[Comunicato stampa Giunta regionale Lombardia]
[Comitato Regionale per le Comunicazioni della Lombardia] I GIOVANI E L’UTILIZZO DELLE TECNOLOGIE: QUALI RISCHI E OPPORTUNITÀ. IL CORECOM PRESENTA A ROMA I RISULTATI DI UNA RICERCA

mercoledì 25 gennaio 2023


La prima indagine multidisciplinare in Italia che analizza il fenomeno della digitalizzazione nel medio e lungo termine fra i giovani in età adolescenziale e preadolescenziale

Esiste una relazione causale tra disturbi psichici e uso non corretto delle tecnologie tra i giovani? Quali i rischi e quali le opportunità del web? Se ne è discusso questa mattina, a Roma, presso la sede della delegazione romana di Regione Lombardia, nel corso di un dibattito che ha analizzato i risultati della ricerca “I giovani e l’utilizzo delle tecnologie”, promossa dal Corecom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Lombardia e curata da PoliS-Lombardia, in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano Bicocca.

«Negli ultimi decenni il progressivo incremento nella pervasività di utilizzo dei dispositivi tecnologici ha fatto emergere interrogativi su come la digitalizzazione impatterà sulla società nel medio e nel lungo termine. Ed è proprio da questi interrogativi che è nata l’esigenza, da parte del Corecom Lombardia, di promuovere questa indagine sistematica e multidisciplinare dalla quale si evince che un uso scorretto e prolungato della rete può portare, soprattutto negli adolescenti, a manifestazioni psichiatriche e vere proprie patologie, come depressione, problemi legati al sonno, comportamenti antisociali e disturbi dell’alimentazione, fino ad arrivare ad una vera e propria dipendenza» dichiara Marianna Sala, presidente del Corecom Lombardia.

Da qui l’importanza di prendersi cura dei giovani, sia trasferendo loro valori positivi in ambito familiare, sia attraverso interventi di prevenzione volti a educare ad un uso consapevole e responsabile della rete.

Dopo l’analisi, tramite la revisione della letteratura esistente sul tema, della relazione fra uso della rete e disturbi psichici nei giovani, la seconda parte della ricerca si focalizza sull’impatto dell’uso dello smartphone sull’apprendimento e sul rendimento scolastico di bambini e adolescenti. Dai risultati, anch’essi basati sull’analisi della letteratura, emerge che il tempo trascorso davanti allo schermo può avere un impatto negativo sul rendimento scolastico, principalmente perché riduce il tempo che i giovani dedicano ad attività culturalmente rilevanti, come lo studio e la lettura, o che sono essenziali per il benessere psico-fisico, come il sonno e l’interazione sociale. Inoltre, rispetto ai media tradizionali, gli smartphone sono una fonte di distrazione più pervasiva, perché frammentano l’attenzione con una serie di stimoli basati su feedback istantanei, notifiche e ricompense immediate. L’uso dello smartphone risulta invece positivo quando utilizzato per specifici obiettivi didattici e legato a specifici indicatori di apprendimento, soprattutto se sotto la guida dell’insegnante. Per quanto riguarda l’età di acquisizione del primo smartphone, le indagini mostrano un’associazione negativa tra precocità di arrivo dello smartphone e performance scolastiche.

Per offrire una panoramica della complessità del dibattito in corso, l’ultima parte della ricerca dà spazio a una serie di interviste qualitative a esperti nell’ambito di diverse discipline: sociologi, neurologi, psicologi, pediatri e professionisti della comunicazione. L’inchiesta è volta a comprendere le principali idee, i pro e i contro dell’uso delle tecnologie digitali in età di sviluppo e capire se esistono alcuni punti comuni nelle diverse opinioni su vantaggi e rischi dell’uso di tali tecnologie.

La ricerca “I giovani e l’utilizzo delle tecnologie”, la prima in Italia con questa valenza, intende costituire un’utile base conoscitiva, di comprovato valore scientifico, nella definizione di strategie di intervento da parte di scuole ed Istituzioni finalizzati a massimizzare gli effetti positivi del digitale nei confronti delle nuove generazioni.

Presente all’incontro di oggi, in rappresentanza delle Istituzioni, Paola Frassinetti - Sottosegretaria di Stato al Ministero dell'Istruzione e del Merito, che ha dichiarato: «Ringrazio il Corecom Lombardia per aver promosso e realizzato questo lavoro così utile e prezioso. A livello Istituzionale avere a disposizione l’analisi dello scenario attuale, ricca di confronti costruttivi e con dati a supporto, è fondamentale per sviluppare gli strumenti adeguati ad affrontare una tematica di estrema attualità come l’impatto del digitale sugli studenti. Noi come Ministero abbiamo cercato in questi ultimi anni di dotare le scuole dei rudimenti essenziali per orientare i ragazzi in questo mondo così articolato e in continuo divenire, affidandoci a esperti e a un Osservatorio dedicato».

All’incontro hanno partecipato inoltre Raffaello Vignali - Direttore scientifico di PoliS-Lombardia, Marco Gui - Professore associato di Sociologia dei media presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca e Paolo Giovannelli - Psichiatra e psicoterapeuta, Docente di Tecniche Riabilitative Psichiatriche all'Università degli Studi di Milano, Direttore Centro ESC - Center for Internet Use Disorders. Il dibattito è stato introdotto e moderato dalla presidente Marianna Sala, che ha commentato: «Siamo consapevoli di quanto i media siano pervasivi nella nostra vita e quanti rischi derivino da un uso non corretto della rete. Si parla troppo spesso di dipendenza da internet, danni neurologici e deficit nel linguaggio tra i nostri ragazzi. Per non parlare del diffondersi allarmante di cyberbullismo e altre gravi forme di crimini in rete. Per questo il Corecom Lombardia, attivo da anni sul tema della tutela dei minori in ambito audiovisivo, ha ritenuto necessario promuovere una ricerca mirata che, con il coinvolgimento di professionisti della salute mentale, sociologi ed educatori, ci aiuterà a definire meglio le opportunità e i limiti di tale esposizione».

Partire dalla ricerca dunque, ma anche prevenzione in famiglia e a scuola. «Il buon esempio è l’arma più efficace. Gli adulti, espressione della comunità educante – siano essi genitori, allenatori, pediatri, insegnanti, rappresentanti delle Istituzioni – devono fare squadra nel lanciare un messaggio univo e coerente: solo così le famiglie potranno sentirsi meno sole.» ha concluso Sala.

 

In allegato l'abstract e il policy paper della ricerca.