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Intervento finale di Fedriga davanti alla Meloni

(Regioni.it 4541 - 06/10/2023) L’ITALIA DELLE REGIONI - II FESTIVAL DELLE REGIONI
Intervento finale del Presidente Fedriga
“LE PROPOSTE DELLE REGIONI PER L’AMMODERNAMENTO DEL PAESE”

Torino, 3 ottobre 2023
Signor Presidente,
a nome mio e di tutti i Presidenti delle Regioni e Province autonome, desidero manifestarLe la nostra gratitudine per aver accettato l’invito a partecipare al secondo Festival delle Regioni e delle Province autonome: L’Italia delle Regioni.
Un’iniziativa - quella a cui oggi Lei prende parte - che si svolge in luoghi che sono stati protagonisti dell’unità nazionale.
In continuità con la prima edizione inaugurata lo scorso dicembre a Milano, il Festival costituisce un’occasione preziosa di ascolto e di confronto attraverso il quale il sistema delle Regioni intende portare il proprio contributo per accompagnare le grandi trasformazioni del Paese.
 


Intervento di apertura del Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga il 2 ottobre 2023

Signor Presidente,
è davvero un onore per me e per tutti i Presidenti di Regione e Provincia autonoma averLa anche quest’anno con noi nel solco di una tradizione ormai consolidata.
Desidero rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i rappresentanti del Governo - gli onorevoli Ministri e Sottosegretari - che hanno accettato l’invito ad essere presenti a questa manifestazione, segno di collaborazione tra centro e territori.
Parimenti mi preme ringraziare la Presidente del Parlamento Europeo, On. Roberta Metsola, che con il suo messaggio ha voluto testimoniare la vicinanza delle Istituzioni europee alle Regioni italiane.
Rivolgo un ringraziamento particolare al Presidente Cirio che ci ospita in questi luoghi emblematici e protagonisti dell’Unità nazionale.
Signor Presidente, siamo qui, oggi, dopo un anno dalla sottoscrizione dell’Intesa di costituzione della Conferenza delle Regioni avvenuta alla Sua presenza lo scorso 6 dicembre in occasione del Primo Festival delle Regioni.
Nel corso di quest’anno tutte le Regioni e le Province autonome hanno approvato le leggi regionali di ratifica dell’Intesa, a riprova della comune volontà dei territori che rappresentiamo di rinnovare e rafforzare il Patto di collaborazione nell’ottica dell’unità, della condivisione e della cooperazione. L’approvazione delle leggi regionali di ratifica dell’Intesa rappresenta l’approdo di quel percorso che la Conferenza ha iniziato quarantadue anni fa e che ha visto evolvere non solo il contesto socioeconomico del Paese ma anche e soprattutto le Istituzioni.
L’Intesa rappresenta un nuovo punto di partenza per un rinnovato impegno a proseguire nello spirito di leale collaborazione e di condivisione delle scelte che consente di superare le inevitabili contrapposizioni e di lavorare in un’ottica di sistema nell’interesse del Paese tutto e dei territori.
La collaborazione, leale, non solo è un principio fondamentale della nostra Costituzione ma è anche la costante dei rapporti tra le Regioni, sia nelle occasioni positive, come questa di oggi, sia nei momenti più critici.
L’esperienza del Covid, la gestione dell’emergenza dei profughi ucraini hanno consentito al sistema delle Regioni di rafforzare il modello di cooperazione rendendolo solidale, coeso, agile ed efficace. Abbiamo fatto tesoro delle esperienze che ci hanno consentito di affrontare insieme anche i recenti eventi calamitosi che hanno colpito i territori della Romagna e delle Marche. Eventi che hanno rappresentato l’ennesimo banco di prova della solidarietà tra Regioni, oltre che della tenuta del sistema nazionale di Protezione Civile, che rappresenta la prima linea per la difesa dei cittadini dalle calamità.
Signor Presidente, come Lei sa, se il nostro sistema di Protezione Civile è considerato un modello a livello internazionale, questo è dovuto non solo alle – purtroppo - frequenti calamità che colpiscono il nostro territorio ma anche alla decennale stretta collaborazione tra le Regioni, il Governo e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile.
Troppo spesso siamo stati chiamati ad affrontare emergenze aggravate dalla carenza di interventi infrastrutturali “preventivi”.
In questo contesto, l’esigenza di politiche di “adattamento operoso” per la gestione dei rischi climatici e la realizzazione di opere e interventi che proteggano i beni e le persone da eventi improvvisi e catastrofici sono necessari, così come lo sono interventi di accompagnamento dell’intero sistema produttivo nei processi di sostenibilità ambientale, in considerazione dei radicali mutamenti climatici che interessano il nostro Paese.
Va, inoltre, evidenziato e valorizzato in questo ambito l’apporto generoso dei cittadini e, in particolare, dei giovani che con grande spirito di solidarietà, nell’ultimo evento occorso, hanno immediatamente risposto all’appello delle Istituzioni e sono intervenuti, gli angeli del fango, ad aiutare le popolazioni duramente colpite dall’alluvione.
Da questi gesti dobbiamo trarre spunto e insegnamento per costruire un modello di sviluppo solidale, partecipativo e collaborativo che includa anche i giovani nelle scelte più importanti che le Istituzioni sono chiamate a prendere.
Proprio la condivisione delle scelte e la modalità di lavoro partecipata da parte di tutte le Regioni rappresentano nella percezione dei cittadini un valore da implementare, perché consente una visione più ampia che travalica i confini regionali.
L’obiettivo che ci siamo posti con l’Intesa e che ogni giorno portiamo avanti è quello di fare evolvere questo metodo, elevandolo a costante nelle relazioni interistituzionali ogni volta che le scelte da compiere eccedano, per dimensione o per carattere, l’ambito della singola Regione.
Proprio con questa finalità, con la seconda edizione del Festival, le Regioni hanno voluto aprirsi ancora di più alla società civile, coinvolgendo associazioni, imprese, università, grandi aziende, stake-holders e soggetti del mondo economico e sociale, che a vario titolo possano contribuire all’individuazione dei principali bisogni dei cittadini e delle esigenze del mondo produttivo, al fine di consentire lo sviluppo di politiche mirate, adeguate, efficaci ed efficienti.
L’apertura alla società civile ha assunto nella manifestazione di quest’anno una dimensione fisica, qui vicino, in una delle piazze più emblematiche di Torino e del nostro Paese – Piazza Castello – dove abbiamo voluto allestire il villaggio delle Regioni. Un unico luogo formato da tanti luoghi: una piccola ma vera e propria “Italia delle Regioni”, espressione di dialogo e valorizzazione delle culture regionali, delle loro radici.
Una particolare attenzione abbiamo, poi, rivolto alle idee e alle progettualità dei giovani che rappresentano il futuro del nostro Paese. Per loro siamo chiamati a progettare interventi che implementino le prospettive formative, lavorative e culturali nel segno dell’attrattività per le giovani generazioni.
Abbiamo particolarmente apprezzato le Sue parole, pronunciate in occasione dell’apertura dell’anno scolastico, incentrate sulla necessità di “investire sui giovani e sul futuro” e di mettere in campo a favore delle nuove generazioni strategie mirate per accrescere la fiducia nelle Istituzioni e favorire un reale superamento dei divari territoriali.
È compito delle Istituzioni ascoltare le istanze e i suggerimenti dei giovani.
Proprio per questo abbiamo lanciato un concorso per idee per sollecitare proposte e soluzioni per i problemi del nostro tempo e abbiamo valutato i progetti ideati da ragazzi di età compresa tra i 18 e 28 anni - che sono qui in sala - finalizzati allo sviluppo del Paese, alla difesa del territorio, all’assistenza alle persone, all’attrazione dei talenti e all’internazionalizzazione dei territori.
Il Suo richiamo di qualche settimana fa sull’importanza del “capitale sociale” del Paese, che rischia di impoverirsi con molti giovani che si trasferiscono all’estero per studio ma soprattutto per lavoro, ci deve far riflettere.
Riflettere e agire.
Non possiamo permettere che lascino il nostro Paese. Dobbiamo realizzare e migliorare tutti quegli interventi che ci consentano di valorizzare le grandi potenzialità del nostro capitale umano. Il capitale umano muove il progresso. Progresso, tuttavia, impossibile senza infrastrutture solide, sviluppate, efficienti.
Per tale ragione, in questa seconda edizione del Festival abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sul tema delle infrastrutture, materiali e immateriali, leva strategica per un effettivo sviluppo della Nazione.
Le sfide di questi anni non possono essere raccolte se non passando attraverso l’ammodernamento delle infrastrutture, che deve interessare l’intero territorio nazionale, diventando esso stesso strumento per il raggiungimento di una più compiuta uguaglianza tra tutti i cittadini e per il superamento dei divari territoriali, economici e sociali.
È urgente, pertanto, superare tali disparità, realizzando quell’effettiva perequazione infrastrutturale che, unitamente ad una definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, deve rappresentare l’elemento imprescindibile anche nella ricerca da parte delle Regioni di forme di governo territoriale avanzate. L’autonomia può rappresentare, per tutte le Regioni, un’opportunità per un autogoverno responsabile del proprio sviluppo.
Sviluppo che non può prescindere dall’effettiva e universale erogazione delle prestazioni connesse ai diritti sociali - salute, istruzione, lavoro – e che non può non passare da quelle infrastrutture che connettono persone, saperi, conoscenza, capitali, merci. In altre parole, non può esserci sviluppo sociale ed economico senza infrastrutture.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - occasione storica per l’Italia – investe ingenti risorse per rafforzare il sistema produttivo, modernizzare la pubblica amministrazione e le infrastrutture.
Dobbiamo lavorare ora, tutti, sull’attuazione delle misure contenute nel PNRR.
Un obiettivo per il quale è necessario realizzare una capacità amministrativa stabile all’interno delle singole amministrazioni della nostra Repubblica, investendo sui giovani e sulle loro competenze, per allineare conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro e di una amministrazione digitale, moderna ed efficiente. Questa lunga opera di riforma della Pubblica Amministrazione è uno dei più importanti investimenti per rinnovare l’infrastruttura immateriale del Paese.
Come il Piano Marshall ha contribuito nell’immediato dopoguerra a modernizzare l’Italia, così il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta oggi il mezzo per lo sviluppo del Paese. Occorre pertanto che ogni decisione di livello nazionale ed europeo sia orientata verso investimenti in grado di favorire la crescita e sia scevra da orpelli burocratici, al fine di non disperdere il potenziale di questo preziosissimo volano.
A tal fine, sono altrettanto importanti i fondi per la coesione nazionale indirizzati alla rimozione degli squilibri nei territori e che sono perciò quella fonte aggiuntiva e necessaria di risorse su cui far leva.
In tale quadro, nel 2024 occorrerà puntare sulla crescita anche attraverso gli interventi da inserire nella Legge di Bilancio, su cui è indispensabile lavorare tutti con senso di responsabilità e che dovrà essere orientata alla necessaria prudenza per il periodo congiunturale che stiamo vivendo.
Occorre una strategia coordinata e condivisa di medio e lungo termine sui principali temi di politica economica, per affrontare le crisi e per costruire insieme un modello fondato sulla sostenibilità, sulla inclusività e sulla effettiva garanzia dei diritti sociali.
le Regioni, articolazioni della Repubblica sui territori, sono chiamate a rendere effettivo il godimento dei diritti sociali da parte di tutti i cittadini, dall’istruzione, all’assistenza sociale, fino ad arrivare al diritto alla salute. Proprio per garantire il diritto alla salute, riconosciuto dalla Costituzione come fondamentale ed universale, le Regioni impegnano la maggior parte delle proprie risorse finanziarie ed umane.
Per questo motivo abbiamo richiesto al Governo di incrementare il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale con la prossima Legge di Bilancio, al fine di realizzare un’efficace, innovativa e sostenibile programmazione sanitaria, muovendosi nella direzione di un miglioramento della qualità delle prestazioni erogate e dell’efficienza del sistema nel suo complesso per andare incontro alla domanda e ai nuovi bisogni di salute, cresciuti dopo la pandemia.
Ma non è solo una questione di risorse: occorre investire sulle infrastrutture e sul capitale umano, entrambi sempre più in affanno. In altri termini, bisogna potenziare la medicina territoriale, recuperare le prestazioni sanitarie, abbattere le liste d’attesa. La pandemia di Covid-19 ha, infatti, rappresentato un arduo banco di prova sia per le Regioni - impegnate nello sforzo di assicurare la piena copertura dei costi sostenuti e l’equilibrio dei propri bilanci – sia per le donne e gli uomini che sono le colonne portanti del nostro servizio sanitario.
Ed è soprattutto a queste donne e a questi uomini che dobbiamo rivolgere ora la nostra attenzione, attraverso l’individuazione di misure volte a garantire la copertura del fabbisogno, a superare la carenza strutturale di personale sanitario e, non da ultimo, a migliorare il trattamento economico dei professionisti del settore pubblico che deve essere valorizzato e reso più attrattivo.
Salute significa anche sicurezza sui luoghi di lavoro. L’evento tragico occorso ai cinque lavoratori a Brandizzo ha evidenziato come la sicurezza nei luoghi di lavoro sia elemento fondante della tutela della salute.
Voglia, a tal proposito, Signor Presidente, consentirmi di rivolgere un affettuoso pensiero alle vittime del dramma di Brandizzo e alle loro famiglie. Siamo d’accordo, tutti, che morire sul lavoro sia un oltraggio alla convivenza e all’idea stessa di progresso.
Lo Stato, le Regioni, gli Enti locali e le imprese, in uno sforzo corale, devono concorrere, ognuno per la propria parte, a garantire detta tutela, anche attraverso la previsione di norme aggiornate ed innovazioni specifiche.
Si tratta di obiettivi importanti e non più rinviabili, cui occorre dare una risposta. Siamo tuttavia consapevoli che gli interventi da mettere in campo dovranno essere valutati nell’ambito di un contesto economico-finanziario difficile e reso ancor più critico dal perdurare del conflitto in Ucraina con le ripercussioni internazionali che tutti conosciamo, che si sovrappongono alla sfida della ripresa post pandemia e che si traducono in un rallentamento delle prospettive di crescita economica del Paese.
Ed è soprattutto alla luce dello scenario economico richiamato, che vede l’Europa tutta affrontare sfide sovranazionali, che occorre rafforzare la collaborazione per efficientare al massimo la spesa delle risorse nazionali ed europee facendo convergere le specifiche esigenze di ciascun territorio con gli obiettivi di crescita nazionale.
In soli quattro anni le crisi globali hanno profondamente mutato le nostre esigenze.
È prioritario e strategico per l’Europa investire sulla propria autonomia in relazione non solo all’energia ma anche alla tecnologia da cui dipende la transizione del sistema economico collegata alle sfide del futuro. Occorre tenere insieme sviluppo tecnologico, impresa e sostenibilità ambientale e sociale.
Questa visione di lungo termine, in cui tutti i territori sono chiamati a fare la propria parte, costituisce la migliore garanzia di crescita.
In tal senso auspichiamo che il dibattito sulle nuove regole del patto di stabilità che ci attendono a breve sappia valorizzare e tutelare proprio gli investimenti, vettori di sviluppo concreto e duraturo.
Un dibattito che non può e non deve risolversi in un passaggio tecnico e burocratico ma deve essere l’occasione per definire, con coraggio, una nuova visione storica che tenga conto del benessere di tutti i cittadini, della loro salute, della salubrità dell’ambiente, delle giovani generazioni e della qualità della loro educazione, degli anziani e della loro assistenza.
L’apporto del sistema delle Regioni al dibattito europeo non potrà che essere in questa direzione.
Dobbiamo, in altri termini, tutti essere protagonisti della costruzione del futuro, ognuno con la propria specificità e in un’ottica di solidarietà e interdipendenza.
Ancora una volta richiamo l’importanza “di fare squadra” anche sui temi dello sviluppo, rafforzando, in particolare, le leve dell’internazionalizzazione e della capacità di attrarre investimenti, sulla base del binomio innovazione- internazionalizzazione, fondamentale per la crescita dei nostri territori e, parallelamente, operando per accorciare le filiere produttive per non dipendere totalmente da Paesi che hanno ancora molta strada da fare in termini di democrazia.
Abbiamo qui, Signor Presidente, voluto affrontare - accanto al tema più propriamente legato alle infrastrutture per l’ammodernamento del Paese - anche quanto queste ultime possano essere di traino per l’attrazione dei grandi eventi di carattere internazionale. Le Regioni e le Province autonome sono convintamente accanto allo sforzo del nostro Paese a sostegno della candidatura di Roma per l’esposizione universale 2030, che rappresenta un’opportunità non solo per la Capitale ma per tutta la Nazione.
Le sfide del futuro, la repentinità dei mutamenti geo-politici, ci richiamano, ancora una volta, alla necessità di un rafforzamento delle nostre istituzioni democratiche.
Signor Presidente, dinanzi a Lei confermiamo, oggi, il nostro impegno a servire le nostre Istituzioni, condividendo, nella sede istituzionalizzata della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, i migliori processi per il progresso sociale, culturale ed economico del Paese.
Mi permetta, da ultimo, di ringraziarLa, prima da cittadino e poi da Presidente e a nome di tutti i Presidenti, per il Suo quotidiano impegno a servizio della nostra Nazione, per il Suo ruolo di guida delle nostre Istituzioni, per la garanzia dei valori della nostra Patria e per l’attenzione che Ella sempre rivolge ai nostri territori.



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