periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 341 - Roma, 29  luglio 2004

Sommario

Dpef: il documento delle Regioni Dpef: ieri confronto con Regioni ed enti locali
Consulta: illegittimo 'ddl La Loggia' e politica comunitaria

Ghigo: Ambasciatori catalizzatori sistema istituzionale e produttivo

Perrin: Ddl di riforma costituzionale inaccettabile Pera rilancia su Senato federale
Dpef: il documento delle Regioni
Proposte per il DPEF 2005 – 2008: ecco il documento che le regioni hanno inviato al Governo e precedendo l'incontro di ieri a Palazzo Chigi:
Le Regioni e le Province Autonome:
-         ritengono essenziale che il DPEF 2005-2008 e la successiva manovra finanziaria vengano predisposti sulla base di un confronto tra i diversi livelli di Governo che compongono la Repubblica, come prevede l’intesa interistituzionale del 20 giugno 2002;
-         valutano positivamente il nuovo metodo del dialogo tra Istituzioni aperto con l’incontro del 24 luglio scorso, nella misura in cui i problemi aperti troveranno risposte puntuali nelle scelte operate nel DPEF e nella manovra finanziaria.
A tale scopo presentano le loro proposte premettendo che lo stato attuale della finanza regionale caratterizzato:
-         dalla mancata attuazione dell’art. 119 con la connessa definizione di un sistema perequativo,
-
         dal blocco della leva fiscale,
-
         dallo stallo del Decreto Legislativo 56/2000,
-
         dalla sottostima del fabbisogno sanitario rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza,
-
         dal mancato rispetto del principi di certezza e di congruità per quanto concerne i trasferimenti per il decentramento amministrativo, 
-
         dal mutamento, a decorrere dal 2005, dei principi di ricorso all’indebitamento per finanziare investimenti,
compromette gli equilibri dei bilanci pregiudicando l’esercizio delle stesse funzioni regionali, con particolare riferimento alle politiche socio – sanitarie e allo sviluppo economico.
Le Regioni chiedono che il DPEF 2005 – 2008 sia elaborato tenendo conto di questo stato di grave criticità in cui versa la finanza regionale e sottolineano che per la risoluzione di tali criticità il Documento deve prevedere risposte puntuali all'insieme di queste problematiche:
·        ripristino dell’autonomia fiscale e finanziaria modificando in tal senso le norme che hanno bloccato l’autonomia impositiva e le norme che hanno limitato il ricorso all’indebitamento per gli investimenti;
·        mantenimento delle attuali regole del Patto di Stabilità Interno quale unico strumento di governo della spesa corrente concordato tra Stato e Regioni. In tale contesto manovre unilaterali come quella operata dal DL 168, peraltro a metà esercizio, non possono costituire nel metodo e nel merito uno strumento reiterabile per il governo della spesa corrente. Inoltre poiché le Regioni non hanno obiettivi infrannuali del Patto di stabilità, la norma sulla virtuosità deve essere intesa come riferita all’anno 2003;
·        nessun impatto negativo sugli equilibri di finanza regionale di eventuali manovre di riduzione della pressione fiscale. Nel caso venissero adottate misure che incidessero sulla base imponibile e/o sulle aliquote della IRPEF e dell’IRAP occorre tenere adeguato conto del fatto che, sia pure in maniera molto diversa, entrambi i tributi concorrono a finanziare il fabbisogno sanitario;
·        attivare  un concreto confronto Stato - Regioni per dare soluzione entro la scadenza dell’attuale legislatura regionale alle numerose questioni finanziarie che restano aperte.
In coerenza con tali linee di indirizzo le Regioni propongono quanto segue.
FEDERALISMO
1.      Il federalismo comporta rilevanti modifiche nell’assetto dell’amministrazione pubblica riallocando funzioni e risorse dallo Stato centrale ai livelli regionale e locale in maniera da evitare dannose duplicazioni di strutture e dei conseguenti costi.
2.      Si richiede che l’Alta Commissione rispetti i tempi previsti per la conclusione dei propri lavori e assuma come posizione delle Regioni e degli Enti Locali il documento sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale predisposto fin dal 18 giugno 2003.
E’ necessario dare avvio al trasferimento di risorse per il finanziamento delle competenze esclusive derivanti dall’attuazione della Legge Costituzionale n.3/2001, sulla base di quanto previsto dalla legge 131/2003 all’art. 2 comma 5 e all’art.7.
  1. Le regioni avevano chiesto sulla base dell’accordo interistituzionale la previsione delle prime risorse già nella finanziaria 2003 per le materie di competenza regionale. Non è nemmeno stato attuato l’art. 30 della legge finanziaria n° 289/2002 che prevedeva una prima ricognizione dei trasferimenti erariali correnti per farli confluire in un fondo unico in previsione dell’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione.
     

MANOVRE TRIBUTARIE REGIONALI
1.      Alcune Regioni, a partire dall’anno 2001 (su anno d’imposta 2002), in attuazione della potestà tributaria loro attribuita dalla Costituzione e dalle leggi vigenti, hanno approvato manovre tributarie basate sull’aumento delle aliquote dell’addizionale regionale all’Irpef e dell’Irap.

  1. A quasi tre anni di distanza, nessuna Regione si è vista accreditare dal Governo, nonostante i ripetuti solleciti, i gettiti aggiuntivi derivanti dalle suddette manovre, sebbene i conti correnti regionali afferenti i tributi oggetto degli interventi fiscali abbiano registrato aumenti in linea con le previsioni di maggiori risorse effettuate dalle Regioni al momento del varo delle manovre.
  2. Le Regioni chiedono pertanto l’immediato accreditamento dei gettiti aggiuntivi delle loro manovre tributarie e si dichiarano immediatamente disponibili a verificarli congiuntamente con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
  3. Il confronto sulle manovre tributarie si rende altresì necessario per evitare che i relativi gettiti siano considerati nel computo delle risorse attribuite in sede di determinazione della quota IVA (ex riparto sanità) e della misura delle capacità fiscali delle Regioni in attuazione del D. Lgs. 56/2000.
     

FINANZIAMENTO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Fabbisogno di competenza

1.      Per l’anno 2005 la stima del  fabbisogno finanziario per assicurare l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza si attesta intorno a 91 miliardi di euro (circa il 6,5% del PIL).  La sottostima dei Lea - rilevata dal Tavolo di monitoraggio previsto al punto 15 dell’Accordo dell’8 agosto 2001 per gli anni 2001 e 2002 – è stata più volte evidenziata al Governo da parte delle Regioni, da ultimo durante l’iter della Finanziaria 2004 ed il Governo si è impegnato ad accompagnare eventuali variazioni di incremento dei LEA , decisi a livello centrale, con le necessarie risorse aggiuntive.

Al fabbisogno così stimato vanno aggiunti gli arretrati del contratto e delle convenzioni e gli oneri, per l’anno 2004, relativi all’assistenza agli immigrati extracomunitari regolarizzati ai sensi della legge n. 189/2002. Poiché gli incrementi del fondo sanitario come definiti nell’ambito dell’Accordo dell’8 agosto 2001, non riescono a dare copertura neppure all’aumento dei costi contrattuali dovuto all’inflazione programmata, resta da definire la questione della copertura di tali oneri

Erogazioni di cassa

1.      Ad oggi restano ancora da erogare alle Regioni circa 10 miliardi €  degli anni 2002 e 2003, e, come è stato detto al punto precedente, non è stato riversato alle regioni interessate neppure il gettito derivante dalle loro manovre fiscali introitato dallo Stato. Questo genera sulla cassa tensioni, contenzioso e oneri aggiuntivi.

2.      Le Regioni chiedono che nel 2005 siano erogate somme non inferiori al 95% del fabbisogno assegnato senza sottostare ad alcuna condizione, e che il restante 5% sia subordinato al superamento degli adempimenti monitorati dall’apposito Tavolo.

POLITICHE SOCIALI E DEL WELFARE

Sono ritenute irrinunciabili le garanzie relative alla stabilità del Fondo per le Politiche Sociali, al finanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza Sociale (LIVEAS), nonché la previsione di specifiche misure per risolvere il problema della non autosufficienza con un apposito fondo.Va ribadita la possibilità per le Regioni, nell’ambito della loro autonomia fiscale, di prevedere forme di finanziamento obbligatorie per i costi del welfare. Inoltre in materia di Previdenza Integrativa va accelerato l’iter normativo che consenta alle Regioni di istituire appositi fondi.

POLITICHE ABITATIVE

Le Regioni ricordano che l’Edilizia Residenziale Pubblica è l’unica materia ad esse attribuita con il decentramento amministrativo che non è stata accompagnata dal trasferimento di risorse. Le Regioni pertanto chiedono al Governo l’impegno a finanziare le politiche abitative con adeguate risorse, quantificabili in almeno 1.100 milioni di euro.

POLITICHE DI SOSTEGNO ALLO SVILUPPO

La trasformazione annunciata degli interventi statali a favore delle imprese in fondo di rotazione non dovrà incidere sul finanziamento per gli incentivi alle imprese attribuito alle Regioni a seguito del trasferimento di funzioni ai sensi della legge 59/1997 e del DLGS 112/1998.

Le Regioni attribuiscono funzione strategica ai fondi per le aree sottoutilizzate come strumento per garantire la perequazione tra tutti i territori e per favorire lo sviluppo tecnologico di infrastrutture materiali ed immateriali nel Mezzogiorno i cui esiti abbiano ricaduta sulle Regioni del Sud anche in tema di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico e qualificazione del capitale umano.

TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

Le Regioni, nel segnalare che ancora non sono state erogate le somme 2004 per gli oneri contrattuali, attirano l’attenzione del Governo sui rischi che ritardi nel finanziamento dei nuovi contratti possono determinare nel prossimo autunno/inverno una nuova stagione di tensioni e disservizi.

(red)

Consulta: illegittimo 'ddl La Loggia' e politica comunitaria

La Corte Costituzionale ha dichiarato in parte illegittimo il cosiddetto 'ddl La Loggia', vale a dire la norma che detta disposizioni per adeguare l'ordinamento della Repubblica alla riforma costituzionale, in senso federalista, del titolo V della Costituzione, varata nel 2001. Secondo la Consulta, infatti, deve essere data una ''lettura 'minimale' della delega'' prevista dalla legge La Loggia (n.131 del 2003), una lettura ''tale da non consentire, di per se', l'adozione di norme delegate sostanzialmente innovative rispetto al sistema legislativo previgente''. Ad essere in contrasto con questa 'lettura 'minimale''' sono - si legge nella sentenza della Corte n.280, depositata oggi in cancelleria - i commi 5 e 6 dell'art. 1 della legge La Loggia, che violano l'art. 76 della Costituzione.
Il comma 5 estende l'oggetto della delega anche su materie cherientrano nella competenza esclusiva dello Stato ma che incidono su materie di competenza regionale concorrente: cosi' facendo, pero' - afferma la Corte Costituzionale - viene compiuta un' ''attivita' interpretativa, largamente discrezionale, che potrebbe finire con l'estendersi anche a tutte le altre tipologie di competenza legislativa previste dall'art. 117 della Costituzione'' (che definisce gli ambiti in cui lo Stato e le Regioni hanno potesta' legislativa, ndr).
Il comma 6 dell'art. 1 del ddl La Loggia, invece, indica i criteri direttivi della delega, in maniera cosi' articolata da essere bocciato in toto dalla Corte. ''E' evidente che in questo modo - spiega la Consulta - viene del tutto alterato il carattere ricognitivo dell'attivita' delegata al Governo in
favore di forme di attivita' di tipo selettivo, dal momento che i predetti criteri direttivi non solo evocano nella terminologia impiegata l'improprio profilo della ridefinizione delle materie, ma stabiliscono, sia pure in modo assolutamente generico, anche una serie di 'considerazioni prioritarie' nella prevista identificazione dei principi fondamentali vigenti, tale da configurare una sorta di gerarchia''. In sostanza, secondo dal Corte l'oggetto della delega viene in questo modo ''ad estendersi, in maniera impropria ed indeterminata, ad un'attivita' di sostanziale riparto delle funzioni e ridefinizione delle materie, senza peraltro una effettiva predeterminazione di criteri''.
A sollevare questione di legittimita' costituzionale del ddl La Loggia, sotto diversi profili, erano state la provincia autonoma di Bolzano, e le Regioni Sardegna e Valle d'Aosta.
Nei ricorsi veniva chiesto alla Consulta di bocciare anche il comma 4 dell'art. 1, che delega il Governo ad adottare, entro un anno dalla data di entrata in vigore del provvedimento,  uno o piu' decreti legislativi ''meramente ricognitivi dei principi fondamentali'' relativi a materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni. Richiesta, questa, respinta dalla Corte che, pero', nelle motivazioni, ha fornito una ''lettura 'minimale' della delega'', alla luce della quale sono stati dichiarati illegittimi i due commi successivi.
Inoltre la Consulta aveva già dato ragione alle Regioni sulla cooperazione comunitaria, in particolare per quanto riguarda il caso sollevato sul programma
COMUNITARIO INTERREG ITALIA-AUSTRIA.
La Consulta ha dato ragione alle regioni nel conflitto di attribuzione sollevato dallo Stato in seguito all'accordo  di cooperazione transfrontaliera sottoscritto, nell'ambito del programma comunitario Interreg III A (Italia-Austria), con i lander Carinzia, Salisburgo e Tirolo.
Le regioni avevano inoltre fatto rilevare che l'accordo transfrontaliero e' inserito in una cornice di atti comunitari e che lo Stato ha partecipato alla predisposizione del documento unico di programmazione e dei programmi operativi, tanto che le competenti autorita' italiane e austriache hanno presentato alla Commissione, nel 2000, un progetto di programma relativo alle zone di confine dei due paesi.
Si esclude infine, essendo il programma Interreg III integralmente inserito nel programma comunitario, che si sia trattato di esercizio del potere estero regionale. 
Il Comitato direttivo del programma comunitario INTERREG IIIC (zona Est) ha recentemente approvato il finanziamento di 25 progetti di cooperazione interregionale, per uno stanziamento complessivo di oltre 20 milioni di euro.
I progetti, promossi da enti pubblici di Austria, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Repubblica ceca e Ungheria, interessano oltre 220 partner in 24 Stati membri dell'Ue e 9 paesi limitrofi. I progetti approvati, spiega la Commissione europea, tendono a favorire lo sviluppo delle regioni partecipanti.
I settori di intervento, estremamente diversificati, includono: la cooperazione tra piccole e medie imprese, le nuove imprese tecnologiche, l'imprenditorialita', la pianificazione urbana, la gestione in rete, il sostegno all'innovazione, l'efficienza energetica, l'e-government, la logistica dei trasporti e il patrimonio culturale.
(red)

Perrin: Ddl di riforma costituzionale inaccettabile

''Il Ddl di riforma costituzionale e' per la Valle d' Aosta inaccettabile perche' stravolge lo Statuto speciale, cancellando con un colpo di spugna ogni garanzia per la nostra autonomia, disconoscendo le nostre specificita' e prerogative di autogoverno''. Il presidente della Regione autonoma Valle d' Aosta, Carlo Perrin, commenta con un giudizio ''fortemente negativo'' il nuovo articolato approvato in Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati.
Il nuovo testo, annullando la portata della clausola di salvaguardia contenuta nel disegno di legge approvato dal Senato, prevede che - sino all' adeguamento dei rispettivi statuti - le disposizioni della legge costituzionale si applichino immediatamente anche alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome. Cosi' articolato il ddl consente poi al Presidente della Repubblica di annullare le leggi regionali contrastanti con l' interesse nazionale e di indire le elezioni dei Consigli regionali e di fissarne la prima riunione. E' anche previsto lo scioglimento dei Consigli delle autonomie differenziate, nel corso della prossima legislatura, per garantire la contestualita' delle elezioni del Senato.
''Le disposizioni - spiega ancora il Presidente della Regione - contrastano con quanto stabilito dallo Statuto speciale in materia di procedimento elettorale dei Consigli regionali. Il venir meno di una forte clausola di salvaguardia comporterebbe inoltre l' estensione del potere sostitutivo statale a tutte le materie di competenza regionale''. Carlo Perrin (nella foto) annuncia poi ''una forte e ferma opposizione a questo tentativo di cancellazione delle specialita''' e si auspica che ''nel corso della discussione del disegno di legge in aula, possa prevalere un autentico spirito federalista che, al momento, non riusciamo a scorgere in questa riforma costituzionale''.
Il problema è stato sollevato anche dal deputato sardo dei Ds, Pietro Maurandi, che ha contestato l'emendamento approvato lunedi' dalla commissione Affari Costituzionali della Camera al comma 18dell'articolo 42, l'ultimo delle disposizioni transitorie, del testo di riforma della seconda parte della Costituzione. ''In pratica - scrive in una nota - si tratta della sospensione di validita' degli Statuti regionali speciali e della cancellazione delle autonomie".
E  tutti i capigruppo del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia hanno sottoscritto un ordine del giorno molto critico in merito al ddl su federalismo e premierato, approvato dalla commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati.

Secondo i Presidenti delle regioni autonome, inoltre, il testo interviene  ''pesantemente sugli organi istituzionali regionali attribuendo allo Stato il potere di indizione delle elezioni dei medesimi (Consigli e Presidente) e facendo altresi' dipendere la loro durata e l' anticipato scioglimento non da una loro autonoma decisione politica, bensi' dalla durata del Senato''.
I Presidenti pertanto attiveranno ''una serie di azioni a tutela degli Statuti speciali, promuovendo il pronunciamento delle rispettive assemblee legislative e chiedendo l' intervento delle rappresentanze parlamentari alle quali saranno sottoposte proposte emendative''. Tutto questo perche' ''le pesanti limitazioni all' autonomia speciale introdotte dalla Commissione della Camera non sono in alcun modo compensate dalla clausola di tutela delle maggiori potestà legislative previste dagli Statuti speciali''.

(sm)

Dpef: ieri confronto con Regioni ed enti locali

''Bisogna essere ottimisti". Cosi' il premier Silvio Berlusconi ha concluso l'incontro con Regioni ed Enti locali sulle linee guida del Dpef. 
La sintesi del vertice di ieri è stata fatta dal presidente della conferenza delle Regioni,
Enzo Ghigo (nella foto): l'incontro non e' stato risolutivo, siamo ancora in ''una fase interlocutoria'' nel confronto fra le diverse istituzioni. ''Ci e' stato spiegato che non sono ancora possibili le risposte alle questioni da noi sollevate nell'incontro di sabato scorso. L'aspetto positivo - ha aggiunto Ghigo - e' la disponibilita' dichiarata a discutere con Enti locali e Regioni i temi della prossima Finanziaria. Abbiamo registrato una conferma e un passo avanti rispetto a sabato scorso insieme alla conferma che non ci saranno tagli alla sanita', ai trasporti e all'assistenza sociale''.
Ghigo ha poi aggiunto che nel corso del fine settimana o agli inizi della prossima i presidenti delle Regioni si riuniranno per mettere a punto le loro risposte.
Vasco Errani, vice presidente della conferenza dei presidenti delle Regioni, ha espresso delusione sull'atteggiamento del governo nel vertice con Enti locali e Regioni sul Dpef.
''L'incontro - ha detto il presidente dell'Emilia Romagna - e' stato molto deludente. Ha segnato un passo indietro rispetto alle questioni da noi poste sabato scorso: non abbiamo ricevuto nessuna risposta alle questioni da noi sollevate".
''Non ci e' stata data nessuna risposta come sistema - intendo Comuni, Province, Regioni - e affermazioni come 'la sanita' non si tocca' anziche' rassicurarmi - ha
proseguito Vasco Errani - mi allarmano. Perche' la sanita', invece, ha bisogno di essere riformata''.Il presidente dell'Emilia Romagna non ha nascosto il proprio scetticismo sul tavolo tecnico che dovrebbe essere attivato fra governo e autonomie sulla finanziaria. ''Le istituzioni devono stare ai fatti, cio' che conta e' quel che si decide attorno a quel tavolo. Non contano ne' il tono ne' le parole. Se stiamo alla sostanza - ha concluso Errani - c'e' stato un passo indietro rispetto al vertice di sabato scorso''.
Il presidente
Roberto Formigoni, ha invece scitto una lettera a Governo, Confindustria e Sindacati, nella quale si propone di intervenire sulle agevolazioni fiscali, soprattutto sull'Irap, per le aziende che non licenziano, che migliorano la produttivita' e che fanno nuovi investimenti.Il presidente della Lombardia afferma che ''Invece di pensare a immettere finanze pubbliche nelle societa' in difficolta' -
propongo una riduzione fiscale per aiutare lo sforzo delle aziende, che cercano di recuperare''. Formigoni parla di un ''grande patto'' fra Governo, Confindustria e Sindacati, nel quale potrebbero giocare un ruolo anche le Regioni. ''La Lombardia -
dice - e' disposta a fare la sua parte e intervenire sul versante delle sue tassazioni''.
Quello che chiede Formigoni, quindi, e' di arrivare a un sistema fiscale incentivante, che non guardi solo al reddito delle aziende, ma premi anche i loro sforzi.
''La proposta e' aperta - conclude Formigoni - si realizzera' solo discutendone''. Se venisse accettata, pero', potrebbe gia' entrare nella finanziaria.
Romano Colozzi, assessore al Bilancio della Lombardia e coordinatore degli assessori regionali, non si sofferma troppo sulla delusione espressa dai suoi colleghi e dagli altri rappresentanti degli Enti locali presenti al vertice con il governo sul Dpef. ''E' facile dirsi delusi dalle risposte del governo. La verita' - ha aggiunto Colozzi - e' che le risposte alle nostre richieste, come ci ha spiegato il premier Berlusconi, non poteva venire certo dal vertice di questo pomeriggio, ma verranno solo dal Consiglio dei ministri convocato per domani sera''.
Il Dpef, ha spiegato l'assessore lombardo, e' solo ''la cornice al cui interno va scritta la legge finanziaria, un documento per la cui redazione il governo ha dato la disponibilita' al massimo della concertazione con le istituzioni locali''. ''Con la precisazione - ha rivelato Colozzi, riferendo un siparietto del vertice - del ministro Siniscalco il quale si e' rivolto a noi con una preghiera: 'non aspettatevi che arrivi un telegramma sul vostro tavolo. io ho un cellulare sempre aperto, e possiamo sentirci in ogni momento'. Insomma - ha concluso Colozzi - non e' solo il governo che deve muoversi, ma anche Regioni ed Enti locali possono sollecitare proposte e incontri su questioni specifiche''.
Al termine dell'incontro con il governo, il presidente dell'Unione province d'Italia (UPI),
Lorenzo Ria: "L'incontro di oggi e' servito solo perche' il governo voleva inaugurare una nuova fase di dialogoe concertazione: tutto vero ma solo nella forma". Lo ha detto,lasciando Palazzo Chigi
"Il ministro Tremonti - aggiunge Ria - spendeva tre minutiper sintetizzare le intenzioni del governo e neanche ci ascoltava: rispetto a questo  abbiamo pero' fatto un passo avanti".
Il ministro per l'Economia,
Domenico Siniscalco, ha tratteggiato un Dpef ''snello e asciutto'' che sara' pronto nel dettaglio domani. Ma il Dpef e' ''la cornice'', la sostanza sara' la manovra contenuta nella legge finanziaria per il 2005. Anche Vasco Errani, ha sostenuto che "In ogni caso vedremo in sede di finanziaria comeverranno affrontate le questioni -ha continuato Errani- la mia impressione continua ad essere che se la finanza pubblica non viene affrontata con un sistema realmente integrato, Regioni, Comuni e Province da una parte e governo e Stato dall'altra, non si arriva da nessuna parte''.mo dare risposte ai
cittadini con i fatti e non con i toni e le parole''.
Deludente l'incontro anche per l'Unione nazionale dei comuni e delle comunita' montane
(Uncem) al termine della riunione a Palazzo Chigi.
"Passi in avanti o novita'? si, per la prima volta un ministro dell'Economia ci ha ricevuti e non ci ha insultati". Cosi' il governatore del Lazio, F
rancesco Storace:  "c'e' stata molta educazione ma pochissime risposte. Spero - conclude - che i testi della finanziaria si possano scrivere insieme, noi siamo disponibili a sacrificare anche il mese di agosto".
"Nessun dato da Siniscalco, si e' trincerato dietro il fatto che tocchera' al Governo nella sua collegialita' rispendere sulla manovra economica", ha detto il presidente della Regione Marche,
Vito D'Ambrosio.
Infine per il presidente dell'Anci,
Leonardo Domenici
: "Rispetto all'incontro di sabato non sonostati fatti molti passi in avanti: onestamente ci aspettavamo di piu'".  "Vedremo nei prossimi giorni. Certo - aggiunge Domenici - rispetto alle aperture che avevamo avuto almeno sul metodo, siamo un po' delusi".
(gs)

Ghigo: Ambasciatori catalizzatori sistema istituzionale e produttivo

“Le grandi trasformazioni che stiamo affrontando, nel nostro Paese, in Europa e nel mondo, impongono una revisione complessiva del ruolo delle istituzioni e delle modalità di intervento per garantire la competitività del tessuto produttivo regionale e nazionale”, lo ha detto Enzo Ghigo, presidente della Conferenza delle Regioni, intervenendo oggi alla V Conferenza nazionale degli Ambasciatori italiani nel mondo. “La competitività – ha sottolineato Ghigo - non si misura soltanto attraverso indicatori economici. Anzi, indicatori economici negativi sono spesso segnali di una crisi a monte del sistema produttivo. Penso, per esempio, al rapporto 2003 dell’ICE sul commercio estero e al forte segnale di recessione che se ne ricava. A mio parere il problema non è tanto offrire più servizi per l’internazionalizzazione, ma garantire il coordinamento tra i molteplici protagonisti di tale attività e, come istituzioni pubbliche, favorire la realizzazione di reti”.
Per il Presidente della Conferenza delle Regioni va delinenandosi "un nuovo ruolo per gli Ambasciatori italiani nel mondo. Un ruolo che supera, senza rinnegare, la tradizionale visione del diplomatico che tesse la trama del negoziato. Vedo, invece, il diplomatico agire come catalizzatore del sistema istituzionale e produttivo. Prendo spunto dalla chimica per chiarire il significato del termine catalizzatore. Catalizzatore è una molecola in grado di catturare due molecole nelle vicinanze e di metterle in reciproco contatto per interagire e fondersi più velocemente di quanto avrebbero mai potuto fare senza l’azione della molecola catalizzatrice. Attraverso l’opera delle molecole catalizzatrici progressivamente si forma una rete di reazioni coerente e capace di autorinforzarsi. Rete appunto: questa è la parola chiave. E una rete non ha centro. E’ l’insieme di mille tessiture e nodi che incrociano la tela. Differenti sono le figure che crea, differenti le configurazioni. Diversa la larghezza delle maglie da punto a punto, diverso, quindi, l’impatto nel mare del fare e costruire la politica.L’obiettivo è declinare la presenza italiana all’estero anche rispetto alle molteplici prospettive economiche, culturali, turistiche che ciascuna Regione può vantare. Non vi propongo, dunque, azioni specifiche né priorità tematiche o geografiche. Vi propongo, invece, un principio al quale ispirare la vostra attività, all’estero e in Italia. Su questa base troverete riscontro nell’azione internazionale delle Regioni e sarete in condizione di offrire l’assistenza che le Regioni cercano.Il principio è la circolazione delle informazioni e gli Ambasciatori sono uno dei punti di snodo della rete di informazione. E’ molto utile che sia le missioni all’estero dei Presidenti di Regione sia il continuo lavoro di ciascuna Regione nel proprio territorio, teso a favorire l’internazionalizzazione del sistema produttivo e sociale, si svolgano – ha concluso Ghigo - nella condizione di completa e reciproca disponibilità di informazioni".
(red)

Pera rilancia su Senato federale
Sul federalismo non si torna indietro: e' quanto, in sintesi, ha sostenuto il presidente del Senato, Marcello Pera, che ha sostenuto anche un premierato forte ed equilibrato, moderno e responsabile, che non crei in alcun modo derive monarchiche o plebiscitarie. Il federalismo è importante, ma bisogna correggere il Senato federale. E' questo l'appello del presidente del Senato Marcello Pera.
Pera indica nel premierato forte e nella devolution i due ''perni'' della riforma costituzionale. Due perni fondamentali ''che sono da apprezzare''. Il federalismo, che prosegue nel processo di autonomia delle Regioni, e il premierato, che rappresenta il ''contrappeso'' alla devolution.
Il federalismo e' ''importante'' e non si puo' pensare a una ''restaurazione''. Semmai, c'e' da affrontare il problema del Senato federale. E' questo il ''punto delicato'' delle riforme. Non da oggi Pera critica la scelta compiuta dai parlamentari. Il Senato federale, a suo giudizio, da una parte ha ''poteri nulli'', ma dall' altra puo' rappresentare pericolosamente ''un blocco nei confronti del governo'', con la possibilita' di esercitare un vero e proprio ''potere di veto''.
E' per questo che bisogna ''ripensare i poteri del Senato federale''. Alla nuova assemblea bisognera' attribuire ''poteri adeguati'': ''E' opportuno discutere ancora''.
La pausa estiva e il dibattito che partira' alla ripresa di settembre puo' essere l'occasione giusta per un ''ripensamento''.
Pera chiede pero' che la discussione sia la piu' ampia possibile e riguardi ''non solo la classe politica e le forze politiche, ma tutto il Paese''. L'obiettivo, dice, e' quello di
''andare oltre l'attuale maggioranza''. ''Vorrei che la Carta costituzionale fosse di tutti e non soggetta a continue revisioni ogni legislatura''.
Secondo il presidente del Senato, e' importante che tutti siano coinvolti e che tutti diano contributi concreti.  Sulla riforma della costituzione bisogna ''andare oltre l'attuale maggioranza''.
Il governo deve dialogare con gli enti locali, non solo rispetto ai tagli di spesa previsti dalla manovra, ma anche sulla questione della devolution. E' quanto dichiarato dal sindaco di Roma
Walter Veltroni: non si puo' pensare di chiedere dialogo agli enti locali, e poi fare la devolution senza parlare con gli enti locali. Se non si discute di devolution e' difficile che ci sia dialogo sul resto".
E ieri al tavolo di confronto Regioni.Entil ocali-Governo sul Dpef è stata accolta la proposta di discutere anche di riforme costituzionali insieme al Governo.
''A settembre ci riserviamo di intervenire sulle pensioni per garantire
i lavoratori del nord'', dice Alessandro Ce', capogruppo della Lega alla Camera.
Per il capogruppo dei Ds al Senato
Gavino Angius sulla necessita' di apportare modifiche profondissime al testo in discussione alla Camera " mi pare abbastanza ovvio, giacche' da quella nuova Costituzione uscirebbero istituzioni in conflitto permanente fra loro, un Paese spaccato dalla devolution".
(red)
 

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