periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 326 - Roma, 8  luglio 2004

Sommario

Riforme: Ghigo ed Errani su Senato federale Federalismo: Formigoni critica emendamenti UDC
Biasotti su ILVA Statuti in Liguria e Calabria
Galan presenta Dpef Standard & Poor's: meno rating a Regioni per limitata autonomia
Standard & Poor's: meno rating a regioni per limitata autonomia
Con la riduzione del rating di lungo  termine della Repubblica italiana, Standard & Poor's taglia a  cascata anche quelli di enti locali, regioni ed emissioni  obbligazionarie. L' agenzia ha ridotto il rating da AA ad AA-.
La decisione, ha spiegato l'agenzia di rating, è dovuta al  deterioramento dei conti pubblici sia nel 2004 che nel prossimo  futuro. L'analista di S&P ha spiegato che il deficit pubblico e'  salito nel 2004 e un ulteriore accrescimento e' prevedibile nel  2005 se saranno attuati i previsti tagli delle tasse per circa  12 miliardi di euro senza un'adeguata riduzione delle spese.
Per le regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia,  Lombardia, Toscana, Valle d'Aosta e per i Comuni di Bologna,  Brescia, Firenze, Milano, Sesto Fiorentino e Venezia il rating  di lungo termine passa da 'AA' con prospettive negative a 'AA-'  con prospettive stabili. Gli enti locali e i governi regionali  con rating di lungo termine 'AA-' o inferiore, invece, non  subiscono l'impatto della revisione del rating sovrano.
La decisione di Standard & Poor's - si legge nel comunicato  dell'agenzia - riflette ''la forte interrelazione esistente tra  il governo centrale e gli enti locali e governi regionali in  Italia''. S&P ricorda poi che ''i rating degli enti pubblici  continueranno ad essere assoggettati al limite superiore  costituito dal rating sovrano, fintanto che le relazioni  istituzionali tra i livelli di governo limiteranno una maggiore  autonomia finanziaria e gestionale degli enti decentrati e  conferiranno al governo centrale potere esclusivo di alterare la  loro flessibilita' sul fronte delle entrate e della spesa, con  conseguenze negative per la qualita' creditizia degli enti  locali e regionali italiani''.
Viene abbassato il rating a lungo  termine da 'AA' ad 'AA-' delle obbligazioni emesse dalle regioni  Umbria (AA-/stabile), Marche (AA-/stabile) e Sicilia ('unrated')  con oneri a carico dello Stato e le prospettive passano da  negative a stabili. Il rating attribuito a queste obbligazioni,  afferma la nota, ''riflette l'opinione che esse siano  equivalenti alle obbligazioni finanziarie della Repubblica  Italiana, considerando la struttura legale dell'operazione e gli  incentivi economici a finanziari che garantiscono il puntuale  servizio del debito da parte del governo centrale. Le  obbligazioni di Marche e Umbria sono state emesse in seguito al  terremoto del 1997 per consentire allo Stato di partecipare al  finanziamento delle opere di ricostruzione. L'obbligazione della  regione Sicilia e' servita da contributi di solidarieta' versati  dalla Repubblica Italiana destinati al finanziamento di  infrastrutture''.
Il commento del vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri, è stato: ''Il cambiamento di rating da AA a doppia AA- da parte di S&P è un segnale che va ascoltato con responsabilità e senza inutili e sterili allarmismi''. Invece per il segretario dei Ds Piero Fassino, il declassamento del rating del debito pubblico italiano è la "certificazione dello stato di dissesto finanziario del nostro paese''. Per Brunetta il declassamento non è un fatto grave, anzi è "robetta"(cfr. Corriere della Sera).
Di certo il declassamento da parte di Standard and Poor's non cambia il peso della manovra necessaria per correggere il deficit e portarlo sotto il 3%. L' impatto della decisione della società di rating, almeno a giudicare dall'andamento dei titoli di Stato sul mercato secondario, non avrà grandi effetti sul costo degli interessi sul debito pubblico: il maggior esborso dello Stato non dovrebbe superare i 50-100 milioni di euro. E rispetto alla "manovra prossima ventura" (domani in Consiglio dei Ministri) - mentre giunge l'avvertimento del Ragioniere Generale dello Stato, Grilli (cfr. Corriere della Sera): il federalismo è delicato, fa crescere i centri di spesa - il Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, il Presidente di Confindustria della Campania, Tommaso Iavarone, il presidente della Confapi Campania, Dario Scalella, e i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Michele Gravano, Pietro Cerrito e Anna Rea hanno sottoscritto un documento in cui manifestano una forte preoccupazione per lo sviluppo economico del Mezzogiorno e della Campania e chiedono che il governo riconsideri i tagli annunciati con la prossima manovra finanziaria. ''I tagli che il governo ha annunciato sui fondi gia' allocati per il Mezzogiorno - sottolinea il documento - ci preoccupano fortemente: un miliardo e 250 milioni di euro in meno, di cui 300 solo in Campania. Tutto ciò mette una seria ipoteca sui tassi di crescita del Mezzogiorno nei prossimi anni e rischia di vanificare gli sforzi che istituzioni, forze sociali ed economiche della Campania hanno compiuto per attivare una programmazione seria ed efficace degli interventi''.
Preoccupazioni da parte delle Regioni: ''La notizia dell'abbassamento del rating di lungo termine, per la Repubblica italiana, da parte di Standard & Poor's, è una notizia cattiva - ha detto il Presidente della Regione Marche, Vito D'Ambrosio - che diventa pessima se si pensa alle conseguenze che avrà sulle strategie di approvvigionamento finanziario delle Regioni sui mercati internazionali. Le preoccupazioni aumentano per il rating delle obbligazioni già emesse dalla nostra Regione per far fronte al finanziamento della ricostruzione post-sisma. La decisione di ricorrere ai mercati finanziari internazionali diventa inevitabile per superare le criticità economico finanziarie dei bilanci regionali derivanti dalle politiche del Governo nazionale''.
''Con la decisione di ridurre il  rating dell' Italia, da domani il denaro ci costerà più caro. Nei prossimi mesi, una parte dei problemi che avremo in Toscana  saranno la conseguenza del quadro nazionale'', ha commentato il  presidente della
Regione Toscana, Claudio Martini: ''Gli analisti dicono - ha aggiunto - che la riduzione del  rating sul debito pubblico italiano avrà come conseguenza un  taglio a cascata anche di quelli della Toscana; questo produrrà  un effetto negativo sui costi che la Regione dovrà sopportare  per l'approvvigionamento finanziario sui mercati  internazionali''. 
Solo la Grecia ha un voto più basso dell'Italia all'interno di Eurolandia secondo le valutazioni di Standard & Poor's. Dopo il taglio al giudizio sui conti pubblici italiani deciso dall'agenzia di valutazione, infatti, il nostro paese si posiziona sotto il Portogallo, fermo ad un voto ''AA''. La Spagna ed il Belgio si piazzano infatti un gradino sopra con un rating pari ad ''AA+''.
Ecco il giudizio di S&P sui dodici paesi dell'Eurozona: Austria AAA; Finlandia AAA; Francia AAA; Germania AAA; Irlanda AAA; Lussemburgo AAA; Olanda AAA; Portogallo AA; Spagna AA+; Belgio AA+; Italia AA;Grecia A+.
Infine oggi  Moody's -un'altra agenzia internazionale di rating - ha confermato il rating dell'Italia che quindi resta 'Aa2'. Moody's ha anche confermato l'outlook stabile per il debito pubblico italiano in euro o in valuta. In una nota diffusa oggi spiega che un fattore importante a sostegno del rating e' stato il calo del debito pubblico, sceso al 106,2% del pil nel 2003 dal 123,2% del 1995.
Il Financial Times commenta oggi il downgrade da parte di Standard and Poor's. Il timore, scrive il giornale, e' di un futuro ulteriore taglio del rating in assenza di riforme strutturali. Quello che serve all'Italia, continua il FT, e' un governo che accantoni i battibecchi e si concentri sulla riduzione del debito spingendo allo stesso tempo sulle riforme delle pensioni, della sanita' e del mercato del lavoro.
(gs)
Riforme: Ghigo ed Errani su Senato federale
Se sul rapporto Regioni-Comuni non manca la diversità di opinioni fra il Presidente del Piemonte, Enzo Ghigo (Presidente della Conferenza delle Regioni) e il Presidente dell'Emilia-Romagna, Vasco Errani (vicepresidente della Conferenza delle Regioni), intervistati oggi dal Corriere della Sera, l'analisi delle riforme in corso porta i due Presidenti a diagnosi diverse sulla Devolution, ma ad una condivisione sostanziale degli obiettivi federalisti e della necessità di correttivi per il futuro Senato federale.
"Il federalismo non parte dalla poltrona sulla quale si è seduto ... in una società complessa non si comanda né al Centro, né nelle Regioni", sostiene Errani, bisogna piuttosto puntare sulla governance, e quando si ragiona sulla riforma federalista bisogna considerare che se da un lato "l'esperienza del centralismo in questo Paese ha fallito", dall'altro "non si deve pensare di costruire venti nuovi centralismi regionali, sarebbe un rimedio peggiore del male".
"La polemica sul centralismo regionale - ribatte Ghigo - è vecchia, non vedo cosa cambi: Comuni e Province gestiscono, esercitano, applicano le leggi, ma nel nostro Paese il potere legislativo è sempre stato dello Stato e delle Regioni".
Sulla riforma che oggi è all'attenzione della Camera dei Deputati per Errani bisogna "voltare pagina" e impegnarsi ad un confronto serio: "noi Governatori presentammo un documento accolto con grande sensibilità dai Presidenti di Senato e Camera: partiamo da questo. La verità è che le nostre proposte sono state ignorate, ogni confronto è stato sottratto dai ricatti nella maggioranza ... non ci possono essere zone vietate al confronto", come la devoluzione, una sorta di self-service delle Regioni su sanità, istruzione o sicurezza, né si può tornare indietro evocando concetti come l'interesse nazionale. Per il Vicepresidente della Conferenza delle Regioni questo "è un modo schizofrenico di costruire una Costituzione".
Meno preoccupato per la futura devoluzione è il Presidente Enzo Ghigo: "il tema della devoluzione è stato demonizzato dal Centro-Sinistra, la classica battaglia di bandiera. Già ora, ad esempio, la sanità è di fatto devoluta alle Regioni. Ma non significa che si creino disparità: ci sarà una legge-quadro che definirà i servizi da fornire ai cittadini, dopo di che ogni Regione sarà chiamata a garantirli".
Diagnosi comune sul futuro Senato federale, ma un approccio diverso rispetto alle prossime mosse. "Così com'è, il Senato è un pasticcio che di federale ha solo il nome. E non funzionerà, chiunque governi. Il mio problema non è polemizzare con la maggioranza, ma trovare una forma di collaborazione per riuscire a governare il sistema regionale e il sistema Paese. Non è che con il federalismo ciascuno possa fare quello che gli pare, sennò che federalismo è?".
Affermazioni condivisibili, per Enzo Ghigo, ma "il punto ora è questo: chiarire i ruoli", considerando anche i problemi "di cosa accadrebbe se Senato e Camera avessero maggioranze diverse".
"Adesso - conclude Ghigo - inizierà la discussione alla Camera - e ci sarà l'occasione di migliorare. L'unica cosa da evitare, ora, è un'impasse: siamo a metà del guado, la riforma va completata, lasciar perdere sarebbe un errore gravissimo".
(sm)
Galan presenta Dpef

Il presidente della Regione veneto Giancarlo Galan (nella foto) ha presentato al Tavolo di concertazione, formato dai rappresentanti delle parti sociali e degli enti locali, la bozza di Documento di programmazione economica e finanziaria 2004 (DPEF). "E' un documento importante giunto alla sua terza edizione - ha sottolineato Galan - che mostra una fotografia dettagliata del Veneto, per accompagnarne lo sviluppo. Non esisteva nella programmazione regionale ed è stato inserito per volontà del Consiglio regionale per consentire di aprire un dibattito su questi temi. Doveva quindi essere un'occasione per fare "grande politica" ma forse l'attenzione nei suoi confronti è stata inferiore alle attese. Mi pare invece soddisfacente l'attenzione delle parti sociali, a cui presentiamo questo strumento per avere osservazioni e suggerimenti. Ritengo infatti che la concertazione sia un modo per governare meglio se sulle scelte importanti, in un momento obiettivamente difficile a livello internazionale, riusciamo a determinare la condivisione delle forze produttive, sindacali, sociali. Io sono convinto che il Veneto abbia la possibilità di superare le attuali difficoltà e noi dobbiamo cercare di creare le condizioni perché ciò avvenga".
Il Veneto resta fra le prime regioni in Europa. La crescita del Prodotto Interno Lordo è stata negativa nel 2002 (-0.6%) e appena percettibile nel 2003 (+0,3), ma ciò che conta - ha detto Galan - è che le previsioni lascino ben sperare per il futuro. Lo stesso vale per le esportazioni (-8,5 nel 2003) e le importazioni (-6,5), ma va tenuto conto che ben il 96% del saldo negativo del Veneto si registra a carico delle sole province di Vicenza e Venezia e soprattutto nel settore orafo (-30,1%) e in quello della produzione di mezzi di trasporto (-47,1%). Il dato che emerge è che il Veneto si apre sempre di più a oriente. Per quanto riguarda gli altri indicatori presenti nel DPEF, viene confermata la tendenza allo sviluppo di nuove forme familiari, con un incremento delle famiglie di una sola persona. Aumentano nel contempo gli anziani e gli immigrati, dando sempre più alla società veneta un'impronta multietnica. Le presenze complessive nel turismo, in cui il Veneto è la prima regione d'Italia, ammontano nel 2003 a 54.692.573 in leggero calo rispetto all'anno precedente (-1,5%). Sono diminuite le presenze dei turisti di area tedesca e austriaca (che restano comunque in testa alle classifiche), mentre sono aumentate quelle da Gran Bretagna, Ungheria e Spagna. Sul piano dell'occupazione, che si sta orientando sempre più verso il settore dei servizi, il tasso veneto (63,5%) è già adesso molto vicino all'obiettivo fissato dall'Unione Europa per il 2010 (70%), mentre il tasso di disocc
upazione è fermo dal 2002 al 3,4%.
(red)

Formigoni su emendamenti UDC
''Stupore'' è stato espresso da Roberto Formigoni (nella foto), presidente della Regione Lombardia, per la  presentazione da parte di alcuni deputati Udc di una serie di  emendamenti al testo della riforma federalista che riporterebbero alla competenza esclusiva dello Stato alcune materie, tra cui la sanità.
Per Formigoni la proposta sarebbe ''in contraddizione con l' impegno assunto con gli elettori della Casa delle liberta' alla vigilia delle elezioni regionali del 2000 e delle elezioni nazionali del 2001. Un impegno che va realizzato''. ''Ma soprattutto - ha sottolineato - la devoluzione della sanita' alle Regioni permette un sistema sanitario piu' vicino ai cittadini e piu' rispondente alle loro esigenze''.
Formigoni ha infine spiegato che ''abbiamo bisogno del federalismo per il bene dei cittadini e per avere servizi piu' efficienti e semplici da utilizzare'' e che si deve decentrare ''tutto quello che si puo' gestire meglio a livello regionale'', indicando le priorita' ''nella salute, nella scuola e nella polizia locale''.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha intanto convocato tutte le forze politiche della coalizione per domenica sera a palazzo Chigi, dalle ore 20 in poi, ''per un vertice 'no-stop' articolato in piu' tavoli''.  Il coordinatore
della Lega Roberto Calderoli ha speigato che ''Ci sara' un tavolo politico per affrontare l'assetto del governo e l'agenda dell'esecutivo. Un tavolo per esaminare la manovra di rilancio dell'Economia. Un tavolo per parlare del federalismo. Sara' un vertice no-stop, dal quale si uscira' solo dopo aver trovato la soluzione a tutto''.
Infine il presidente della  Regione siciliana Salvatore Cuffaro fa sapere che continua ''a sostenere l'  opportunita' della nomina di un ministro siciliano dell' Udc e  quella del sottosegretario all' Economia Gianfranco Micciche' a  ministro per il Mezzogiorno''.

(red)
Statuti in Liguria e Calabria
''La Calabria conferma con l' approvazione dello Statuto il primato nell' autonormazione'': lo ha detto il presidente della Giunta calabrese, Giuseppe Chiaravalloti (nella foto), commentando la definitiva approvazione da parte del Consiglio regionale della ''Magna Carta'' calabrese.
''Nel merito apprezzo la decisa scelta presidenzialista - aggiunge Chiaravalloti - l' unica in grado di assicurare efficienza al sistema. Plaudo, altresi', al largo riconoscimento delle funzioni delle autonomie locali e ai piu' generali processi di coinvolgimento di tutte le forze attive della regione. Confido che uno slancio comune e sinergico possa contribuire all' azione di sviluppo diffuso sul territorio regionale che l' attuale Giunta regionale sta perseguendo''.
Nasce invece in Liguria "
Un nuovo Statuto con radici antiche", che affondano nella tradizione e nella storia della Liguria. Dopo quasi quattro anni di lavoro, la commissione speciale istituita dal Consiglio con la delibera n.37 del 4 luglio 2000 ha approvato la proposta di statuto. Il testo licenziato dalla commissione passerà adesso all'esame del Consiglio regionale, che ha stabilito di dedicargli un'apposita sessione di lavori. Alla base del testo c'è la considerazione di tutti quegli aspetti che hanno contribuito a formare "l'identità ligure come luogo di incontri positivi": nella premessa si leggono i riferimenti alla vocazione ai rapporti internazionali e all'intercultura, nonché al ruolo fondamentale di promozione degli ideali di libertà e indipendenza che hanno attraversato la storia della nostra regione dal medioevo al Risorgimento alla Resistenza. Rispetto della tradizione, quindi, ma anche molte novità.
Le principali riguardano la scelta della forma di Governo, con elezione diretta del Presidente della Giunta, e il rafforzamento dei poteri del Consiglio regionale. Viene inoltre affermato il ruolo dell'opposizione, con l'introduzione del question time (interrogazione a risposta immediata su argomenti urgenti) e altri strumenti specifici.
Altri punti sottolineati dallo statuto sono il principio delle pari opportunità, la volontà della Regione di favorire la partecipazione dei cittadini all'attività dell'Ente (e-government ed e-democracy), il ruolo del Consiglio delle Autonomie per quanto riguarda i rapporti con le Autonomie locali, gli strumenti di garanzia (tra cui il Difensore Civico, il Comitato regionale per le Comunicazioni e la nuova Consulta Statutaria) e il principio della sussidiarietà come metodo di azione legislativa, amministrativa e di rapporto con gli enti locali. Novità di particolare rilievo è l'istituzione del Consiglio regionale dell'economia e del lavoro, un organismo di consulenza per favorire la partecipazione di tutte le componenti che operano nella realtà ligure.

(red)
Biasotti su ILVA

Chiudere l'ILVA è ormai chiaro dopo l'incidente ad un altoforno dell'acciaieria. ''Si può dire che il progetto della chiusura immediata, invece di quella prevista entro il 31 dicembre di quest'anno, è una possibilità più che concreta. Credo, e lo dico anche per la mia esperienza da ex imprenditore, che non ci sia interesse a ristrutturare un impianto che poi deve comunque chiudere''. Il Presidente della regione Liguria, Sandro Biasotti (nella foto), lo afferma al Corriere della Sera (L'Ilva non riapra, intesa con il governo), ma anche su il Secolo XIX (Biasotti- Anche a Riva conviene non riaprire più), a proposito dello scoppio di un altoforno negli impianti delle acciaierie Ilva di Cornigliano che ha provocato il ferimento di 12 persone martedi' 6 luglio. ''Credo che questo incidente - dice Biasotti - segni il 'de profundis' di questo impianto dannoso e pericoloso per gli operai e i cittadini''.
Non volendo riferire i nomi dei politici con cui ha parlato ''diciamo che il mio interlocutore -spiega- è in generale il governo'', Biasotti assicura che ''non finira' tutto in una bolla di sapone''. E precisando che l'incontro decisivo a Roma sarà entro dieci giorni, il presidente della regione Liguria sottolinea: ''le acciaierie devono chiudere. L'area deve essere bonificata e riqualificata. Sara' la via del rilancio di Genova. Sarà il futuro stesso di Genova. Non possiamo mancare l'appuntamento. Indietro non si torna''.
(red)

 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
Redazione: via Parigi, 11    00185 - Roma
Direttore editoriale: Marcello Mochi Onori
Direttore responsabile: Marco Tumiati
In redazione: Stefano Mirabelli; Giuseppe Schifini
tel. 06.488829200 - fax 06 4881762
e-mail:
redazione@regioni.it

 
 


per iscriversi alla mailing list e ricevere regioni.it alla tua casella di posta elettronica
 

invia
e-mail

 

 

 

numeri precedenti

 


link

no copyright. per pubblicare le notizie di regioni it "clicca"