periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n.  429 - Roma,  17 dicembre2004

Sommario

Consulta boccia blocco del turn over

Errani: Regioni non sono gabellieri del Governo

Forestali: l'intervento di Chiaravalloti

Testo unico radio-tv: riconoscere ruolo Regioni su emittenza locale

Fondi strutturali: i dati sui contributi comunitari

Riforma Costituzione: presentati 300 emendamenti

Consulta boccia blocco del turn over

Una sentenza della Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma secondo la quale per Regioni ed Enti Locali ''le assunzioni a tempo  indeterminato devono, comunque, essere contenute entro percentuali non superiori al 50 per cento delle cessazioni dal servizio verificatesi nel corso dell' anno 2002'' (nella finanziaria 2003), oppure ''...nel corso dell' anno 2003'' (per la finanziaria 2004).
E' così cancellato il blocco parziale del turn over  ''imposto'' alle Regioni negli ultimi due anni. E questo perché  il testo proposto dal Governo e approvato dal Parlamento fissa  in modo troppo preciso norme che invece vanno concordate con le  Regioni e gli Enti Locali nell' ambito della loro autonomia.
Su questo punto, ma anche su altri articoli, si erano  concentrati i 12 ricorsi presentati da nove diverse Regioni,  basandosi sulle nuove norme introdotte con la riforma  costituzionale del titolo V.
Se il Governo vuole realizzare obiettivi di finanza pubblica anche utilizzando le Regioni ha quindi, secondo la Consulta una sola strada da seguire: quella del confronto finalizzato a trovare un accordo in sede di conferenza Stato-Regioni. Solo dopo le norme possono essere fissate - ''cristallizzate'' dice la Corte - in un decreto attuativo.
Il blocco al 50% del turn over è stato però dichiarato incostituzionale perché un ''precetto specifico e puntuale sull' entità della copertura'' dei posti di organico che si sono liberati ''imponendo che tale copertura non sia superiore  al 50%'' si configura come una ''indebita invasione'' da  parte della legge statale dell' area dell' organizzazione della  struttura amministrativa riservata alle autonomie regionali e agli Enti Locali. A questi - scrive la consulta - ''la legge  può prescrivere criteri (ad esempio dicendo di privilegiare  procedure di mobilita') ed obiettivi (come il ''contenimento della spesa'') ma non imporre nel dettaglio gli strumenti concreti da utilizzare''.
Vasco Errani, presidente dell'Emilia-Romagna e vice presidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni, è soddisfatto per la sentenza con cui la Corte costituzionale ha sancito l'incostituzionalita' del blocco del turn over negli Enti locali.
''La sentenza da' ragione in pieno agli Enti locali. C'era un'invadenza costituzionale delle competenze da parte del governo. Ma, soprattutto, la sentenza - ha aggiunto Errani - indica un percorso: quello della leale collaborazione, l'opposto  cioe' di quanto fatto finora dal governo. Spero che dopo la pronuncia della Consulta il governo apra la strada a una nuova stagione di collaborazione''.
Proprio su questa tema è di ieri la richiesta avanzata da tutti i Presidenti delle Regioni italiane al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per un incontro dove affrontare i temi del ''deterioramento dei rapporti istituzionali Stato-Regioni'' e il venirmeno da parte del Governo ''del principio costituzionale di leale  collaborazione''. Errani e' stato cauto, invece, sull'effetto immediato della sentenza che, secondo l'Anci, potrebbe autorizzare i Comuni  ''virtuosi'' ad assumere personale da qui al 31 dicembre. ''Siamo alla fine dell'anno - ha spiegato Errani - e non mi pare  il caso di affrontare questo tema''. Patto  di Stabilità interno, non hanno vincoli sulle assunzioni. ''E' questo il primo, immediato effetto della sentenza della  Consulta'', si legge in una nota dell'Anci.
Dopo la sentenza di incostituzionalita' sulle norme delle Finanziarie 2003 e 2004 che bloccavano al 50% il turn over nelle assunzioni a tempo indeterminato negli Enti locali, l'Associazione nazionale dei Comuni sottolinea che come primo immediato effetto ''vi e'quello per il quale, almeno fino al 31 dicembre prossimo, tutti i Comuni che abbiano rispettato il Patto di stabilita' interno vengono di fatto liberati dai vincoli sulle assunzioni contenuti nella Finanziaria 2004''.
Infine L'Espresso di questa settimana dedica un articolo anche ad altri ricorsi presentati da Campania, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta sulle spese proprie delle Regioni, con riferimento, fra l'altro, alle missioni all'estero. Panorama dedica invece alcuni servizi alle prossime elezioni regionali:
Regionali la posta in gioco ; Squadra di lotta e di governo .
(red)

Errani: Regioni non sono gabellieri del Governo

''I rapporti tra Regioni e governo centrale sono completamente saltati. Il governo si è sottratto in modo continuativo al confronto. Oltretutto per una manovra che colpisce pesantemente le Regioni e che imporrà ai cittadini di pagare di tasca propria molto di più rispetto a quanto toglie con l'irrisoria diminuzione delle tasse''. Lo dichiara il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, in un'intervista a l'Unità (Non faremo i gabellieri del governoall'indomani  della lettera inviata da tutti i governatori delle Regioni italiane al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dove chiedono di essere ricevuti.
Il presidente dell'Emilia Romagna spiega poi come gli italiani  dovranno pagarsi l'assistenza sanitaria ''in buona parte'' spiegando che ''lo Stato deve finanziare i livelli essenziali di assistenza. Ma invece il governo non lo fa, non garantisce le coperture necessarie e obbliga le Regioni alle addizionali Irpef e Irap in modo che alla fine i soldi si trovino''. ''Peccato che - annuncia Errani - noi presidenti di Regione non intendiamo fare i gabellieri per conto di Berlusconi''.
La posizione delle Regioni ha avuto ripercussioni sui media. Segnaliamo gli articoli di alcuni quotidiani: Il Mattino:
La rivolta delle Regioni: violata la Costituzione ; Il Giornale di Sicilia: Le Regioni si appellano a Ciampi «Saltati i rapporti istituzionali»  ; il Sole 24 ore: Dalle Regioni appello a Ciampi ; La Stampa: Le Regioni si appellano a Ciampi ; La Gazzetta di Mantova Finanziaria, appello a Ciampi dalle Regioni ; Il Messaggero: Tasse giu' e meno Stato nell'economia. Siniscalco difende la manovra: niente stangate, ma le Regioni si appellano a Ciampi ; Il Gazzettino: La Regioni contro il maxiemendamento ; Finanza e mercati Finanziaria illegittima per i venti governatori
(red)

Testo unico radio-tv: riconoscere ruolo Regioni su emittenza locale

Le Regioni nel corso della Conferenza Stato-Regioni di ieri hanno espresso il loro parere sullo schema di Testo Unico sulla Radiotelevisione (on line su www.regioni.it gli altri documenti approvati dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni). Nel documento della Conferenza dei Presidenti  "Le Regioni danno atto che lo schema di decreto legislativo in attuazione della delega cui all’art 16 della legge 3 maggio 2004 n. 112, è rivolto ad una complessiva ridefinizione del sistema radiotelevisivo, ma la volontà espressa di una generale riorganizzazione ed armonizzazione della disciplina della materia alla luce del titolo V della Costituzione va meglio definita per quanto riguarda il ruolo delle Regioni. In particolare le Regioni in armonia con quanto già espresso  in sede di audizione sul riassetto del Sistema radiotelevisivo  ed in occasione  dell’esame dell’allora  disegno di legge Gasparri, ribadiscono il principio che, in virtù della riforma costituzionale, la comunicazione è oggetto di legislazione concorrente e quindi ogni ulteriore passaggio normativo ed applicativo va considerato in questa ottica.  Ancora  oggi si impone di definire rapidamente il contenuto della materia “ordinamento della comunicazione”, non tanto e non solo per gli aspetti legati all’informazione del servizio radiotelevisivo, quanto e soprattutto per quello che concerne il sistema delle trasmissioni, della gestione delle reti e l’assegnazione delle frequenze.
Alla luce della concorrenzialità della materia comunicazione, delle direttive comunitarie, dell’ imminenza del passaggio della tecnologia analogica alla tecnologia digitale nelle reti radio televisive terrestri in chiaro, è necessaria la riaffermazione di “principi fondamentali” in grado di disciplinare gli aspetti tecnologici, economici e sociali correlati allo sviluppo dei mezzi di comunicazione. Nel nuovo contesto di centralità del potere legislativo regionale, tali “principi fondamentali” sono un elemento di armonizzazione e individuazione del livello essenziale delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali.
La riforma costituzionale ha attribuito allo Stato la determinazione dei principi fondamentali in queste materie, mentre alle Regioni è conferito il compito di sviluppare una legislazione che valorizzi il criterio dell’articolazione territoriale della comunicazione come espressione delle identità e delle culture locali, attraverso anche il sistema radio televisivo a carattere territoriale.
Le Regioni devono poter esercitare pienamente la loro competenza in materia di emittenza locale. Tale competenza dovrebbe avere come ambito di azione sia quello tecnologico, attraverso l’espressione di un parere vincolante per l’individuazione dei siti per i ripetitori, che quello della gestione dell’intervento finanziario pubblico. Le Regioni avvertono la necessità di una disciplina statale di riferimento che stabilisca il carattere degli aiuti all’innovazione tecnologica in modo da favorire l’associazionismo delle imprese volto all’adeguamento tecnologico e alla bonifica degli impianti esistenti, ma anche alla realizzazione di economie di scala nel campo della produzione. Inoltre le Regioni concorrono con lo Stato all’elaborazione del piano delle frequenze e, successivamente, provvedono all’ assegnazione in sede regionale delle frequenze stesse. Le regioni ritengono che non debba sussistere nessun tentativo invasivo della loro autonomia nella gestione della spesa a carattere comunicazionale, promozionale e pubblicitario.
Tutto ciò  premesso e considerato le Regioni ritengono di esprimere un parere in linea di massima  favorevole allo schema di decreto legislativo contenente il Testo Unico della  radiotelevisione  a condizione che vengano recepite le seguenti osservazioni, integrazioni ed emendamenti:
-Si ritiene in particolare che la formulazione dell’art.12, debba limitarsi a sancire la “potestà legislativa concorrente in materia di emittenza radiotelevisiva  in ambito regionale o provinciale
 nel rispetto dei principi fondamentali del Titolo I del Testo Unico”ritenendo il dettaglio  dei principi  limitativo e limitante potestà legislativa stessa .
-
Si  ritiene inoltre che, per il principio di reciprocità,-in base al quale, ai sensi dell’art. 46, secondo comma, della Proposta di Testo Unico, le Regioni che intendano stipulare contratti di servizio con la società concessionaria del servizio pubblico generale di radiodiffusione, devono acquisire l’intesa con il Ministero delle Comunicazioni-, anche il Ministero delle comunicazioni acquisisca l’intesa con le Regioni prima di stipulare il contratto nazionale di servizio.
In alternativa si chiede l’impegno del Ministero a modificare con successiva legge l’articolo della Legge 112 del 2004 che prevede l’acquisizione dell’intesa del Ministero delle Comunicazioni nei contratti di servizio fra la Regione e la Rai.
-
Occorre chiarire poi, che la norma relativa  ai commi 10, 11, 12 dell’art 7 della legge n° 112 del 3/5/2004 ed all’art. 41 della proposta di Testo Unico, non riguarda le Regioni, che  ai sensi del nuovo art. 117 della Costituzione, hanno una propria autonomia finanziaria. La norma, infatti, si riferisce in modo generico alle amministrazioni pubbliche senza fare riferimento alle Regioni. Diversamente  sarebbe un’invadenza statale anticostituzionale ed inaccettabile.
Le Regioni hanno chiesto infine modifiche volte a rendere le disposizioni del Testo Unico aderenti alle specificità della Regione Autonoma Valle d’Aosta e delle Province Autonome.
(red)

Forestali: l'intervento di Chiaravalloti

 "Nessun dubbio puo' essere avanzato sul corretto utilizzo di fondi pubblici nazionali e
neppure alcuna evasione di responsabilita' da parte della Regione Calabria". E' quanto scrive in un interventi pubblicato dal Corriere della Sera il presidente della Giunta regionalecalabrese, Giuseppe Chiaravalloti (nella foto), in relazione alla vicenda dei lavoratori 'idraulico forestali': Forestali e lavoratori precari in Calabria. "Una vicenda, e' vero - scrive Chiaravalloti - molto complessa che trae origine da molto lontano e trova responsabilità trasversali a tutti gli schieramenti e che in questi giorni il centrosinistra tenta strumentalmente di cavalcare. Responsabilita' per le quali il nord del Paese non è, naturalmente esente - scrive Chiaravalloti - avendo tratto grandi vantaggi da un Mezzogiorno considerato esclusivamente in passato solo bacino di manodopera, lasciando che le cose al Sud andassero sempre peggio. E' cio' che ha generato nel caso specifico dei forestali, le oltre trentamila iniziali unità di lavoratori in quel settore. Sin dall'inizio della attuale legislatura regionale e' stato da noi avviato un programma riguardante non solo i forestali ma l'intero vasto bacino di precariato che in Calabria e' stato erroneamente ed incoscientemente prima alimentato e poi abbandonato a se stesso. Per i lavoratori 'idraulico forestali' abbiamo subito provveduto alla sostanziale loro riduzione numerica, sino alle attuali circa diecimila unità impegnate, mantenendo sotto stretto controllo quelle cifre e avviando un programma di stabilizzazione, ma soprattutto, di valorizzazione e messa in produttivita' del settore". "Un programma che la Regione Calabria ha varato insieme al Governo, stabilendo cinque anni per la sua applicazione. Solo una 'distrazione', dobbiamo pensare, ha messo in dubbio la conclusione del Piano per l'ultimo biennio. Per la qualcosa il Governo, dopo aver preso atto che la Regione Calabria ha rispettato tutte le intese ed il programma a suo tempo concordato, ha dato via libera alla fase successiva.
Anche per il rimanente 'precariato', quei lavoratori Lpu e Lsu illusi dal centrosinistra e ai quali noi abbiamo dato dignita', ci accingiamo a presentare, nel prossimo Consiglio Regionale, un Piano di graduale e definitiva stabilizzazione, frutto di grande impegno e di buoni rapporti con il Governo e con l'Europa. Utilizzando anche proprio quei Fondi Comunitari che un tempo dalla Calabria tornavano in Europa - prosegue Chiaravalloti - e che, invece, oggi la Regione sta dimostrando di saper impegnare. Valorizzando i propri tesori naturali, con una agricoltura di qualita' e un turismo attento e ospitale, come dimostrano i risultati lusinghieri conseguiti in questi ultimi anni, ma anche puntando sul patrimonio culturale e su quello umano calabrese. Chi non vede e considera tutto ciò - conclude Chiaravalloti - e' solo perche' e' cieco, fingestrumentalmente di esserlo o proprio non puo'. Da Nord a Sud".
(red)

Fondi strutturali: i dati sui contributi comunitari

Il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo dirama i dati relativi ai contributi comunitari a valere sui fondi strutturali richiesti alla Commissione europea con le domande di pagamento inviate dalle Autorità dei singoli programmi al 31 ottobre 2004. Il fine di raggiungere in media a quella data l'80 per cento dell'obiettivo complessivo di domande di pagamento per l'intero 2004 è stato pienamente raggiunto. I dati sui contributi comunitari (che non contengono la parte di pagamenti coperta con il cofinanziamento nazionale) sono di particolare importanza perché rilevano ai fini del conseguimento dell'obiettivo di pieno utilizzo annuale dei fondi comunitari, necessario per evitare al 31 dicembre 2004, come è avvenuto già nel 2002 e nel 2003, il disimpegno automatico dei fondi (obiettivo N+2). Sono anche rilevanti perché costituiscono il presupposto per ricevere i rimborsi comunitari a ristoro del bilancio pubblico nazionale. Complessivamente, ossia per il totale del QCS, le domande di pagamento presentate a Bruxelles hanno raggiunto, al 31 ottobre 2004, il valore di 6,5 miliardi di euro, di cui 2,6 concorrono all'obiettivo di spesa dell'anno 2004. Aggiungendo 1,6 miliardi di euro di acconto iniziale, pari al 7 per cento di tutti i fondi (pure valido ai fini degli obiettivi fissati dall'Unione), l'importo delle "domande di pagamento lorde" al 31 ottobre, risulta pari a 8,1 miliardi di euro.
Inoltre sono on line sul sito del
 Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dell'economia informazioni relative a singoli accordi con Campania, Friuli-Venezia Giulia e Veneto e specificamente:
Governo-Regione Campania.Viabilità: firmata integrazione Accordo di Programma Quadro ; Governo-Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Infrastrutture di Trasporto: firmato Accordo di Programma Quadro  ; Governo-Regione Veneto, Sviluppo locale: firmata integrazione Accordo di Programma Quadro
(red)
 

Riforma Costituzione: presentati 300 emendamenti

E' scaduto alle ore 17 di oggi il termine della presentazione degli emendamenti al disegno di legge di riforme costituzionali, ritornato al Senato, dopo le modifiche della Camera. Circa 300 gli emendamenti presentati alle modifiche del testo.
I Ds sottolineano la mancanza di aperture da parte della maggioranza, in particolare, sull'adeguamento delle garanzie costituzionale e democratiche, sul tema della enorme concentrazione di poteri in capo al primo ministro, della forte riduzione del ruolo di garanzia del presidente della Repubblica e della funzione rappresentativa del Parlamento.
''Una difesa senza alcuna apertura - ha sottolineato il senatore  Franco Bassanini (nella foto)- si è registrata anche sulla devolution e le scombinate disposizioni in materia di riforma nel Parlamento. La prospettiva di una decisione referendaria sembra sempre più inevitabile''.

Da segnalare che l'altra pa (newsletter di Forum Pa) riporta le conclusioni della 31° Assemblea generale delle Province italiane, con due documenti Il rapporto sulle province italiane e il documento politico approvato dall'assemblea.
(red)
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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In redazione: Stefano Mirabelli (caporedattore); Giuseppe Schifini (caposervizio)
Progetto grafico: Mirabelli, Schifini
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