periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n.  413 - Roma,  24  novembre 2004

Sommario

Domani, 25 Novembre, Conferenza delle Regioni

Martini: ''cittadinanza di residenza'' per gli immigrati

Bubbico su indagine appalti in Basilicata

Umbria: programma corsi alta formazione

Storace su polizia locale

In arrivo un codice sulle attività digitali della P.A.

Umbria: programma corsi alta formazione

Promuovere l’inserimento occupazionale, potenziare le competenze professionali dei lavoratori, realizzare un’efficace integrazione tra percorsi universitari e post-universitari, alta formazione e mondo della produzione. Sono questi gli obiettivi di un bando della Regione Umbria, pubblicato nel Bollettino ufficiale del 10 novembre, che mette a disposizione 6 milioni 200 mila euro per la realizzazione di un programma di corsi post-diploma e di alta formazione. L’iniziativa è inserita nell’ambito della attività del Programma operativo regionale Obiettivo 3 (Por-Ob.3) finanziato dal Fondo sociale europeo. I progetti previsti nel bando, che potranno essere presentati e attuati dalle Università umbre e dagli enti accreditati per la formazione superiore, sono rivolti a diplomati a studenti universitari e laureati ed a inoccupati e disoccupati, in possesso di diploma o di laurea. Nella valutazione dei progetti, saranno rispettate le seguenti priorità: garanzia delle pari opportunità tra uomo e donna; realizzazione di iniziative locali che assicurino l’integrazione tra le politiche attive del lavoro e le varie forme di partenariato che rafforzino i processi di sviluppo locale; l’utilizzo delle opportunità offerte dalla tecnologie informatiche; la dimensione interregionale dei progetti; il raccordo tra interventi formativi e le esperienze di strutture di ricerca regionali, nazionali o internazionali. “Investire nell’alta formazione - ha detto l’assessore alle politiche formative, Gaia Grossi – rappresenta un fattore imprescindibile per far crescere la competitività del sistema regionale e per favorirne lo sviluppo economico e sociale, così come indicato dal Patto per lo sviluppo”.
(red)

Domani, 25 Novembre, Conferenza delle Regioni

Il Presidente Enzo Ghigo (nella foto, con il vicepresidente della Conferenza Vasco Errani) ha convocato  la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome per giovedì 25 novembre 2004 alle ore 10.00 presso la Segreteria della Conferenza dei Presidenti (Via Parigi, 11 a Roma).
I Presidenti si confronteranno, come di consueto, anche sui punti all'ordine del giorno delle successive Conferenze Unificata e Stato-Regioni programmate per il pomeriggio della stessa giornata. Gli ordini del giorno integrali possono essere consultati su www.regioni.it , nella sezione "Conferenze".
All'ordine del giorno le valutazioni della Conferenza dei Presidenti sul testo del Ddl Finanziaria 2005 all’esame del Senato.
Sarà esaminato anche il documento relativo a “Metodologie ed interventi tecnici per la riduzione del rumore negli ambienti di lavoro”, proposto dal Coordinamento interregionale degli Assessori alla Sanità e un d
ocumento recante "Disciplina interregionale delle piscine" sempre su proposta del Coordinamento interregionale degli Assessori alla Sanità.
La Conferenza affronterà anche alcune p
roblematiche relative alla spesa farmaceutica.
All'Ordine del giorno inoltre una informativa sull’incontro con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Roberto Maroni, sui temi delle Politiche sociali ed una iniziativa comunicazionale per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Infine i presidenti affronteranno il tema del  disimpegno automatico risorse Delibera CIPE n. 36/2002. Per la stessa giornata è stata convocata l’Assemblea del Cinsedo.
Impegni anche per quanto concerne le relazioni con il Parlamento. Prevista per oggi 24 novembre alle 14.00 l' Audizione di rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome
in merito al Disegno di legge Finanziaria 2005 presso la Commissione parlamentare per le questioni regionali  (Via del Seminario, 76 - Palazzo San Macuto). Domani 25 novembre alle ore 14.00 si terranno invece un 'Audizione di rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione dei collegamenti aerei per assicurare la continuità territoriale con la Sardegna e la Sicilia (Commissione IX Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, Camera dei deputati, Piazza del Parlamento, 24) e un'Audizione di rappresentanti della Conferenza in merito alle modifiche della Parte II della Costituzione (Commissione I Affari costituzionali, Senato della Repubblica ,Via degli Staderari, 4).
(red)

Storace su polizia locale

Polizia locale, Storace scrive a Veltroni. Il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace (nella foto), ha inviato al sindaco di Roma, Walter Veltroni, una lettera in merito alla proposta di legge regionale sulla polizia locale:
"Signor Sindaco, mi consenta di esprimere stupore nel leggere la sua missiva e nell'apprendere solo ora che il Comune di Roma è contrario alla proposta di legge regionale sulla polizia locale, quando nelle sedi istituzionali previste è stato espresso un parere favorevole. In proposito mi preme farle presente che il testo approvato in Giunta il 21.11.2003 era già frutto di ampia consultazione con le associazioni di categoria, i sindacati, gli enti locali ed un rappresentante del Comune di Roma. Inoltre l’assessore regionale Robilotta ha inviato la bozza al Comune prima di portarla in Giunta ed ha accolto tutte le osservazioni che gli sono state inviate nel merito dall’assessore Ferraro in data 20.11.2003. Dopo l’approvazione del testo da parte della Giunta regionale è iniziata una nuova consultazione con le associazioni di categoria, Anvu ed Arvu, con l’associazione dei comandanti, Ancpum, con tutti i sindacati maggiormente rappresentativi, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Ospol e Sulpm, che ha portato ad un testo condiviso con le osservazioni accolte. Nello stesso tempo è iniziata la concertazione in sede di Conferenza Regione-Enti locali, attraverso riunioni di segreteria tecnica per arrivare al parere positivo dato dalla stessa conferenza in data 23 Marzo 2004, nella quale era presente il rappresentante del comune di Roma. D’altra parte stesso parere favorevole è stato espresso da tutti i soggetti di cui sopra, compresa l’Anci e la Lega delle Autonomie, nell’audizione della commissione consiliare del 27 Luglio 2004. Nel testo che è in discussione in Consiglio regionale non c’è nessuna lesione dell’autonomia degli enti locali, visto che i Corpi restano in capo ai Sindaci ed ai Presidenti delle Province, quanto, invece, un rafforzamento del ruolo dei Corpi attraverso la formazione permanente, il numero unico regionale, la banca dati. Vorrei sottolineare che nel 2000 abbiamo ereditato una legge, la 20 del 1990, in larga parte inapplicata, superata dalle nuove previsioni costituzionali e senza il minimo finanziamento per 10 anni; invece noi in questi anni abbiamo stanziato oltre 4 mln di euro. Abbiamo promosso corsi di aggiornamento professionale per circa trecento vigili del Lazio, esclusa Roma che non ci ha mai fornito i nominativi nonostante le ripetute sollecitazioni; erogato contributi ai Comuni per l’acquisto di automobili ed attrezzature; finanziato l’istituzione del Vigile di quartiere per i comuni, al di sopra dei 30.000 abitanti, che ne hanno fatto richiesta ( Latina, Frosinone, Rieti, Viterbo, Civitavecchia, Cisterna, Marino, Guidonia, Formia ); istituito il premio annuale “Sicurezza-Progetto Donna” a cui partecipano esclusivamente le donne vigili e pubblicato un Manuale tecnico-operativo per la Polizia Locale, organizzati corsi sperimentali di guida sicura. La nuova legge sarà corredata di un cospicuo finanziamento in gran parte finalizzato a contributi per i comuni per il potenziamento dei servizi di Polizia Locale a dimostrazione che la Regione è particolarmente sensibile alle esigenze del personale ed alle necessità degli enti locali. E’ prevista inoltre l’istituzione della Scuola Regionale di Polizia Locale che farà tesoro dell’esperienza della Scuola di formazione di Roma e che con essa si convenzionerà nel comune interesse di dare una adeguata formazione permanente e moderna a tutti gli operatori della polizia locale del Lazio. La invito, infine, a verificare che regioni governate da una maggioranza non certo vicina a quella che governa il Lazio - mi riferisco alla Campania e all’Emilia Romagna - hanno già previsto le divise uniche e i gradi distintivi senza provocare reazioni negativi e immotivate nei sindaci di Napoli e di Bologna. Comunque l’assessore Robilotta è a disposizione per ogni confronto nel merito, fermo restando che dare corpo al fondamentale principio della leale collaborazione istituzionale non significa affatto legiferare sotto dettatura".
(red)

Martini: una ''cittadinanza di residenza'' per gli immigrati

Una ''cittadinanza di residenza'' per gli immigrati: e' l'idea lanciata il presidente della Toscana Claudio Martini (nella foto) durante la Conferenza regionale sull'immigrazione. Martini l'ha poi ulteriormente spiegata in conferenza stampa ai giornalisti, illustrando i contenuti della nuova legge regionale sull'immigrazione, una legge quadro trasversale, che la giunta si è impegnata ad elaborare entro la fine di febbraio.
''Oggi diritti e doveri sono spesso riservati solo a chi è italiano per nascita o lo è diventato - ha dichiarato Martini - E' la cittadinanza per nazionalità. Ma ci sono tanti immigrati che, pur non essendo italiani, fanno parte a tutti gli effetti della nostra comunità: abitano qui, lavorano qui, pagano le tasse. Penso dunque che sia giusto prevedere anche per loro diritti e di doveri, una carta che
li riconosca come soggetti e li incardini in un sistema. E' quello che intendo per cittadinanza di residenza ed è uno dei punti più  innovativi che vorremmo inserire nella nuova legge regionale: una  legislazione d'avanguardia, senza forzature demogogiche ma risultati  concreti, che possa svolgere un ruolo di traino anche per altre  regioni ed essere di riferimento per gli enti locali''.
I cittadini stranieri non potranno votare, se norme statali non lo consentiranno. ''Ma potremmo promuovere la diffusione in tutti i comuni toscani della figura del consigliere straniero aggiunto, che non ha potere di voto ma ha pur sempre un ruolo di rappresentanza - ha spiegato il vice presidente della Toscana Angelo Passaleva, anche lui alla conferenza stampa - Potremmo anche percorrere la strada di un consiglio regionale degli stranieri: un organo consultivo permanente e con una sua sede, legittimato dalle istituzioni ma anche dalla comunità degli immigrati, da consultare ogni qual volta si affrontino i temi dell'immigrazione''.
''Spesso - aggiunge Passaleva - abbiamo infatti un problema di comunicazione quando ci rapportiamo al mondo degli immigrati, dove tante e diverse sono le associazioni che li rappresentano. Un consiglio unico, legittimato anche da quelle comunità, risolverebbe il problema''. ''Nella legge - charisce sempre l'assessore alle politiche sociali della Toscana Angelo Passaleva - riaffermeremo inoltre il diritto all'assistenza minima per tutte le persone presenti sul territorio regionale: anche per i migranti privi di permesso di soggiorno ed irregolari. Già lo facciamo oggi. Cercheremo di rilanciare la tutela del diritto di asilo per i rifugiati politici,
costretti oggi per mesi in un limbo legislativo, affogati tra procedure burocratiche. Ci occuperemo inoltre di minori non accompagnati che fuggono dai loro paesi in cerca di fortuna e viaggiano per l'Europa, del problema della casa, della tratta e della prostituzione coatta che non coinvolge solo gli adulti. Tutti temi che abbiamo cercato di affrontare anche in queste tre giorni di riflessioni al Convitto della Calza di Firenze''.
''Non a caso - ha detto Martini - abbiamo cercato di dare una dimensione internazionale ed europeo a questa conferenza: per uscire dal dibattito di basso profilo e spesso solo strumentale con cui si affronta in Italia il tema dell'immigrazione, ma anche perché certi problemi si risolvono solo ragionando globalmente''. Alla conferenza stampa con i giornalisti ha partecipato anche il presidente della Regione francese di Provenza, Alpi e Costa Azzurra Michel Vauzelle.  ''Aspettiamo dalla Consulta il giudizio sul nostro statuto - ha concluso Martini - Se fosse risconosciuto un giudizio di legittimità, come mi auspico, automaticamente non cambierebbe niente. Ma certo potrebbe aprire la strada ad alcune sperimentazioni, magari da esportare''.
Al Convitto della Calza la seconda conferenza regionale sull’immigrazione Immigrati in Toscana, cresciuti di quattro volte in dieci anni Sono 206 mila: i più numerosi albanesi e cinesi. A Firenze un terzo degli immigrati Firenze Sono duecentoseimila, secondo l’ultimo rapporto Caritas, gli stranieri che soggiornavano in Toscana all’inizio del 2004: il 57% in più rispetto ad un anno fa, 175 mila quelli con regolare permesso di soggiorno. Ogni cento toscani ci sono dunque 4,9 immigrati: media un po’ più alta rispetto a quella italiana (che è 3,2) ma perfettamente in linea con l’Europa. Gli albanesi sono la nazionalità più rappresentata: 31 mila in tutta la regione, il 17,7% sul territorio ed il 29,9% nelle scuole. I cinesi arrivano subito dopo: 23 mila immigrati, il 13,3% ma il 52,5% a Prato. In grande ascesa anche i rumeni, che hanno scalzato i marocchini al terzo posto (e i polacchi al quarto), e gli ucraini. I numeri, rielaborati dall’Irpet, sono stati presentati ieri mattina, durante la prima giornata della seconda conferenza regionale sull’immigrazione, che proseguirà oggi e domani al convitto della Calza di Firenze. Gli stranieri in Toscana nel 2004 e nel 1994. La fotografia della Toscana è ben diversa rispetto a quella di dieci anni fa. Oggi albanesi, cinesi, rumeni, marocchini e polacchi costituiscono oltre la metà dei 206 mila immigrati, da 140 paesi diversi, presenti in Toscana. Nel 1994 il gruppo più numeroso (3.968 persone, l’8,2%) era quello dei marocchini, subito dopo arrivavano gli statunitensi (3.821 soggiornanti, il 7,9%) e i tedeschi (6,4%). I cinesi – almeno quelli regolari - erano solo quarti (2.816 immigrati, il 5,8%), gli albanesi ottavi con 1.916 persone. Arrivavano da più parti, a piccoli numeri. Erano quattro volte meno: 48.265. Ed erano anche meno numerosi i migranti rispetto agli stranieri provenienti dai paesi ricchi o comunitari: quasi 18 mila nel 1991, pochi di più oggi. A Firenze un terzo degli immigrati. Firenze continua a rappresentare il polo di principale attrazione per gli immigrati. Qui si concentra il 33,6% degli stranieri. Di seguito vengono Prato (12,8%), Arezzo (9,9%) e Pisa (9,2%). In un anno le province dove gli immigrati sono percentualmente cresciuti di più sono Firenze (72%), Prato (69%), Lucca (68%) e Grosseto (60). Rispetto a dieci anni fa il rapporto tra maschi e femmine (49,7%) è più equilibrato: c’è stato un radicamento sul territorio. Sono cresciuti i ricongiungimenti familiari ed è aumentato del 20,5%, tra il 2001 ed il 2002, anche l’inserimento degli immigrati sul mercato del lavoro. Le principali nazionalità in Toscana nel 2004 Albania 31.037 immigrati Cina 23.422 “ Romania 19.126 “ Marocco 13.216 “ Polonia 5.538 “ Filippine 5.496 “ Stati Uniti 5.430 “ Ucraina 4.986 “ Senegal 4.826 “ Germania 3.916 “ I cinesi sono il primo gruppo a Firenze (16,5%) e a Prato (52,5%). I marocchini primeggiano a Lucca, i rumeni ad Arezzo e Grosseto. Altrove dominano gli albanesi. Le principali cinque nazionalità in Italia nel 2004 Romania 12% Marocco 11,5% Albania 11,3% Ucraina 6% Cina 5% Facendo una stima anche sui minori, gli albanesi diventano il gruppo più numeroso, seguiti da Marocco e Romania. Cittadini immigrati con regolare permesso di soggiorno al 31 dicembre 2003 (Fonte Caritas) Provincia Valori assoluti e % Arezzo 17.348 9,9 Firenze 58.7793 3,6 Grosseto 8.316 4,8 Livorno 9.906 5,7 Lucca 11.805 6,7 Massa Carrara5.2273 Pisa16.1089,2 Pistoia 11.536 6,6 Prato 22.379 12,8 Siena 13.622 7,8 Toscana 175.026 100 Centro 614.555 Italia 2.193.999.
I primati di Prato: oltre ad essere la prima comunità cinese in Toscana, Prato è anche la provincia dove più numerosi sono i ragazzi immigrati a scuola: otto bambini su cento, contro i meno di cinque della media regionale. Prato è inoltre la capitale regionale dei lavoratori subordinati immigrati: sono il 62,5%, contro il 60,7% di Arezzo ed il 60,3% di Pistoia. Per quanto riguarda il lavoro autonomo il primo posto spetta a Massa Carrara, dove più dieci immigrati su cento hanno un’attività in proprio.
(red)

Bubbico su indagine appalti in Basilicata

Sulla vicende degli appalti in Basilicata - secondo quanto reso noto da Agr, l'agenzia di stampa della Giunta Regionale -  il Presidente della Regione Basilicata, Filippo Bubbico, ha pronunciato  in Consiglio regionale il seguente discorso: "Signor Presidente, signori Consiglieri, come è noto mi è stato notificato un avviso di garanzia concernente un mio presunto coinvolgimento nella vicenda di un appalto di servizi presso l’ASL di Matera e ne ho immediatamente informato il Presidente del Consiglio, chiarendo che avevo già reso ampia testimonianza alla magistratura inquirente e dichiarato la mia assoluta ignoranza dei fatti ed estraneità ad essi. Ritengo opportuno precisare, difatti, che il mio nome è entrato nell’inchiesta solo in quanto evocato in una conversazione tra terze persone. Non aggiungo altro circa la natura dell’ipotesi di reato rubricata a mio carico, perché trovo improprio trasferire in quest’aula l’esame di circostanze, che sono oggetto di indagine da parte della Procura e per il cui approfondimento sono già stato convocato presso gli uffici giudiziari per il 30 novembre p.v.. Per il resto, potrei ripetere alla lettera quanto già affermato in quest’aula in occasione di un’altra clamorosa inchiesta giudiziaria della Procura di Potenza, anch’essa centrata sul rapporto tra politica, imprenditoria e appalti deviati. Sono sinceramente amareggiato che, ancora una volta, si accendano sulla nostra regione i riflettori dell’attenzione nazionale per fatti e vicende che finiscono per rappresentarla come terreno di pascolo della malavita organizzata. E dunque mi limito a ribadire con nettezza che l’idea che l’economia criminale si sia impadronita di questa regione e ne condizioni il sistema politico ed imprenditoriale è assolutamente distorcente della realtà che ciascuno di noi vive ogni giorno, e ciò per l’opera meritoria di prevenzione e di repressione assicurata dalle forze della legge e dell’ordine, ma anche – mi sia consentito sottolinearlo con forza, per la tradizione di serietà e di operosità di tanti imprenditori onesti e capaci e di una cittadinanza temprata all’etica del sacrificio e del dovere che hanno costituito sempre carattere distintivo della nostra realtà regionale. Avverto l’obbligo morale di riaffermare questa convinzione ed è questa la principale assicurazione che mi sento di dare ad una comunità, che giustamente avverte gli annunci amplificati dal sistema dei media come altrettante ferite al proprio prestigio ed alla propria dignità collettiva. Ho sempre avuto eguale considerazione e rispetto del lavoro della magistratura e dell’impegno di quanti si spendono nella vita pubblica, e continuo a pensare che la giustizia e la politica vivono in dimensioni di autonomia che vanno salvaguardate con la massima cura, anche perché la lotta ai fenomeni di degrado della vita sociale rientra nei compiti di entrambe ed è vincente soltanto se entrambe convintamene gestiscono la propria funzione. Perciò ho sempre respinto l’idea che politica e magistratura possano, neanche in via indiretta, interferire nelle rispettive funzioni costituzionalmente garantite. Allo stesso modo penso che debba essere presidiato un consapevole equilibrio tra le esigenze di accertamento della verità ai fini dell’amministrazione della giustizia e le garanzie di tutela della dignità delle persone, coperte dalla presunzione di innocenza ma in effetti sin dall’inizio esposte alla violenza della spettacolarizzazione e della semplificazione mediatica, soprattutto quando, come in questo caso, appare evidente la speciosità di taluni accostamenti e di talune generalizzazioni. Mi auguro che l’accertamento dei fatti, il chiarimento delle posizioni e responsabilità di ciascuno e l’esatto dimensionamento del contesto investito dall’inchiesta possano avvenire nel più breve tempo possibile. Sul piano personale, resto assolutamente sereno e fiducioso circa l’esito dell’inchiesta in corso. Così come resto sereno e fiducioso nel fatto che, nonostante gli effetti di turbamento e di disorientamento di queste ore, la Basilicata andrà avanti e continuerà a misurarsi con la tenacia e l’attivismo di sempre con i problemi di ogni giorno, senza perdere di vista quegli obiettivi di una superiore qualità dello sviluppo che persegue da decenni nell’interesse dei cittadini lucani e del Paese".
(red)

In arrivo un codice sulle attività digitali della P.A.

Il Consiglio dei Ministri, secondo quanto riportato dalla newsletter di Palazzo Chigi, ha approvato in via preliminare lo schema di decreto legislativo recante il Codice dell'amministrazione digitale. Il provvedimento accorpa e riordina tutta la normativa in materia di attività digitale delle Pubbliche amministrazioni affrontando, per la prima volta in modo organico e completo, il tema dell'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle Pubbliche amministrazioni, nonché la disciplina dei principi giuridici fondamentali relativi al documento informatico ed alla firma digitale. Con il Codice, le banche dati e le anagrafi elettroniche delle Pubbliche amministrazioni saranno obbligate a  "dialogare" per accelerare le procedure e garantire legalità e trasparenza. I documenti informatici avranno pieno valore probatorio. Documenti, libri, repertori, scritture anche contabili potranno essere conservati su supporti informatici, eliminando
così una enorme quantità di carta e ottenendo rilevanti risparmi.  Il "Codice dell'amministrazione digitale", che dovrebbe essere operativo nei primi mesi del 2005, chiarisce tra l'altro le regole che disciplinano l'uso delle Tecnologie per l'Informazione e la Comunicazione-ICT anche tra i privati.(cfr
dossier on line)
(red)
 

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In redazione: Stefano Mirabelli (caporedattore); Giuseppe Schifini (caposervizio)
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