periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 328 - Roma, 10, 11, 12  luglio 2004

Sommario

Manovra: via al decreto legge Condono: Martini: "situazione kafkiana"; Biasotti: proroga "corretta e necessaria"
Il federalismo possibile Spettacolo: una proposta che è solo il primo ciak del confronto
Storace si presenterà con propria lista alle regionali Gli anziani obesi regione per regione
Manovra: via libera al decreto legge
Via libera dal Consiglio dei Ministri (nella foto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi) ad un decreto-legge per rendere operativo il pacchetto di misure correttive di finanza pubblica concordate con la Unione Europea. Il decreto-legge - si legge nel comunicato di Palazzo Chigi  incide in senso riduttivo sulle spese dei Ministeri per complessivi 2,85 miliardi di euro; sulle spese per missioni, consulenze e di rappresentanza delle Amministrazioni pubbliche per 100 milioni di euro; sui trasferimenti alle imprese, pubbliche e private per 1,35 miliardi di euro; dal lato delle entrate, si incide sul settore delle assicurazioni, delle banche e degli enti non commerciali, per complessivi 1,3 miliardi di euro.
Il totale delle misure corrisponde, in termine di minore indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, all’importo di 5,5 miliardi di euro. A tali interventi sono da aggiungere ulteriori risparmi per 2 miliardi di euro generati attraverso misure amministrative, ovvero azioni discrezionali possibili a legislazione vigente.
Con lo stesso decreto, così come previsto dalla Legge Finanziaria, vengono anche introdotte norme per agevolare la costituzione di fondi di investimento per immobili di uso governativo.
Infine, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale in materia di illeciti edilizi, il provvedimento rinvia al 10 dicembre 2004 la data ultima per presentare la domanda di sanatoria.
Durisima la presa di posizione dell'Anci :
"Quella predisposta dal Governo è una manovra iniqua, autoritaria e centralista che aggredisce gli Enti Locali. Secondo i primi calcoli effettuati dall'Anci il taglio sarebbe di circa 1,4 miliardi di euro l'anno (cfr. La Repubblica "Comuni, il conto della manovra un miliardo e mezzo in sei mesi" ). Di fronte a una simile situazione l’unica risposta possibile e’ la rottura dei rapporti con l’esecutivo, l’abbandono a tempo indeterminato di tutte le sedi di concertazione istituzionale e la mobilitazione generale degli amministratori locali italiani’’. Lo afferma Leonardo Domenici, Presidente dell’Anci, secondo il quale ‘’Il Presidente del Consiglio, a questo punto, deve assumere l’interim anche di tutti i Comuni italiani con piu’ di 5.000 abitanti, che si troveranno ad affrontare una situazione esplosiva’’. In sostanza, secondo l’Anci, quanto previsto nella manovra correttiva predisposta dal Governo e’ inapplicabile e, in parte, anticostituzionale. ‘’La previsione di un contenimento del 10% della spesa media effettuata negli anni 2001-2003 - spiega Sergio Chiamparino, Sindaco di Torino e responsabile Anci per la finanza locale – e’ impensabile in assoluto se si considera che solamente il costo del rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti degli enti locali (firmato dal Governo) rappresenta un aumento del 6%. Se poi consideriamo che la riduzione dovrebbe valere anche per il 2004 (del quale sono ormai trascorsi più di sei mesi, con bilanci già ampiamente approvati), allora e’ evidente che siamo nell’area della impossibilità’’. ‘’Il drastico contenimento delle spese per consulenze – aggiunge – porterà poi al blocco di tutte le opere pubbliche, mentre la riduzione di 250 milioni (per il solo 2004) dei fondi per la programmazione negoziata ed i contratti d’area andrà a penalizzare duramente tutto il mezzogiorno, e soprattutto le aree che hanno cercato in questi anni un riscatto ed una rinascita’’. ‘’Quanto poi all’obbligo, per gli organi di controllo interni degli enti locali, di fare una rendicontazione periodica alla Corte dei Conti – conclude Chiamparino – questo rappresenta un vero e proprio balzo all’indietro di decenni, che appare in totale contraddizione con quanto previsto dalla Costituzione. In conclusione, con questa manovra il Governo fa pagare le proprie difficolta’ ai Comuni ed ai Cittadini. Peggio di così non si poteva fare’’.
Le Regioni potranno indebitarsi per finanziare contributi agli investimenti a privati: la deroga al  patto di stabilità interno è prevista dalla bozza del decreto  sulla manovra correttiva esaminata a  Palazzo Chigi.  La norma prevede alcuni paletti riferiti sia agli impegno  assunti al 31 dicembre 2003 sia a quelli successivi e approvati dalle leggi leggi di bilancio 2004, con esclusione di qualsiasi  variazione in aumento successivamente apportata. 
''Da quanto si apprende in queste  ore la manovra appare recessiva e di taglio a regioni ed  enti locali piuttosto che dedicata allo sviluppo. Per di più fatta senza  alcuna consultazione e alcun coinvolgimento'': la critica giunge dal Vicepresidente della Conferenza delle Regioni e Presidente dell' Emilia-Romagna,
Vasco Errani: ''si  continua a sbagliare, non consentendo un confronto serio e una  vera cooperazione fra le istituzioni fondamentali della  Repubblica e le forze sociali''.
(sm)
Storace si presenterà con propria lista alle regionali

Regionali, Storace lancia la sua lista, è il titolo de "Il Messaggero". Il presidente della regione Lazio quindi si ripresenta alle regionali del prossimo anno con una propria lista. Ed ecco perchè: 1) "voglio un centrodestra che dimostri di cambiare registro";  2) "non c'è più la politica a rappresentare la gente, c'è il volontariato, l'associazionismo. La gente si fida di più delle persone che degli apparati"; 3) "si riparte dal Lazio con la lista Storace, e chi è d'accordo mi deve seguire".
Il presidente della regione Lazio è
intervistato oggi anche da "la Repubblica" (La difesa di Storace. Il problema e' la Lega; L'ultimatum di Calderoli. Cacciamo gli incoerenti) sull'attuale stato di salute della maggioranza e sui nodi ancora da sciogliere.
''E' la Lega il problema di questa  maggioranza, mica l'Udc'', sostiene Storace. Il testo di riforma federalista uscito dal Senato non mi  piace ''proprio per niente, tant'e' vero che insieme agli altri  colleghi presidenti di regione abbiamo anche assunto un serie di 
iniziative comuni per cercare di migliorarlo. (...) secondo me  l'Udc piu' che la devolution vuole ridiscutere la coalizione,  come si sta nella coalizione. Ed e' una questione che non pone  solo l'Udc''.
''Io non mi iscrivo al partito dei pentiti delle dimissioni  di Tremonti - dice Storace - Il fatto che sia accaduto è un  fatto positivo, non per la persona ma per la politica che  impersonava. Vuole una risposta? Eccola: non è tollerabile che  ci sia un asse interno alla coalizione. Anche perché poi con la  malattia, purtroppo, di Bossi, l'asse finisce per farlo  Calderoli, non so se rendo l'idea... Sarebbe ora invece che la  si smettesse con certi atteggiamenti che autorizzano qualcuno a  ritenersi più garantito degli altri. (...) Dunque tocca  all'indiscutibile premier''.
''Fini è preoccupato e ha ragione. Nessuno vuole distruggere  la coalizione, ma non volerla distruggere non vuol dire  tacere'', conclude Storace.
(gs)

Condono: Martini: "situazione kafkiana";  Biasotti: proroga "corretta e necessaria"

La Legge regionale per definire i limiti delle applicazioni del condono edilizio sul territorio potrà "essere emanata entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto". Tempi strettissimi dunque per le Regioni, stabiliti dal decreto-legge, contenente la manovra economica preannunciata nei giorni scorsi, che ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei Ministri di venerdì.  Ma rispetto ai contenuti del Decreto  il Presidente della Regione Toscana in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera non esita a  parlare di situazione "kafkiana", anche perché - spiega Claudio Martini - la sentenza della Corte stabilisce che il Governo debba varare la legge di principio sul condono, oltre che dare alle Regioni quattro mesi di tempo per preparare le norme. Ma dov'è questa legge di principio?" In ogni caso la Toscana, prosegue Martini "è stata la prima Regione che già dal luglio 1993 ha definito e applicato una legge sugli abusi edilizi. Meglio: sui piccoli abusi", "gli unici abusi che noi abbiamo intenzione di condonare", perché i grandi abusi "non li prendiamo nemmeno in considerazione, a dispetto della Legge nazionale che era molto permissiva", non sono infatti possibili condoni di "abusi costruiti in zone incendiate, ma anche in terreni non edificabili, addirittura dentro ai parchi in alcuni casi. "Nella nostra Legge regionale - afferma Martini - abbiamo deciso che le oblazioni dei condoni finiscano nelle casse dei Comuni. Ma immagino che questo non certo quello che vuole il Governo, visto che ha dichiarato che con il condono vuole rimpinguare le Casse dello Stato così da poter abbassare le tasse ai cittadini". Grandi i rischi di caos istituzionale: "La nostra Legge regionale è già stata vistata dal Governo, adesso sarà difficile regolarsi anche perché il Governo non ha mai sentito l'obbligo di consultare le Regioni su questa materia. Non ha mai pensato di far sedere tutti quanti intorno ad un Tavolo per trovare un coordinamento eppure anche la sentenza della Consulta  (cfr. regioni.it n.319) lo avrebbe voluto.
Anche la Liguria si è mossa per tempo "già da due mesi, ormai, abbiamo approvato una Legge sul condono edilizio e - spiega il Presidente Sandro Biasotti,anche lui in un'intervista al Corriere della Sera - siamo l'unica Regione in Italia ad avere una norma perfettamente in regola con la sentenza della Corte  ( ... ). Con la nostra Legge regionale abbiamo recepito la Legge di condono nazionale pur restringendola parecchio. Per esempio, abbiamo aumentato le oblazioni, praticamente abbiamo raddoppiate le cifre. Abbiamo anche diminuito le metrature condonabili, quasi dimezzate.
Ma il Presidente Biasotti ha una lettura diversa rispetto alla situazione esistente, secondo il Presidente della Liguria infatti una "legge di principio" già c'è: "il condono di per sé è una legge di principio", ed anche se non c'è nessuna indicazione di merito, per il Presidente della Liguria ciò non rappresenta un handicap " penso che sia molto giusto che ogni Regione agisca in autonomia, sono così diverse l'una dall'altra. Giudizio positivo anche sulla proroga "assolutamente corretta e anche necessaria", anche se, ammette, "servivano tempi un pochino più lunghi".
E sull'argomento "Condono" sono anche intervenuti Maria Rita Lorenzetti (Presidente Umbria), Riccardo Illy (Presidente Friuli-Venezia Giulia), Marco Di Lello (Assessore Campania).
(sm)

Il federalismo possibile
E' sempre in discussione l'attuale riforma costituzionale federalista. Così lo Stato prevale sulle Regioni, è il titolo di un articolo de il Sole 24 Ore che affrontava ieri il tema dell'attuale discussione all'interno della maggioranza, e in particolare delle richieste dell'Udc, di correzione della riforma costituzionale in senso federalista già passata in prima lettura al Senato. Anche oggi sui quotidiani il tema è sempre d'attualità: Corriere della Sera, Federalismo, la Lega va a vedere le carte degli alleati; Sale tra gli italiani la voglia di proporzionale. Si' al federalismo, ma con piu' potere centrale; la Repubblica: Devolution e fisco, affondo Udc; l'Unità: Le invasioni barbariche.
Intanto al tavolo tecnico sulle riforme la maggioranza non ha ancora trovato un accordo definitivo sulle questioni aperte in materia di federalismo (mentre sono on line i consueti aggiornamenti del sito del dipartimento delle riforme istituzionali
aggiornamento della scheda sistematica delle principali sentenze della Corte Costituzionale in materia di riparto delle competenze legislative: anno 2004 - aggiornamento al 2 luglio 2004); inoltre fruibile il testo sull'approvazione definitiva Ddl 1094-B su incompatibilità, ineleggibilità e sistema elettorale regionale (16 giugno 2004) ).
Prosegue invece a Montecitorio la riunione del tavolo tecnico per le riforme che dovrà mettere a punto le soluzioni da discutere nell'incontro pomeridiano a Palazzo Chigi. Alla riunione partecipano Roberto Castella, Alessandro Ce', Pietro Fontanini ed Enrico Speroni per la Lega, Andrea Pastore, Donato Bruno, Carlo Vizzini ed Enrico La Loggia per Forza Italia, Francesco D'Onofrio, Luca Volonté e Giampiero D'Alia per l'Udc, e Domenico Nania per An.
Luca Ostellino su "il Sole 24 Ore"  spiega che gli emendamenti dei deputati Udc, fatti propri da Follini, mirano a un «federalismo equilibrato», senza rischi di "disarticolazione della Repubblica", e attribuiscono in maniera chiara e diretta allo Stato «il ruolo fondamentaLe di tutela dei valori unitari della Nazione». Si reintroduce così nella Costituzione una “gerarchia" tra i vari livelli istituzionali abolita dal nuovo Titolo V. E la giustificazione è quella di voler risolvere il conflitto delle materie concorrenti tra Stato e Regioni: l'ultima parola definitiva quindi va data allo Stato. §
Interviene in un fondo con apertura in prima pagina su l'Unità (
Le invasioni barbariche),  il presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani, sempre sul tema riforme e federalismo. Per Errani "la verità è che la riforma votata in prima lettura al Senato non è federalismo ma l’al tra faccia speculare del centralismo".
"In discussione  - spiega Errani, rispondendo anche a quanto scritto di recente da Walter Veltroni sul Corriere della Sera  - c'è lo Stato: qual è il sistema migliore per coniugare efficienza e capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini". Veltroni ha ragione nell'affermare "che dare poteri legislativi esclusivi alle Regioni in materie chiave per i diritti delle persone spezza il patto nazionale che ci rende cittadini italiani". Ma nel contempo "ci sono due rischi da evitare. Il primo: affondare l'idea di una riforma dello Stato in senso federale. Il secondo: cercare colpe invece di soluzioni. Io penso che la riforma serva perché per il centralismo ha già clamorosamente fallito" (...), "Ha fallito perché spreca, non fa comunità ma comprime identità e vocazioni locali".
Comunque il Titolo V va migliorato e completato (non in senso egoistico: leggi devolution) con un nuovo equilibrio fra i diversi soggetti della Repubblica che non porti ad un nuovo centralismo delle Regioni, "lavorando ad un vero Senato federale, che non è quell'obbrobrio uscito dalla baita di Lorenzago".  Si sollevano invece conflitti continui con Regioni, Province e Comuni: "Il motivo? E' che rappezzano - conclude Errani - il fallimento nei conti pubblici, si finge ora di non vedere quello ormai prossimo del federalismo possibile. A meno che non si cambi strada".
(gs)
Spettacolo: una proposta che è solo il primo ciak del confronto
Solo un'apertura del confronto,  con tanti dubbi e cautele ( cfr. regioni.it n.327), ma non è poco visto che sul tappeto  c'è anche l' ipotesi della regionalizzazione del Fus, quel  Fondo unico dello spettacolo non proprio da Creso e da difendere  sempre, anche oggi, dalle continue proposte di tagli. Questo e' stata in sintesi la presentazione a Bologna della  proposta di legge sullo spettacolo elaborata dalle Regioni sotto  il coordinamento della Liguria. La proposta delle Regioni e'  ''per una legge nazionale di principi nel quadro delle riforme  costituzionali'' e queste ultime prevedono appunto il decentramento delle risorse. Argomento questo che fa storcere il  naso a più d'uno, ma oggi i rappresentanti di Agis e Anci (per  i Comuni, il Sindaco di Parma Elvio Ubaldi rappresentante del settore cultura) avrebbero aperto uno spiraglio, disposti almeno  al ''confronto concreto'', rileva positivamente l'assessore  alla cultura della Regione Emilia-Romagna, Marco Barbieri (nella foto),  commentando l'esito dell'incontro: ''l'Agis in passato era  molto perplessa e tuttora c'è apprensione da parte degli  operatori del settore''. Ma Barbieri l'accoglie come cosa  naturale: è normale chiedersi ''cosa può succedere'' se a gestire le risorse saranno le Regioni e non più lo Stato.  ''La regionalizzazione del Fus - prosegue Barbieri - è tema  in discussione da tempo ed è una conseguenza del riformato  Titolo V della Costituzione. La proposta delle Regioni -afferma - non è ancora presentata ufficialmente. E' stata messa  sul tappeto per il confronto con le categorie economiche, il  Ministero, gli Enti locali. Al convegno c'erano anche i parlamentari firmatari di diverse proposte di legge (Andrea  Colasio, Fabio Garagnani, Giovanna Grignaffini), di diverso schieramento'', tiene a precisare. Barbieri è della Margherita  e rileva che il vice presidente della Giunta della Liguria e  titolare della cultura Gianni Plinio è di An. ''Non ha casacche - ribadisce - è la proposta delle Regioni'', e anche così ''non la consideriamo il Vangelo - aggiunge - la mettiamo a  disposizione, per capire se nella riflessione con gli altri si  può approdare a un punto fermo''. Barbieri ci tiene a essere  preciso: ''La proposta c'e' - precisa - e possono esserci anche  degli emendamenti, in una logica di federalismo cooperativo.  Questo - spiega - non e' un semplice braccio di ferro tra  Regioni e Governo, pensando anche agli Enti locali: bisogna decidere chi fa che cosa, per rispondere alle esigenze degli operatori dello spettacolo''.
A fare gli onori di casa, insieme al neo sindaco Sergio  Cofferati che ha portato un saluto al convegno, anche il  presidente della Regione Emilia-Romagna. Vasco Errani ha contestualizzato la nozione  di ''federalismo cooperativo'' e ha  rilevato come la ''grave  confusione attuale'' nella costruzione del federalismo impedisca  di ''ragionare anche su un sistema nazionale dello spettacolo''.  E ha auspicato, in un'ottica federalista, la nascita di ''un  patto inter-istituzionale'' che abbia come pilastri ''l'autonomia finanziaria ed un fondo di riequilibrio'' per  accompagnare il processo. Tornando al Fus, l'Emilia-Romagna sarebbe già pronta ad accoglierne la regionalizzazione, in particolare perché - spiega Barbieri - ''abbiamo già lavorato sui criteri di riparto  delle risorse, parte delicatissima nei settori artistici, e quest'anno partiamo già con alcune 'forme sperimentali'  condivise dagli operatori'', sottolinea: ''ma non tutte le Regioni sono pronte '', aggiunge. Nella proposta delle Regione, anche la previsione di una più forte autonomia gestionale nella cinematografia che risulta una  critica al Governo.
(red)
Gli anziani obesi regione per regione
Sui 10,8 milioni di italiani sopra i  65 anni di eta', 4,6 milioni sono sovrappeso e 1,4 sono obesi, il che fa quasi sei milioni di anziani con chili di troppo. Lo afferma il 5° Rapporto sull'Obesità in Italia dell'Istituto Auxologico Italiano, presentato a Milano. Ma se gli anziani con peso nella norma si concentrano soprattutto al Nord e in particolare nel Nord-Ovest, quelli sovrappeso e obesi sono soprattutto al Sud.L'iniziativa dell'Istituto Auxologico ''affronta un tema nuovo - ha commentato il suo direttore scientifico, Alberto Zanchetti - ma non inatteso: quello dell'obesita' in rapporto ai processi di invecchiamento dell'organismo'', poiche' ''l'obesita' e' anticamera a una serie di alterazioni metaboliche e cardiovascolari''. Tanto che ''risulta sempre piu' evidente come alcuni regimi dietetici ricchi di certi componenti e poveri di altri possano favorire il prolungamento della qualita' e della quantità della vita; e come l'attivita' fisica personalizzata sia utile per controllare lo scivolamento verso l'eccesso di peso e l'accumulo di grasso viscerale, fattori che concorrono ad alterare funzioni vitali dell'organismo, come la funzione cardiovascolare e quella respiratoria, per non parlare dei possibili rischi oncologici''.I numeri forniti dal professor Amleto D'Amicis, direttore dell'Unita' di Documentazione e Informazione Nutrizionale (INRAN) e responsabile della parte epidemiologica del Rapporto, sono espliciti: il sovrappeso e' in aumento, come nell'eta' adulta anche nella terza eta', dove dal 1994 al 2002, il numero delle persone con chili di troppo e' aumentato del 15-20%. ''Meno della meta' degli anziani - ha aggiunto D'Amicis - si trovano oggi in condizioni di normalita' di peso, solo il 38% degli uomini e il 44% delle donne. Inoltre, nelle donne dopo i 50 anni, oltre il 30% ha problemi di peso e l'80% di queste ha anche problemi di ipertensione''.Il rapporto evidenzia come ''l'obesita' risulti associata a una 'sindrome plurimetabolica' che comprende anche ipertensione arteriosa, diabete, malattie cardiovascolari, alcune neoplasie e osteoartrite''. Fra gli over 65 con un peso normale i diabetici sono il 10,1%, gli ipertesi il 31,7%, i cardiopatici il 16,6%, i malati di osteoartrosi il 55%; fra gli anziani obesi, i diabetici sono il 18,7%, gli ipertesi il 45,9%, i cardiopatici il 19,9%, i malati di osteoartrosi il 64,6%. Come si vede, le differenze sono pesanti e ''in definitiva - secondo il rapporto - l'obesita' e' associata a una minore aspettativa di vita: giovani adulti con un indice di massa corporea (BMI) pari a 35 o superiore hanno una aspettativa di riduzione nella durata della vita di 8-13 anni''.
La Toscana e la Val D'Aosta hanno il piu' alto numero di anziani con peso nella norma; gli over 65 sovrappeso sono soprattutto in Campania e Calabria; il maggior numero di obesi vive invece nel Molise e in Campania.   Le percentuali di sovrappeso e di obesi dividono perfettamente in due l'Italia, con il Lazio e l'Abruzzo che fungono da regioni cuscinetto.  Ecco la
tabella con la distribuzione percentuale degli individui di 65 anni e piu' per Indice di massa corporea (Bmi) per regione di residenza.
                    Normopeso      Sovrappeso      Obesi
                        %               %            %
Piemonte               45.0            41.7          9.3
Valle d'Aosta          46.9            39.4         10.5
Lombardia              45,5            38.4         11.5
Trentino-Alto Adige    44.8            40.5         10.5
Veneto                 43.0            42.0         12.3
Friuli-Venezia Giulia  41.0            44.6         11.6
Liguria                46.8            39.5         10.0
Emilia-Romagna         41.8            43.8         12.6
Toscana                47.7            40.3          9.0
Umbria                 40.9            44.1         13.1
Marche                 43.5            43.4         11.2
Lazio                  42.2            43.2         13.4
Abruzzo                39.0            45.6         13.5
Molise                 35.9            44.3         18.0
Campania               35.1            47.5         16.0
Puglia                 36.1            47.0         15.1
Basilicata             38.1            45.5         15.5
Calabria               36.3            46.1         15.8
Sicilia                38.5            43.3         15.2
Sardegna               40.0            43.9         13.9
(red)
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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