periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 330- Roma, 14  luglio 2004

Sommario

Conti pubblici e caduta esportazioni Emilia-Romagna: programmazione e finanziamento sanità 2004
Domani Conferenza delle Regioni Rapporto sul volontariato in Lombardia
Riforma federalista: possibili rovesci, ma a settembre torna il sereno Dati su spesa farmaceutica

Conti pubblici e caduta esportazioni

Dopo l'Istat (Comunicato stampa in pdf; Conto trimestrale Amm.ni Pubbliche - serie; Note metodologiche in pdf) anche l'Abi si sofferma sui conti pubblici. Il rapporto deficit Pil dovrebbe attestarsi quest'anno al 2,9% rimanendo quindi sotto la soglia  fissata dal Patto di stabilita'. Ma nel 2005 e nel 2006 potrebbe  arrivare, in assenza delle correzioni della legge finanziaria,  al 3,2 e al 3,6%. Sono le previsioni contenute  nell'Afo-Financial Outlook dell'Abi sull'economia del 2004-2006.  ''La preoccupazione maggiore - ha spiegato il direttore  generale dell'associazione bancaria, Giuseppe Zadra - deriva  dalla finanza pubblica, non tanto per quest'anno visto che le  misure correttive straordinarie in via di approntamento  eviteranno di superare il 3%, ma per il 2005-2006. Senza la  manovra correttiva della finanziaria si potrebbe infatti andare  oltre la soglia''.
L'istat ha invece reso noto che sale al 6,1% del Pil il deficit nel primo trimestre. In valore assoluto la stima dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione è pari a 19.878 milioni di euro con una crescita di 1.038 milioni rispetto al primo trimestre. Commenti allarmati dell'opposizione e dei sindacati. Casero, responsabile economico di Forza Italia, dice che i conti sono in regola e che con il decreto Ecofin approvato l'altro giorno il rapporto deficit-pil e' sotto il 3%.
I problemi dell’economia europea si manifestano in modo particolare in Italia, dove la crescita della produzione è stata negli ultimi anni inferiore alla media europea. La debolezza della domanda interna, soprattutto nella componente degli investimenti, si è combinata con un contributo negativo delle esportazioni, frenate anche dall’andamento dei tassi di cambio e da una dinamica dei costi superiore a quella dei principali concorrenti europei. E' quanto emerge dalla sintesi del Rapporto Ice dedicato alle performances delle imprese italiane nei mercati internazionali
Il ristagno dell’economia italiana, quindi, non ha impedito un ulteriore deterioramento del disavanzo corrente, che è passato da 10 a 18 miliardi di euro (1,4 per cento del PIL) e un ampliamento del debito estero del paese, che sfiora il 6 per cento del PIL, facendo intravedere per il futuro il rischio di un irrigidimento del vincolo esterno alla ripresa. È vero che il saldo commerciale con i paesi non appartenenti all’area dell’euro è ancora largamente positivo e che l’adozione della moneta unica ha posto il paese al riparo dal pericolo di crisi valutarie, ma il crescente disavanzo complessivo segnala comunque una crescita della spesa globale superiore al reddito prodotto, che potrebbe creare problemi di sostenibilità in un futuro più o meno lontano.
Peraltro la quota di domanda interna soddisfatta dalle importazioni è diminuita nell’ultimo triennio (dal 28,7 al 27,4 per cento a prezzi costanti), interrompendo una tendenza crescente in corso da molti anni. Va sottolineato che l’apprezzamento dell’euro non è stato sufficiente a impedire tale flessione, anche perché i fornitori stranieri di manufatti sembrano averne approfittato più per dilatare i profitti unitari che per guadagnare competitività sul mercato italiano. Al calo del grado di penetrazione delle importazioni potrebbero aver contribuito i mutamenti nella struttura della domanda, e in particolare la debolezza di componenti ad alta intensità di beni intermedi importati, come gli investimenti e le esportazioni. Ma la tendenza di lungo periodo all’aumento dell’integrazione internazionale, che pure – come già rilevato – ha perso slancio anche a livello globale, appare destinata a ripartire nei prossimi anni.
L’aspetto più critico della situazione economica italiana - come emerge dalla lettura delle varie tabelle del Rapporto dell'ICE - è comunque l’andamento negativo delle esportazioni di beni e servizi, che si è accentuato nel 2003 (-3,9 per cento a prezzi costanti), malgrado la ripresa del commercio mondiale.
La perdita di quota in termini reali si è manifestata non soltanto nel confronto con i paesi emergenti, ma anche rispetto all’area dell’euro, e in particolare alla Germania e alla Spagna, prolungando una tendenza declinante in corso dal 1996.
Eppure, in media, i valori unitari delle esportazioni italiane sono cresciuti più di quelli degli altri paesi dell’area dell’euro, riflettendo, tra l’altro, una dinamica più sostenuta del costo del lavoro e una minore crescita della produttività.
E' intervenuta anche
l'Associazione delle camere di commercio e dell'industria europee (Eurochambres) che chiede alla Commissione Ue di ''semplificare le regole sull'adeguatezza patrimoniale per le piccole e medie imprese''.
(red)

Domani Conferenza delle Regioni

Domani - 15 luglio (ore 11.00 presso la Segreteria della Conferenza dei Presidenti - Via Parigi, 11 – Roma) - è prevista una riunione della Conferenza delle Regioni, e nel pomeriggio le Conferenze STATO-REGIONI e UNIFICATA.
Ecco l'ordine del giorno:
1) Approvazione bozza verbali delle sedute del 28 giugno e del 1 luglio 2004; 2) Comunicazioni del Presidente; 3) Esame questioni all'o.d.g. della Conferenza Unificata; 4) Esame questioni all'o.d.g. della Conferenza Stato-Regioni;
5) AFFARI ISTITUZIONALI
Approfondimento e discussione sulle ipotesi di riorganizzazione del sistema delle Conferenze Stato-Regioni, Unificata e della Conferenza dei Presidenti;
6) GOVERNO DEL TERRITORIO
Valutazioni della Conferenza a seguito delle recenti pronunce della Corte Costituzionale in materia di Condono edilizio: Richiesta della Regione Campania; 
7) AFFARI INTERNAZIONALI
Iniziativa Ministero Affari Esteri – regioni e Province autonome sul partenariato Mediterraneo – Approvazione delle Linee di attuazione (si è svolta istruttoria tecnica, Coordinamento politico in corso di convocazione);
8) AFFARI COMUNITARI
Rilascio del passaporto di servizio al personale assegnato agli Uffici di collegamento delle Regioni e Province autonome presso le istituzioni comunitarie – Richiesta della Provincia autonoma di Trento (non si è svolta istruttoria);
9) SERVIZI SANITARI
9a)   "Linee guida per l’applicazione del decreto legislativo n. 271/ 1999 nel comparto della pesca”- Documento approvato dal Coordinamento degli Assessori alla Sanità del 19 maggio.2004;
9b)  Proposta di aggiornamento delle linee guida delle procedure per le segnalazioni di non conformità delle macchine (applicazione d. lgs. 626/94 in relazione al D.P.R. 459/96) – Approvata dal Coordinamento degli Assessori alla Sanità nella riunione del 30 giugno 2004;
10) AMBIENTE - SERVIZI SANITARI
Procedura per la determinazione degli interventi di bonifica urgenti dell’amianto” ai sensi dell’art.1 del Decreto 18 marzo 2003 n.101 - Esaminata dal Coordinamento interregionale congiunto degli Assessori Ambiente e Sanità il 30 giugno 2004 -Richiesta della Regione Piemonte;
11) POLITICHE SOCIALI
11a)  Bozza di Protocollo d'Intesa tra la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e F.I.A.B.A. (Fondo Italiano abbattimento Barriere Architettoniche) - Esaminata nella riunione del Coordinamento Interregionale degli Assessori del 26 febbraio 2004;
11b)  Bozza di documento congiunto ANCI – Conferenza dei Presidenti delle Regioni e P.A. sul fenomeno dei minori stranieri non accompagnati – Approvato dal Coordinamento interregionale degli Assessori al Sociali il 23 giugno 2004;
12) ENERGIA, AMBIENTE
Sinergie tra le azioni in corso o programmate nelle Regioni e Province autonome italiane sullo sviluppo del vettore idrogeno in Italia. Documento esaminato dal Coordinamento interregionale congiunto degli Assessori Energia e Ambiente il 30 giugno 2004 - Richiesta della Regione Toscana;
13) ATTIVITÀ PRODUTTIVE
Attuazione dell’accordo sancito in Conferenza Unificata il 15 aprile 2003 concernente il coordinamento della regionalizzazione degli strumenti di sviluppo locale: Patti territoriali e Contratti di programma;
14) INFRASTRUTTURE
Valutazione dei Disegni di Legge n. 1034 – 1054 – 2590 di iniziativa parlamentare apportanti modiche al D.P.R. 327/2001 – Testo Unico Espropriazioni - Richiesta della Regione Basilicata;
15) PORTI E DEMANIO MARITTIMO
Valutazioni in merito allo stato di avanzamento del disegno di legge di conversione del decreto legge 136/2004 per quanto attiene agli aspetti disciplinati dall’art. 6 (nomina dell’Autorità Portuale) e dei disegni di legge di modifica della legge 84/94;
16) FIERE E MERCATI
Presentazione del Calendario Fieristico Italiano 2005;
17) Determinazioni su nuova sede della Conferenza dei Presidenti delle Regioni – Relaziona il Presidente della Regione Basilicata;
18) Varie ed eventuali.
SEDUTA RISERVATA
19) DESIGNAZIONI: 19a)  Congresso dei Poteri Locali e Regionali d’Europa (CPLRE): Rinnovo – diciotto rappresentanti regionali (nove membri effettivi e nove membri supplenti); 19b)  Tavolo di confronto fra la federazione Italiana del Terziario avanzato e le amministrazioni pubbliche in materia di appalti pubblici di servizi: nuova costituzione - quattro rappresentanti regionali (due effettivi a livello di Direttore generale e due supplenti).

(sm)

Rapporto sul volontariato in Lombardia

Presentato il report 2003 dei Centri di servizio per il Volontariato della Lombardia. Sul sito (http://www.ciessevi.org/pages/areaistz/eventi.asp) c'è il rapporto completo sulle attività svolte nel 2003 dai centri di servizio Lombardia, la sintesi dei dati e l’intervento di Marco Granelli, presidente del Coordinamento regionale dei Centri di servizio della Lombardia (Il Rapporto 2003 sull'attività dei centri  - rapporto regionale 2003 - intervento Granelli  sintesi dati regionali 2003).
Il rapporto scatta una fotografia del volontariato lombardo e fa il punto della situazione sui servizi resi dai centri di servizio alle organizzazioni di volontariato.
I Centri di servizio per il volontariato (Csv) sono organizzazioni volute dalla Legge quadro per il Volontariato, gestiti dalle organizzazioni di volontariato, con il compito di sostenere, promuovere e qualificare il volontariato. Operativi dal 1998, oggi in Lombardia vi sono 11 CSV che offrono al Volontariato informazione, consulenza, orientamento, formazione, sostegno alla progettazione, sostegno alla comunicazione, documentazione. I Csv sono finanziati dalle fondazioni di origine bancaria attraverso un accantonamento dei loro fondi previsto per legge nella misura di 1/15 (circa il 6,6%). In Lombardia le risorse economiche sono state erogate principalmente dalla Fondazione Cariplo e in misura minore dalle fondazioni Banca del Monte di Lombardia e Monte dei Paschi di Siena.
Dalle recenti indagini ISTAT e Fivol emerge un quadro complessivo del volontariato lombardo con cui lavorano i centri di servizio: 3.150 organizzazioni iscritte ai registri che giunge a 5.362 con quelle non iscritte; con 115.000 volontari che raggiunge i 200.000 con quelli delle non iscritte. La Fivol afferma che dei volontari lombardi il 65% ha un impegno continuativo, riuscendo a garantire un’attività media di 5,5 ore alla settimana, con un aumento delle ore tra le organizzazioni più giovani. I volontari più numerosi in Lombardia (43%) sono in una età compresa tra i 46 e 65 anni, mentre i giovani  (meno di 29 anni) rappresentano solo il 6% dei volontari, dato simile a quello degli anziani (5,5%)
La Lombardia figura come la regione con il maggior utilizzo di volontari, con il 20% di tutti i volontari impegnati pari a più di 600.000 persone. In media ciascuna organizzazione conta su circa 25 volontari. Ogni 10.000 abitanti ci sono 700 volontari. Utilizzano prevalentemente volontari le organizzazioni impegnate nella sanità, nel sociale, nello sport, nella ricreazione, nell’ambiente, nella cooperazione internazionale.
(sm)

Riforma federalista: possibili rovesci, ma a settembre torna il sereno
Sereno nuvoloso, con possibili rovesci. Tra Udc e Lega sul tema riforme è sempre incerto il clima. Intanto piove.
''L'Udc conferma i suoi emendamenti? Noi voteremo i nostri: sono 54 e sono sottoscritti anche dall'Udc'', dice il coordinatore delle segreterie della Lega Nord, Roberto Calderoli, che sul tempo nella maggioranza risponde: ''ci sono pezzi di sereno (diciamo cinque sesti di sereno), con un pezzo di nuvole (diciamo un sesto)''.
Continua il braccio di ferro. In attesa che la situazione si sblocchi, la Commissione  Affari Costituzionale della Camera non ha votato i 443  emendamenti presentati al testo da maggioranza e opposizione,  cosi' come invece previsto nei giorni scorsi. Rinviati a oggi gli interventi sul complesso degli emendamenti di D'Alia e di  Marco Boato (Verdi) e il parere sulle proposte di modifica. Comunque
Silvio Berlusconi nel suo intervento  al Senato ha affermato che la riforma costituzionale che prevede il federalismo vedra' il via libera alla Camera in seconda lettura entro settembre: "Se saranno necessari dei miglioramenti - dice Berlusconi - li faremo, ma l'impianto della riforma resta fermo in quanto fa parte del nostro programma".
''Noi non mettiamo in discussione quello che e' il programma della CdL sulle riforme. Non vogliamo toccare la devolution. Vogliamo solo rimettere mano alla riforma Bassanini'', così il capogruppo dell' Udc alla Camera, Luca Volonte': ''Noi - sottolinea Volonte' - chiediamo solo che venga rimessa in discussione la riforma Bassanini sul Titolo V e consideriamo inspiegabile il 'no' della Lega su questo punto. E' per questo che abbiamo deciso di mantenere tutti i nostri emendamenti''. ''Per cinque giorni - conclude - abbiamo cercato di metterci d'accordo e di arrivare ad un'intesa, ma per ora senza riuscirci. Quindi manteniamo la nostra posizione''.
"Sul testo approvato, c'e' l'accordo della Lega, di Forza Italia, di An, del Partito repubblicano e del Partito socialista: quello per noi e' il testo che la maggioranza portera' in commissione. Se l'Udc ci sta bene, altrimenti va bene lo stesso", ha detto il responsabile del Welfare, Roberto Maroni.
E il capogruppo della Lega Nord al Senato Francesco Moro ha chiesto formalmente che la Commissione Affari Costituzionali riprenda l'esame del disegno di legge costituzionale sulla devolution. Il presidente della Commissione Andrea Pastore ha detto che secondo il regolamento il disegno di legge dovra' essere inserito all'esame della Commissione entro dieci giorni.
Bruno Tabacci (Udc) non nasconde alcune perplessita' di fondo soprattutto in merito alla devolution. ''Il problema della devoluzione - ha affermato Tabacci - e' che alcune norme portano a confusione di competenze tra Stato e regioni. Non dobbiamo girare intorno al palo - ha proseguito - la riforma va inserita in un contesto istituzionale che funzioni''. Per Tabacci quello della devolution e' un ''punto politico fondamentale'', e ''la Lega ne ha fatto una questione di manifesto. Il principio del federalismo e' corretto - ha concluso Tabacci - ma non c'e' bisogno che Montezemolo ci ricordi che si possano venire a creare confusioni''.
L'auspicio di Tabacci e' comunque di ''arrivare a un testo condiviso anche con la Lega''.
''Penso che si possa arrivare presto a quadrare il cerchio sulle riforme. Io sono ottimista'', ha detto il sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher. ''Sono davvero fiducioso - ha aggiunto il sottosegretario della Lega che ieri ha partecipato a numerose riunioni sulle riforme con i colleghi della Cdl - bisogna aver fiducia...''. Ma allora tutte queste fibrillazioni nell'Udc? ''Bisogna capire - ha risposto Brancher - come si inquadrano tutte le varie riflessioni e i diversi punti di vista...''.
''La Cdl continua a riunire tavoli  tecnici sulle riforme ed e' paradossale che non sia stato invitato nessun presidente delle Regioni cui quella riforma e' rivolta'': e' il giudizio di donato robilotta, assessore agli enti locali e alle riforme della Regione Lazio. ''La Cdl - ha aggiunto Robilotta (nella foto) - non ha ancora capito che il conflitto permanente con le Regioni e gli enti locali non ha pagato in termini elettorali. Sarebbe il caso di invertire la rotta anche perche' la riforma prevede il referendum a ridosso delle elezioni politiche ed e' impossibile pensare di vincerlo senza il consenso delle regioni e degli enti locali''.
''Il testo di Lorenzago - e' la conclusione dell'assessore Robilotta - seppur migliorato in alcune parti dal Senato e' comunque contro le regioni e il federalismo''.
(giuseppe schifini)
Emilia-Romagna: programmazione e finanziamento sanità 2004

La Giunta dell'Emilia-Romagna definisce la programmazione e il finanziamento del Servizio sanitario regionale per il 2004, lo rende noto Saluter, la newsletter dell'Emilia-Romagna.
 Aumento degli assegni di cura, avvio dello screening per la diagnosi precoce del tumore del colon retto, miglioramento di assetti organizzativi e dell’appropriatezza delle prestazioni e dei servizi: queste alcune delle scelte della delibera di programmazione e finanziamento del Servizio sanitario regionale per il 2004, approvata dalla Giunta dell´Emilia-Romagna. Cinque miliardi e seicento milioni di euro le risorse a disposizione per il 2004. L'assessore Bissoni: "Al Governo chiediamo un nuovo accordo triennale per garantire una reale salvaguardia e il rilancio del Servizio sanitario nazionale"
 La Regione Emilia-Romagna continua quindi ad investire nel proprio Servizio sanitario pubblico, pur in una situazione di profonda incertezza derivata dalle mancate risposte del Governo rispetto alla congruità tra risorse assegnate e Livelli essenziali di assistenza da erogare, così come previsto dall’accordo dell’otto agosto 2001 (in vigore ancora per quest’anno) che conferma l’ormai cronico sottofinanziamento del Servizio sanitario nazionale.
 La delibera di programmazione e finanziamento del Servizio sanitario regionale che, per il 2004, può contare su un ammontare complessivo di 5,666 miliardi di euro (dal riparto tra le Regioni degli 81 miliardi del Fondo sanitario nazionale), prevede infatti azioni di sviluppo e rafforzamento: aumento della quota destinata agli assegni di cura per coloro che assistono a casa persone anziane non autosufficienti (che passa da 17,5 milioni del 2003 a 21,5 milioni nel 2004); assunzione nel bilancio regionale dell’aumento delle rette nelle strutture residenziali a carico di anziani; avvio dello screening per la diagnosi precoce del tumore del colon retto (che interessa circa 1 milione di persone tra i 50 e i 69 anni); interventi per l’area delle cure odontoiatriche in particolare per le persone più fragili dal punto di vista sociale ed economico; interventi in tutte le Aziende sanitarie per migliorare assetti organizzativi ed appropriatezza delle prestazioni e dei servizi.
 «Dal punto di vista finanziario, il 2003 per l’Emilia-Romagna si chiude positivamente con un disavanzo contenuto e compatibile con il piano di rientro dal deficit che la Regione aveva già previsto», ha detto l’assessore alla sanità Giovanni Bissoni.
 «I risultati raggiunti dall’Emilia-Romagna nel 2003 – ha aggiunto - non possono però essere confermati per il 2004. Non si è ancora concluso il tavolo di confronto Governo-Regioni sulla congruità tra risorse e Livelli essenziali di assistenza. Ci sono i costi per i rinnovi contrattuali della dirigenza e del comparto coperti in maniera irrisoria dal Governo: solo in Emilia-Romagna ammontano a 420 milioni di euro e lo Stato ne ha assegnati 70. Non ci sono ancora risposte sulle risorse per l’assistenza agli immigrati "regolarizzati". In questo panorama, secondo le stime delle Regioni, nel 2004 il Servizio sanitario nazionale avrà un disavanzo "record": 7-8 miliardi di euro».
 «La delibera che presentiamo – ha poi detto Bissoni (nella foto) – non può dunque assumere come obiettivo per le Aziende sanitarie il pareggio di bilancio come chiede il Governo. Questo significherebbe non poter garantire i servizi ai cittadini. Gli obiettivi finanziari assegnati alle Aziende sanitarie sono quindi obiettivi rigorosi (in particolare nelle aree della farmaceutica e dei beni e servizi), ma prevedono necessariamente anche disavanzi finanziari poiché prioritario resta garantire i Livelli essenziali di assistenza ai cittadini».
 «Al Governo – ha aggiunto l’assessore alla sanità – chiediamo di chiudere i confronti ancora aperti con le Regioni e di concludere un nuovo accordo triennale (2005 – 2007) per garantire una reale salvaguardia e rilancio del Servizio sanitario nazionale».
 Dei 5 miliardi e 666 milioni di euro assegnati all’Emilia-Romagna 5,540 sono destinati al finanziamento dei Livelli essenziali di assistenza, 40 milioni andranno alle Aziende ospedaliero-universitarie a titolo di integrazione tariffaria per l’impatto che la ricerca e la didattica hanno sui costi di produzione e per progetti di eccellenza, 21,257 milioni serviranno al finanziamento di progetti di innovazione, 65 milioni saranno accantonati quale fondo di riserva a finanziamento di specificità aziendali e a sostegno dei piani di rientro delle Aziende sanitarie in situazioni di squilibrio economico finanziario.
Ecco la
Delibera di Giunta regionale n. 1280 del 28 giugno 2004: "Linee di programmazione e finanziamento del Servizio sanitario regionale per l´anno 2004"
(sm)

Più 10% spesa farmaceutica

Aumenta del 10% la spesa farmaceutica. Rallenta di poco. Più di quanto preventivato. Nel contempo passa il decreto di ripiano per il 2004. Sono stati resi noti anche i dati su questo decreto legge (dal deputato Gaspare Giudice di Fi) dopo il parere favorevole espresso dalla Commissione Bilancio della Camera per il ripiano della spesa farmaceutica 2004.
Con una spesa farmaceutica di 440,57 milioni di euro in piu' rispetto al tetto massimo stabilito dall'accordo del 2001 tra Stato-Regioni e Province autonome, il Lazio risulta primo tra le regioni che hanno sforato il 13% della spesa sanitaria complessiva, con una percentuale del 18,9%. Subito dopo c' e' la Sicilia, anch' essa a quota 18,9%, e un surplus di spesa pari a 408,74 milioni di euro.
Per quanto riguarda il decreto il
ministro Sirchia ha chiarito che si tratta ''di un atto dovuto'', che in pratica da' attuazione ''a una legge che dobbiamo applicare - ha sottolineato il ministro - e se non lo avessimo fatto saremmo stati noi in errore''.
Ma anche altri dati sono stati resi noti. La spesa farmaceutica pubblica in maggio e' cresciuta del 10,3 % rispetto al maggio 2003 (Il Sole 24 Ore: In maggio rallenta la spesa farmaceutica). La media degli incrementi nel periodo gennaio-maggio e' del 10,2%. Lo afferma in una nota la Federfarma:
SPESA FARMACEUTICA MAGGIO +10,3%. Le farmacie pagano più delle industrie. L'associazione che raccoglie i titolari di farmacia sostiene che ''I dati smentiscono il limitato  aumento di spesa di circa il 2,5%, dichiarato da Farmindustria,  presumibilmente per rinviare l'introduzione di misure di governo della spesa per i medicinali quali quelle previste dal decreto legge n.156 in discussione alla Camera''.
A differenza dell'industria, le farmacie non determinano aumenti di spesa pubblica: non hanno gli strumenti per farlo e sono le prime a pagarne le conseguenze. Non fanno promozione per orientare le prescrizioni (convegni, mini-meeting ecc.). Il superamento del tetto di spesa aggrava il fenomeno del ritardo nei pagamenti, già oggi drammatico in alcune Regioni meridionali. E' gravissima - sempre secondo Farmindustria - la decisione dell'Assessore alla Sanità della Sicilia che impone ai direttori generali delle asl di far pagare i farmaci ai cittadini dal primo di agosto, in caso di superamento del tetto di spesa.
Ma anche altri tagli sono previsti. "Oggi o domani incontrero' il  presidente Cuffaro e gli chiedero' di sostenere il progetto per  l'accorpamento di alcune divisioni pediatriche della citta' di Palermo,  altrimenti andranno persi circa 15 milioni di euro'', aveva dichiarato l' assessore regionale della Sicilia alla Sanita', Ettore  Cittadini. Il relativo disegno di legge gia' approvato in commissione  sanita', aspetta da mesi il via libera dell' Ars.
Dietro a Lazio e Sicilia, si piazzano altre due regioni meridionali entrambe a quota 16,5% sul totale della spesa sanitaria: la Campania con una spesa aggiuntiva di 263,15 mln e la Calabria con 98,29 mln. Quindi la Puglia (15,4%, 130,17 mln in piu'), la Liguria (15,3%, 59,05 mln), la Sardegna (15,1%, 47,33 mln), il Molise (15%, 9,34 mln), l' Abruzzo (14,3%, 24,94 mln), la Basilicata (13,9%, 7,69 mln), le Marche (13,6%, 13,98 mln), il Friuli Venezia Giulia (13,4%, 7,62 mln), la Valle D' Aosta (13,4%, 66 mila euro), l' Emilia Romagna (13,3%, 20,11 mln) e la Lombardia (13,1%, con 17,26 mln in piu').
La regione piu' virtuosa è il Piemonte con una spesa farmaceutica inferiore al 13% della spesa sanitaria totale, con l' 11,7%, 82,63 milioni di euro in meno. Hanno rispettato il tetto anche il Veneto (12,1%, -59,59 mln), il trentino Alto Adige (12,3%, -9,12 mln) e l' Umbria (-12,6%, -4,51 mln).
''La conversione in legge del decreto e' un atto dovuto in quanto attiva una delle misure previste dalla legislazione vigente per il ripiano del surplus della spesa farmaceutica, ma non risolve il problema alla radice'', ha sostenuto il deputato Gaspare Giudice (FI) dopo il parere favorevole espresso dalla Commissione Bilancio della Camera.
''Il problema dell' esplosione della spesa farmaceutica - dice Giudice - può essere risolto solo attraverso interventi strutturali che prevedono tre punti fondamentali: la revisione dell' autocertificazione che e' risultato uno strumento inadeguato che consente notevoli abusi, una maggiore controllo sulla ricetta 'facile' che ha creato un ingiustificato accorpamento di medicinali e l' intervento sui prodotti con un un confronto all' interno dell' Agenzia italiana del farmaco''.Per Giudice, inoltre, ''il provvedimento attivato dalla Regione siciliana che autorizza le aziende sanitarie a un maggiore indebitamento con il sistema bancario non risolve il problema''.
(gs)

 

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