a quella intesa si e' proceduto esattamente all'opposto".
(red)

Regioni: problemi su funzionamento sistema istituzionale

Le Regioni italiane di fronte al maxi emendamento che nei fatti delinea una nuova finanziaria ribadiscono le profonde preoccupazioni espresse in sede di parere al d.d.l. finanziaria 2005 ed esprimono, in relazione ai contenuti che interessano loro, una ferma protesta anche perché non è stato possibile quel confronto insistentemente richiesto. La situazione che si presenta è grave e determina nei fatti una forte difficoltà nelle relazioni tra Governo e Regioni. Nel merito si aggrava il giudizio relativo all’insostenibilità per le Regioni della finanziaria e si profila un problema relativo al funzionamento del sistema istituzionale così come definito dall’articolo 118 della Costituzione.

I Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, infatti, segnalano e stigmatizzano il deterioramento delle relazioni istituzionali tra lo Stato le Regioni , evidenziato dal metodo e dai contenuti che caratterizzano la manovra finanziaria 2005.

I principi di leale collaborazione definiti nel Titolo V della Costituzione, e ribaditi nell’intesa interistituzionale del 20 giugno 2002, sono stati disattesi in un percorso decisionale che ha emarginato completamente le istanze delle autonomie.

Inoltre, le Regioni constatano che il provvedimento, più volte annunciato, relativo alle misure per la competitività e lo sviluppo al momento non ha avuto alcune seguito e soprattutto non vi è stata ancora alcuna interlocuzione con le Regioni che da hanno più volte manifestato la volontà di una partecipazione attiva alla stesura di tali norme.

In assenza di ogni disegno organico di definizione del federalismo fiscale, come previsto dall’articolo 119 Cost., le nuove disposizioni pongono a carico dei cittadini, senza che sia stata raggiunta una posizione concordata sull’adeguato finanziamento dei LEA, prelievi aggiuntivi destinati a finanziare il Servizio Sanitario Nazionale.

In particolare si segnalano tre aspetti di accentuata criticità nel settore sanitario :in termini costituzionalmente illegittimi, invasivi di competenze regionali e nella pratica controproducenti:
-
si demanda ad un regolamento governativo l’individuazione degli standard quali-quantitativi, necessari per l’erogazione delle prestazioni, non tenendo conto che molte Regioni hanno già adottato e applicato proprie discipline sull’accreditamento.
-
Si demanda ad un decreto interministeriale l’individuazione delle tariffe massime, e non di riferimento, per le prestazioni, strumento del tutto inefficace a controllare il complessivo livello di spesa ospedaliera.
-
Per la mobilità interregionale l’imposizione di tariffe uniche limita la possibilità di accordi fra Regioni e favorisce una mobilità inappropriata e maggiori costi.

Restano inoltre gli effetti pesantemente negativi sul finanziamento degli investimenti attraverso l’indebitamento, stabilite nelle disposizioni della finanziaria per il 2004 e ribaditi nell’attuale d.d.l. per il 2005, che nell’attuale formulazione normativa colpiscono gravemente i cittadini e le imprese.
(red)

Storace: indubbio il malessere delle Regioni

''Da questa finanziaria siamo riusciti a portare a casa impegni consistenti del governo sul territorio ma in generale vedo un disegno di arretratezza rispetto al rapporto tra Stato e Regioni''. E' la posizione del presidente della regione  Lazio, Francesco Storace, rispetto alla ''rottura'' dichiarata oggi dalla conferenza dei presidenti delle regioni sulla finanziaria.
Storace ha spiegato che ''e' indubbio che ci sia un malessere delle regioni'' si augura ''che si comprendano le ragioni delle autonomie locali''. ''Ci sono questioni - ha aggiunto il presidente del Lazio - piu' normative che finanziarie, che vanno affrontate e su questo i colleghi hanno preso posizione''.
Il rapporto tra governo e regioni, secondo Storace, ''ha vissuto momenti difficili e non da oggi e io vedo che in ogni legge finanziaria bisogna fare le barricate per portare a casa risorse''.
Il presidente della Regione Lazio ha poi fatto una battuta contro chi critica la devolution: ''Quanti criticano la devolution, se poi vanno a leggere la riforma costituzionale, vedranno che c'e' un ritorno di molte competenze allo Stato''. Il ministro La Loggia ha chiarito che l'intesa interistituzionale siglata il 20 giugno 2002 tra Regioni, Stato e Autonomie Locali ''resta in piedi e la considero, ancora oggi, uno strumento esenziale. Va pienamente attuata e utilizzata come strumento di consultazione, accordo e intesa tra i diversi livelli istituzionali della Repubblica''.
Pur non volendo entrare nel merito delle proteste delle Regioni, il ministro ha detto che il coinvolgendo di queste e delle autonomie ''deve ulteriormente crescere'' e che e' intendimento del governo e del premier Berlusconi lavorare ''perche' questo rapporto sia sempre piu' intenso, proficuo e armonico''. ''Su qualche passaggio - ha concluso il ministro riferendosi alle regioni - hanno avuto da ridire. Piu' crescera' la collaborazione e piu' aumenteranno i risultati positivi''.

(red)

 

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