periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n.  372 - Roma,  23 settembre2004

Sommario

Quanto costa il federalismo ?

On line la festa dei nonni proposta dalla Lombardia

Onida Presidente della Corte Costituzionale

Corte dei conti su comparto sanità Marche

La sanità e i suoi "errori"

Ministero istruzione su sicurezza scuole

Quanto costa il federalismo ?

Il tema dei "costi del federalismo"  continua ad appassionare esponenti politici e accademici. Confronta ad esempio Federalismo l'Ulivo attacca sui costi. Oggi il sì alla devolution (sul Corriere della Sera), Federalismo, duello in Aula sui costi (su Il sole 24 ore), Scontro sui costi della devolution (il Messaggero), La Devolution costerà 100 miliardi (l'Unità) e Il federalismo del governo costa quasi la metà di quello dell'Ulivo (il Giornale).
Sull'argomento insiste
Massimo Bordignon con un articolo intitolato "
Il costo della devolution" e pubblicato su www.lavoce.info .
"Era ora - scrive Bordignon - che il dibattito sul federalismo fiscale italiano uscisse dall’ambito puramente ideologico degli scontri tra partiti per scendere sul terreno concreto dei numeri. Solo che il dibattito si è concentrato su aspetti tutto sommato secondari del problema, tralasciando quelli veramente importanti. Inoltre, gli stessi numeri sono stati usati un po’ a vanvera nei giornali. (...) Di stime sulle risorse da decentrare agli enti locali a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione prima, e della devolution bossiana poi, ne sono state fatte tante nella letteratura. Io stesso, assieme a Floriana Cerniglia, sono responsabile di alcune, oltre che di una metodologia di calcolo che ha riscosso qualche successo nella letteratura. Ma tre cose devono essere chiare rispetto a questi numeri. Primo, si tratta di stime di larga massima. (...) nessuno sa veramente cosa significa il fatto che una funzione è a legislazione concorrente tra Stato e Regioni, oppure che è una funzione esclusiva delle Regioni. (...)  Secondo, la nuova Costituzione è complicata e si presta a più interpretazioni, (...) ancora di più per quello che riguarda i nuovi sistemi di finanziamento, previsti dall’articolo 119. Tener conto anche di questi aspetti produce numeri ovviamente diversi. Terzo, affermare che la spesa da delegare alle Regioni a seguito del decentramento costituzionale è di X milioni di euro, non significa affatto dire che la spesa delle amministrazioni pubbliche complessive aumenterebbe di X milioni di euro a seguito del decentramento".
"In linea di principio - scrive ancora Bordignon - i costi del decentramento costituzionale sono sempre identici a zero. A fronte dei nuovi tributi o dei nuovi trasferimenti che lo Stato dovrebbe attribuire alle Regioni e alle altre autonomie per far fronte alle nuove funzioni devolute, scomparirebbero dal bilancio dello Stato spese per un ammontare esattamente uguale. Nei fatti, le cose non sono così semplici. Delegare funzioni significa in pratica spostare personale e uffici dal centro alla periferia. Ma mentre un edificio può essere "devoluto" a piacimento, le persone non possono essere spostate contro la propria volontà. C’è dunque il rischio di una moltiplicazione della burocrazie: un ufficio si apre a livello regionale (...). Inoltre, il regime contrattuale dei dipendenti regionali è spesso più generoso di quello statale: spostare un funzionario dallo Stato alle Regioni può comportare un aggravio di costi per la finanza pubblica. Le esperienze di decentramento del passato suggeriscono che questi "costi della transizione" possono essere assai sostanziosi (vedi per esempio, il Rapporto Isae del 2004 sulle Leggi Bassanini). Ma assumere che tutta la spesa decentrata rappresenterebbe un aggravio di pari ammontare sulla finanza pubblica, come spesso si è sbrigativamente fatto sulla stampa, è una chiara assurdità. Sarebbe come dire che delegando l’istruzione alle Regioni gli stipendi dei professori verrebbero pagati due volte, una volta dallo Stato e un’altra volta dalle Regioni (cfr. anche
I nuovi rapporti finanziari fra Stato ed Autonomie Locali alla luce della Riforma del Titolo V della Costituzione e Tabelle relative al saggio "I nuovi rapporti finanziari fra Stato ed Autonomie Locali alla luce della Riforma del Titolo V della Costituzione").
"
La devolution che spacca l'Italia  non esiste piu'. Questa e' la notizia. La Lega non ha interesse a  farlo sapere. E una parte dell'opposizione pure, perche' pensa di continuare la battaglia con vecchie parole d'ordine''. Ad affermarlo in un'intervista ad 'Avvenire' (Ceccanti: altro che devolution) e' il costituzionalista di area diessina Stefano Ceccanti, secondo cui ''il vero problema è, piuttosto, il buco nero dell'articolo 70. Se resterà cosi'  - sottolinea - il parlamento non sarà in grado di fare le leggi''.
Oltretutto, aggiunge, ''senza la devolution (che la Cdl ha in sostanza eliminato) il referendum sull'Italia spaccata in due, che avrebbe voluto l'Ulivo, non regge più''.
"Dopo l'emendamento di An che parla di 'polizia amministrativa locale -chiarisce Ceccanti- è assolutamente chiaro che le Regioni non potranno istituire una loro polizia. Si da' loro una cosa che già hanno: i vigili urbani'', mentre ''le competenze che la riforma da' inmateria scolastica sono già concesse dal Titolo V riscritto dal centrosinistra'', come conferma ''la sentenza 13/2004 della Consulta su ricorso dell'Emilia Romagna''. Quanto alle competenze in materia sanitaria, aggiunge il costituzionalista, ''segnalo un 'imbroglio': si parla di 'competenza esclusiva' delle Regioni, ma le norme generali sulla tutela della salute restano esclusive dello Stato. Quindi le Regioni potranno legiferare, ma nella misura in cui non toccano quella cornice generale''.
Ed oggi si riunisce la Conferenza Unificata con all'ordine del giorno proprio le proposte di Regioni ed enti locali sulla riforma Costituzionale attualmente all'esame della Camera (cfr. la situazione sulla sezione "occhio al Parlamento"  sul sito www.regioni.it ed in particolare
La situazione del Ddl C 4862 aggiornata al 22 Settembre 2004.
(red)

Onida Presidente della Corte Costituzionale

E' Valerio Onida (nella foto) il nuovo Presidente della Corte Costituzionale. Sessantotto anni, milanese, professore di diritto costituzionale, e' il 28mo presidente della Consulta, e succede a Gustavo Zagrebelsky.  Nominato giudice costituzionale dal Parlamento nel 1996 (su designazione del centrosinistra), Onida restera' in carica fino al 30 gennaio 2005, quando scadra' il suo mandato di nove anni
alla Consulta. Non appena eletto, e' stato lo stesso neopresidente - cosi' come vuole la prassi - ad informare dell'avvenuta nomina il Capo dello Stato e le piu' alte cariche istituzionali.
Nato a Milano il 30 marzo del 1936, Valerio Onida e' professore ordinario di Diritto costituzionale nella facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Milano, attività questa che sospende nel 1996, quando viene eletto dal Parlamento giudice costituzionale su designazione del centrosinistra.
Laureatosi alla statale di Milano, tra il 1960 e il 1965 svolge l'attivita' di praticante procuratore legale e poi procuratore legale nello studio del prof.  Enrico Allorio.
Contemporaneamente, comincia la sua attivita' universitaria, prima come assistente volontario e straordinario, poi come assistente ordinario di Diritto costituzionale all'Universita' di Milano. Dal 1966 al 1970 e' professore incaricato di Istituzioni di diritto pubblico  nella facolta' di Economia e commercio dell'Universita' di Padova, sede distaccata di Verona. Nel 1965 consegue la libera docenza in diritto costituzionale e, quattro anni dopo, e' ''ternato'' nel concorso a cattedra insieme a Giuliano Amato e Silvano Tosi. Dal 1970 al 1973 e' professore straordinario di Diritto parlamentare, poi di Istituzioni di diritto pubblico, nella facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Sassari. Dal 1973 al '76 e' professore ordinario di Diritto regionale nella facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Pavia; nella stessa facolta', dal 1976 al 1983 copre l'incarico di professore ordinario di Diritto costituzionale.
Dal  1974 al 1976 Onida e' professore incaricato di Diritto costituzionale italiano e comparato nella facolta' di Scienze politiche dell'Universita' di Bologna. Diventa professore ordinario di Diritto costituzionale all'Universita' di Milano nel 1983. Avvocato abilitato al patrocinio davanti alle giurisprudenze superiori, Onida e' stato anche componente di comitati scientifici per la legislazione nella Regione Lombardia, nella Regione Marche e nella Provincia autonoma di Trento.   E' componente del comitato scientifico della rivista ''Quaderni costituzionali'' e socio dell'Associazione italiana dei costituzionalisti (della quale e' stato segretario dal 1992  al 1995). Onida e' autore di numerose pubblicazioni nei campi del diritto costituzionale, regionale e ambientale.Il 28 gennaio scorso Gustavo Zagrebelsky lo nomina vicepresidente della Corte Costituzionale.
(red)

Ministero Istruzione su sicurezza edifici scolastici

Il Friuli Venezia Giulia e' primo nella classifica delle regioni italiane per la sicurezza degli edifici scolastici, mentre la Sardegna e' il fanalino di coda.
E' quanto emerge da un'indagine del Ministero dell'Istruzione del 2003 sulla base delle certificazioni di agibilità statica, sanitaria e di prevenzione incendi.
Se in Friuli, in Piemonte, ma anche in Campania, le scuole sono tutte o quasi in regola con le normative di sicurezza, in Sardegna, Calabria e Lazio sono molti gli istituti fuori norma.
Questa la classifica completa delle regioni con le scuole piu' sicure, elaborata dal Miur sulla base dell'''indice delle certificazioni'' e degli istituti che hanno risposto al questionario:
1) Friuli Venezia Giulia (100%)
2) Piemonte (87,87%)
3) Campania (87,10%)
4) Emilia Romagna (87,00%)
5) Basilicata (74,97%)
6) Marche (74,54%)
7) Veneto (67,48%)
8) Lombardia (67,04%)
9) Toscana (65,87%)
10) Sicilia (62,71%)
11) Abruzzo (61,73%)
12) Molise (58,34%)
13) Puglia (57,60%)
14) Liguria (49,44%)
15) Umbria (42,18%)
16) Lazio (42,04%)
17) Calabria (33,39%)
18) Sardegna (29,74%).
(red)

Corte dei conti su comparto sanità Marche

La verifica degli effetti finanziari della contrattazione e le ricadute della stessa in termini di tenuta dei bilanci delle aziende sanitarie interessate sono state al centro di un'indagine della Sezione regionale di controllo per le Marche della Corte dei conti. A renderlo noto è la stessa newsletter dei magistrati contabili .
Com’è noto, fra i fattori che incidono maggiormente sulla crescita esponenziale della spesa sanitaria vanno menzionati il costo del personale nelle aziende sanitarie e l’aumento della spesa farmaceutica. L’indagine coordinata sugli esiti della contrattazione integrativa nel comparto sanità riguarda il quadriennio 1998/2001 ed è relativa all’Azienda Ospedaliera “Salesi” di Ancona e all’ Azienda USL n. 3 di Fano delle quali si sono esaminate le tre macrocategorie del Comparto (personale inquadrato nei livelli professionali), della Dirigenza medica e della Dirigenza non medica. Pur giudicando “sostanzialmente in linea con i principi dettagliatamente previsti dai contratti collettivi nazionali” le procedure di costituzione dei fondi, la Corte ha constatato come ci sia stato un dirottamento delle risorse a favore del fondo per la progressione orizzontale, usato piuttosto “per compensare la mancanza di quegli aumenti retributivi stipendiali solo parzialmente ottenuti con gli ordinari meccanismi recuperatori del potere d’acquisto attivati nel quadriennio 1998/2001” che non “per valorizzare le effettive professionalità acquisite in ambito aziendale”, con la conseguenza che la retribuzione accessoria sta assumendo progressivamente valore di retribuzione fissa. La Corte auspica quindi “un intervento incisivo della Regione specie in relazione alla riconduzione della gestione dei fondi contrattuali in un ambito di omogeneità di trattamenti all’interno delle plurime realtà sanitarie delle Marche” anche alla luce del processo di unificazione avviato di recente delle tredici aziende sanitarie locali nell’Azienda sanitaria unica regionale ASUR (cfr. anche la
Delibera n. 7/2004 della Sezione regionale di controllo per le Marche e testo della Relazione)
(red)

On line la festa dei nonni proposta dalla Lombardia

Parte dalla rete l'invito del presidente della Lombardia Roberto Formigoni l'appello per la festa dei nonni. "Desidero richiamare - scrive Formigoni - l'attenzione di tutti i cittadini su un'iniziativa che ritengo significativa e rispondente alla scelta che il Governo Regionale ha promosso, sin dalla scorsa legislatura, per la valorizzazione e la tutela della famiglia in tutte le sue componenti (art. 1, L.R. 23/99).
Abbiamo infatti deciso di proporre nella giornata del 2 ottobre, in occasione della festa liturgica dedicata agli Angeli custodi, un evento pubblico e visibile denominato "Festa dei nonni" per invitare tutta la comunità lombarda a riflettere sul valore della figura dei nonni all'interno della famiglia e della società civile. La Festa dei nonni vuole esprimere ai nonni, risorse indispensabili per la crescita culturale e affettiva dei giovani, vera e propria memoria storica della nostra regione, il meritato riconoscimento per un contributo e un ruolo essenziali nell'ambito familiare come in quello sociale.
Sono convinto che il successo di questa iniziativa dipenda dal coinvolgimento di tutti i soggetti e risorse che possono contribuire a sviluppare idee e modalità utili per questa manifestazione.
Invito pertanto chiunque desideri contribuire a questa campagna di sensibilizzazione a inviare entro la prima settimana di settembre, proposte e a segnalare iniziative che rendano tutti i soggetti sociali protagonisti di questo evento, tramite l'indirizzo di posta elettronica appositamente creato:
festanonni@regione.lombardia.it
"
Per maggiori informazioni è attivo un sito
www.festanonni.it con i link all' Alto Patronato concesso dal Presidente della Repubblica e le le lettere pervenute al Presidente Regione Lombardia, Roberto Formigoni, sulla Festa dei nonni da Giulio Andreotti (nella foto) e dal Ministro
Girolamo Sirchia .
(red)

La sanità e i suoi "errori"

"Risk management in Sanità. Il problema degli errori", è questo il titolo della ricerca che analizza il tema del rischio clinico fornendo una raccolta di riflessioni e raccomandazioni utili agli operatori che lavorano in ambiente sanitario, resa nota dalla newsletter di palazzo Chigi.
Il Documento è stato prodotto dalla Commissione Tecnica sul Rischio Clinico, istituita nell'ambito delle attività avviate dal Ministero della Salute in tema di Qualità dei servizi sanitari. La ricerca è composta da una parte a carattere generale ed una più specifica, dove sono presi in esame alcuni dei numerosi aspetti critici dell'assistenza sanitaria: il rischio clinico da farmaco, gli errori nella medicina di laboratori, la sicurezza nell'uso del sangue, il rischio nelle attività diagnostiche e nelle procedure invasive, la comunicazione, le tecnologie per la riduzione del rischio di errori.
(red)
 

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