periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 332 - Roma, 16 luglio 2004

Sommario

Manovra: critici Comuni e Regioni L'Umbria e il sistema contabile integrato
Turismo: accordo tra i ministeri Affari Esteri, Attività Produttive e l'ENIT Sotto la lente della Corte dei conti la finanza delle Regioni e degli enti locali
Condono edilizio: parte un tavolo Governo-Regioni-Comuni Immigrazione: Dopo sentenza Consulta il Governo corre ai ripari
Manovra: critici Comuni e Regioni

La manovra economica di correzione dei conti pubblici, presentata per far fronte alle necessità economiche poste dall'Ecofin ha suscitato una forte reazione da parte degli enti locali e delle Regioni.
Nel documento approvato ieri dalla Conferenza delle Regioni sulla manovra economica, e consegnato al Governo dal Vice presidente Vasco Errani in sede di Conferenza Stato-Regioni, si afferma che: "il decreto legge di correzione dei conti pubblici varato dal Governo è frutto di un atto unilaterale, sottratto ad ogni momento di concertazione con le Regioni, e per giunta fortemente invasivo delle competenze e delle funzioni proprie delle Regioni e delle autonomie locali".
La Conferenza ha riconosciuto peraltro che  "finalmente, sia pure in maniera parziale, sono stati accolti emendamenti che avevano proposto in materia di indebitamento, di decreto legislativo 56/2000 e di neutralità fiscale con riferimento alle operazioni di conferimento del patrimonio disponibile", ma sottolinea come "le scelte contenute nel decreto-legge" colpiscano in "maniera grave gli obiettivi di sviluppo delle aree sottoutilizzate e i programmi di investimento delle imprese". Ancora preoccupazioni per quel che riguarda le norme sull'indebitamento previste dall'ultima Finanziari che pur corrette dal decreto che ha accolto  parzialmente le osservazioni e le richieste avanzate dalle Regioni, non coprono la maggior parte delle materie di competenza regionale, escludendo o rendendo di ardua sostenibilità finanziaria i programmi comunitari, gli accordi di programma, i cofinanziamenti regionali ai programmi nazionali, le spese già previste nei bilanci pluriennali".
Il giudizio è quindi "negativo, di metodo e di merito" anche perché l’articolo 5 sul condono edilizio  risulta in contrasto con il dispositivo della Sentenza della Corte Costituzionale 196/04, la quale, definendo “doveroso” l’intervento legislativo regionale, rende urgente ed imprescindibile un confronto Stato-Regioni sulla definizione dei principi fondamentali, sui criteri e sulle modalità.
Per le Regioni, a questo punto, è ineludibile  "l’immediata apertura di un tavolo di confronto prima delle prossime sedute delle Conferenze Stato-Regioni e Unificata (in programma per il prossimo 29 luglio, ndr).
"Nell’ambito di una leale collaborazione - si legge infine nel documento - le Regioni sono pronte a fare la propria parte in relazione alla difficile situazione finanziaria del Paese, riservandosi di presentare in quella sede specifiche proposte emendative e riservandosi altresì in caso di mancata apertura del tavolo di presentarle in sede parlamentare.
La posizione delle Regioni è in sintonia con l’allarme e le preoccupazioni lanciate da Comuni e Province attraverso le loro associazioni ANCI, UPI e UNCEM".
L'assenza dell'Anci dalla Conferenza Unificata è stata preannunciata da un comunicato stampa dell'Associazione nazionale Comuni italiani:
L’ANCI chiede con forza il ritiro del decreto sulla manovra correttiva, in particolare di quella parte che riguarda da vicino i Comuni – art. 1 comma 11 – e ribadisce che diserterà la Conferenza Unificata in programma per oggi pomeriggio”. Il Presidente dell’associazione dei Comuni, Leonardo Domenici a margine della riunione del Comitato Direttivo convocato oggi a Roma, ha espresso così la contrarietà dei Comuni nei confronti della manovra finanziaria messa a punto dal Governo. Nel mettere in evidenza la incostituzionalità e inapplicabilità del provvedimento, Domenici ha ricordato che i tagli alle Spese dei Comuni avrebbero pesanti ripercussioni sui servizi fondamentali per le comunità locali. “La decisione di non partecipare alla Conferenza Unificata di oggi – ha chiarito il Presidente dell’ANCI – non deve essere interpretata come una chiusura nei confronti del Governo. Al contrario, chiediamo un incontro urgente al Presidente del Consiglio dei Ministri e al nuovo Ministro dell’Economia per discutere insieme sulla linea che il Governo intende portare avanti sul tema della fiscalità”. Il passaggio successivo sarà il 20 luglio: per quella data è infatti in programma l’audizione alla Commissione Bilancio della Camera convocata per discutere i contenuti del decreto, mentre il giorno successivo, il 21 luglio, è stato fissato l’inizio del dibattito in Aula. “Andremo in Audizione - ha annunciato Domenici - per manifestare il nostro parere negativo, e per quella data sarà a Roma anche una folta delegazione di sindaci che presidierà Montecitorio”. Quello stesso giorno l’ANCI chiederà un incontro anche ai due Presidenti della Camera, Casini e del Senato, Pera. Il governo deve adoperarsi per ritirare la parte del decreto correttivo dei conti pubblici (il comma11) che interviene sui consumi intermedi dei comuni con piu' di 5.000 abitanti e che apporta un taglio del 10%, pari a 1,52
miliardi di euro. Questa la richiesta dell'Anci che oggi a Roma ha nuovamente denunciato "la pesantezza di una situazione - spiega il presidente, - che si trascina ormai da ben 2 leggi finanziarie". Ma non e' tutto. A 1,52 miliardi di euro, bisogna "aggiungere - ha spiegato
Leonardo Domenici   - le ricadute di altre misure previste dal decreto: dai tagli alla legge 488 (750 milioni di euro) che ricadrà  sui comuni per circa 400 milioni tra patti territoriali e accordi di programma, alla maggiore tassazione sulle fondazioni (circa 400 milioni) che le indurrà a ridurre gli investimenti sul territorio".
''I Presidenti - ha sintetizzato il governatore della Regione  Umbria, Maria Rita Lorenzetti - hanno ribadito che questa  manovra e' da considerare in termini negativi: la sentenza della Corte costituzionale giudica doveroso l'intervento legislativo regionale e rende imprescindibile l'emanazione, da parte dello Stato, di alcuni principi fondamentali. Chiediamo un tavolo che consenta un confronto stringente per evitare ai cittadini
incertezze e disorientamento''. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Lorenzetti ha ricordato che, anche in passato, tutti i budget preventivi  relativi a entrate provenienti da condoni, ''sono stati sempre dimezzati: fare affidamento a questo tipo di entrate e' poco prudente''. In Umbria, ha detto infine Lorenzetti, ''non abbiamo grandi abusi ne' nuove costruzioni. Saneremo alcune delocalizzazioni che siamo stati costretti a fare in occasione
del terremoto''.
I Presidenti delle Regioni italiane  sono stati inizialmente divisi sul preambolo 'politico' del  documento presentato nel pomeriggio alla Conferenza  Stato-Regioni. La conferma è arrivata dal coordinatore degli assessori regionali al Bilancio e assessore al Bilancio della Lombardia, Romano Colozzi. ''C'e' stata una lunghissima discussione - ha spiegato l'assessore - perché sono emerse le diversità profondissime che vi sono in questo campo tra le Regioni. Tuttavia i presidenti sono riusciti a non presentarsi divisi''. Nel documento messo a punto, ha spiegato Colozzi, le Regioni si dicono disponibili ad un confronto che auspicano possa avvenire prima della chiusura del decreto legge in Parlamento.
Da parte del governo, ha fatto intendere l'assessore, fino ad ora ''si è continuato a rifiutare un confronto che, da parte delle Regioni, sarebbe ispirato alla leale collaborazione''.
''E' realistico pensare ad un taglio - aveva spiegato l'Assessore al  Bilancio della Lombardia, Romano Colozzi, al termine del coordinamento degli Assessori al Bilancio da lui presieduto - di circa 400 milioni di euro sui bilanci 2004 delle Regioni, dovuto agli effetti della manovra finanziaria urgente approvata  nei giorni scorsi''.
Le Autonomie locali dal canto loro hanno lanciato a  Palazzo Chigi un messaggio semplice e chiaro: il governo ci ripensi, ritiri il decreto sulla manovra correttiva e sieda intorno ad un tavolo con i rappresentanti di tutti gli Enti locali per modificarlo.''Il governo - ha chiarito Veltroni - rimuova una parte del  decreto, sieda attorno a un tavolo e concordi con i Comuni le misure necessarie sui conti pubblici; se, invece, decidesse di mettere la fiducia, sarà difficile immaginare che le relazioni fra Comuni e Stato possano rimanere le stesse. Nel primo pomeriggio di ieri si e' anche definita la posizione delle Province e delle Comunità montane con qualche differenza: se, infatti, l'Uncem ha deciso di disertare l'Unificata, l'Upi vi ha preso parte con il presidente. Per l'associazione, secondo la quale il taglio alle province e' di 479 milioni, con il decreto ''viene scaricata sul sistema delle autonomie locali la necessità di ridurre il rapporto deficit/pil, per rientrare dentro i margini previsti da Maastricht pur in presenza delle assicurazioni del Governo che aveva escluso, anche in nella sede istituzionale della Conferenza Stato-Citta', che la manovra potesse riguardare in maniera diretta la finanza degli Enti locali''.''La riduzione del 10% e' inaccettabile - ha detto il presidente, Lorenzo Ria - perché fittizia: nella realtà la percentuale sale al 15% con punte fino al 20%. Le Province, secondo le prime stime dell'Upi dovranno tagliare 60 milioni di euro sugli interventi per le strade, 108 sulle scuole, 71 su ambiente e territorio''.
Per le Regioni, e' intervenuto Enzo Ghigo, dicendo che i Presidenti delle Regioni chiedono un incontro urgente al governo per poter rappresentare la loro posizione e la loro non condivisione dei punti di questo decreto. ''Noi - ha aggiunto Ghigo - vogliamo rappresentare il nostro senso di responsabilita' e di compartecipazione al momento di difficoltà finanziaria che il nostro paese sta attraversando, ma chiediamo, come abbiamo sempre fatto e mai ottenuto, un ruolo di partecipazione ai percorsi decisionali in materia di finanza.
Oggi lo ribadiremo e ci auguriamo che le scelte che il presidente del Consiglio farà nel distribuire le deleghe ci assegnino un ministro che condivida questo percorso, il che è fondamentale. Noi - ha precisato - non ci sottraiamo, vogliamo essere coinvolti, ma fino ad oggi, purtroppo, il rapporto di coinvolgimento e' stato piuttosto scarso''.

Un appello alle forze politiche che hanno a cuore le sorti del Mezzogiorno per ''modificare la natura e la sostanza di questa manovra economico finanziaria che è pessima'': lo ha rivolto il presidente della Regione  Campania,
Antonio Bassolino, ''Bisogna combattere, muoversi, fare alleanze, - ha detto Bassolino - rivolgersi a tutti: maggioranza e opposizione, a tutti gli schieramenti e a tutti i meridionali che stanno in Parlamento e a quelli che capiscono che l'interresse del Sud è l'interesse dell'Italia. Dobbiamo modificare la natura e la sostanza di questa manovra economico finanziaria che è pessima''.
''Questi tagli - ha continuato il Presidente della Campania - rischiano di compromettere, in materia di sviluppo, tutto cio' che si fa bene, utilizzando le risorse europee''. Bassolino ha affermato che le risorse europee devono essere risorse aggiuntive:''Sono risorse in piu' rispetto a quelle ordinarie che lo Stato deve destinare al Mezzogiorno in materia di investimenti - ha detto - invece le risorse europee rischiano di diventare sostitutive rispetto alle risorse ordinarie dello
Stato che diminuiscono. E' un serpente che si morde la coda''. Bassolino ha concluso ribadendo che il confronto con comuni e regioni e' indispensabile e sottolineando che le amministrazioni locali non sono una forza di opposizione ma che il confronto tra governo nazionale e regioni e' un confronto tra maggioranze: ''Tutti noi siamo governo dell'Italia. Il governo dell'Italia
non e' piu' solo quello che sta a Roma''.

(sm)

Turismo: accordo tra i ministeri Affari Esteri, Attività Produttive e l'ENIT
Accordo tra il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero delle Attività Produttive e l'ENIT per promuovere il turismo in Italia. Promuovere il Sistema Italia significa anche promuovere il turismo.
La newsletter Italplanet L'Italia nel mondo rende noto che
i
l Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, il Ministro per le Attività Produttive Antonio Marzano, e il Presidente dell'ENIT Amedeo Ottaviani, hanno firmato un protocollo d'intesa per rafforzare il flusso turistico straniero verso l'Italia e potenziare le opportunità per l'imprenditoria italiana.
Le Ambasciate, i Consolati e le Delegazioni ENIT all'estero si impegnano a realizzare insieme "Proposte-Paese" per la promozione del turismo in Italia:
questa è la principale novità del protocollo, che completa la "Convenzione per il raccordo operativo e logistico all'estero nell'assistenza alle imprese italiane" sottoscritta dai due Ministeri e dall'ICE (Istituto per il Commercio Estero) il 24 marzo. Il protocollo prevede, tra l'altro, la collaborazione fra Ambasciate e Uffici ENIT per realizzare eventi a contenuto turistico, culturale ed eno-gastronomico, la pubblicazione di guide turistiche, presenze promozionali nelle grandi strutture alberghiere e la valorizzazione dell'Italia quale paese che accoglie produzioni cinematografiche e televisive.
Si tratta di un ulteriore, importante passo per potenziare la diplomazia economica della Farnesina e per "fare sistema" tra istituzioni italiane operanti all'estero.
Contestualmente alla firma del Protocollo, è stato presentato il CD-Rom realizzato con la collaborazione dell'ICE, sui rapporti-paese redatti congiuntamente dalle Ambasciate, e dagli Uffici ICE all'estero : un nuovo strumento, destinato a essere aggiornato ogni semestre, che si aggiunge al sostegno fornito da Ambasciate, Consolati e Uffici dell'ICE alle imprese all'estero. Ciascun rapporto offre un quadro sintetico della situazione macroeconomica, delle opportunità di mercato, degli ostacoli agli scambi e agli investimenti e delle iniziative promozionali dei diversi soggetti del Sistema Italia.
(red)
Condono edilizio: parte un tavolo Governo-Regioni-Comuni

Si è tenuta oggi, presso il ministero per gli Affari Regionali, la prima riunione del tavolo tecnico-politico con rappresentanti del ministero dell'Economia e delle Finanze, delle Regioni e dei Comuni per ''individuare - rende noto il ministero di via della Stamperia - eventuali proposte emendative al decreto legge nø 168 per la parte relativa alla disciplina  del condono edilizio''.  L'iniziativa di indire l'incontro e' stata presa nel corso della riunione della Conferenza Stato-Regioni.
E Comuni e Regioni sono pronti a dialogare con il governo in materia di condono edilizio ma per farlo pongono una serie di precondizioni le cui linee sono gia'  oggi state illustrate al ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia e al sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas e su cui si tornera' a discutere, sempre al ministero degli Affari Regionali, martedi' prossimo, 20 luglio, a partire dalle ore 10. Le 'precondizioni' per discutere, ha spiegato oggi a nome dell'Associazione dei comuni italiani (Anci) l'assessore all'Urbanistica del Comune di Roma, Roberto Morassut, sono tre: innanzitutto le amministrazioni comunali chiedono l'interruzione dei termini per la presentazione delle domande per ottenere il condono al 31 luglio e la riapertura solo al momento in cui le Regioni avranno approvato le loro leggi in materia. In secondo luogo, Morassut ha chiesto, a nome dei comuni, che il termine per l'approvazione delle leggi regionali venga spostato al 30 novembre. Infine e' stato chiesto che i contenuti della legge nazionale in materia di condono vengano modificati in senso restrittivo, ''e il comune di Roma - ha precisato Morassut - e' per una restrizione radicale''.
A tutto questo si aggiunge la richiesta di cancellare i tagli dei trasferimenti agli enti locali. Insomma, ha sintetizzato l'assessore capitolino, ''siamo e restiamo contrari al condono''
e ''queste sono le condizioni minime per sederci ad un tavolo e discutere''. All'incontro ha preso parte l'assessore all'Urbanistica della Regione Campania e tecnici e funzionari di numerose Regioni italiane.
Se non verrà trovato un percorso  concertativo tra lo Stato e le Regioni nell'attuazione della  sentenza della Corte costituzionale in materia di condono  edilizio e' indubbio che vi sarà qualche rischio per il gettito  atteso. A sostenerlo, e' stato il presidente della conferenza,
Ghigo.  ''Un tema su cui c'e' divergenza di posizione tra gli atti  che ha assunto il governo e quello che noi riteniamo debba  essere realizzato e' proprio il condono edilizio - ha spiegato  Ghigo - noi chiediamo un percorso di concertazione per evitare  che, in relazione alla sentenza della Corte Costituzionale, ogni  regione adotti una legge e si crei una situazione 'a macchia di  leopardo' ''.  Rispetto alla possibilità che il gettito del condono sia a rischio Ghigo ha sottolineato che : "è uno dei problemi,  tra la quantità di quelli di carattere finanziario che ci sono;  e' indubbio che se non si trova un percorso concertativo tra  Stato e Regioni nell'attuazione della sentenza della Corte  costituzionale, qualche rischio sicuramente c'è''.
(red)

Immigrazione: Dopo sentenza Consulta il Governo corre ai ripari
La Corte costituzionale ha dichiarato  l' illegittimità della legge Bossi-Fini sull' immigrazione  nella parte in cui prevede l' arresto obbligatorio in flagranza  di reato per lo straniero che abbia violato l' ordine di  allontanamento dall' Italia entro 5 giorni.  Secondo la Consulta la norma che  impone l'arresto obbligatorio in flagranza di reato per lo  straniero che non abbia rispettato l'ordine del questore di  lasciare il territorio italiano entro cinque giorni ''non trova  nessuna copertura costituzionale''. Anzi viola due articoli  della Carta: l'articolo 3 che sancisce l'uguaglianza dei  cittadini di fronte alla legge e l'articolo 13 che legittima  l'adozione da parte dell'autorita' amministrativa di  provvedimenti che incidono sulla libertà personale solo in casi  eccezionali di necessità e urgenza. Oltretutto l' arresto obbligatorio imposto dalla Bossi-Fini   ''è privo di qualsiasi sbocco sul terreno processuale'', fa  notare la Corte, visto che la legge impedisce che si possa  disporre la custodia cautelare in carcere per un reato  contravvenzionale, come quello previsto dalla legge  sull'immigrazione. In sostanza, chiarisce la Corte, il giudice  chiamato a pronunciarsi sulla convalida dell'espulso che non ha  ottemperato all'ordine del questore, ''deve comunque disporre  l'immediata liberazione dell'arrestato''. Per questo la Consulta giudica l'arresto obbligatorio della Bossi-Fini ''una misura  fine a se stessa''.  Ed oggi Il Consiglio dei Ministri ha avviato l'esame delle problematiche in materia di immigrazione a seguito delle recenti sentenze della Corte Costituzionale. Il Vicepresidente Fini (nella foto)  ed il Ministro Pisanu hanno illustrato le linee di intervento per adeguare la normativa alle predette sentenze, che formeranno oggetto di un apposito decreto-legge la cui approvazione avverra' pero' tenendo conto del lavoro e del calendario del Parlamento e dei tempi che ne possano agevolare  la sicura e tempestiva conversione. Sembra dunque tramontare  l'ipotesi, prospettata capo di  gabinetto di Umberto Bossi, Francesco Speroni - di una modifica costituzionale per  risolvere il problema della legislazione sull'immigrazione.
Con questa dichiarazione di illegittimità costituzionale non si aprono vuoti legislativi, ma vengono meno misure sbagliate e spesso inefficaci, che hanno dato origine a ingiustizie e conflitti anche fra chi doveva applicarle". E' stato  il commento del presidente della Regione Emilia Romagna e Vicepresidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni,
Vasco Errani, alla sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato le norme della Bossi-Fini sull'espulsione senza le garanzie del contraddittorio e sull'arresto per violazione dell'ordine di allontanamento. "Le sentenze vanno lette e ragionate ha spiegato ancora Errani - ma già dalle prime notizie emerge con chiarezza che vengono meno due punti chiave dell'impianto della Bossi-Fini, un provvedimento simbolo del Governo sul quale, sin dal primo momento, l'Emilia-Romagna e molte altre Regioni avevano espresso un proprio parere negativo". "A questo punto - conclude Errani - e' necessario aprire un confronto vero ed evitare altri vicoli ciechi come
sarebbero atti unilaterali da parte del Governo".
(red)
Sotto la lente della Corte dei conti la finanza delle Regioni e degli enti locali
Nel 2002 e nel 2003 Comuni e Province hanno avuto una gestione virtuosa dei bilanci rispettando gli obiettivi del Patto di stabilita' interno. Ma le province risultano avvantaggiate da uno sviluppo positivo dei tributi devoluti, mentre per i Comuni, non considerando la quota di compartecipazione all'IRPEF, si nota una certa rigidita' nei
tributi locali tradizionali. E' l'analisi che emerge dalla relazione sull'esercizio 2002 nonche' sugli andamenti di cassa, sul patto di stabilita' interno e sull'indebitamento nell'esercizio 2003 degli Enti locali trasmessa ieri, 16 luglio, dalla Corte dei Conti al Parlamento.
La finanza regionale invece versa in una crisi di liquidita' le cui cause principali sono nella lievitazione dei costi del settore sanitario, nel blocco della fiscalita' regionale, nell'aumento delle competenze amministrative senza adeguato finanziamenti. Il debito delle Regioni a statuto ordinario nel 2003 e' più che raddoppiato rispetto all'anno 1999, salendo a quasi 29 miliardi (28.958 milioni di euro), di cui 15.993 a carico dei bilanci regionali e 12.965 a carico del bilancio dello Stato, con un incremento sull'anno precedente del 15,3 % per la parte regionale e
dell'1,5% per la parte statale.  Sono le cifre e il relativo allarme che emergono dalla relazione sulla finanza regionale 2002/2003 trasmessa giovedi'  16 luglio dalla Corte dei Conti al Parlamento. Continua a crescere dunque l'impatto delle Regioni sul fabbisogno del settore statale. Nel 2003, segnalala Corte dei Conti, l'incremento e' stato dell'11,6%, pari a 10,779 miliardi, quasi tutto attribuibile (8,392 miliardi) alle Regioni a statuto ordinario. Ma attenzione: i magistrati contabili, nella
relazione annuale sulla finanza regionale (cfr.
Relazione annuale sulla finanza regionale (formato winzip)  e Relazione sulla finanza degli enti locali) nel segnalare il permanere nella finanza regionale di "una crisi liquidita' individuano  le sue cause principali nella lievitazione dei costi del settore sanitario, nel blocco della fiscalita' regionale, nell'aumento delle competenze amministrative senza adeguato finanziamento".
 Quanto alla sanita', la Corte rileva che gli ultimi dati"pongono seri interrogativi sulle stime e sulla praticabilita' di percorso alla volta degli obiettivi di stabilità perseguiti con l'accordo Governo-Regioni dell'agosto 2001". Il disavanzo 2003, pari a 2,2 miliardi, segna solo una "flessione apparente"rispetto al 2001 e al 2002, quando fu toccata rispettivamente quota 4,9 e 4 miliardi. La cifra non comprende infatti gli oneri per il rinnovo del contratto del personale del comparto, pari a 2,5 miliardi nel biennio. Un importo "destinato a pesare sui costi del prossimo anno, riguardo al quale le Regioni già paventano un deficit di circa 5 miliardi di euro".    Anche la spesa farmaceutica continua a rimanere su livelli superiori a quelli fissati con l'accordo dell'8 agosto 2001,nonostante un certo rallentamento della crescita. Nel 2003 ha raggiunto gli 11,163 miliardi di euro, pari al 13,8%
dell'intera spesa sanitaria. Il costo della spesa, e' salito del 2,3%. Un buon risultato, pagato pero' dai cittadini, con la quota di copertura a carico del servizio sanitario nazionale in discesa dal 66,5% del 2002 al 61,6% dell'anno scorso.
Per Leonardo Domenici (nella foto), Presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani, ‘’Il giudizio espresso dalla Corte dei Conti non fa che confermare quanto l’ANCI sostiene da tempo, ovvero che se c’e’ un comparto virtuoso nella pubblica amministrazione, questo e’ quello degli enti locali’’. ‘’La relazione della magistratura contabile i cui contenuti sono stati diffusi oggi – prosegue Domenici - rende quindi ancora piu’ inaccettabili i tagli alle spese e le limitazioni alla autonomia degli enti locali contenuti nella manovra predisposta dal Governo. Trovano quindi sempre maggiori sostegni le tesi che l’ANCI va esprimendo da tempo, non ultima quella rappresentata solo ieri dal Direttivo dell’Associazione, circa la necessità di avviare una sorta di mobilitazione degli amministratori locali, per far comprendere appieno le ragioni dei Comuni, contrari a penalizzazioni ulteriori sui propri bilanci, con ricadute dirette sui cittadini’’. ‘’Il primo appuntamento – sottolinea in conclusione - e’ rappresentato dalla audizione, sui contenuti del decreto ‘tagliaspese’, alla Commissione Bilancio della Camera, prevista per martedi’ 20 luglio. In quella occasione abbiamo già previsto una folta presenza a Roma di Sindaci e amministratori locali, volta a supportare le prese di posizione dell’ANCI’’.

“La relazione della Corte dei conti, conferma ancora una volta le criticità finanziarie più volte sottolineate dalle Regioni che da tempo , da ultimo ieri, stanno chiedendo un confronto urgente con il Governo. Appelli che finora non sono stati accolti. Fino ad oggi ci siamo invece trovati di fronte a scelte di politica economica unilaterali che hanno reso sempre più difficile la gestione dei bilanci. Solo cambiando la qualità delle relazioni fra le istituzioni e le priorità della politica economica e finanziaria –e coinvolgendo in questo lavoro  Regioni e enti locali - nelle scelte di Governo è possibile affrontare le criticità che in questo momento coinvolgono l’intero sistema Paese”, lo ha dichiarato il Vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.

“Gli stessi  magistrati contabili, nella relazione inviata al Parlamento, segnalano il permanere nella finanza regionale di problemi di cassa. Si tratta – sottolinea Errani – di un effetto-domino del ritardo delle erogazioni da parte dello Stato. Un ritardo che riguarda in gran parte il finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Rispetto al quale la stessa Corte dei conti sottolinea che con riferimento al Pil, la componente percentuale della spesa sanitaria nel triennio è stata pari rispettivamente al 6.2%, 6.3%, 6.3%, leggermente sotto la media dei paesi OCSE e sensibilmente sotto la media dei paesi sviluppati.

Quanto all’indebitamento regionale a copertura del fabbisogno occorrerebbe arrivare ad operazioni-verità nel confronto Governo-Regioni per far emergere la reale sottostima dei finanziamenti, in particolare per la sanità e per la gestione delle nuove competenze trasferite con le leggi per il decentramento amministrativo, proprio come dice la Corte dei conti. Problemi acuiti – come si legge nella relazione– dal “blocco della fiscalità regionale”, e “dall'aumento delle competenze amministrative senza adeguato finanziamento".

Infine è da sottolineare l’adempimento da parte delle Regioni del rispetto delle condizioni poste dal patto di stabilità.

E’ chiaro – conclude Errani - che se si vogliono raggiungere obiettivi ulteriori sul fronte del contenimento della spesa corrente occorre il coinvolgimento pieno di tutte le istituzioni in una responsabilizzazione di governo rispetto alla quale le Regioni- come hanno già sottolineato in più occasioni – sono disposte a svolgere il loro ruolo e rispetto alla quale hanno già dato in passato esempi di leale collaborazione istituzionale”.

E nel frattempo il  Ministero dell'economia comunica i dati di sintesi del conto del settore statale del mese di maggio 2004.

Fabbisogno del settore statale del mese di maggio 2004

 

Milioni di euro

   

Formazione del fabbisogno

 

Entrate

27.740

Spese

37.318

di cui: spesa per interessi

8.218

   

Fabbisogno (-) / Disponibilità (+)

-9.578

 

Copertura

 

Totale

9.578

 

Titoli a breve termine

100

Titoli a medio-lungo termine

9.126

Titoli esteri

-418

Altre operazioni (1)

770

  1. Comprendono la raccolta postale e il conto di disponibilità.

(red)

L'Umbria e il sistema contabile integrato

All'inizio del 2000 per rispondere alle nuove disposizioni introdotte dalla normativa nazionale - che ha prescritto anche per le amministrazioni pubbliche i modelli e i principi della contabilità economica e del controllo di gestione - e pe far fronte all'esigenza di adeguare la normativa regionale in materia di bilancio e a quella di predisporre strumenti adeguati all'introduzione della moneta unica, la Regione Umbria - lo rende noto l'altra P.A. la newsletter di Forum PA - ha scelto di dotarsi di un sistema integrato di contabilità per tutta l'area di bilancio. Un sistema che non si limitasse alla contabilità finanziaria, ma che offrisse un valido ausilio alle funzioni di programmazione controllo e che, soprattutto, favorisse l'interscambio di informazioni tra tutti i livelli della regione per garantire la piena cooperazione amministrativa. Il sistema contabile integrato è stato realizzato in modo da essere completamente scalabile e modellabile sulle esigenze dell'amministrazione, grazie alla possibilità di inserire in tempi diversi moduli aggiuntivi, come quello per la gestione delle risorse umane o dei beni patrimoniali.
Le aree funzionali coperte dal sistema sono: Programmazione di bilancio e contabilità finanziaria:  Contabilità economico-patrimonmiale; Gestione cespiti;  Gestione personale (anagrafe, formazione, gestione organizzazione);  Controllo di gestione; Gestione approvvigionamenti; Gestione atti della giunta; Mandato Informatico e Firma.
(red)

 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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