periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n.315- Roma, 22 giugno 2004

Sommario

Spesa farmaceutica: scontro Farmindustria-Federfarma Comunicazione di rete: un corso della funzione pubblica
Pera: "mettere in discussione il federalismo è antistorico" Protocollo informatico: l'impegno del Cnipa
Quotidiani: numeri e restyling che scacciano la crisi Più fondi per gli autobus ecologici
Quotidiani: numeri e restyling che scacciano la crisi
Un milione di lettori in più nell'ultimo quadrimestre del 2003 con un indice di penetrazione passato dal 38,9% al 40,8%. Questi i dati illustrati dal direttore generale della Fieg, Sebastiano Sortino, in occasione della presentazione dello studio 'Innovazione nei quotidiani', curato da Innovation Media Consulting Group. Criticando la diffusa tendenza ''a dire che i giornali italiani sono fatti male e non li legge nessuno'', il direttore  generale della Fieg ha citato i dati Audipress dell'ultimo quadrimestre del 2003 in base ai quali si verifica una crescita "molto sostenuta" dell'indice di lettura con un incremento del 5% di lettori, pari ad un milione di unità. Cresce anche l'indice di penetrazione tra il pubblico dai 14 anni in su' che passa dal 38,9% al 40,8 ''con un incremento - ha affermato Sortino - soprattutto nelle regioni del sud dove l'indice di penetrazione passa dal 26 al 28,8%''. Sortino ha spiegato che la carta stampata sconta nei dati di diffusione complessiva un dualismo tra il nord e il sud d'Italia, dove la vendita dei quotidiani è molto bassa.  ''I dati - ha sottolineato il direttore generale della Fieg - solitamente invocati per dare un giudizio negativo sui quotidiani italiani, rispetto al resto d'Europa, sono i dati di diffusione complessiva, frutto di una media tra varie regioni d'Italia. Ma non si considera che questa media e' influenzata dai dati molto negativi al sud mentre i numeri di molte regioni italiane sono pienamente allineati a quelli europei e a quelli di paesi come ad esempio la Francia''.
Un altro segno di grande vitalita' dei giornali italiani e' dato, ha aggiunto il direttore generale della Fieg, ''dal successo conquistato dall'offerta di prodotti editoriali diversi dal quotidiano'', la cosiddetta brand extention. ''44 milioni di  copie di libri venduti - ha sottolineato Sortino - dimostrano  come il giornale abbia con il proprio lettore un rapporto di fiducia e di autorevolezza che gli consente di indirizzare le scelte di acquisto in materia culturale''.
Per quanto riguarda il
report annuale 'Innovazione nei quotidiani', curato da Innovation Media Consulting Group parrebbe confermata la "tendenza" al formato tabloid come dimostra 'The Independent' che nella versione mini e' cresciuto del 15%. Dallo studio - hanno spiegato il direttore di Innovation, Claude Erbsen, e dal vicepresidente della societa' di consulenza, Juan Antonio Giner -  si evince che l'affermazione del formato tabloid non porta a senza rinunciare a contenuti di qualità, e alle pagine tutte a colori "perché - ha spiegato Giner - colore è informazione", nuovi contenuti per i quotidiani finanziari "indirizzati non a chi emette carte di credito ma a chi ne fa uso".
Infine nel rapporto anche consigli su come ridurre i costi e aumentare la  pubblicità. Uno dei capitoli dello studio dimostra come non sia il taglio dei giornalisti e dell'area editoriale il modo migliore per contenere i costi. Il corpo redazionale, ha sottolineato Erbsen, pesa sul 10-20% del totale dei costi contro il 40% rappresentato dalla produzione. Innovation consiglia di migliorare la pianificazione delle chiusure per ridurre i costi di produzione,di aumentare la capacita' di stampa solo in occasione di eventi eccezionali, di ridurre il carattere di stampa.
E il "Giornale dell'anno" è il  polacco 'Gazeta Wyborcza'. Nato 15 anni fa da un gruppo di giornalisti ed attivisti dell'opposizione clandestina, e' il primo quotidiano polacco con una vendita di 400mila copie e una media giornaliera di 120 pagine full color in formato A3. E' un giornale che si occupa del sociale, un esempio di ''giornalismo duro e puro'' senza rinunciare al mercato.
La "torta pubblicitaria" che vede spesso nel mercato una certo antagonismo fra tv e carta stampa, può però trovare un'adeguata compensazione nelle strategie pubblicitarie. Gli inserzionisti possono, anzi, trovare nella comunicazione  integrata dei due mezzi un'alleanza per aumentare i propri clienti, come suggerisce uno studio predittivo,
curato da Kpmg Business Advisory Services e presentato presso la  Fieg insieme al report 'Innovazione nei quotidiani'. Secondo la ricerca di Kpmg, infatti, la comunicazione pubblicitaria in televisione ha più vantaggi se coniugata con inserzioni sui quotidiani.
Gli editori, ha sottolineato Edwin Colella di  Kpmg, ''devono passare da un approccio reattivo ad un approccio  propositivo'', ovvero conoscere attraverso studi di mercato le esigenze degli inserzionisti e trovare una campagna ad hoc sulle pagine dei quotidiani.
La  Innovation Media Consulting Group ha affrontato lo spinoso argomento dei "costi": è veramente necessario tagliare i costi di redazione per incrementare le entrate? In base ai calcoli di Innovation, la risposta e' 'no' anche perché il rischio di ridurre l'area editoriale e' compromettere la qualitàè del giornale. In base allo studio, il costo dei contenuti pesa sulla carta stampata per il 20% del totale a differenza della tv, dove la percentuale varia dal 25% al 45%.

Il Sole 24 ore pubblica un servizio dedicato ad un altro importante cambiamento che sembra stia interessando il modo dell'editoria europea: la trasformazione o meglio la "partenogenesi" di un quotidiano "comprimendosi", si fa più leggibile, più comprensibile e cerca in modo diretto il target dei teen-agers. E' l'esempio di
Die Welt
che dal "quotidiano-madre" fa discendere un tabloid destinato proprio ai ragazzi e - fatto non irrilevante - dal costo più contenuto.
Sempre per quello che riguarda i quotidiani e i settimanali, questa volta esclusivamente italiani, Prima Comunicazione pubblica su suo sito i dati riassuntivi medi elaborati da ADS relativi ad una
media mobile di 12 mesi dal mese di Aprile 2003 al mese di Marzo 2004 (.xls)
(sm)
Spesa farmaceutica: scontro Farmindustria-Federfarma

In attesa che il Consiglio dei Ministri vari il Decreto taglia-spese, Farmindustria per voce del Presidente Federico Nazzari indica alle Regioni la propria ricetta contro l'aumento della spesa farmaceutica: le Regioni - spiega Nazzari in un'intervista al Corriere della sera  - "hanno tutti gli strumenti di controllo per vigilare sulle prescrizioni mediche... se un farmaco viene prescritto con troppa frequenza. Invece di partire dai tagli - si domanda il Presidente di Farmindustria - perché non cominciamo da lì?". "Prima di arrivare con le forbici e imporre lo sconto del 6,8% sulle forniture, - spiega ancora Nazzari - vediamo di raffreddarla (la spesa farmaceutica, ndr) in un altro modo. E poi c'è un rischio: che il conto lo paghino solo le industrie farmaceutiche(...) Ricordo che su un farmaco che costa 10 euro solo 6,7 euro vanno alle industrie. Il resto, il 33% va alla distribuzione, dai grossisti ai farmacisti. Mi chiedo perché in caso di sfondamento, il conto del deficit debba ricadere solo su di noi. Se ipotizziamo un buco di 1,3 miliardi, almeno 300 dovrebbero andare a carico della distribuzione".
Pronta la replica di Federfarma, affidata ad un lungo comunicato (sull'argomento cfr. anche Il Sole 24 ore)."Per una singolare coincidenza, proprio alla vigilia del Consiglio dei Ministri che dovrebbe varare misure per il contenimento della spesa farmaceutica, si scatena un’azione lobbistica in difesa dell’industria farmaceutica attraverso le dichiarazioni dell’Osservatorio sulla Terza Età (OTE) e del segretario nazionale della FIMMG Mario Falconi. L’industria, chiamata a fornire un modesto contributo allo sforamento della spesa, cerca di scrollarselo di dosso, scaricandone una parte sulle farmacie".
"La legge dell’autunno 2003 - sottolinea Federfarma - che ha varato l’Agenzia Italiana del Farmaco ha anche disposto che lo sforamento della spesa farmaceutica rispetto al tetto fissato nel 13 per cento della spesa sanitaria complessiva venga posto per il 60 per cento a carico dell’industria, individuata come maggiore responsabile dell’aumento di spesa, e per il restante 40 per cento a carico delle Regioni.
Sulla base dell’andamento medio dei primi cinque mesi dell’anno, la spesa farmaceutica si avvia a sforare il tetto previsto di almeno il 12 per cento, vale a dire di oltre 2 miliardi di euro. Rispetto a tale “buco” il decreto-legge che il Governo si appresta a varare richiede all’industria di ripianare non tutti i 1.240 milioni di euro corrispondenti al 60 per cento dello sforamento, bensì il ben più modesto importo di 495 milioni di euro. Infatti, il Governo, con molto ottimismo, ha provvisoriamente stimato lo sforamento nell’8 per cento del tetto e, soprattutto, ha limitato la quota a carico dell’industria al 60 per cento non dello sforamento, ma della quota del ricavo industriale, pari a due terzi della spesa farmaceutica: su 100 euro di sforamento l’industria non pagherà 60 euro, ma soltanto 40, lasciando un vistoso scoperto. A differenza di quanto ritenuto equo per l’industria (chiamata dal decreto a pagare una quota commisurata unicamente sui propri ricavi e non sulla spesa complessiva), le farmacie - si legge ancora nel comunicato di federfarma - da oltre dieci anni contribuiscono al contenimento della spesa con una trattenuta a favore del SSN commisurata al prezzo al pubblico, prezzo che comprende oltre al margine delle farmacie, il margine della distribuzione intermedia e il margine, ben più rilevante, dell’industria. Quindi nel 2003 le farmacie hanno versato al SSN 642 milioni di euro e nel 2004 verseranno più di 700 milioni di euro. Sono cifre ben superiori a quella che oggi si vuole porre a carico dell’industria. Inoltre, l’industria è l’unico soggetto interessato a favorire l’aumento della spesa, mentre la rete delle farmacie italiane è l’unica in Europa a fornire al SSN i dati analitici per il controllo della spesa.
Il Ministro della salute, il Ministro dell’Economia e i Presidenti delle Regioni - afferma sempre Federfarma - concordando sulla urgente necessità di chiedere solo alle industrie di contribuire al ripiano della spesa e di escludere le farmacie, dimostrano di ben comprendere dove sono le reali responsabilità dell’aumento di spesa. Pur apprezzando questo approccio, Federfarma considera le misure in arrivo solo un provvedimento tampone e si augura che l’Agenzia del Farmaco possa presto proporre misure organiche e strutturali, quali:
la soppressione del certificato di protezione brevettuale complementare; la riduzione del prezzo dei nuovi farmaci più costosi che non presentano vantaggi terapeutici; l’ampliamento delle liste di trasparenza; l’incentivazione della prescrizione da parte del medico del principio attivo del farmaco anziché del nome commerciale; maggiori controlli sulle varie forme di promozione commerciale".
(sm)

Pera: "mettere in discussione il federalismo è antistorico"
Pensioni: ''La riforma va avanti, inizia  il suo nuovo iter di discussione, c'e' abbastanza spazio per farla approvare prima della chiusura estiva''. E' piuttosto categorico il ministro Roberto Maroni che aggiunge: ''Ormai e' tempo di dare attuazione alla riforma e vinceremo tutte le resistenze e gli intenti di bloccarla perché la riforma va fatta''. Altrettanto categorica la risposta di Fassino: ''Sono solo battute propagandistiche''. Per il segretario dei Ds, Maroni, almeno a giudicare adl tono dell'intervento, appare "consapevole di far parte di un governo che è fine corsa''.
Quanto invece alle accuse di eccessiva litigiosita' nel governo, lanciate in particolare dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, per
Maroni "Sono delle dichiarazioni in liberta', potremmo dire la stessa cosa per esempio di Confindustria in questi anni sull'articolo 18. Nel governo ci si confronta, e finora le riforme le abbiamo fatte. Se questa cosiddetta litigiosita' - ha quindi sottolineato - e' quella che ha portato alla riforma Biagi, alla riforma della scuola, alla riforma delle pensioni, alla riforma del collocamento pubblico e del collocamento privato e alla riforma del diritto societario, allora ben venga. In realta' - ha concluso - non c'e' litigiosita' nel governo ma c'e' un serio confronto democratico''.
Un cammino, quello delle riforme, che secondo il
presidente del Senato Marcello Pera non deve interrompersi. Il sistema economico da' segnali di ripresa. E' alla luce appunto di questi segnali che il governo e la maggioranza devono procedere celermente sulla via delle riforme economiche. "ome per il mondo dell'economia le priorita' sono quattro (promozione del Made in Italy, scioglimento nodi infrastrutturali, innovazione, diverso rapporto banca-impresa), così queste riforme economiche ''richiedono in primo luogo l'impegno del governo e della sua maggioranza"."Lo stesso vale per le riforme del sistema pensionistico - ha sottolineato Pera - del sistema fiscale, della tutela del risparmio, che devono seguire a quelle gia' adottate del mercato del lavoro che porta il nome di Marco Biagi, delle grandi opere infrastrutturali, della scuola''. E' questo secondo il presidente del Senato il concetto di  fare sistema: ''E' augurabile che le discussioni sul metodo non sostituiscano quelle sul merito, perché si perderebbero tempo prezioso e posizioni vantaggiose per la ripresa che si annuncia. La tutela del risparmio, ad esempio - ha concluso - non può essere paralizzata dalle considerazioni sulla fortuna di questo o quel tale. E cosi' la riforma fiscale".
Poi dal tema più generale delle riforme, il
Presidente del Senato passa al federalismo: "Sarebbe ''antistorico'' mettere in discussione il federalismo: il federalismo - ha detto Pera - è una realta' e sarebbe decisamente antistorico metterla in discussione". "Non e' antistorico, invece - ha proseguito Pera - dare al federalismo una forma ordinata dopo quella imperfetta approvata nella scorsa legislatura. Non è antistorico evitare che la distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni finisca sistematicamente davanti alla Corte Costituzionale, la quale si trova costretta a surrogare le lacune del legislatore. E non e' antistorico - ha precisato - chiedere alla riforma in corso che non attribuisca, come l'attuale testo purtroppo attribuisce, al nuovo Senato federale poteri di veto sulle principali politiche dei governi. Poiché la stessa competitività economica del Paese dipende anche dalla sede istituzionale". Gli fa eco il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni: "la competitività mondiale sigioca su sistemi regionali. Il federalismo e' un processo che va proseguito, fermarsi ora sarebbe un danno per il Paese. Credo in un federalismo della semplificazione (è la risposta indiretta Montezemolo che aveva parlato di giudizio sul federalismo legato alla capacità di semplifcare, ndr) come quello della Lombardia dove abbiamo ridotto dipendenti e dirigenti legando la remunerazione ai risultati conseguiti. In Lombardia abbiamo tolto 800 leggi sostituendole con testi unici contribuendo ad una semplificazione".
Per il Presidente della Camera
Pier Ferdinando Casini non vanno trascurati il ruolo e la funzione degli enti locali: "In un Paese di forti tradizioni  locali e' essenziale la funzione di un ente intermedio come la  Provincia". "La dimensione provinciale - dice il Presidente della Camera in una intervista rilasciata a Le Province, rivista nazionale dell'Unione delle Province d'Italia - è profondamente radicata nella percezione collettiva dei cittadini e nella tradizione civica italiana. Per questo il nostro federalismo non può essere a due livelli ma dovrà integrare diversi spazi di autonomia".
(gs)
Comunicazione di rete: un corso della funzione pubblica
Un corso di “Comunicazione interattiva e di rete” con due profili di competenza: Internet Communication Manager, esperto di processi di comunicazione interattiva e di rete e Portal Manager, esperto di tecnologie di rete. A promuoverlo è il Dipartimento della funzione pubblica. Quattro le edizioni per corsi che avranno la durata di 4 mesi e mezzo.
Si tratta di una formazione destinata ai dirigenti e ai funzionari della pubblica amministrazione locale già impegnati o da impegnare nella comunicazione pubblica e nella comunicazione interna, interattiva e di rete.
La formazione sarà erogata parte in presenza (in aula) e in parte on line ed è rivolta ad un massimo di 25 persone per edizione.
(red)
Più fondi per gli autobus ecologici
Alle regioni sono state assegnate risorse per autobus pubblici più nuovi, più innovativi e soprattutto più ecologici. Alcuni decreti del Ministero delle Infrastrutture assegnano infatti alle regioni a statuto ordinario contributi quale concorso dello Stato stanziati dalle leggi finanziarie 2000 e 2001.  
Un primo decreto-  si legge nella
newsletter help consumatori del movimento difesa del cittadino - autorizza il pagamento di 34.602.612 euro per il rinnovo del parco veicolare pubblico all'interno dei centri storici e delle isole pedonali, e di altri mezzi di trasporto terrestri, lagunari e di impianti a fune.
Gli altri due decreti invece erogano i contributi previsti dalla finanziaria 2001 sempre allo scopo di svecchiare il parco veicolare pubblico, con mezzi più innovativi e a minor impatto ambientale.  Ambedue i provvedimenti stanziano risorse da destinare quale contributo statale alle regioni a statuto ordinario in due importi che ammontano a 15.493.706,97 euro ciascuno.
L'uno fa riferimento al decreto dirigenziale n.30/TPL dell'8 maggio 2002 e l'altro al decreto dirigenziale n.039/TPL del 3 marzo 2003, e stanziano due tranche di 514.546,01 euro ciascuna destinate all'Abruzzo, due di 446.993,45 euro per la Basilicata, due di 534.532,89 euro per la Calabria; due di 1.730.027,32 euro per la Campania; due di 1.063.178,17 euro per l'Emilia Romagna; due di 2.146.962,97 euro per il Lazio; due di 776.389,66 euro per la Liguria; due di 2.330.718,34 euro per la Lombardia; due di 542.899,49 euro per le Marche; due di 258.899,84 euro per il Molise; due di 1.327.810,69 euro per il Piemonte; due di 1.025.063,65 euro per la Puglia; due di 1.189.142,01 euro per la Toscana; due di 355.270,70 euro per l'Umbria e due di 1.251.271,78 per il Veneto.  Un contributo di 10.329.137,98 euro invece è stato stanziato per l'anno finanziario 2004, dello stato di previsione della spesa del Ministero delle infrastrutture, quale concorso dello Stato per la sostituzione di autobus destinati al trasporto pubblico locale in servizio da oltre 15 anni a favore delle regioni a statuto speciale e della provincia autonoma di Trento. Alla regione Friuli Venezia Giulia andranno contributi per un ammontare di 1.691.293,05 euro.  La Sardegna potrà godere di un contributo di 2.129.455,09 euro. Alla Sicilia andranno 5.112.716,72 euro e alla Valle d'Aosta 636.584,77 euro. La Provincia autonoma di Trento invece riceve un contributo di 759.088,35 euro".
(gs)
Protocollo informatico: l'impegno del Cnipa
Livio Zoffoli, presidente del CNIPA (Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione) ha affermato - secondo quanto pubblicato sulla newsletter Iter - che le Amministrazioni che hanno aderito al servizio Asp (Application Service Provider) per la fornitura del protocollo informatico predisposto dalllo stesso CNIPA hanno risparmiato oltre un milione di euro. .
Secondo Zoffoli - che ha anche ricordato l’obbligo (Dpr 445 del 2000), a partire dal 1° gennaio 2004, per tutte le PA di adottare le procedure di protocollo informatico -  alla metà di febbraio avevano aderito al servizio Asp 21 amministrazioni (8.000 utenti complessivi e 750mila documenti protocollati annui) con un costo pari a 201 mila euro, vale a dire un impegno di spesa drasticamente ridotto: se avessero dovuto dotarsi autonomamente di un protocollo informatico, gli stessi enti avrebbero dovuto spendere 1.287.600 euro tra documentazione di gara, acquisto di hardware e software, servizi di supporto".
(red)
 

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