periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 211 - Roma, 24-25-26  gennaio 2004

Sommario

Scuola: tempo pieno flessibile 5 Regioni per 'il  diritto al ben-essere'
Riflettori puntati su riforme costituzionali Difesa delle culture in Piemonte, Lombardia e Veneto
2 febbraio a Milano: il "fattore P.A." Ghigo su devolution
Scuola: tempo pieno flessibile

“Sul tempo pieno la sinistra ha fatto credere che il governo vuole abolire il tempo pieno, le solite bugie”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi al termine del Consiglio dei Ministri di venerdì. “Il governo ha introdotto solo – ha spiegato il presidente del Consiglio - elementi di flessibilità, dando la possibilità alle famiglie di aggiungere alle ore obbligatorie alcuni altri insegnamenti a seconda delle proprie esigenze”. “Ho notato – ha aggiunto - che sui giornali è stato dedicato alle proteste sulla scuola uno spazio pari a nove volte quello dedicato alla descrizione della riforma del governo”.
"In realta' – ha commentato Pecoraro - stanno smantellando la scuola  pubblica. I tagli alle risorse, le promesse alle famiglia rivelatesi poi bugie e le umiliazioni alla professionalità degli insegnanti sono una realtà impossibile da nascondere”. Per il segretario del Pdci, Diliberto, “Siamo tornati a 40 anni fa prima della riforma della scuola media unificata del ‘62. Hanno reintrodotto l'avviamento al lavoro e cioè quella  forma di discriminazione di classe per cui i figli dei  professionisti andavano al liceo ed i figli dei lavoratori  venivano mandati ad imparare un mestiere. Per Albertina Soliani (Margherita) “il decreto - aggiunge Soliani - è chiaramente incostituzionale. La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione all'Emilia Romagna e' eloquente: l'organizzazione scolastica e' di competenza della Regione e dell'autonomia delle scuole. Il tempo delle direttive dettagliate impartite dal Ministero è finito”. Di diverso avviso Isabella Bertolini (Forza Italia) che afferma: “l'Ulivo non e' una opposizione degna di un Paese democratico, dove le Corti Costituzionali dovrebbero essere un potere neutro che non emette sentenze politiche che fanno comodo alla sinistra. D'altra parte, da chi utilizza anche i bambini per seminare falsità contro la riforma della scuola del Governo Berlusconi non ci si può aspettare granché”. Dello stesso avviso Lucio Malan (Forza Italia) ''Quando dicono che il governo abolisce il tempo pieno, discrimina tra gli studenti e taglia i fondi alla scuola non e' che pensano sia vero, ma solo che dirlo fa comodo al partito, così come usare i bambini come cartelli pubblicitari. Infatti la verità e' che il tempo pieno rimane, gli studenti che scelgono una scuola che avvia verso il lavoro potranno cambiare indirizzo più facilmente di prima e che i fondi per la scuola pubblica nel 2004 saranno il 9,6% in più che con l'Ulivo''.Nel frattempo Piero Bernocchi (Cobas) già prevede “n grande sciopero nazionale che blocchi tutte le scuole italiane”.
Il Consiglio dei Ministri – si legge nel
comunicato della Presidenza del Consiglio - su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Moratti (nella foto) un decreto legislativo concernente il primo modulo dell'attuazione della ''riforma Moratti'', relativa al funzionamento della scuola dell'infanzia (triennale) e del primo ciclo dell'istruzione: scuola primaria (quinquennale) e scuola secondaria di primo grado (triennale). E' ampliata la fascia d'età delle bambine e dei bambini che accedono alla scuola dell'infanzia e alla scuola primari e rimodulato il monte ore annuale delle attivita' educative; il passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado avverrà previa valutazione positiva e non più con un esame di Stato, come è attualmente l'esame di licenza elementare previsto alla fine del primo ciclo. L'inglese e' la prima lingua comunitaria da insegnare agli allievi della scuola primaria; nella scuola secondaria di primo grado verrà insegnata una seconda lingua dell'Unione europea e saranno possibili piani di studio personalizzati; tali piani comprendono lo studio dell'informatica fin dalla prima classe della scuola primaria e l'alfabetizzazione tecnologica fino al termine del primo ciclo. E' particolarmente rilevante la finalità sancita dal provvedimento di accogliere e valorizzare le diversità individuali, comprese quelle derivanti dalla disabilita'. Il decreto ha ricevuto il parere della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari competenti;
Sia il Presidente del Consiglio, che i Ministri Moratti e Giovanardi hanno ribadito con forza che il tempo pieno resta e, anzi, è meglio di prima, hanno accusato il centro-sinistra di faziosità e puntato l'indice contro la strumentalizzazione dei bambini portati in piazza a gridare slogan e sorreggere cartelli, che non erano certo - hanno osservato - farina del loro sacco.  Il ministro, poi, punto per punto si e' soffermata sulle perplessità e i dubbi che hanno accompagnato l'iter di questo provvedimento, calcio d'inizio della riforma della scuola italiana.
Questi i caposaldi su cui si è basata la conferenza stampa dei rappresentanti dell’esecutivo (cfr. anche il
dossier su governo.it):
RIFORMA INELUDIBILE - ''Era assolutamente necessaria'': non ha dubbi il ministro Moratti che, a conforto di questa affermazione, cita ricerche internazionali dalle quali emerge che i livelli di apprendimento degli studenti italiani non sono buoni.
I SOLDI CI SONO - ''La copertura finanziaria e' prevista. Non ci sono problemi. Nella Finanziaria sono stati stanziati 500 milioni di euro per la scuola e 100 di questi sono destinati in particolare alla riforma, solo per quest'anno''.
NESSUN DOPOSCUOLA - ''Saranno le scuole a decidere l'organizzazione del tempo scuola. E' stato comunque stabilito che ci sarà una equa ripartizione tra mattina e pomeriggio delle materie obbligatorie e facoltative'' proprio per evitare che le ore scolastiche post-pranzo diventino un baby-parking. ''Prima il tempo pieno - ha spiegato il ministro Moratti – era residuale: erano 27 ore piu' 3 ore dedicate all'insegnamento dell'inglese. Non c'era altro. Si chiamava tempo pieno ma dava meno opzioni di quelle che vengono date ora''. Per rassicurare le famiglie Giovanardi ha quindi citato un passaggio dell'articolato in cui si afferma che ''nell'organizzazione dell'orario settimanale i criteri della programmazione delle attivita' educative devono rispettare una equilibrata ripartizione dell'orario quotidiano tra le attività obbligatorie e quelle opzionali facoltative''. In soldoni – ha spiegato il ministro - significa che nell'ambito dell'autonomia scolastica le scuole non possono mettere tutte le attività facoltative al pomeriggio.
RIPETIZIONI ADDIO? - ''Un bambino che ha difficoltà in italiano o in matematica - ha spiegato Moratti – potrà usufruire all'interno del tempo pieno, così come e' previsto da questo decreto (e non ne poteva usufruire prima) della possibilità, che la scuola obbligatoriamente e gratuitamente , lo faccia recuperare in quella materia in cui ha difficolta'''. Allo stesso modo un bambino che vuole valorizzare i suoi talenti in una materia nella quale l'insegnamento e' limitato a quel certo numero di ore, lo potra' fare, all'interno della propria scuola o di una rete di scuole, perche' gli istituti saranno tenuti, nell'ambito del proprio piano di offerta formativa, a far fronte alle richieste delle famiglie, senza spese aggiuntive.
PIU' ANALISI LOGICA E GEOMETRIA -''Abbiamo potenziato insegnamenti importanti come l'italiano e la matematica perché purtroppo i nostri alunni non hanno ancora quei livelli di apprendimento che dovrebbero avere nelle materie basi più importanti''. Due forti lacune che si tenterà di colmare sono l'analisi logica e grammaticale ''praticamente scomparsa dai programmi'' e la geometria.
E PIU' LABORATORI - Il provvedimento prevede l'ampliamento delle attività di laboratorio, ''la possibilità di aggiungere percorsi informali e non formali ai percorsi formali di apprendimento''.
EQUIPE DOCENTI -''Abbiamo valorizzato l'equipe dei docenti introducendo la funzione del tutoraggio come elemento di orientamento, di guida nei confronti del bambino e di raccordo con le famiglie''. Viene assicurata la figura del tutor – si legge nell' articolato - fatta salva la contitolarità didattica dei docenti. Dunque - osservano al ministero - nessun ritorno al maestro unico.
ARRIVA NUOVA CIRCOLARE - Le famiglie avranno all'atto dell'iscrizione una nuova circolare che chiarirà in maniera ancora più dettagliata i contenuti del decreto. ''Mi auguro che da qui al momento delle iscrizioni e, soprattutto, quando le famiglie manderanno i figli a scuola - ha concluso il ministro - si renderanno conto che quello che e' scritto nel decreto è realtà e le polemiche sfumeranno''.
Sul fronte delle Regioni ci sono da registrare le posizioni del Vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani e della coordinatrice degli assessori regionali all’istruzione Adriana Buffardi. "Dispiace vedere –
ha affermato Errani - che il Governo abbia approvato un decreto che non tiene conto dei problemi sollevati con un'ampia protesta dai genitori e dall'intero mondo della scuola, oltre che delle indicazioni della Corte costituzionale. Il Governo, con tale decreto, sceglie la strada della conflittualità: è un errore serio, perché la scuola e la sua qualità rappresentano un valore fondamentale per il Paese". "La Regione Emilia-Romagna - continua Errani - ribadisce la necessità di un impegno comune per qualificare la scuola, salvaguardando ad esempio il tempo pieno per il suo valore pedagogico e formativo, all'interno di un'unitarietà dell'ordinamento scolastico nazionale che per noi è un valore, un riferimento irrinunciabile".
Il Ministro Moratti ''faccia un gesto responsabile, ascolti le proteste e i dissensi che provengono dalla comunità scolastica, ritiri il decreto governativo sulla scuola di base e apra un largo confronto''. Lo ha chiesto
Adriana Buffardi, assessore regionale all'Istruzione della Regione Campania e coordinatrice degli assessori regionali alla Pubblica Istruzione. La Buffardi affronta questi temi in una lettera inviata alla dirigente scolastica del 73mo circolo didattico Madonna Assunta di Napoli. Il decreto, sottolinea la Buffardi, ''viene considerato un provvedimento che mette in discussione l'esperienza del tempo pieno nei suoi aspetti positivi, formali e sociali. Come giunta regionale ci siamo opposti a questo decreto che riteniamo ingiusto per gli aspetti legati al tempo pieno e non solo: un'opposizione manifestata nel confronto col Governo sino ad esprimere parere negativo in sede di Conferenza Unificata''.La Buffardi rinnova la richiesta alla Moratti ''espressa  anche personalmente'' di ritiro del decreto.  Secondo l'assessore regionale ''ci troviamo di fronte a una misura restrittiva dell'esperienza del tempo pieno. Mi chiedo se, pur nel rispetto di tali normative, le scuole dell'autonomia riusciranno a salvaguardare le esperienze piu' positive di tempo pieno. Per quanto mi riguarda sono ovviamente  disponibile a contribuire a sostenere questa esperienza sia pur, ripeto, nel rispetto della nuova normativa”. (sm)

2 febbraio a Milano: il "fattore P.A."
FORUM P.A. presenterà la sua manifestazione (10-14 maggio 2004) a Milano con un evento svolto in collaborazione con i Dipartimenti della Funzione Pubblica e dell'Innovazione e Tecnologie, il Comune di Milano e Il Sole 24 Ore. Il tema scelto per questa edizione è il ruolo che il soggetto pubblico deve interpretare per essere fattore di competitività per il Sistema Paese, affrontato sotto alcuni aspetti particolari: comunicazione e trasparenza, partnership pubblico-privato, semplificazione e internazionalizzazione. Ne discutono il Ministro per la funzione pubblica Luigi Mazzella, il Ministro per l'innovazione Lucio Stanca, il Vice Ministro per le attività produttive Adolfo Urso, insieme con i rappresentanti delle Autonomie e dell'impresa. Nel corso del convegno Nando Pagnoncelli presenterà una ricerca originale promossa da FORUM P.A. e IPSOS sul ruolo della PA come garante della comunicazione e trasparenza del mercato. I partecipanti riceveranno una copia del rapporto di ricerca. Consulta il programma on line . (red)
5 Regioni e il diritto al ben-essere'
'Il  diritto al ben-essere'. Cinque Regioni italiane (Toscana, Campania, Emilia-Romagna, Umbria e Marche) hanno firmato a Loreto un ''patto di innovazione del welfare''. Il patto è stato approvato durante la seconda Conferenza delle Politiche Sociali della Regione Marche, dedicata al tema ''Stare bene tutti''.
Il documento - firmato dagli assessori alle politiche sociali Gaia Grossi dell' Umbria, Angelo Passaleva della Toscana, Gianluca Borghi dell' Emilia-Romagna, Adriana Buffardi della  Campania e Marcello Secchiaroli delle Marche - e' articolato in  sette sottotitoli e indirizzato al governo nazionale: ribadisce  i principi della legge n. 328 del 2000 e innanzitutto ''il  diritto al ben-essere''. Gli obiettivi del 'ben-essere' debbono  essere riferiti ''allo sviluppo delle capacita' fisiche, alla  crescita di sapere, alla capacita' di affrontare le  responsabilita' quotidiane ma anche di coltivare una  soddisfacente vita di relazione in un ambiente salubre e  sicuro''.
Le istituzioni debbono ''svolgere con coerenza il loro ruolo  di rappresentanza'' e definire politiche e progetti con i  cittadini. Le Regioni debbono impegnarsi a sviluppare ''una prassi multilaterale di governo in grado di valorizzare tutte le risorse presenti sul territorio, con un sistema di governance che preveda regole e obiettivi condivisi''. Il documento valorizza inoltre i piani sociali, ''paradigma di cittadinanza attiva'', individuati dalla legge 328 come strumenti strategici per dotare tutti i territori di una rete capillare di servizi, e dice ''no a un welfare residuale'' e ''non ad un welfare centralistico''. No anche ai privilegi: ''lo slogan 'meno tasse per tutti' significa necessariamente meno 'welfare per tutti' e cio' - si legge nel documento - sta determinando un pesante taglio al trasferimento di risorse''. Secondo le Regioni firmatarie ''sull' intervento fiscale il primo modulo realizzato dal governo non raggiunge apprezzabili risultati redistributivi perche' non assume come riferimento il carico fiscale familiare.
Esso ha pero' 'consumato' 5,5 miliardi di euro - sostengono gli assessori regionali - cifra che avrebbe potuto estendere a tutto il Paese il reddito minimo di inserimento''. A queste scelte se ne debbono opporre altre: ''equa redistribuzione dell' imposta personale e dei trasferimenti monetari; avvio della realizzazione concreta dei livelli essenziali per i servizi alle persone per garantire l' inclusione attiva agli strati piu' deboli e il sostegno alle responsabilita' familiari''. (gs)
Riflettori puntati su riforme costituzionali
Domani si riaccendono i riflettori sul ddl del governo di riforma della seconda parte della Costituzione modificato dalla commissione Affari Costituzionali. Da domani mattina entra nel vivo il confronto in aula al Senato. Entro le 17 di questa sera, ciascun gruppo dovrà aver depositato i propri emendamenti: ve ne saranno anche da parte della maggioranza oltre all'annunciata mole di richieste di modifica di Ulivo e Prc.
Alleanza Nazionale, in particolare, ha chiesto e ottenuto che domani sia riservata un'ora del dibattito d'aula all'intervento in discussione generale del capogruppo a palazzo Madama Domenico Nania che prendera' la parola intorno alle 11.
'Dopo il duro discorso di Bossi di ieri a Milano -spiega il gruppo di An al Senato- Nania (nella foto) chiarira' la posizione di Alleanza nazionale sui punti cruciali delle riforme: dalla tutela dell'interesse nazionale al federalismo, dal premierato al tema delle garanzie''.
Il clima è comunque teso all'interno anche della maggioranza. Per Calderoli '' Berlusconi sappia che questo e' l' ultimo treno'': ''E' comodo - ha affermato l' esponente leghista - andare a  dire in pubblico che gli alleati litigano. Noi gia' ieri abbiamo  invitato Berlusconi a dire il peccato ma anche il peccatore.  Dica che An e Udc si sono messe di mezzo per fermare la  devoluzione''. ''Siamo davanti all' ultimo tentativo che possiamo fare, all'  ultimo treno per le riforme - ha concluso Calderoli - o si cambia oppure l' inno di Forza Italia diventera' l' inno della  sconfitta e sarà sostituito con Forza Padania o Forza  Nord...' (red)
Difesa delle culture in Piemonte, Lombardia e Veneto
Difesa delle culture e delle identita' regionali. In Piemonte, Lombardia e Veneto gli assessorati alla cultura sono della Lega. Si passa dal neo assessore all'identità piemontese e alla devoluzione, il leghista Gipo Farassino, agli altri due assessori: Ettore Albertoni in Lombardia, gia' consigliere del cda della Rai ed Ermanno Serrajotto in Veneto. Assessori alla cultura con deleghe alle identita' locali, il lombardo Albertoni e il veneto Serrajotto.
Ettore Albertoni parla di Lombardia ''pluralista: perche' esiste una Lombardia milanese (che corrisponde al vecchio ducato di Milano), una Lombardia veneta, poi c'e' Bergamo, Brescia e Crema, realta' a se stanti. E ancora, una Lombardia con fortissime autonomie comunali che risalgono all'IX secolo (Pontida, Legnano, Costanza), una Lombardia elvetica e Mantova con la sua storia''. Albertoni cita l'esempio dell'Oltrepo pavese che era sottoil Regno di Piemonte e che non aveva nulla a che fare con ilprincipato di Pavia: poi c'e' il caso di Cremona e di Crema,quest'ultima appartenente alla Serenissima, alla Repubblica di Venezia. Nove milioni di lombardi in tutto, di cui 6 che parlano in dialetto.
 ''In questo contesto -spiega l'assessore Albertoni- si e' inserita l'azione del governo regionale con la delega specifica sulla cultura e le tradizioni popolari, le parlate locali, i dialetti, un complesso socio-linguistico, etnico e antropologico che la Lombardia, ha coltivato da tempo, fin dalla nascita della Regione che risale a trent'anni fa''. Un'azione che l'assessorato ha concretizzato anche tre volumi sul lessico comparato (edito da Mondadori) di 2000 parole, con tutte le varianti fonetiche, delle 11 province lombarde Monza e Crema che lo diventeranno tra pochi anni.,
Albertoni racconta di aver trasferito competenze, mezzi economici e personale alle province per creare una grande struttura in rete del sistema bibliotecario (2200 biblioteche) e museale (330 musei) che punta alla valorizzazione di strutture didattiche come il museo del lavoro, quello della cultura contadina, del territorio ma anche il museo del bijoux a Casal Maggiore in provincia di Cremona che raccoglie i lavori degli artigiani di fine '800, epoca a cui risalgono le prime produzioni.
In Veneto invece, l'assessore Ermanno Serrajotto destina il 20-25% del bilancio per progetti che si sviluppano su tre gamme: editoria, scuola e attivita' legislativa. ''Tra le pubblicazioni più diffuse -spiega Serrajotto- c'e' il dizionario etimologico italiano- veneto e veneto-italiano che viene diffuso nelle scuole, nelle biblioteche della regione e anche in vendita nelle librerie, si tratta di un lavoro che viene prodotto da due anni''. Numerose sono comunque le iniziative editoriali tra cui, fiore all'occhiello, il censimento dei leoni di San Marco, simbolo della Serenissima, un volume che sconfina anche fuori dai confini regionali, date le dimensioni della Repubblica di Venezia. Ma una fertile produzione di pubblicazioni e' rivolta al mondo scolastico ''per far conoscere la storia locale e dunque capire chi siamo'', spiega ancora Serrajotto.
 E, di tuttaltro tenore ma sempre mirato alla scoperta delle radici e' il diario che la regione Veneto propone ai bambini delle quarte elementari con vignette e giochi. Il mondo scolastico viene coinvolto anche sul fronte dei concorsi per i ragazzi che vengono stimolati a realizzare piccoli lavori sulle identita' venete: teatrali, filmati, filastrocche  e poi dall'altra parte, novita' di quest'anno, ci sono corsi di formazione per docenti residenziali a Castelbrando (Vittorio Veneto).
Incentivare le identita' per Serrajotto significa anche indire concorsi per bande, cori, in altre parole folklore, (tra questi quello nazionale ''La gondola d'oro''), dar spazio alle rievocazioni storiche e ancora realizzare mostre come quella sugli abiti antichi nei cinque grandi musei regionali e nelle ville venete. ''Sul piano dell'attivita' legislativa regionale, da due anni a questa parte, alcune cose si sono fatte - afferma Serrajotto- mi piace ricordare la legge dedicata alle pareti affrescate per difendere il restauro delle ville venete, altree due per non dimenticare: per il 50esimo anniversario dell'inondazione del Polesine, e un'altra per il 40esimo della tragedia del Vajont''.
(red)
Ghigo su devolution

''Riflettere sul significato e sul peso storico della nascita di Forza Italia - afferma in una intervista al La Stampa il Presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo (nella foto), commentando la partecipazione alla celebrazione del decennale - avvenuta in una stagione in cui il Paese era assediato da tre rischi: l'ondata referendaria, quella giustizialista e quella secessionista.  Merito grande del nuovo partito e' aver evitato che la situazione degenerasse: oggi questi pericoli o si sono diluiti o sono praticamente scomparsi. Certo, guardando indietro, e' innegabile che ci sia stato qualche eccesso nei toni, nella ripetitività.
Ma, a parte queste sfumature, non possiamo nasconderci che c'era e c'e', ad esempio, la forte necessità d'una riforma della giustizia''.
Si parla anche del progetto federalista: “La devoluzione, a mio avviso, è stata eccessivamente caricata di negatività”, inoltre Ghigo sottolinea che si è persa un’occasione a non farla partire prima: “Si, la devoluzione è davvero uno degli aspetti direi meno rivoluzionari delle riforme.
Basta guardare la sanità: già dipende al 100% dalle Regioni”.
E per quanto riguarda la scuola: “continuerà ad avere programmi stabiliti dal governo centrale e le realtà locali potranno intervenire decidendo di dedicare due ore a materie di loro scelta”.
Per quanto riguarda infine la polizia locale e la sua “devoluzione” alle Regioni: “si arriverà ad un coordinamento delle polizie municipali”. (red)

 

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