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Agenda digitale italiana: il contributo delle Regioni

(regioni.it) La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 6 giugno, presieduta da Vito De Filippo (Presidente della Regione Basilicata) ha approvato un documento intitolato “Contributo delle Regioni all’Agenda Digitale Italiana (ADI)”. Il testo integrale è stato pubblicato sul sito www.regioni.it (nella sezione “conferenze”) ed il link è: https://www.regioni.it/download.php?id=256657&field=allegato&module=news  Si riporta di seguito l’introduzione e l’indice degli argomenti trattati. Introduzione Le Regioni e le Province Autonome sono ben consapevoli, e non da oggi, che la rivoluzione digitale è una sfida essenziale per la modernizzazione, la competitività e la crescita dei nostriterritori, una sfida pari a quella della diffusione dell’elettricità, delle infrastrutture per il trasporto su gomma o della telefonia; insomma, uno dei capitoli su cui si gioca il nostro futuro, non solo economico. Il livello regionale rappresenta un ambito fondamentale per la definizione, la concertazione e l’attuazione della Società dell’informazione e della conoscenza in quanto consente di coniugare la progettualità con le azioni programmatico-legislative proprie delle Regioni e con l’utilizzo sistemico dei fondi strutturali regionali, operando ad un livello sufficientemente locale per rispettare le specificità, ma adeguato alla valorizzazione delle economie di scala e delle possibili sinergie di rete. L’orientamento programmatico del livello regionale si rifà alle indicazioni dell’Agenda Digitale Europea, parte integrante di Europa 2020 per lo sviluppo delle ICT e dell’economia digitale al fine di incrementare al massimo i vantaggi della digitalizzazione. Sappiamo che cogliere le opportunità della rivoluzione digitale significa infatti: - essere consapevoli che la valorizzazione e la gestione della ‘rivoluzione digitale’ non è un compito che possa essere confinato nell’ambito dell’ICT, ma che deve essere preso in carico ‘orizzontalmente’ da tutti i settori delle istituzioni e delle imprese; - poter attivare una leva primaria per agire lo sviluppo e la crescita, misurabile in termini di PIL, di posti di lavoro, di nuove attività imprenditoriali; in questa ottica, l’Agenda Digitale è anche la risposta alla trasformazione in atto delle imprese dell’ICT, che, soprattutto laddove si rinvengono di più e ancora gli schemi organizzativi e di business del manifatturiero tradizionale, soffrono oggi un ricambio di paradigmi che dev’essere gestito con una visione proattiva e dinamica; - essere capaci di dotarsi di uno strumento straordinario per aumentare la produttività nei servizi pubblici e privati, e quindi per operare quella virata decisa della Pubblica Amministrazione, ma anche del nostro tessuto imprenditoriale, verso più ambiziosi obiettivi di efficienza, così da individuare e misurare i comportamenti virtuosi e da creare un sistema di indicatori che permetta di restituire agli Enti virtuosi il ‘dividendo digitale’ ricavato dall’innovazione di processo, riattivando il ciclo degli investimenti; - supportare il cambiamento della Pubblica Amministrazione non solo sul piano tecnologico e dell’efficienza, ma, più in profondità, creando l’occasione per ‘rovesciare come un calzino’ il nostro modo di essere Pubblica Amministrazione, di impostare e di gestire le procedure e i processi di interesse pubblico, lasciando maggiore spazio alla soggettività della Persona, alla sua creatività e al dinamismo di chi sta dentro e a chi sta fuori dalla P.A.; per questo oggi valori ed espressioni come trasparenza, governo aperto, cittadinanza possono trovare nel digitale, un’occasione per diventare più concrete, per compiersi in una pienezza finora mai neppure immaginata; - assumersi fino in fondo una responsabilità di indirizzo, di regolazione, di programmazione, in altri termini di governo, di cambiamenti che non possono essere lasciati totalmente al mercato; a maggior ragione in un Paese come il nostro, in cui le grandi sfide di modernizzazione sono l’occasione per unire molto di più tra loro le diverse realtà territoriali in cui la nostra Italia è divisa - a livello macro ma anche micro - ( ad esempio nel caso dei piccoli comuni ancora in divario digitale), per colmare le distanze tra aree urbane e aree rurali o montane, per connettere e rilanciare i nostri distretti industriali, per unire in un nuovo ‘patto’ il Nord e il Sud e per agganciarsi tutti ancora più saldamente all’Europa e alla parte più dinamica dell’economia globale, per non lasciare indietro i più deboli, gli anziani, gli immigrati, i disabili. Infine, per dare opportunità anche alle piccole e piccolissime imprese e non solo alle grandi multinazionali. Tutti obiettivi che non sono di per sé propri delle imprese ma delle istituzioni e, in particolare, dei Governi.  Per coglierne l’apporto, però, dobbiamo partire innanzitutto dalla considerazione che le Regioni e le Province Autonome, nell’ordinamento costituzionale italiano, sono enti di governo, con poteri legislativi, programmatori e di coordinamento e che, come tali possono rappresentare un tassello fondamentale, da veri protagonisti dell’Agenda digitale europea e delle sue declinazioni a livello nazionale e ai livello locali, svolgendo almeno 4 distinti ruoli fortemente interconnessi tra loro: 1. Usare le proprie leve legislative, regolatorie e programmatorie per dare impulso ad una digitalizzazione spinta, ‘anche forzata’ (arrivando allo ‘switch off’ digitale), nelle tante politiche di loro diretta competenza e che, non di rado, sono chiamate non solo a indirizzare e a programmare, ma anche a gestire, insieme agli Enti locali e al Governo nazionale; un percorso che si abbina, dandogli un’ulteriore leva, a quel lavoro di semplificazione e rivisitazione dei processi e delle procedure che è pure tra le priorità delle Regioni. Qui del resto si collocano la gran parte degli ambiti più promettenti, in termini di potenziale recupero di efficacia, di maggiore accessibilità e di innovazione dei servizi, per l’attuazione di un’Agenda digitale: non solo sanità, dunque, ma anche mobilità, logistica e infrastrutture, energia, ambiente, pianificazione territoriale, sviluppo economico, attrattività, formazione ed istruzione, lavoro, beni e attività culturali, sicurezza urbana, etc. etc. 2. Essere facilitatori dell’Agenda digitale europea e co-protagonisti di quella italiana e partner  del Governo nazionale e dell’Unione Europea per condividere risorse e responsabilità programmatorie della politica di sviluppo per il digitale, ad esempio attraverso le iniziative di sostegno all’infrastrutturazione per colmare il divario digitale rispetto ad Internet veloce ed ultraveloce, a partire dall’uso dei fondi strutturali, ma anche attraverso l’accelerazione dei processi di valorizzazione e riuso degli investimenti già fatti da Regioni ed Enti locali; 3. Declinare, anche attraverso le Agende digitali regionali già operanti o in fase di approntamento, gli indirizzi e gli obiettivi dell’Agenda Digitale europea e di quella italiana secondo le specificità dei propri territori e dei propri modelli istituzionali. Le Regioni infatti, sono, per la loro maggiore vicinanza al territorio e per la specificità della propria funzione istituzionale i soggetti più vocati a cogliere e valorizzare le peculiarità del territorio e ad inserirle nel percorso attuativo dell’Agenda Digitale. Ciascuna Regione ha sviluppato dei modelli e delle esperienze di governo da cui non si può prescindere, che possono arricchire e far crescere l’Agenda Digitale Italiana e quella Europea nella loro attuazione, rendendole plasticamente più efficaci e modulari a seconda dei contesti territoriali, economici, sociali ed istituzionali; 4. Raccordare e coordinare l’azione degli Enti locali, delle Autonomie funzionali, degli Operatori economici e delle Parti sociali per declinare le strategie e le iniziative per l’Agenda Digitale sul territorio, portandole a sistema, favorendo sinergie e forme di apprendimento reciproco, diffondendo le opportunità derivanti dal riuso di investimenti già fatti. C’è qui anche la responsabilità di raccordare gli Enti Locali e le polarità più ‘forti’ per posizione naturale, con quelli espressione di territori meno fortunati. In fase programmatica sono state assunte dalle Regioni e dalle Province Autonome alcune azioni fondamentali da attuarsi nella definizione degli obiettivi di sviluppo locale: • migliorare il tasso di fiducia e la sicurezza delle reti • portare l'accesso a internet veloce e superveloce a tutti i cittadini • fornire a tutti i cittadini competenze digitali e servizi on line accessibili • sfruttare il potenziale delle ICT per risolvere le sfide sociali emergenti. Riteniamo utile sottolineare anche lo sforzo compiuto dalle Regioni per dotarsi di vere e proprie reti per la governance, spesso sviluppatesi dall’esperienza di preesistenti tavoli di lavoro sull’egovernment, ma rispetto a questi più strutturate e stabili da un punto di vista organizzativo e, soprattutto, investite di capacità decisionali ad ampio raggio. Le Regioni si sono inoltre da sempre adoperate, seppur con diversi livelli di coinvolgimento, per favorire la partecipazione ai processi decisionali di tutti gli stakeholder interessati allo sviluppo economico e sociale del territorio, a partire dalle Università e dai Centri di Ricerca per arrivare fino al terzo settore e al tessuto imprenditoriale e produttivo. A conferma di questa impostazione generale ricordiamo il fatto che tra l’Agenda Digitale Europea (ADE) e la costruenda Agenda Digitale Italiana (ADI) esistono ormai diversi esempi di vere e proprie Agende Digitali Regionali che, orientate ai traguardi fissati dall’ADE, individuano aree prioritarie di intervento per indirizzare e sostenere al meglio la crescita dell’innovazione digitale sul proprio territorio, arrivando in alcuni casi fino a definire dei nuovi diritti di cittadinanza digitale. Gli stessi obiettivi quantitativi di prestazione, fondamentali per l’applicazione virtuosa della strategia identificata dall’Agenda, sono acquisiti dalle Regioni nelle loro scelte programmatiche, soprattutto in merito alla copertura della banda larga e ultra larga e alle azioni per abbattere il digital divide oltre che per spostare la popolazione e le imprese all’utilizzo dei servizi on line. In questa fase l’orientamento che guida l’innovazione della PA nell’ambito dello sviluppo della Società dell’informazione non è più limitato allo scambio di dati e servizi fra PA (la dematerializzazione e la cooperazione applicativa sono date ormai per scontate), ma è proteso a valutare l’impatto che l’azione della PA genera sullo sviluppo economico del territorio (diritti digitali, servizi e opportunità che si offrono o garantiscono a cittadini e imprese, fruibilità degli open data). Tale concetto dell’agire digitale di una intera società trova riscontro nelle Agende digitali che vengono attivate ai diversi livelli istituzionali (europea, nazionale, regionale e comunale) e che, essendo rivolte ad una molteplicità di aspetti del vivere quotidiano di cittadini e imprese, sono assolutamente trasversali all’azione dei diversi settori delle pubbliche amministrazioni. Si tratta quindi di un sistema che fa perno su vere e proprie aree vaste che assumono la forma di città effettive, di riferimento per la realizzazione di veri e propri esperimenti di innovazione sociale. In particolare, le Agende Digitali Regionali, per loro natura, divengono il luogo attraverso il quale e nel quale pensare, progettare e realizzare l’innovazione e cooperare alle iniziative governative per incrementare il rating d’innovazione complessivo del Paese. Sul piano della governance del sistema regionale, poi, si segnala che la Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome ha recentemente costituito una “Cabina di regia interna” con compiti di coordinamento, per dare un contributo fattivo alla creazione e implementazione dell'Agenda Digitale Italiana; il gruppo di lavoro è coordinato dal rappresentante politico delle Regioni e delle Province Autonome nella Cabina di regia nazionale. A livello tecnico il sistema delle Regioni e Province Autonome coopera da tempo sistematicamente nell’ambito del CISIS (Centro Interregionale Sistema Informativo, Statistico e Geografico, a cui sono associate tutte le Regioni e le Province Autonome e che svolge la funzione di organismo tecnico di supporto alla Conferenza delle Regioni nelle materie dei sistemi informativi, della statistica e dell’informazione geografico-territoriale) per la definizione, lo sviluppo ed il coordinamento di iniziative e attività inerenti la Società dell’informazione e della conoscenza e per assicurare il miglior raccordo tra le Regioni, lo Stato e gli Enti Locali su tali temi, nonché per l’implementazione e conduzione di sistemi e servizi innovativi interregionali attraverso modelli collaborativi specificamente studiati. Tale ruolo aggregatore, in particolare, è stato espresso in due ambiti progettuali cardine: uno relativo alle banche dati di interesse nazionale e l’altro alla dematerializzazione e conservazione a norma dei documenti digitali. Per favorire la circolarità delle banche dati, le Regioni si sono proposte come intermediari tecnologici per il collegamento di sistemi quali catasto e anagrafi (INA SAIA). Per la conservazione, molte di esse hanno avviato percorsi per la costituzione dei Poli di conservazione su scala territoriale, al servizio degli Enti Locali del territorio. In qualità di punti di riferimento per la dematerializzazione e la conservazione, le Regioni stanno effettuando un’attività di analisi dei metadati e dei procedimenti (fascicoli) che le qualifica come soggetto in grado di proporre e gestire registri per il censimento e la standardizzazione dei procedimenti comuni a tutte le Regioni (es. dei SUAP – Sportelli Unici per le Attività Produttive). Il sistema delle Regioni e Province Autonome, in tale contesto, si candida a svolgere un ruolo centrale anche per la governance delle azioni intraprese dai diversi soggetti per le smart cities & communities previste nell’ADI e nel PON Ricerca, anche attraverso la progettazione di piattaforme tecnologiche in grado di generare knowledge condivisa tra le varie communities territoriali. La definizione dell’Agenda Digitale Italiana è un momento strategico fondamentale per lo sviluppo complessivo dell’innovazione digitale nel Sistema-Paese. Per tale motivo il sistema interregionale, oltre ad esprimere un membro politico della Cabina di regia dedicata, ha ricercato una partecipazione ai tavoli tematici dell’ADI in maniera proattiva e qualificata e con impegno responsabile, a livello tecnico innanzitutto attraverso la sede interregionale del CISIS oltreché tramite la segreteria tecnica delle diverse Commissioni interessate della Conferenza delle Regioni, fornendo un contributo alla redazione dell’Agenda con l’obiettivo di identificare congiuntamente azioni coordinate compatibili con i contesti funzionali e finanziari territoriali e realmente efficaci. In questo percorso inter-istituzionale Regioni e Province Autonome hanno contribuito all’identificazione dei processi principali da attivare, sul piano sia legislativo e di indirizzo sia operativo, proponendo le proprie priorità settoriali, ritenute utili all’intero sistema Paese: interventi infrastrutturali che accelerino il processo della fruizione dei servizi on line e delle banche dati pubbliche per i cittadini e le imprese , identificazione certa degli utenti e delle loro prerogative digitali, abilitazione ai pagamenti on line per un processo sistemico di digitalizzazione del rapporto tra PA e società civile. Le Regioni ritengono, comunque, che accanto alla previsione di nuove iniziative, debbano essere chiaramente poste in priorità e portate a compimento 5 iniziative già esistenti e intercorrelate, sulle quali l’impianto normativo è consolidato e se ne deve solo dare piena e fattiva attuazione. Queste 5 iniziative sono strategiche per due ragioni fondamentali: - sono iniziative su cui le Regioni (nel loro complesso e singolarmente) e lo Stato hanno già investito molto, in termini finanziari e non; questi investimenti devono essere ulteriormente valorizzati al fine del raggiungimento degli obiettivi per cui sono stati posti in essere; - sono iniziative su cui poggia qualunque strategia di attuazione per l’amministrazione digitale italiana. Le 5 iniziative, descritte al termine di questo documento attraverso apposite schede-azione, riguardano:  Interoperabilità e cooperazione applicativa;  Carta Nazionale Servizi;  Circolarità anagrafica;  Amministrazione digitale senza carta;  Geo-referenziazione (Infrastruttura dati territoriali o Catasto Territorio). Link al documento integrale: https://www.regioni.it/download.php?id=256657&field=allegato&module=news

INTRODUZIONE  GRUPPI DI LAVORO INIZIATIVE STRATEGICHE FONDANTIINIZIATIVA: CARTA NAZIONALE SERVIZI - IDENTITA’ DIGITALE E SERVIZI ONLINE INIZIATIVA: CIRCOLARITA’ ANAGRAFICA INIZIATIVA: GEOREFERENZIAZIONE (INFRASTRUTTURA DATI TERRITORIALI O CATASTO TERRITORIO) INIZIATIVA: AMMINISTRAZIONE DIGITALE SENZA CARTA

 

( red / 08.06.12 )
 

 

Agenda digitale italiana: Maccari (Lombardia) in "Cabina di regia"

 

(regioni.it) Le Regioni italiane si sono dotate di una programmazione comune (vedi notizia precedente) per attuare l'Agenda digitale europea. "Un importante punto di partenza per un percorso comune - commenta l'assessore alla Semplificazione e Digitalizzazione di Regione Lombardia Carlo Maccari, rappresentante delle Regioni nella Cabina di regia per l'Agenda digitale italiana voluta dal Governo - per valorizzare celermente le eccellenze già presenti in ogni Regione". Cinque gli obiettivi proposti dalle Regioni: 1) l'interoperabilità e la cooperazione applicativa, cioè la possibilità di avere un insieme minimo garantito di servizi completamente replicabili e "scambiali" fra tutte le amministrazioni; 2) la Carta regionale/nazionale dei Servizi. Già in possesso di 24 milioni di Italiani deve diventare lo strumento per garantire a tutti l'accesso ai servizi sanitari in digitale e agli servizi online della Pubblica amministrazione, al sistema dei trasporti, alla scuola, ai servizi degli Enti locali; 3) la circolarità anagrafica. L'aggiornamento dei dati anagrafici deve circolare fra le Pubbliche amministrazioni di ogni livello in modo tempestivo, senza costi aggiuntivi, anzi con risparmi enormi per le P.A. centrali, regionali e locali; 4) l'Amministrazione digitale senza carta: la capacità delle Pubbliche amministrazioni di gestire e conservare in modo sicuro i documenti digitali, eliminando progressivamente l'uso della carta; 5) la Georeferenziazione. L'anagrafe del territorio deve essere condivisa in modo che si possa avere una conoscenza digitale del territorio. “Quello delle Regioni - ha ricordato Maccari - è un contributo sostanziale al progetto che, in tutta Europa, guarda agli obiettivi fissati per il 2020: un programma di sviluppo voluto per massimizzare i vantaggi, per imprese e cittadini, della digitalizzazione". “In questo percorso - ricorda l'assessore - le Regioni sono impegnate innanzitutto per colmare il divario digitale infrastrutturale grazie alla copertura con banda larga e ultra larga". Il documento programmatico punta fortemente sulla diffusione delle competenze digitali per aumentare le possibilità offerte da internet. Fra queste grande importanza è data all'affermazione della sanità elettronica su tutto il territorio nazionale attraverso la valorizzazione delle buone prassi in uso, a partire dai Cup e dal fascicolo Sanitario elettronico, fino alla diffusione delle forme di telemedicina e di telehomecare. E poi la messa a disposizione degli sviluppatori di servizi dell'enorme patrimonio di dati oggi in possesso della P.A., attraverso un sistema federato di portali di 'open data'. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha costituito anche una 'Cabina di regia interna', che dovrà coordinare e attuare in modo cadenzato gli obiettivi del documento, definendo col Governo e con gli Enti locali un programma d'azione concreto, ma di ampio respiro. Il documento  è consultabile sul sito: www.regioni.it/it/show-conferenze/conferenze.php

[Lombardia] AGENDA DIGITALE EUROPEA, PATTO FRA LE REGIONI

( red / 08.06.12 )



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