periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 102 - Roma, 19 agosto 2003

Sommario

Avvertenza: il Cinsedo chiude per una breve pausa estiva dal 13 al 26 agosto.
Le attività riprenderanno regolarmente il 27 agosto 2003.

regioni.it
prosegue le sue pubblicazioni anche in tale periodo, ma le notizie utilizzate saranno esclusivamente "notizie di archivio".
Dal 27 agosto riprenderanno ad essere pubblicati riferimenti e notizie legate all'attualità.
La Redazione

Comitato Enit-Regioni: esame del piano promozionale 2004

Devoluzioni e Regionalismi in un saggio di Caciagli
Polizze e sanità. La proposta Sirchia in un'analisi della Granaglia Settembre : in programma tre audizioni parlamentari delle Regioni
Comparto Scuola: nello stipendio di agosto applicazione CCNL e arretrati Federcomin: il 2004 "anno dell'innovazione"

Comitato Enit-Regioni: esame del piano promozionale 2004

Il Comitato tecnico ENIT-Regioni si è riunito per esaminare la prima stesura del piano esecutivo di promozione 2004, alla presenza del Consigliere dell’ENIT Giacomo Chiappori, lo rende noto il Notiziario Enit Imprese.Il Direttore Generale dell’ENIT Piergiorgio Togni (nella foto) ha illustrato le linee fondamentali del Piano che prevedono significativi interventi nei mercati di maggiore importanza per il turismo italiano e anche nei mercati emergenti.Nel Piano sono indicate anche le strategie dell’Ente in ordine alla promozione dell’immagine e degli eventi nonché le linee di immagine che l’Ente intende seguire in piena sinergia con le Regioni. I rappresentanti regionali hanno esaminato ampiamente il documento manifestando ampio consenso per il metodo di lavoro e decidendo di costituire un apposito gruppo di lavoro.
Il Consigliere dell’ENIT Giacomo Chiappori ha espresso la sua soddisfazione per la collaborazione tra l’Ente e le regioni sottolineando l’importanza di una partecipazione anche di nomi importanti dell’industria turistica, della moda del made in Italy, alle attività promozionali. Il Direttore Generale Togni ha anche informato sulle iniziative che l’Ente ha in animo di assumere in vista delle Olimpiadi 2004 di Atene e degli Europei di calcio in Portogallo nel 2004. Nella riunione è emerso anche che all’ITME di Chicago dal 16 al 18 agosto 2003 e ai workshops a Los Angeles e San Francisco previsti dall’ENIT si prevedono circa 100 adesioni di operatori italiani.(sm)

Polizze e sanità. La proposta Sirchia in un'analisi della Granaglia

"In occasione della preparazione del Dpef - scrive su www.lavoce.info Elena Granaglia (professore ordinario di Scienza delle Finanze presso la Facoltà di Economia dell'Università della Calabria) è tornata in discussione la proposta, già in precedenza presentata dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia, di incentivare le polizze assicurative per promuovere la libera professione all’interno delle aziende sanitarie del Sistema sanitario nazionale (intramoenia). Due sono gli assunti di fondo. Da un lato, il vincolo di finanza pubblica impedisce la soddisfazione delle domande crescenti di assistenza. Dall’altro, la spesa sanitaria privata ammonta nel nostro Paese a circa il 2 per cento del Pil, coinvolgendo in molti casi l’acquisto di servizi che il Ssn dovrebbe produrre. Dirottarne una parte verso il finanziamento dell’intramoenia sarebbe un modo per realizzare l’obiettivo spesso affermato, ma mai attuato, della creazione di circoli virtuosi fra spesa pubblica e privata. Il meccanismo permetterebbe, infatti, un afflusso di risorse al Ssn quantificabili, secondo il ministro, in cinque miliardi di euro e al tempo stesso, amplierebbe le opportunità di scelta dei cittadini. Eserciterebbe inoltre un effetto di calmiere sui premi assicurativi perché il prezzo delle prestazioni erogate in intramoenia è inferiore a quello praticato dalle cliniche private.
Benché i dati siano incompleti, l’evidenza, riconosciuta dalla stessa agenzia per i servizi sanitari, dimostra - sesondo la Granaglia - che il rendimento dell’intramoenia è stato assai inferiore rispetto alle attese (...) .Anche la proposta del ministro Sirchia rischia, però, di generare effetti opposti a quelli attesi. Innanzitutto, se i limiti dipendono da inadeguatezza dell’offerta pubblica più che da carenza di domanda, il rischio è che i vantaggi finanziari ricercati, benché modesti (cinque miliardi di euro rappresentano circa un quinto della spesa sanitaria privata), si riversino sui produttori privati anziché sulle aziende pubbliche.
Inoltre, già oggi polizze private e fondi integrativi sono perfettamente liberi di finanziare l’intramoenia: e infatti lo fanno. Per ottenere un dirottamento anziché una crescita della spesa privata, sarebbe allora necessaria la diminuzione dei premi. Ma assicurazioni e fondi possono già adesso stabilire polizze con premi differenziati secondo il tipo di prestazioni permesse. E godono di agevolazioni fiscali: deduzioni, per le polizze erogate da fondi e detrazioni, per le prestazioni a carico del cittadino assicurate da polizze individuali. Si tratterebbe allora di incrementare le agevolazioni. Ogni agevolazione fiscale, però, è un costo per l’erario.
Infine, con l’eventuale potenziamento dell’ospedalità privata - si domanda l'autrice - non potrebbero acuirsi i problemi di iniquità all’accesso, di inappropriatezza delle prestazioni e di interazione "viziosa" fra pubblico e privato? Sull’iniquità, la risposta sembra ovvia. Si vorrebbe estendere un istituto già problematico sotto questo aspetto, senza avere prima predisposto gli strumenti di controllo necessari. Sull’inappropriatezza, occorre ricordare i rischi di proliferazione dei consumi associati alle assicurazioni private. Sull’interazione "viziosa", ci sono i rischi - conclude Elena Granaglia -sia di scrematura dei pazienti sia di incremento delle tariffe per il rafforzamento del peso contrattuale dell’ospedalità privata". (red)

Comparto Scuola: nello stipendio di agosto applicazione CCNL e arretrati

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso noto che con il pagamento dello stipendio di agosto 2003 sarà data applicazione al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Comparto Scuola per il biennio economico 2002/2003, sottoscritto in via definitiva in data 24 luglio 2003.
Tale applicazione interesserà circa 1.200.000 dipendenti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, gestiti dal Service Personale Tesoro.
Sulla stessa rata di stipendio saranno inoltre determinati e corrisposti gli arretrati dovuti per il periodo dal 1 gennaio 2002 al 31 luglio 2003. (gs)

Devoluzioni e Regionalismi in un saggio di Caciagli

"Regioni d'Europa - Devoluzioni, regionalismi e integrazione europea" è il titolo di un saggio pubblicato da Il Mulino e scritto da Mario Caciagli (Professore di politica comparata all'Università di Firenze). Il volume fa il punto sulle "devoluzioni", o meglio sulle riforme regionali e federali negli Stati dell'Unione Europea, soffermandosi sui casi di Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Belgio. E' affrontato anche il tema delle riforme "difficili"...Quelle da realizzarsi in Stati centralizzati come Grecia e Portogallo, così come ci si sofferma sull'opera di decentramento realizzatasi in Finlandia, Svezia e Danimarca, sugli esempi di Germania e Austria, sul policentrismo olandese e sul "paradosso" irlandese.
In uno dei passaggi dedicati al nostro Paese (Italia: dalla regionalizzazione al federalismo? ) - dopo alcuni cenni di ricostruzione storica e istituzionale per spiegare i motivi per cui, nonostante fossero state previste dal Dettato costituzionale, le Regioni, anche quelle a statuto speciale che pure erano state istituite in precedenza, presero a funzionare a pieno ritmo soltanto negli anni Settanta, quando si avviò un sistema generale di devoluzione con l’entrata in vigore delle 15 regioni a statuto ordinario - l'autore spiega che "il decentramento di funzioni amministrative procedette però "molto lentamente con disposizioni frammentarie e insufficiente distribuzione di competenze". E il "decollo della regionalizzazione italiana avvenne con i decreti del 1975 e del 1977 che trasferirono altre più consistenti competenze amministrative e soprattutto poteri legislativi e risorse finanziarie. Alle regioni venne assegnato il 25% del bilancio dello stato, migliaia di enti furono soppressi o trasferiti alle regioni e molte divisioni ministeriali eliminate". "Alla riforma regionale - scrive ancora Caciagli - non si accompagnò, tuttavia, un mutamento nella struttura e nel processo decisionale dello stato. Non ci fu allora una ristrutturazione della burocrazia ministeriale, né furono istituiti meccanismi di coordinazione legislativa fra parlamento e regioni, né organi di collaborazione fra governo e regioni". Nonostante ciò "alla fine degli anni Ottanta si era andata formando una nuova struttura amministrativa ed era cresciuta una nuova classe politica. Soprattutto, l’istituto regionale cominciava a metter radici nella società (...) La Conferenza permanente stato-regioni aveva via via assunto un peso non secondario. La Conferenza dei Presidenti delle Regioni era già divenuta un soggetto politico capace di interloquire con il governo centrale e aveva cominciato a mettere sul tappeto le sue richieste: allargamento delle competenze attribuite alle regioni, creazione di una Camera delle Regioni. redistribuzione degli introiti fiscali e autonomia estrattiva per le regioni, nonché compartecipazione alle politiche europee.
Gli anni Novanta sono stati un decennio di mutamenti istituzionali e politici che hanno rafforzato l’immagine e il peso delle Regioni (...) La crisi della Prima Repubblica ha accelerato quel cammino verso la costruzione di un modello originale di «stato regionale», tanto più che uno dei fattori di quella crisi, con l’introduzione della questione territoriale, era stato l’irruzione sulla scena politica di movimenti regionalisti nella parte settentrionale del paese che trovarono la loro espressione politica nella Lega Nord.  La Lega Nord - scrive Caciagli -ha dato impulso a una richiesta di federalismo che è stata via via accettata dalle altre forze politiche vecchie e nuove. Le regioni italiane hanno così sfruttato l’opportunità" e il "voto referendario del 1993 abolì alcuni ministeri le cui materie avrebbero dovuto essere devolute alle regioni. Nello stesso anno l’introduzione dell’elezione diretta dei sindaci rafforzò le autonomie locali e prefigurò il rafforzamento di quelle regionali. La classe politica regionale cominciò ad avanzare richieste di radicale innovazione. Nel 1994 la Conferenza dei presidenti delle regioni, ad esempio, approvò un documento, il «Manifesto delle regioni italiane», che lamentava che niente fosse stato fatto per la loro crisi istituzionale e finanziaria. Un altro documento della stessa Conferenza dei Presidenti chiedeva nello stesso anno la trasformazione dell’Italia in uno stato federale. Nel 1995 venne riformato in senso maggioritario il sistema elettorale regionale con l’introduzione di un’elezione «quasi diretta» dei presidenti. Alle regioni sono stati trasferiti negli anni successivi poteri fiscali tali che in pochi anni le loro entrate proprie sono divenute il 49% rispetto al misero 25% del passato. L’intero sistema sanitario è stato trasferito alle regioni e rappresenta per loro la spesa maggiore. Le cosiddette «leggi Bassanini» del 1997, dal nome del ministro per la riforma dell’amministrazione, con l’imponente decentramento di funzioni amministrative, sarebbero un primo passo verso il federalismo, se non avessero trovato molti ostacoli nella loro applicazione Una legge costituzionale del 1999 ha introdotto l’elezione diretta dei presidenti di regione e ha sancito l’autonomia statutaria che prevede anche la scelta di nuove possibili forme di governo e di nuovi possibili sistemi elettorali. Dopo le elezioni regionali del 2000 si è aperta una fase molto intensa di ulteriore innovazione. In virtù della loro elezione diretta i presidenti delle regioni hanno preso ad assumere un ruolo politico nazionale; quelli del Nord, in particolare, hanno iniziato a mettere in atto «una strategia negoziale al federalismo».
"Nel marzo 2001 - scrive Caciagli - la maggioranza di centro-sinistra, pochi mesi prima di affrontare l’elezione politica che l’avrebbe sconfitta, varò la legge di revisione degli articoli della sezione della Costituzione (il Titolo V) che riguardano l’ordinamento regionale. La legge sarebbe stata confermata nell’ottobre successivo da un referendum popolare. La revisione costituzionale del 2001 non ha preteso di introdurre un ordinamento federale (negli articoli non c’è mai la parola «federalismo», a parte i riferimenti al federalismo fiscale), ma ha fatto compiere un grande passo in quella direzione, dichiarando che sono le regioni a costituire la repubblica, mentre prima la repubblica si «ripartiva» in regioni. Allo stato sono riservate alcune competenze (quelle tipiche di un ordinamento federale: la politica estera, la difesa e sicurezza, la moneta e i mercati finanziari, la perequazione delle risorse finanziarie, la giurisdizione), tutte le altre, le residuali, sono attribuite alle regioni. Molte (troppe) sono le materie nelle quali la potestà legislativa è esercitata tanto dallo stato che dalle regioni (fra cui i rapporti internazionali). Moltissime sono le materie sulle quali le regioni possono d’ora in avanti legiferare, pur nei limiti posti dalle leggi cornici dello stato. Ambiguità rimangono a proposito della legislazione concorrente  (...)  "Completare e razionalizzare la riforma dello stato italiano in senso federale non sarà facile. Vero è che si è andati troppo avanti per tornare indietro. Le regioni spingo-no perché le nuove disposizioni siano rispettate e applicate, La nuova maggioranza di centro-destra sembra disposta a implementarle, specialmente i suoi rappresentanti al potere nella periferia". "Chi le vuole fermare - secondo l'autore - in vista di un federalismo forte e disomogeneo, cioè di redistribuzione di risorse e di poteri per le regioni più ricche, è il ministro delle Riforme, il leader della Lega Nord. Umberto Bossi ha presentato fin dal dicembre 2001 una proposta di riforma che prevede l’attribuzione alle regioni di poteri esclusivi nei settori della sanità (come in buona parte già avviene per l’assistenza e l’organizzazione ospedaliera), nell’istruzione (organizzazione scolastica e programmi di insegnamento) e nell’ordine pubblico (corpi regionali di polizia). Inoltre il progetto di Bossi, approvato dal Senato nel dicembre 2002, ma che trova ostacoli nei suoi alleati di governo, prevede che ogni regione possa decidere delle sue competenze, attribuendo si le potestà che le sembrano opportune. Le questioni dell’elezione di una parte della Corte Costituzionale e la realizzazione di un avanzato federalismo fiscale sono diventati oggetto di un dibattito e di uno scontro continuo fra le varie parti politiche, mentre in secondo piano continua a rimanere la riforma del Senato della repubblica in Camera delle regioni che sarebbe il salto decisivo verso il federalismo. (sm).

Settembre : in programma tre audizioni parlamentari delle Regioni

Con al ripresa dei lavori parlamentari, a settembre, riprendono anche le audizioni dei rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni. In programma per Settembre (salvo determinazioni dell'ultim'ora) tre audizioni.
Il 10 settembre (alle ore 15.30) si terrà un'audizione formale nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema industriale italiano , presso la X Commissione Attività produttive della Camera dei deputati ingresso (Aula Commissione), audizione che dovrà essere confermata da una convocazione formale.
Il 23 settembre (ore 10.00 circa) è invece prevista un' Audizione in sede di esame delle proposte di legge di iniziativa parlamentare recanti norme in materia di risparmio energetico e di lotta all’inquinamento luminoso (C. 697,1831,1906,2231,2403) presso l'VIII Commissione Ambiente della Camera dei deputati (Aula Commissione) . Anche quest'audizione dovrà essere prossimamente confermata da una convocazione da parte della commissione.
Il giorno dopo, 24 settembre (ore 14.00), si terrà invece un'Audizione in merito alle proposte di legge in materia di governo del territorio (C.153,442,1065,3627,3860) sempre presso la Commissione VIII Ambiente della Camera dei deputati (Aula Commissione).
Gli appuntamenti relativi alle Audizioni sono comunque aggiornati nella sezione agenda del sito www.regioni.it . (gs)

Federcomin: il 2004 "anno dell'innovazione"

Si terrà a Roma il giorno 29 settembre 2003 presso l'Hotel Excelsior l'Incontro-Convegno sul tema: Costruiamo il 2004 "Anno dell'Innovazione", promosso da Federcomin (Federazione delle imprese delle comunicazioni e dell'informatica), aderente a Confindustria. E proprio le proposte di Federcomin per il Piano di Innovazione Digitale e per una Legge Quadro sull'Innovazione Tecnologica, saranno al centro del dibattito che si svolgerà nel corso del Convegno organizzato.
Secondo gli organizzatori l'incontro a più voci - che dovrà prendere spunto dalle proposte che in questi giorni sono diffuse in un Documento inviato a tutti gli ambienti interessati  - intende rilanciare la "centralità" dell'ICT come scelta strategica per il 2004.
Dopo la relazione introduttiva del Presidente di Federcomin, Alberto Tripi (nella foto), il programma del Convegno prevede due tavole rotonde alle quali parteciperanno imprenditori, esponenti politici e sindacali, uomini di cultura.
Le conclusioni saranno affidate ai Rappresentanti del Governo. (red)

 

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