periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 - Tribunale Civile di Roma, Sezione Stampa -  n.106/2003
 
n.  394 - Roma,  23, 24 e 25 ottobre2004

Sommario

Formigoni presenta la carta dei servizi

Olimpiadi invernali 2006: il Je accuse di Ghigo

Emilia-Romagna: Errani e il modello liberal

Un'analisi su costi e prestazioni in sanità

Riforme: Ds, Udc e il dibattito in corso

Infrastrutture: un gap divide l'Italia in due

Formigoni presenta carta dei servizi

La Regione Lombardia, presente a Smau con un proprio stand, ha inaugurato la Carta Regionale dei Servizi (Crs):''Abbiamo gia' distribuito - ha spiegato Formigoni - due milioni di Carte regionali nelle province di Lecco, Pavia, Cremona e nel Legnanese, entro il primo trimestre del 2005 altri 5,5 milioni di cittadini riceveranno la nuova carta ed entro giugno la distribuzione sara' terminata raggiungendo i 9,1 milioni di cittadini lombardi''.
Nata, come ha spiegato lo stesso Formigoni, per ''razionalizzare il sistema informativo-socio sanitario'' con il nuovo documento elettronico sara' possibile fare a meno ''del modello E 111 di assicurazione contro la malattia nei Paesi Ue e in quelli convenzionati''. La tessera magnetica, inoltre, ''sostituira' in forma sperimentale il documento sanitario nazionale e garantira' il funzionamento per tutti i servizi di pubblica utilita' a livello nazionale, compreso quello di certificazione on line'', noto anche come firma elettronica.
La validita' della Crs ''non sara' riconosciuta soltanto da soggetti pubblici - ha proseguito Formigoni - ma anche da tutti gli operatori del web; inoltre, Lombardia Informatica, (societa' controllata dalla Regione) ha garantito che servira' per attivare servizi di pagamento sia on line, che Pos, entro la primavera-estate 2006''.Formigoni ha poi sottolineato che ''l'attivazione della Crs e' stata realizzata con una forma avanzata di project financing, con l'anticipazione dei costi da parte dei privati e il successivo riconoscimento di un canone da parte della Regione Lombardia''.
Per quanto riguarda l'azione della Lombardia in materia di riforme:''Siamo convinti - ha detto il presidente lombardo - che le istituzioni debbano in ogni ambito operare nell'ottica della sussidiarieta', riconoscendo che la vera competenza e conoscenza non e' in mano agli organismi che hanno i poteri piu' ampi, ma ai soggetti che sono piu' vicini alle persone, ai territori, alle sue caratteristiche e ai loro problemi''.
Parte dei 20 milioni di euro stanziati dalla Regione per la cooperazione decentrata hanno aiutato progetti elaborati e attuati dalle organizzazioni non governative lombarde e associazioni di solidarieta' internazionale. Dal 2000 sono stati avviati 217 progetti di cooperazione decentrata e attualmente ne sono in corso 150 che riguardano l'ambito socio-sanitario, quello formativo-educativo, la tutela dell'ambiente, il microcredito, lo sviluppo dell'artigianato. I paesi interessati alla cooperazione sono in tutto 46, tra questi il Brasile, l'Afghanistan, il Sudafrica, il Kosovo, l'Iraq, il Messico, la Palestina e il Senegal.
Infine una battuta sulla riforma fiscale che il Governo sta predisponendo:
''Il presidente del Consiglio ha piu' volte escluso una riforma a danno della spesa sociale o delle Regioni e degli Enti locali. La sua e' stata una chiara assicurazione che rende strumentali altre preoccupazioni sul tema''. Cosi' il presidente della Lombardia
Roberto Formigoni, interpellato in occasione del Salone Smau a Milano, torna sulle proposte del premier in materia di fisco. ''Mi auguro -sottolinea Formigoni- che la riforma vada avanti. La sua approvazione sarebbe un bene per i cittadini''.
(gs)

Errani e il modello "liberal" Emilia-Romagna

L' Emilia-Romagna è la regione più liberal d’Italia? Certo, risponde il Corriere della Sera:  Ecco perche' siamo i primi della classe - operaia; L'Emilia-Romagna rossa e' la meno statalista; titola l'inserto ECONOMIA del "Corriere della Sera", che riporta i dati di una ricerca sulla libertà economica regionale da parte della Fondazione Einaudi.
La fotografia che il Centro Einaudi ha scattato al modello emiliano ha tenuto conto di tutti i parametri statistici «con i quali è possibile misurare la qualità di un substrato economico», Che lo si chiami «socialcapitalismo» o «socialismo più ricchezza». Quel che conta è che nella patria dell’ex Pci sono nate e cresciute 413 mila imprese, una ogni 10 abitanti, e che queste producono un Pil pro capite di 21.521 euro. Il tutto senza che il mercato selvaggio prendesse il sopravvento.
Tre anni fa l’idea, da parte del Centro Einaudi e del Corriere della Sera, di realizzare un Indice della libertà economica ristretto alla realtà europea che monitorasse l’area-Ue alla vigilia della partenza dell’euro. L’iniziativa si è poi sviluppata: è arrivata la sponsorizzazione della banca d’affari Lazard, la ricerca ha compreso prima i dieci nuovi Paesi europei e quest’anno anche le regioni italiane.
La metodologia di calcolo. Da parte del Centro Einaudi sono stati mutuati e adattati una serie di parametri dall’Indice mondiale. Ne sono stati individuati 17 raggruppati in sei aree, a ognuna delle quali è stata assegnata una specifica percentuale. Così il «peso dello Stato» (che influisce per il 10%) calcola la spesa pubblica totale; la «struttura di base dell’economia» (25%) calcola la disoccupazione, la diffusione dell’information technology, la stabilità della burocrazia; la «legalità» (15%) stabilisce l’indice della corruzione; la «struttura della tassazione» (20%) monitorizza la pressione tributaria; la «politica monetaria» (15%) per calcolare l’inflazione e infine il «mercato del credito» (15%) per valutare il flusso del credito al settore privato. I dati dell’Indice sono riferiti al 2002.
«Fare i primi della classe è antipatico - afferma Errani - però non è una sorpresa che questa sia la regione con il miglior rapporto tra qualità dell’economia e della società. Il fatto è che qui le regole e l’efficienza della pubblica amministrazione hanno funzionato da motore dello sviluppo economico»,
Pochi trasferimenti: «Anche con trasferimenti statali minimi - continua Errani - siamo stati in grado di fare sviluppo. Non è un caso se siamo primi nella ricerca come nell’export. Abbiamo lavorato a partire da un’idea di fondo che è quella di fare sistema promuovendo la collaborazione tra tutte le forze sociali. Basta ricordare che abbiamo un sindacato molto forte che però non ha mai rappresentato un freno allo sviluppo. Gli slogan meno Stato meno regole non funzionano, meglio il dialogo sociale. Ma non ne farei una questione di ideologie: la collaborazione sta nella storia della nostra gente, la politica ha avuto la capacità di sostenere questa vocazione»,
L’Emilia-Romagna rossa è la meno statalista E’ la novità che emerge dall’indice della libertà economica realizzato dai Centro Einaudi con Lazard e Corriere.

L’Inghilterra mantiene il primato sin dal 2000 confermandosi - con il punteggio massimo di 8,9 - la nazione più libera d’Europa (e anche degli Usa), seguita da Irlanda, Lussemburgo e Olanda. La Spagna continua a presentarsi come un «fenomeno», Sotto la cura Aznar, in questi anni ha recuperato posizioni, ha superato l’Italia e ora si trova al quinto posto.
Con una metodologia di calcolo leggermente diversa e forse più incisiva (ben 33 i fattori raggruppati in sei aree di analisi), la ricerca assegna il primato all’Emilia Romagna, seguita dal Trentino, dal Veneto, dal Piemonte e dalla Lombardia. Sono stati analizzati sia la qualità dei servizi offerti, il reddito pro capite, il numero dei brevetti, il numero dei Bancomat e dei Pos sul territorio, delle aziende e dei negozi. Anche i contributi comunitari sono finiti a incidere nella classifica.
La storia dell’Indice. L’iniziativa di misurare la libertà economica dei Paesi industrializzati è nata agli inizi degli Anni Novanta da un gruppo di economisti liberisti - tra cui il premio Nobel Milton Friedman, capostipite della scuola di Chicago - che ha portato alla creazione dell’Economic Freedom Network, una cinquantina di istituti di ricerca nel mondo.
(gs)

Riforme: Ds e Udc e il dibattito in corso

''Con la riforma dell'articolo 9 della Costituzione, da oggi all'esame della Camera, si può fare un passo avanti per la tutela dell'ambiente del nostro Paese''. Lo sottolinea il deputato Ds Valerio Calzolaio (nella foto), della presidenza del gruppo Ds.
''La parola ambiente non compare nella prima parte della Costituzione. Il testo che il Senato approvò un anno fa è una brutta integrazione ('tutela dell'ambiente naturale'). E' stato quindi positivo il lavoro svolto dalla commissione Affari Costituzionali della Camera. A questo punto in aggiunta al testo vigente vi sarebbero due frasi: 'Tutela dell'ambiente e gli ecosistemi anche nell'interessedelle giovani generazioni. Proteggere le biodiversità e promuovere il rispetto degli animali'''.
''Noi pensiamo che i tempi siano ormai maturi per riflettere anche su altri aspetti: lo sviluppo sostenibile, il diritto all'acqua, la costituzionalizzazione del diritto all'ambiente (su cui per esempio si è aperto un importante dibattito in Francia). Nei prossimi giorni capiremo se, nonostante un governo che non mette in atto politiche ambientali o lo fa in modo sbagliato è comunque possibile fare un piccolo passo avanti''.
Sull'argomento riforme è intervenuto anche Follini. ''Abbiamo votato una riforma che arriva in porto assai diversa da come era partita. Per cercare di cambiarla ci siamo assunti le nostre responsabilità e i rischi del caso'', Così il segretario dell'Udc, Marco Follini, risponde in una lettera a 'Repubblica' alle critiche nei suoi confronti, per aver votato una riforma costituzionale che, secondo Scalfari, ''ci porterà alla bancarotta''.
''La devolution è controbilanciata da tante competenze che tornano, come è giusto, allo Stato -spiega -La cosiddetta clausola di supremazia segna il primato della politica nazionale sul localismo''.
''La parola sussidiarietà è entrata a pieno titolo nel lessico costituzionale e -continua Follini -il premierato è temperato dalla possibilità di approvare una mozione di sfiducia costruttiva''.
''I nostri emendamenti su questi argomenti a luglio erano eversivi per molti nella maggioranza e salvifici per qualcuno all'opposizione, ora -continua -le parti si sono capovolte magli argomenti sono sempre quelli''.
''Ci sarà pure da interrogarsi su un'opposizione che scrive premierato e federalismo nei suoi programmi -conclude -vota n emendamenti con la sua maggioranza e poi decide che il risultato finale è una sorta di golpe mascherato''.
Mentre sul "Corriere della Sera" ECONOMIA c'è un dibattito tra esperti costituzionalisti, che affermano
«Il federalismo può aiutare. Se fatto bene». E’ l’unico punto di accordo tra gli esperti: Bordignon, De Nicola e Polillo. Che commentano l’indice dei Centro Einaudi alla luce della devolution. L’Indice regionale elaborato dal Centro Einaudi cade nel mezzo di questa discussione che sta appassionando politici, costituzionalisti, economisti. La «vittoria» dell’Emilia Romagna non stupisce più di tanto, mentre il problema più grande che la ricerca di Ronca e Guggiola fa emergere è quello delia persistenza del divario Nord-Sud.
La forbice storica. «Impressionante», commenta Gianfranco Polillo, responsabile del dipartimento economico di Palazzo Chigi e docente di economia alla Università La Tuscia di Viterbo, scorrendo le tabelle e le classifiche che analizzano il grado di «libertà» delie venti regioni italiane.
 Come se ll fiume di denaro che lo Stato ha dedicato al Mezzogiorno, dal dopoguerra in poi circa 300 millardi di euro, non sia servito a nulla.
 «La descrizione della situazione attuale dimostra che ilmodello vigente non è finanziariamente sosteniblle né compatibile con la globallzzazione>. Pollllo ritiene che ll federallsmo possa essere la risposta appropriata a condizione che non si llmiti soltanto a redistribuire le risorse ma contribuisca ad accelerare i processi di crescita. Per Bordignon le esperienze passate non sono così negative. «Con la riforma della pubblica amministrazione in poi— spiega—l’efficienza è lentamente migllorata, l’elezione diretta del sindaco ha aumentato ll llvello di responsabllità». Secondo l’esperto di finanza pubbllca l’adozione dell’Ici, per esempio, rafforzerà l’autonomia locale.
Il federalismo fiscale. Tutti ritengono sia ll nodo centrale di ogni ragionamento. Non a caso, su questo fronte c’è il caos più assoluto. Bordignon teme, dai primi segnall che stanno emergendo dai testi passati alla Camera, «un passo indietro». «Troppa la confusione sulle com petenze
— afferma — definite con meccanismi barocchi tra ll centro e le periferie al punto da temere alla fine che lo Stato centrale resterà il controllore principale». Insomma tanto rumore per nulla. Pollllo condivide in parte questa visione gattopandesca del tragitto riformista. «Qualche dubbio ce l’ho — dice Polillo — comunque credo che alla fine la riforma sarà positiva perché mette ordine a un coacervo confuso di competenze». Ma una volta che queste modifiche saranno approvate si «tratterà di dare attuazione alla normativa e sarà qui che nasceranno i principali problemi». E il punto più critico è proprio l’articolo 119 della Costituzione che prevede il federalismo fiscale. Polillo fa un esempio: se si stabilisce che spetta allo Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, si crea un’area grigia in cui le responsabilità non sono definite. Chi deve finanziare l’eventuale gap tra prestazioni? Le Regioni con proprie risorse oppure lo Stato stesso? «Questo problema per adesso resta insoluto».
"
Un premierato assoluto che mortifica le Camere" è invece un fondo su "il Sole 24 Ore" di LEOPOLDO ELlA: "Assistiamo al tentativo da parte di alcuni opinionisti (per fortuna pochi) di rassicurare gli italiani sulla portata della riforma costituzionale approvata qualche giorno fa dalla Camera", inizia così. : "malgrado alcune riscritture che hanno migliorato il riparto di competenze legislative".  Perciò la devolution non è stata affatto disinnescata, come pure si afferma, ma la sua realizzazione dipenderà soprattutto dalla composizione della maggioranza.
Infine u
n altro fondo - sempre su "Il Sole 24 Ore" - si occupa invece del decreto legislativo 124/1993 e i regolamenti connessi, che hanno rappresentato il primo corpus organico di disciplina della previdenza complementare nel nostro Paese.

"Allo Stato, infatti, questo potere va riconosciuto in ragione di tre motivazioni:
• la competenza esclusiva in tema di disciplina dei mercati
finanziari;
• la potestà di definire il complessivo sistema della previdenza sociale, anche per le interazioni con i mercati finanziari;
• il principio di unitarietà del sistema giuridico-
economico.
Precisa il Consiglio di Stato, sulla scorta di indicazioni dettate dalla Corte costituzionale in materia di tributi propri regionali, che l’esercizio di poteri legislativi delle Regioni in materia di previdenza complementare possa concretamente esprimersi solo dopo che lo Stato, nell’esercizio di competenze esclusive e di unificazione del sistema giuridico ed economico, anche sulla base delle fonti comunitarie, abbia chiarito quali sono gli spazi entro i quali possa esprimersi la competenza legislativa regionale.
L’affermazione appare di per sé condivisibile, a condizione che si reputi che le norme già vigenti e quelle contenute nel nuovo regolamento rappresentino, per l’appunto, l’estrinsecarsi delle generali indicazioni del legislatore nazionale, muovendo dalle quali può intervenire (nel rispetto dei criteri generali fissati dallo Stato) il legislatore regionale.
Ed è da ritenere che la forte spinta a un’attiva presenza delle Regioni in materia di previdenza complementare, sancita dalla recente legge delega 243/04, non mancherà di dare impulso agli interventi regionali sulla materia".
(red)

Olimpiadi invernali 2006: il Je accuse di Ghigo

"Olimpiadi, la sinistra ha sbagliato tutto" è il titolo di un'ampia intervista che il Presidente della Regione Piemonte ha rilasciato a Il Giornale che in prima pagina titola a grandi caratteri:"Torino, così sono stati gonfiati i conti". Il luogo più adatto per parlare dei conti del Toroc , afferma Ghigo (nella foto), è "il Consiglio di amministrazione già convocato per il 24 novembre. Il bilancio va discusso lì. E va sottoposto ai revisori. Posso pensare che Castellani voglia intervenire sulle polemiche giornalistiche, non sul bilancio. Sarebbe irriguardoso se facesse considerazioni o fornisse cifre differenti da quelle presentate al Cda. Se l’entità del buco fosse diversa dai 140 milioni di euro, vorrei saperlo io consiglio di amministrazione, non da una conferenza stampa. E se chiamasse i cronisti soltanto per rispondere alle consideranoni svolte dal Giornale, sarebbe una mossa che non ritengo opportuna, Certe volte la soluzione migliore è stare fermi.
E, sempres econdo l'analisi del presidente del Piemonte, lo "sgarbo lstituonale" - ovvero il vertice del centrosinistra con Castellani, "È la prova che l’Ulivo gestisce li Toroc come cosa sua. Se Castellani deve saltare, lo deciderà il consiglio di amministrazione, non i capigruppo dell’Ulivo. Le riunioni di partito le facciamo tutti, ce lo ha rinfacciato lo stesso sindaco Chiamparino. Ma è da arroganti diramare le convocazioni in pubblico e chiudere con un comunicato stampa. Non riesco a capire questo comportamento della sinistra torinese, così poco attento verso le istituzioni. L’Agenzia che si occupa delle opere ha creato un comitato di sorveglianza, una cabina di regia, ha fatto modificare leggi in Parlamento, ha collaborato con il ministro Frattini, Invece la sinistra ha voluto il Toroc come ente privato per distinguere le opere dall’organizzazione. Mi sembra sia ora di prendere atto  che questa sinistra ha sbagliato e parecchio...". Duro il giudizio per i mancati sponsor per le olimpiadi invernali del 2006 : "Se c’è un punto dove il Toroc ha fallito - diche Ghigo - è proprio questo: la proposta commerciale verso gli sponsor non è siete accattivante, la vendita del prodotto Olimpiadi al mercato italiano non è stata adeguata. È vero che l'11 settembre ha ridotto le capacità dl finanziamento delle aziende, ma bisognava modificare in corsa le politiche di marketing, fare aggiustamenti. applicare nuove idee. invece si è tirato avanti nella convinzione che gli sponsor sarebbero arrivati dalle aziende di Stato, anche se ora sono diventate autonome, Dovevano essere loro a fornire le risorse necessarie".
''Il patto fondamentale del Toroc prevede il Comune di Torino ed il Coni come i soggetti ai quali sono state assegnati le olimpiadi del 2006''. Interviene così, su "L'Unità' ",(Chiamparino- Vogliono prendersi i Giochi) il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, riguardo le polemiche apertesi sulle olimpiadi di Torino 2006. ''Le mani sui giochi, per usare un'espressione non mia, abbiamo il dovere e la responsabilità -dice- di tenerle per quello che prevede la carta istitutiva dei Giochi. L'equilibrio istituzionale può sussistere solo se è compatibile con questo dato di fatto''.
''E' arrivato il momento - replica ancora Ghigo - di lasciare da parte le polemiche, far decantare la situazione e, nell'arco di una settimana, prendere delle decisioni''. La  sollecitazione viene ancora dal Presidente piemontese Enzo Ghigo che dopo aver accusato il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino di ''sgarbo istituzionale'' per aver convocato venerdi' scorso una riunione tra Comune, Provincia e presidente del Toroc, Valentino Castellani, sul caso Olimpiadi, lasciando fuori la Regione, si dice pronto a fare pace con il Sindaco. ''Non lo meriterebbe -scherza a margine della conferenza stampa  di chiusura del salone del gusto- ma faccio pace con Chiamparino. La convocazione di quel tavolo, che paradossalmente puo' essere legittima - aggiunge - e' stato un gesto di arroganza, ma credo che si possa superare l'impasse con un po' di umilta' e di buona volonta'''. A proposito, poi del comitato Audit proposto oggi dal primo cittadino, Ghigo osserva: ''credo non possa che confermare quanto e' emerso in questi giorni: la mancanza dei fondi necessari all'organizzazione dell'evento olimpico e' un dato di fatto che deve essere affrontato concretamente e da subito con il coinvolgimento diretto del governo''. ''Le Olimpiadi si faranno - aggiunge il presidente del Piemonte - c'è il problema di reperire le risorse, ma vedremo di trovare una soluzione''. Quanto poi alla nomina di Mario Pescante quale supervisore dei giochi, Ghigo precisa: ''Il governo che viene in soccorso ha una situazione critica che si e' verificata''. Infine, a proposito del deficit di bilancio di 180 mln di euro annunciato nei giorni scorsi dal Toroc, il presidente della Regione conclude: ''Non voglio dare la responsabilità ad uno piuttosto che ad un altro. E' il governo che deve dire 'va bene, io metto i soldi ma voglio controllare come vengono spesi' oppure 'voglio evitare che si verifichino situazioni come quelle che si sono verificate. Un atteggiamento di questo tipo mi sembra assolutamente normale''.
(red)

Infrastrutture: un gap divide l'Italia in due

Il Rapporto Svimez 2004 sull'economia del Mezzogiorno conferma la realtà di un'Italia divisa in due , soprattutto, come ha sottolineato oggi il Messaggero  per quel che riguarda la dotazione infrastrutturale (cfr. : Autostrade e ferrovie penalizzano il Sud) . "In tutti gli ambiti infrastrutturali analizzati (trasporti e comunicazioni, con particolare riguardo a strade, ferrovie, porti, aeroporti e interporti; risorse idriche e ambiente ed energia) il Mezzogiorno - sottolinea lo Svimez nel Rapporto - evidenzia livelli di dotazione e di servizi inferiori al resto del Paese. Ciò rappresenta un evidente limite per le possibilità di convergenza delle nostre aree “deboli”, vista la centralità che i fattori di contesto, non solo di ambiente fisico, rivestono nei processi di sviluppo all’interno di un contesto economico sempre più basato su competitività e integrazione.": E se per le strade di minore dimensione (comunali e provinciali) e quelle statali la dotazione del Mezzogiorno è sostanzialmente allineata a quella media nazionale. La situazione si inverte sensibilmente quando si passa alla categoria stradale di maggiori dimensioni a scala di comunicazione, le autostrade, che presenta un indice pari a 77,7 rispetto al 115,4 del Centro-Nord.
Il gap è notevole per quanto riguarda la dotazione di reti ferroviarie: il  "Mezzogiorno si caratterizza per livelli nel complesso quantitativamente modesti e di bassa qualità. Risulta, infatti, elevata nell’area la presenza di reti non elettrificate con un indice pari a 119,1, nettamente superiore a quello del Centro-Nord (86,8). Deficitaria è, invece, la dotazione di reti elettrificate, sia nelle linee a binario singolo (96,7 contro 103,2 nel Centro-Nord) sia ancor più, in quelle a binario doppio (50,5 contro 134,2) ". 
"Nel Mezzogiorno si legge ancora nel rapporto - la presenza di centri intermodali non arriva complessivamente al 40% del valore medio nazionale (il Molise e Basilicata risultano del tutto sprovviste di simili infrastrutture), se si considerano le superfici, l’indice di dotazione cala ulteriormente (6,6). Passando ad altre infrastrutture di servizio degli interporti, la capacità di movimentazione risulta praticamente inesistente (1,1), mentre la disponibilità di binari è comunque molto bassa (29,6).
Il Mezzogiorno è ben dotato di aeroporti, sia in termini di numero di strutture aeroportuali (101,4), sia di numero di piste (100,4) e relative superfici (94,8), nonostante il fatto che due regioni (Molise e Basilicata) ne siano completamente sprovviste".
Infine anche "la dotazione di reti idriche di adduzione risulta particolarmente carente nel Mezzogiorno (51,2) rispetto al Centro-Nord (123,4)", e per "le dotazioni ambientali (depurazione, incenerimento rifiuti, discariche speciali) il Mezzogiorno nel suo complesso a livelli notevolmente più bassi della media nazionale (55), con solo tre eccezioni positive: Abruzzo, Mouse e Sardegna".Il rapporto è on sul sito dello Svimez (cfr.
Introduzione Sintesi, e gli  interventi  del Presidente della Svimez e del  vice Presidente della Svimez, le Tabelle del  Rapporto , o l'intero rapporto  formato zip) .
(sm)

Un'analisi su costi e prestazioni in sanità

L'Agenzia per i servizi sanitari regionali ha elaborato un'Analisi delle Aziende Ospedaliere (Anno 2002) relativa  ai costi sostenuti, alle prestazioni erogate e ai fattori produttivi  impiegati nell’anno 2002 dalle aziende ospedaliere (cfr. Il Sole 24 ore di oggi "Lazio in testa nel caro-ricoveri"). I dati tengono conto del fatto che le Regioni adottano proprie normative contabili e, pertanto, la possibilità di confrontare i dati fra le diverse regioni risente di alcune difformità per quanto concerne i criteri di attribuzione dei costi relativi ad  alcune voci di bilancio, come, ad esempio, l’IRAP, gli ammortamenti, gli accantonamenti  e le valutazioni delle rimanenze.  L’analisi (cfr. l'introduzione all'analisi dell'Agenzia) è stata condotta con la stessa metodologia utilizzata per elaborare i dati delle aziende ospedaliere relativi agli anni 2000 - 2001, apportando qualche marginale ma opportuna modifica.
Sono stati, infatti, aggiunti ai costi di produzione delle aziende gli oneri relativi alle imposte e tasse e non sono stati considerati i costi relativi agli “ altri accantonamenti “, in quanto in detta voce, a partire dall’anno 2002, alcune aziende potrebbero aver incluso gli oneri stimati per il rinnovo del contratto del personale; al fine di omogeneizzare i dati di tutte le aziende, la voce “altri accantonamenti” non è stata, quindi , considerata come voce di costo e, conseguentemente, gli indicatori elaborati sono al netto, per tutte le aziende, degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali.
 
Ferme restando quindi le avvertenze relative al metodo, il monitoraggio dell'agenzia si configura come uno strumento utile per fare maggiore luce sui conti relativi ai ricoveri e alle giornate di degenza: Il Sole 24 ore sottolinea, sintetizzando i risultati dell'analisi, le differenza "macroscopiche": "si va infatti dai 5581 euro per un ricovero nel Lazio0 ai 2527 in Sicilia. Ma nel Lazio un ricovero dura in media oltre 9 giorni contro una media nazionale di 7, 19 che in Sicilia scende a 5,19 giorni.
Per quanto concerne la spesa, sottolinea ancora il quotidiano diretto da Guido Gentili "La spesa maggiore a livello regionale è quella del Piemonte con 802 euro al giorno, seguito dal Lazio a 711, mentre si spende meno in Liguria(498 euro) e in Sicilia".
E' on line nella sezione evidenze dal parlamento del sito www.regioni.it il resoconto della V Comnmissione della Camera della seduta del 21 ottobre, durante la quale sono intervenuti il Ministro della Salute Girolamo Sirchia e il Sottosegretario all'economia , Giuseppe Vegas (nella foto).
Sempre in tema di sanità Il Messaggero (Farmaci, aumentano le ricette e vola la spesa) sottolinea invece l'aumento costante della spesa farmaceutica, riprendendo analisi e monitoraggi di Federfarma, l'associazione che riunisce i titolari di farmacie.
(sm)

 

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