periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 240- Roma, 5 marzo 2004

Sommario

Regioni sollecitano Governo su questioni irrinunciabili Regioni per qualità sistema appalti
Regioni: dialogo su riforme costituzionali Lorenzetti: europee opportunità di parità politica per le donne
Gli enti locali con le Regioni Corte dei Conti su bilanci pubblici
Regioni sollecitano Governo su questioni irrinunciabili

Ieri c'è stata una Conferenza Stampa straordinaria della Conferenza dei Presidenti delle Regioni sulle riforme costituzionali in discussione al Senato sui  temi finanziari. Nel comunicato si leggono le motivazioni:

La Conferenza delle Regioni, in attesa che gli impegni presi da parte del Governo su irrinunciabili aspetti finanziari siano compiuti, ha annunciato di non partecipare alle Conferenze Stato-Regioni e Unificata.

Inoltre le Regioni chiedono sulle riforme costituzionali – visto il negativo procedere contraddittorio avvenuto finora in Senato - un incontro con il presidente del Consiglio Berlusconi e con il ministro Bossi, anche in questo caso per verificare una serie di impegni presi in tal senso dal Governo con le Regioni, anche rispetto all’attuazione del federalismo fiscale.

Le Regioni inoltre chiedono incontri urgenti con i presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera, e con i Gruppi parlamentari, sempre per rappresentare che l’attuale testo di riforma, come oggi in discussione, è una evidente involuzione delle competenze, del ruolo e dei poteri delle Regioni.

Conferenza stampa straordinaria

(red)
Regioni lanciano allarme su riforme costituzionali
"Non siamo per lo scontro politico", ma il testo delle riforme costituzionali non piace affatto ai presidenti delle Regioni.  E per dare un segnale chiaro della loro insofferenza, anche rispetto a quelle che considerano le mancate risposte del governo alle richieste da tempo da loro poste, i presidenti di regione hanno deciso concordemente di disertare la Conferenza Stato Regioni e la Conferenza Unificata.
Quindi il presidente della Conferenza, il presidente del Piemonte Enzo Ghigo (nella foto), ha preso carta e penna per scrivere al premier e al ministro per le Riforme Umberto Bossi che il ddl sulle riforme non piace alle Regioni, che vedono nel provvedimento all'esame del Senato ''una evidente involuzione delle competenze, del ruolo e dei poteri delle Regioni''. Evitiamo il ''mostro'' dice il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, il presidente dell'Emilia Romagna, Vasco Errani.
Un segnale forte, dunque, e' arrivato dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni che la scorsa settimana erano stati ricevuti da Tremonti, prima ancora dal premier Berlusconi. E a Berlusconi le regioni chiedono un nuovo incontro per parlare delle riforme in discussione al Senato, che li vedono, seppur con sfumature diverse, tutti fermamente contrari.
''Il nostro non e' un tono polemico - ha spiegato Ghigo, nel corso della conferenza stampa - piuttosto auspichiamo di essere coinvolti nel processo delle riforme. Per questo sollecitiamo il premier Berlusconi ed i ministri Bossi e La Loggia ad un incontro per poter rappresentare le nostre preoccupazioni e perplessita' ''.
Il vicepresidente della Conferenza Vasco Errani, ha sottolineato: ''Auspichiamo che il governo comprenda le questioni che poniamo - ha detto - e' indispendsabile fermarsi ed aprire un confronto serio, per fare una riforma federalista che garantisca efficacia ed equilibrio. Diciamo tutto cio' con uno spirito cooperativo, non con logiche di appartenenza politica''. E, per ribadire il concetto, Errani ha usato parole di Berlusconi. ''Noi vogliamo stare fuori dal teatrino della politica - ha detto - non ci interessano scontri politici col governo''.
E ancora, ha accusato Errani, si parla della riforma costituzionale del Paese, ''con una insostenibile leggerezza''. Per il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, la stessa 'contestualita' affievolita' e' in realta' una 'contestualita' subordinata'.
Il presidente delle Marche, Vito D'Ambrosio, ha chiarito che ''nessuno di noi pensa, con la riforme federalista, ad una sua personale sistemazione per il futuro. Il problema e' che questa riforma frantumera' il Paese e non avra' modo di funzionare. Non vorremmo - ha aggiunto ironizzando - che fossero rinazionalizzate le Regioni in attesa di una loro 'cartolarizzazione'''.
Per il governatore della Liguria, Sandro Biasotti, ''il Senato federale deve rappresentare le Regioni, solo cosi' la contestualita' aveva un senso. Altrimenti il Senato e' federale solo a parole e la contestualita' non ha senso''.
 "Bisogna fermarsi e aprire un confronto serio - spiegano i presidenti di Regione - soprattutto bisogna evitare di creare delle condizioni che renderebbero ingestibile il Paese".
Per il presidente dei governatori, Enzo Ghigo "il percorso che si sta delineando al Senato manifesta una evidenteinvoluzione del ruolo delle Regioni anche per questo, e perrispetto istituzionale, abbiamo chiesto un urgente incontro con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi; con il presidente del Senato, Marcello Pera e con il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini". La configurazione che sta prendendo in Senato la riforma Costituzionale "e' un modello negativo - spiega il vice presidente dei governatori, Vasco Errani - soprattutto dal punto di vista funzionale. E' urgente - ribadisce Errani - fermarsi e aprire un confronto serio perche', al Paese, serve una seria riforma federalista. Al contrario - aggiunge nel testo attuale si sta prefigurando un impianto di Repubblica inedito al mondo".                      
 Per il presidente delle Marche, Vito D'Ambrosio, "nessuno pensa ad una sistemazione per il futuro - avverte - con il nostro contributo stiamo solo cercando di evitare l'impazzimento del sistema".
Infine il vice presidente dei presidenti di regione ha,
infine, detto di non essere d'accordo ad uno scontro politico ma, al contrario, di voler proseguire nel dialogo con il governo: "speriamo - afferma Errani - che il governo comprenda il nostro disagio".
(gs)
Gli enti locali con le Regioni

Comuni, Province e Comunità montane con le Regioni sul fronte istituzionale. L'Associazione dei Comuni Italiani (ANCI), ha infatti dichiarato ieri che ''non prendera' parte, ai lavori della Conferenza Unificata, testimoniando cosi' la propria solidarieta' nei confronti delle Regioni che hanno annunciato la loro assenza dal confronto istituzionale, in attesa che gli impegni presi da parte del governo su irrinunciabili aspetti finanziari siano compiuti''. Lo rende noto Fabio Melilli, vice Presidente dell'Associazione, al termine di una riunione del Comitato operativo ANCI. ''Anche i Comuni italiani - ricorda Melilli - sono in attesa di risposte importanti su rilevanti questioni finanziarie, evidenziate dai dati dei trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali (in base alla Legge Finanziaria 2004) che risultano drasticamente ridotti, come testimoniano le cifre riportate dallo stesso Ministero dell'Interno. Una
situazione drammatica per tutti i Comuni, ma soprattutto per quelli di minore dimensione demografica, che si trovano in enormi difficolta' nella fase di chiusura dei bilanci 2004''. Melilli sottolinea che su questo fronte ''l'ANCI, che ha gia' avanzato la richiesta di una modifica di quanto previsto in Finanziaria (nonche' dei vincoli imposti dal Patto di stabilita' interno), attende risposte dal Governo. Ma risposte sono attese anche sul versante delle Riforme Istituzionali: un tema questo che ha visto la ferma presa di posizione di tutti gli amministratori locali italiani (senza eccezione alcuna) nei confronti di un testo che introduce un Senato federale dal quale - conclude il vice Presidente ANCI - sono pero' del tutto assenti i rappresentanti degli enti locali, nonostante le assicurazioni in senso opposto avute nelle sedi di confronto istituzionale''.
Infine il ministro per gli Affari regionali,
Enrico La Loggia (nella foto), presidente della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza unificata,  "auspica che Regioni ed istituzioni locali rivedano il loro atteggiamento, nell'ottica di un piu' ordinato e funzionale rapporto di collaborazione interistituzionale con lo Stato""Dispiace constatare che le Regioni e le istituzioni locali continuino a disertare la Conferenza Stato-Regioni e la Conferenza unificata, sedi naturali di confronto fra i vari livelli istituzionali della Repubblica. Il contenzioso in atto con il governo su alcuni aspetti di carattere finanziario - che peraltro ha gia' fatto registrare significative aperture in favore delle richieste pervenute - non puo' infatti giustificare il blocco delle Conferenze che, in tal modo, non possono esprimere il loro parere su altri provvedimenti di rilevante interesse per i cittadini e sui quali esiste gia' un'intesa". .
(gs)

Regioni per qualità sistema appalti

Al via la qualità del sistema degli appalti nelle pubbliche amministrazioni. Questo uno degli obiettivi primari contenuti nel protocollo d’intesa firmato nella sede della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome, tra il Presidente della Conferenza, Enzo GHIGO ed i Presidenti di ITACA (Associazione nazionale per l’Innovazione e la Trasparenza degli Appalti e per la Compatibilità Ambientale), Ass.re Lombardia ai lavori pubblici Carlo LIO, e dell’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), Ing. Paolo SCOLARI.
Conferenza delle Regioni, ITACA ed UNI intendono così sviluppare la qualità nelle amministrazioni aggiudicatrici attraverso la definizione e lo sviluppo di procedure qualificate per la gestione e/o l'affidamento di appalti e concessioni pubbliche secondo i principi dei sistemi qualità espressi dalle norme della serie UNI EN ISO 9000.
Nelle procedure d’appalto la pubblica amministrazione richiede qualità agli operatori economici, ai prestatori di servizi, ai fornitori, agli esecutori di lavori pubblici. La stessa pubblica amministrazione deve però essere in grado di assicurare qualità nei procedimenti amministrativi e garantire che tutta l’attività amministrativa sia sempre caratterizzata dal rispetto dei principi di gestione per la qualità.
E’ questo il concetto al quale si ispira l’intesa. A riguardo, alcune Regioni stanno già introducendo nel loro ordinamento provvedimenti giuridici mirati a conferire qualità alla committenza pubblica attraverso il recepimento di alcuni specifici indirizzi indicati nello schema di legge regionale (Testo Unico sugli appalti pubblici) adottato proprio dalla Conferenza dei Presidenti lo scorso 13 marzo 2003. Schema di legge che è ampiamente ispirato alla direttiva unificata in materia, approvata in via definitiva dal Parlamento europeo ed in corso di pubblicazione sul G.U.C.E., ed al perseguimento di obiettivi quali appunto la qualità nelle procedure d’appalto. In particolare su questo argomento è stato elaborata e pubblicata da UNI una specifica norma (UNI 10943) che individua i criteri per l’attestazione delle procedure di aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture.
L’intesa prevede la diffusione delle norme Uni inerenti il settore degli appalti pubblici attraverso una speciale formula di abbonamento per le pubbliche amministrazioni ad un costo annuale minimo. E prevede anche che ITACA e UNI collaborino per lo sviluppo di attività informative rivolte alle pubbliche amministrazioni tendenti a facilitare l’inserimento di criteri di qualità nella loro gestione degli appalti.
(red)

Lorenzetti: elezioni europee opportunità di parità politica per le donne

“E’ umiliante, desolante ed inaccettabile essere costrette a porre, ad ogni vigilia elettorale, la questione della partecipazione paritaria delle donne per le candidature elettorali. Le prossime elezioni europee, dunque, devono essere anche un’opportunità di parità politica per le donne”. Lo ha dichiarato Maria Rita Lorenzetti, presidente della regione Umbria, che è intervenuta alla manifestazione svoltasi alla Sala stampa della Camera dei Deputati  - “Più donne, più donne” - organizzata da tutto il sistema delle Autonomie: Anci, Aiccre, Conferenza Regioni, Uncem e Upi.
”Bisogna approvare in tempo la legge presentata per le elezioni europee dal ministro per le pari opportunità. Democrazia significa rappresentanza, e migliore è la rappresentanza e più c’è democrazia. Quindi più c’è rappresentanza femminile tra gli eletti in Europa e più sarà rappresentata l’insieme della popolazione. E ciò non deve essere valido solo nell’Unione Europea. L’Italia, infatti, si distingue anche per essere l’ultima in Europa, sia quella a 15 che quella a 25, per quanto riguarda la rappresentanza delle donne. E’ quindi importante che si faccia un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione della parità tra uomo e donna nel nostro Paese, puntando soprattutto nelle assemblee elettive. Cominciamo da quelle europee, candidando un numero pari di uomini e donne.
Come unica donna a guidare una Regione in Italia – ha sottolineato la Lorenzetti - mi sento impegnata a promuovere atti e azioni concrete perché i principi costituzionali di uguaglianza e pari opportunità, che il riformato articolo 51 della Costituzione sancisce ormai inequivocabilmente, trovino piena applicazione, così come è previsto anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Così come le stesse Regioni, impegnate nella stesura dei loro Statuti, devono saper raccogliere questa sfida e dare risposte.
Lottiamo contro quel ritardo culturale che non c’è nella società civile ma c’è ancora dentro i partiti, per cui se una donna fa anche politica e arriva a certi livelli deve dimostrare delle qualità che all' uomo non sono richieste. In politica il passaggio a priori, definitivo, che permetta di prescindere dall’essere donna o uomo, non e' stato ancora fatto. Ma lavoriamo perché questo avvenga. Ciò che oggi dobbiamo dire con forza è che siamo stanche di parole. Occorre passare ai fatti ed alle scelte concrete.”
Rita Capponi, presidente del Comitato trasversale pressione e vigilanza sulle leggi elettorali paritarie, ha espresso in una dichiarazione piena adesione all'appello lanciato stamane dai rappresentati di Regioni ed Enti locali a favore non solo della presenza ma anche dell'elezione delle donne alle prossime elezioni.
''Sottoscriviamo ogni virgola - ha detto Capponi - e riaffermiamo l'impegno del comitato a sostenere l'approvazione rapida della legge per l'Europa, ma segnaliamo ancora una volta che, seppur breve, il tempo e' sufficiente per approvare anche una legge che introduca il principio di parita' in tutti i sistemi a partire da comuni e province. Cio' che serve e' tenere ferma la volonta' politica espressa gia' dal relatore Lucio Malan nell'incontro del 27 febbraio con il nostro comitato''.
A proposito dell'art. 51 della Costituzione, Capponi ha detto che esso deve applicarsi ''attraverso regole di partiti e di coalizioni anche alle nomine alle giunte e soprattutto alle scelte delle candidature individuali sindaco, presidente di provincia, presidente di regione, etc etc, cosa di cui nessuno parla non ci stancheremo di ripeterlo. In Spagna questa scelta soprattutto delle donne sindaco ha aumentato la presenza femminile in parlamento. Ricoprire una importante carica istituzionale sul territorio e' vitale - ha concluso - per l'avvenire politico delle donne e per il riequilibrio della rappresentanza''.

(red)

Corte dei Conti su bilanci pubblici
Il presidente di sezione della Corte dei Conti, Manin Carabba, vede ''rischi gravissimi'' che derivano dall'incertezza delle regole di governo dei bilanci pubblici dell'attuale legislatura.
Carabba ha sollevato forti critiche
per l'attuale sistema dei bilanci. ''L'esperienza della gestione di bilancio in questa XIV legislatura pone in evidenza rischi gravissimi in termini di incertezza delle regole di governo della finanza pubblica'', e' stato il monito di Carabba secondo il quale ''la ricostruzione di condizioni di trasparenza, significativita' e democraticita' del sistema dei bilanci pubblici e' una premessa maggiore per la stessa possibilita' di svolgere proficuamente i compiti di controllo delle gestioni pubbliche''.
La quattordicesima legislatura ''ha posto in discussione questo equilibrio'' tanto che, ha rilevato il presidente di sezione della Corte dei Conti, ''la sessione di bilancio per il 2004 ha travolto la procedura parlamentare condivisa, seguita dagli inizi degli anni '90, affidando la manovra, fuori dalla disciplina della sessione di bilancio, ad un decreto legge e concentrando l'esame definitivo del parlamento in maxi emendamenti governativi formulati alla conclusione dell'iter parlamentare, difformi dalle precedenti letture delle assemblee o delle commissioni e fatti oggetto di mozioni di fiducia''.
Sempre nel corso dell'attuale legislatura, ''le misure assunte in materia di patrimonio e di privatizzazioni immobiliari e il crescente ricorso ad operazioni poste al di fuori del bilancio e dei conti della P.A. - ha aggiunto Carabba - hanno reso ancor piu' opaca la conoscibilita' ex ante e la trasparenza del rendere conto ex post''. Alla fine del 2002, poi, il cosiddetto decreto 'taglia spese' ha spostato, secondo Carabba, ''l'asse decisionale dal Parlamento al Governo e alla Ragioneria, indebolendo la resistenza della decisione parlamentare del bilancio e delle leggi di spesa e di entrata, con un'area piu' vasta di discrezionalita' al ministero dell'Economia''. Con operazioni di recupero del disavanzo che, ha concluso, ''hanno accentuato la separatezza fra bilancio e operazioni sotto la linea ed hanno trasferito oneri sulle future gestioni (cartolarizzazioni, entrate una tantum)''.
In risposta all'intervento di Carabba, il presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzolini (Fi) ha definito ''altamente meritorio che si accenda un faro sui conti pubblici'' e pur ricordando che tanti dei problemi sollevati dalla magistratura contabile hanno radici piu' lontane, nelle legislature precedenti, ha ammesso che ''i rischi ci sono, ne siamo ben consci e dobbiamo sforzarci di trovare insieme delle soluzioni''. Il vice presidente della stessa commissione Enrico Morando (Ds), invece, ha messo l'accento sul fatto che ''le norme che regolano la sessione di bilancio vanno sostanzialmente bene, ma il disastro deriva dal fatto che non vengono applicate correttamente''. Attenzione dunque ''a non buttare via il bambino con l'acqua sporca'', ha dunque avvertito Morando concludendo che per eventuali modifiche della normativa vigente servono ''misure bipartisan''.
(sm)
.
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
Redazione: via Parigi, 11    00185 - Roma
Direttore editoriale: Marcello Mochi Onori
Direttore responsabile: Marco Tumiati
In redazione: Stefano Mirabelli; Giuseppe Schifini
tel. 06.488829200 - fax 06 4881762
e-mail:
redazione@regioni.it

 
 


per iscriversi alla mailing list e ricevere regioni.it alla tua casella di posta elettronica
 

invia
e-mail

 

 

 

numeri precedenti

 


link

no copyright. per pubblicare le notizie di regioni it "clicca"