periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 206 - Roma, 17, 18 e 19  gennaio 2004

Sommario

Errani: Emilia e Romagna divise; "non facciamoci del male" Federalismo: passa in Commissione Senato Ddl del Governo
Un prontuario per gli enti locali Emilia-Romagna: nidi nei luoghi di lavoro
Formigoni: federalismo indispensabile alle riforme Marche: paradiso dell’Adriatico
Errani: Emilia e Romagna divise; "non facciamoci del male"
Emilia e Romagna senza più trattino, ma anche le comunità montane o due province d'Italia potranno divenire nuove Regioni.
''E' legittimo che ciascuno abbia le proprie opinioni, ma non facciamoci del male''. Il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani commenta così l'ultimo "ingrediente" aggiunto al "pasticcio" o "spezzattino" riforma costituzionale. Si tratta di un emendamento (la norma è generale) che rende possibile la divisione dell'Emilia dalla Romagna  tramite referendum popolare, e quindi la costituzione di due Regioni. Nel Ddl del Governo, che è stato approvato a maggioranza dalla Commissione affari costituzionali del Senato, è stato aggiunto infatti che "Nei cinque anni successivi alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale - dice l'emendamento "Calderoli" - si possono, con leggi costituzionalli, formare nuove Regioni". E tutto ciò può avvenire senza il concorso alle condizioni richieste dal primo comma dell'articolo 132 della Costituzione: "Si può, con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta tanti consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse". L'emendamento comunque conferma l'obbligo di sentire le popolazioni interessate, ma "le popolazioni interessate sono costituite dai cittadini residenti nei Comuni o nelle Province di cui si propone il distacco dalla Regione". Ciò significa che si voterebbe solo in Romagna e non in Emilia.
''Potremo avere una nuova Regione, la Romagna'', ha detto all' Ansa il
segretario della Lega nord Romagna, Gianluca Pini, riferendosi a questa approvazione da parte della Commissione Affari Costituzionali del Senato del ddl del governo per le riforme istituzionali. "Siamo sicuri che i romagnoli diranno si' alla separazione dall' Emilia e all' istituzione di una nuova Regione". Pini ha aggiunto che così: "con il federalismo fiscale le risorse resteranno nel territorio in cui sono prodotte e la ricchezza che, ad esempio, proviene dal turismo (e che Bologna non investe certo in Romagna) tornera' all' area romagnola".
''Non c'e' cosa piu' stolta che pensare di dividere un territorio che e' fra le regioni piu' forti in Europa'', ha invece sottolineato Vasco Errani che ha insistito sull'integrazione che rende piu' competitivi i due territori. ''Noi dobbiamo guardare avanti non indietro - ha detto ancora Errani - dare ottimismo, dare un messaggio di forza, di capacita' di fare''.
Fu il ministro Umberto Bossi ad annunciare a Forli' che entro il 2005 i romagnoli avrebbero potuto essere chiamati a un referendum sulla separazione della Romagna dall' Emilia. Il ministro delle Riforme presento' una proposta che, in un secondo tempo, fu modificata con il contributo del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, che è anche l'autore dell'emendamento in questione.
''Non stupisce - ha detto
Vasco Errani - che nel calderone confuso e sbagliato del testo approvato in Commissione Affari costituzionali al Senato sia stato inserito un paragrafo per colpire la regione Emilia Romagna, mettendone il discussione l'unita'''. Il vice presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni e presidente dell'Emilia Romagna precisa che la sua regione, ''forte in Europa, e' una risorsa non solo per le proprie comunita' locali, ma per il paese''.
''E' triste dover prendere atto - aggiunge Errani - che c'e' chi ama la divisione, lo spezzatino, e la contrapposizione fra territori. Resta pero' il fatto che questo testo non sta in piedi ne' su questo punto specifico, ne' negli altri orientamenti di fondo, criticati pesantemente da tutte le regioni, dai comuni e dalle province. Non so che vita avra' in aula, ma sono certo che i cittadini italiani, se andra' avanti questo testo, con il referendum sapranno far prevalere il buon senso''.
Il
senatore dei ds Walter Vitali, sottolinea criticamente, come  non sia "piu' necessario un minimo di un milione di abitanti. Non occorre che ne facciano richiesta tanti consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e che la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse. Basta un referendum limitato ai cittadini residenti nei comuni e nelle province di cui si propone il distacco dalla Regione''.
(gs)
Un prontuario per gli enti locali
Un vero e proprio "Prontuario degli Enti locali", è stato pubblicato nell'ambito della collana "i libri di Guida agli enti locali" de il Sole 24 ore. Il volume è curato da Oberdan Forlenza, e vuole rappresentare un contributo alle nuove ed aumentate esigenze di informazione che, oggi, hanno Comuni e Province.
La riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione - scrive il curatore nella sua presentazione -rivoluziona completamente il ruolo degli Enti locali all’interno della Repubblica, partendo proprio dalla centralità del Comune nello svolgimento delle funzioni amministrative, così come dispone il primo comma del l’art. 118".
Si tratta di uno strumento che visto il "processo di destataljzzazione nell’esercizio di compiti e funzioni amministrativi, che, se pure passa attraverso un loro primo conferimento alle Regioni, vede - secondo Forlenza - proprio negli Enti locali i soggetti destinatari finali delle competenze sottratte allo Stato."Tale processo, avviato con leggi ordinarie, spinto fino al possibile a Costituzione invariata, ha trovato infine la propria affermazione con la modifica costituzionale".
"Tuttavia - scrive ancora Forlenza - il processo di ridefinizione degli Enti locali non può dirsi terminato Anzi, proprio la riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione ripropone nuovamente l’esame dell’adeguatezza di molte delle disposizioni del (...) Testo Unico; postula un aggiornamento (se non una riscrittura) degli Statuti". 
Siamo di fronte - secondo il curatore del volume -  ad un processo che non sarà "compiuto fintanto che non si strutturi una figura di Ente locale del tutto nuova frutto dell’esercizio effettivo dell’autonomia statutaria, sia pure nell’ambito delle leggi generali che ne regolano l’ordinamento". L'attenzione si ferma su "due aspetti, relativi a tutte le pubbliche amministrazioni, che assumono profili particolari proprio negli Enti locali", le "riorganizzazioni delle pubbliche amministrazioni sulla base del principio di separazione tra indirizzo politico-amministrativo ed attività gestionale" e la "contrattualizzazione" (con le sue conseguenze) del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. E si tratta di approcci che evidentemente "pongono problemi nuovi all’Ente locale". "Nel primo caso - prosegue il ragionamento Forlenza -  ci si può porre la domanda se un principio di separazione, quale quello richiamato, sia effettivamente applicabile (ed applicato) indifferentemente ad organismi amministrativi grandi e complessi e a piccole realtà che vivono molto spesso di rapporti interpersonali. Nel secondo caso, la cd. «privatizzazione» del rapporto di lavoro, il mutamento di giurisdizione, l’attribuzione della difesa nel giudizio di primo grado alla stessa amministrazione comportano problemi nuovi sul piano organizzativo, ma anche di preparazione e sensibilità del personale dell’Ente.
In tale contesto, si colloca il "Prontuario" che senza avere presunzione di essere esaustivo, seleziona "alcune decine di voci, rappresentative di materie o di funzioni complesse attribuite a Comuni e Province" e fornisce "al lettore un primo e tendenzialmente esaustivo orientamento. Nelle singole voci è presente sia una esposizione teorica dei principi che regolano la materia trattata, sia la sua disciplina giuridica, sia, infine, la «ricaduta» sul pian pratico.
Gli argomenti (cfr. sommario) trattati nel Prontuario tentano di toccare tutte le principali tematiche amministrative:
- un primo nucleo di argomenti risponde ad esigenze di aggiornamento della figure dell’Ente locale all’indomani della riforma costituzionale; è questo il caso delle voci «Controlli» (profili costituzionali) e «Statuto e regolamento»;
-  un secondo nucleo, riguarda l’organizzazione e gli organi dell’Ente
- un terzo nucleo, riguarda in generale i procedimenti amministrativi e le peculiarità ditali procedimenti sia alla luce di recenti innovazioni legislative, sia considerando le specificità ditali procedimenti generali una volta calati nella realtà degli enti locali. Si pensi, in tal senso, alle voci «Autocertificazione», «Avvio e conclusione del procedimento», «Silenzio della pa.», «Verbale e verbalizzazione», «Responsabile del procedimento», «Conferenza di servizi» ed altre;
- un quarto nucleo riguarda i principali compiti interessanti la vita dell’Ente locale, dall’attività edilizia, agli appalti di lavori, forniture e servizi, fino alla espropriazione per pubblica utilità;
- un quinto nucleo, infine, concerne gli aspetti di contabilità e bilancio, nonché i tributi locali. (sm)
Formigoni: il sistema non può reggere senza federalismo
"La soluzione è il federalismo fiscale. E' quello il passo decisivo". Per Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, bene la Devolution ma il Senato federale è da rifare. Il Senato così come è stato disegnato dalla Commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama è debole perché poco rappresentativo dei sistemi regionali. Il presidente Formigoni lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera (domenica 18 gennaio): "Un Senato federale deve essere rappresentativo anche dei sistemi regionali" e non deve essere un organismo di controllo sulle Regioni, ma di coinvolgimento delle Regioni "in una logica di sintesi unitaria del Paese". E ribadisce il modello di riferimento: il Senato federale del  Bundesrat tedesco.
Formigoni inoltre ricorda quattro emendamenti indispensabili alla riforma: 1) contestualità nelle elezioni per il Senato e per le Regioni, 2) presenza di rappresentanti degli esecutivi delle Regioni, 3) bilancio dello Stato fra le competenze del nuovo Senato, 4) aspetti delle Regioni a statuto speciale.
Rispetto ai "parlamentini sovraregionali", Formigoni non vede tutto questo scandalo: "E' un allargamento di qualcosa che c'è già". Il vero problema è l'attuazione del federalismo fiscale: "senza federalismo fiscale non si va da nessuna pane. E proprio per questo non può essere continuamente rinviato". L'Alta Commissione istituita nella Finanziaria di un anno fa doveva concludere i suoi lavori a marzo "e invece è riuscita a insediarsi soltanto a maggio. A dicembre è stata di nuovo prorogata...". E paradossalmente in attesa del federalismo fiscale il Governo ha bloccato i fondi: "Aspettiamo ancora - afferma  Formigoni -  le risorse necessarie per far fronte alle competenze che ci sono state trasferite con le leggi Bassanini. Stiamo aspettando che il governo ci dia quello che ci deve: 7 miliardi e 400 milioni di euro".
Si fa riferimento a 5 miliardi di euro legati alla sottostima del Fondo Sanitario Nazionale, di 1,4 miliardi di euro di mancati finanziamenti delle leggi Bassanini sul decentramento amministrativo e di un altro milione di euro stimato e finora non riconosciuto dal Governo per l'assistenza sanitaria agli immigrati regolarizzati dalla legge Bossi-Fini. Ultimo aspetto che ha fatto venir meno il principio di responsabilità istituzionale semplificato efficacemente nel  "chi rompe paga", previsto dal Patto dell'8 agosto 2001 tra Governo e Regioni sulla spesa sanitaria.
Comunque Formigoni è soddisfatto della Devolution: "È quello che aveva chiesto la Lombardia. Il governo Berlusconi ha mantenuto i suoi impegni e di questo sono ovviamente soddisfatto". Infine un ultimo accenno a chi non vuole le riforme: "Uno schieramento trasversale". Poi ci sono anche le resistenze della burocrazia ministeriale, ma ormai l'ora è suonata. Il sistema non può resistere senza una riforma".
(gs)
Federalismo: passa in Commissione Senato Ddl del Governo
Modifica di 35 articoli su 139 della nostra Costituzione, pari a circa il 25% delle norme. La Commissione affari costituzionali del Senato ha approvato a maggioranza il Ddl del Governo per le riforme istituzionali. Le opposizioni poco prima erano uscite dall'Aula in segno di protesta. L'Assemblea di Palazzo Madama discutera' le riforme a partire dal 22 gennaio. ''Con questa cosa del Senato per le Regioni - ha detto il ministro Umberto Bossi -  e' stato fatto un passo avanti gigantesco rispetto alla situazione attuale. Ovvero il sogno risorgimentale dell'unita' nella diversita'''. Ma i senatori dell'opposizione hanno abbandonato i lavori della commissione Affari costituzionali per protesta contro le nuove norme varate sulla Corte costituzionale: i giudici della Consulta diventeranno 19, di cui 5 nominati dal presidente della Repubblica, 3 dalla Camera dei deputati, 6 dal Senato federale e 5 dalla suprema magistratura.
Queste, in sintesi, le principali novita' (
DDL COSTITUZIONALE S. 2544: 16 GENNAIO LA COMMISSIONE 1^ DEL SENATO HA TERMINATO L’ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE.):
   - SENATO FEDERALE - Viene istituito il Senato federale della Repubblica composto di 200 senatori ai quali si aggiungono tre  senatori a vita nominati dal presidente della Repubblica.  Restano senatori di diritto a vita gli ex presidenti della Repubblica. Il senato e' eletto a suffragio universale su base regionale. Ha competenze diverse dalla Camera dei deputati che  si compone di 400 deputati. La Camera dura in carica cinque  anni, il Senato federale sei, alla prima vengono attribuite  tutte le funzioni politiche compresa quella di dare la fiducia  al Governo.
E' prevista una ripartizione delle competenze legislative.  La Camera legifera sulle materie che l'art.117 della  Costituzione attribuisce in modo esclusivo allo Stato. Il Senato  detta invece i criteri regionali delle materie concorrenti tra  Stato e Regioni.Ciascuna Camera puo' chiedere di discutere un  disegno di legge approvato dall'altro ramo del Parlamento  purche' lo chiedano entro due giorni due quinti dei componenti.
L'ultima parola spetta pero' comunque al ramo del Parlamento che  ha competenza su quella materia. Solo nel caso in cui il Governo  dichiari come essenziali per l'attuazione del suo programma  modifiche decise dalla Camera su un testo approvato dal Senato,  vale la decisione dei deputati. Il Senato puo' ribaltarla solo  con una maggioranza dei tre quinti dei suoi componenti.
    - INTERESSE NAZIONALE - Al Senato federale e' attribuito  anche il compito di decidere sulle normative regionali che non  rispettano due principi fondamentali: gli interessi dello Stato  e quelli di altre regioni.
    - ASSEMBLEE DI COORDINAMENTO DELLE AUTONOMIE - Le Regioni  che vogliono farlo possono istituire organismi comuni: le  assemblee di coordinamento delle autonomie. Vi fanno parte  componenti designati per meta' dalla Regione e per l'altra meta'  dal consiglio delle autonomie locali. Ciascuna assemblea deve  avere un numero di componenti proporzionale al numero degli  abitanti delle regioni che vi partecipano. Le assemblee  esprimono il proprio parere al Senato federale sui disegni di  legge di sua competenza. Con un'altra norma la commissione  Affari costituzionali ha stabilito che almeno due assemblee  regionali, tra loro coordinate, possono presentare un disegno di  legge al Senato federale che deve discuterlo con una corsia  preferenziale stabilita dal Governo. I disegni di legge proposti  da una singola assemblea regionale vengono invece inseriti nei  lavori del Senato con un iter normale.
   - LA CORTE COSTITUZIONALE - La Corte costituzionale si compone di 19 giudici. Cinque sono nominati dal presidente della Repubblica, tre dalla Camera dei deputati, sei dal Senato federale e cinque dalle Supreme magistrature.
   - NUOVE REGIONI - Per cinque anni dall'entrata in vigore delle modifiche costituzionali potranno essere celebrati referendum tra i cittadini che vogliano distaccarsi da una regione per costituirne una autonoma. La norma transitoria e' stata concepita tenendo conto della possibile creazione della regione Romagna.
  - ROMA CAPITALE - Il testo Roma e' la capitale della repubblica federale e dispone di forme e condizioni particolari di autonomia anche normativa.

''Stiamo facendo un passo avanti gigantesco. Ad affermarlo, in una intervista al 'Sole 24 Ore', e' stato il
ministro per gli Affari Regionali, Enrico La Loggia.
''Il viaggio sarà lungo ma il treno delle riforme, o meglio il convoglio, viste le dimensioni, e' uscito dalla stazione'', ha affermato
Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato della Lega, che ringrazia per il lavoro fino ad oggi svolto Francesco D'Onofrio, il presidente della commissione Affari costituzionali Pastore e Domenico Nania, ''con cui abbiamo condiviso il ruolo dei saggi piu' vituperati nel mondo'' ed il ministro Bossi che ''sta cambiando il Paese''.
Per il ds Franco Bassanini, cosi' i ''nove componenti su 19 della Consulta sono espressione della politica, e quindi potenzialmente non piu' giudicisuper partes, chiamati a stabilire l'oggettiva inconstituzionalita' delle leggi, ma uomini di parte''.
Il presidente della Regione Lazio
Francesco Storace si e' detto contrario all'ipotesi della creazione delle macro regioni della quale si sta parlando in occasione delle riforme istituzionali. ''Non c'e' bisogno - ha detto - di colossi istituzionali, se lo metta in testa il ministro delle Riforme, Bossi, e con lui l'intera politica italiana''.
Si conferma la fibrillazione anche all'interno della maggioranza.
''Se An e Udc dovessero arrivare alla determinazione di far mancare il loro voto in Parlamento sulle riforme federaliste, e in particolare sulle assemblee consultive delle Regioni, la reazione della Lega sarebbe estremamente dura'', ha detto' il presidente dei deputati leghisti Alessandro Ce'.
''Vogliamo lanciare l'allarme -ha detto il segretario dei Ds, Piero Fassino- su una proposta che giudichiamo particolarmente pericolosa e inquietante, perche' mette in discussione l'unita' del Paese. Il centro destra la sta gabellando come federalismo e invece siamo in presenza di un progetto basato su vere e proprie assemblee interregionali, le cui deliberazioni potranno essere in potenziale conflitto tra di loro, tanto da determinare l'ingovernabilita' e la rottura istituzionale dello Stato italiano''.
 ''Il Paese -osserva invece il presidente della Margherita, Francesco Rutelli- ha bisogno di equilibrio e di solidita'. Abbiamo visto che il governo non e' in grado di mandare avanti l'economia. Invece di risovere i problemi li aggrava e moltiplica i conflitti. Ora il governo, sulla scia dei diktat di Bossi, pensa di indebolire il capo dello Stato e fornisce poteri sproporzionati al presidente del Consiglio''.
 ''Ciampi -afferma il presidente dello Sdi, Enrico Boselli- ha detto che le riforme non possono durare una sola legislatura".
''Sono in linea con gli orientamenti del governo, ma noi al Sud abbiamo chiesto che prima di arrivare al federalismo si risarciscano, almeno in parte, i crediti che il mezzogiorno ha maturato verso il Paese'', ha detto il presidente della giunta regionale della Calabria, Giuseppe Chiaravalloti.
Il vice  presidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni, Vasco  Errani, definisce il testo ''confuso e sbagliato.'' ''Su questa strada - dice Errani - si va nella direzione  opposta ad un federalismo serio.'' Liquidando con una battuta, ''e' una sciocchezza irricevibile'', il commento del ministro Bossi,che aveva detto che i governatori sono contro il ddl per interessi  personali (''vogliono venire tutti a Roma''), Errani sempre  rivolto alla Lega, aggiunge:''per inseguire il partito di Bossi  si rischia un grande pasticcio, e si mette a repentaglio  l'unita' del Paese.'' Anche l'assessore agli Enti Locali e alle Riforme della Regione  Lazio, Donato Robilotta, non risparmia critiche al testo accusando la Cdl di aver avuto fretta:''la Costituzione - dice - non si puo' approvare in fretta e furia''.Definisce la riforma approvata ''un obrobrio giuridico'' e sostiene che il testo ''fa entrare in corto circuito le diverse istituzioni, blocca il federalismo, quello vero, e crea il caos''.
L'assessore della giunta Storace conclude dicendo che il tempo stringe e che le regioni potrebbero discuterne nella riunione al Plaza del 21.
(sm)
Emilia-Romagna: nidi nei luoghi di lavoro
Il tema dei nidi nei luoghi di lavoro è al centro dell’impegno della Regione Emilia-Romagna, che vuole sempre più sostenere e diffondere esperienze di qualità nell’ambito dei servizi educativi rivolti alla prima infanzia.
Il progetto di nido aziendale avviato nella Facoltà di Medicina Veterinaria a Ozzano dell'Emilia costituisce un esempio tipo. Affrontare il tema dei nidi nei luoghi di lavoro significa ragionare complessivamente sul sistema dei servizi all'infanzia.
“Vogliamo fornire un’opportunità ad ogni bimbo e ad ogni famiglia – ha commentato l’assessore regionale alle Politiche sociali, Gianluca Borghi - anche dove, come in questo Comune, non vi sono liste d’attesa”. L’assessore ha specificato come “si vogliano garantire servizi che siano ovunque di pari qualità e con caratteristiche comuni”, quindi ha posto l’accento sull’evoluzione dei servizi educativi per l’infanzia in Regione: “Dal 1996 in Emilia-Romagna i nidi sono passati da circa 400 a 521, e vi è stato un notevole aumento anche dei servizi integrativi, che che accanto al centro del sistema educativo, i nidi, offrono nuove opportunità e alternative”. Questi ultimi, tra cui rientrano i nidi aziendali, i micronidi, i centri gioco e via dicendo, sono passati in tre anni da poche decine a oltre 180.
Oggi, in Emilia-Romagna funzionano circa 521 nidi d’infanzia (pubblici e privati, comprese alcune sezioni primavera aggregate a scuole dell'infanzia), 181 servizi integrativi (spazi bambini e centri per bambini e genitori), 26 esperienze sperimentali (educatrice familiare, educatrice domiciliare e altri servizi), 19 centri per le famiglie. Nel nostro territorio frequenta il nido circa il 22,5% dei bambini in età, a fronte di una media nazionale che si aggira intorno al 7,5%.
Riguardo ai nidi nei luoghi di lavoro, le indicazioni suggerite dalla Regione sono che preferibilmente siano collocati al di fuori dell’azienda, per evitare le possibili contaminazioni relazionali tra madre e bambino che non aiuterebbero quest’ultimo ad elaborare una separazione necessaria a vivere l’esperienza del nido;
In secondo luogo che il nido aziendale sia collocato in prossimità di un luogo salubre, vicino all’azienda ma in un contesto di facile utilizzo da parte dell’intera comunità locale. Ciò anche per consentire, con una eventuale riserva di posti  a favore delle famiglie residenti in quel territorio, una maggiore coesione sociale. Infine, le indicazioni della Regione sono per il favorire una convenzione con il Comune ospitante la struttura, il che renderebbe ancora più realizzabile l’integrazione del nido aziendale e della sua progettualità con i servizi di territorio.
I NIDI AZIENDALI IN EMILIA-ROMAGNA
SERVIZI GIA’ ATTIVI
Nido aziendale in località Ozzano dell'Emilia (provincia di Bologna).
Presso l’Università degli studi di Bologna - Facoltà di veterinaria. Capienza n. 16 bambini.
Nido aziendale a Ravenna. Presso la Questura. Capienza n. 18 bambini.
Nido aziendale in Modena. Presso il Policlinico di Modena
SERVIZI IN FASE DI REALIZZAZIONE
Gaggio Montano (provincia di Bologna). Presso la ditta Saeco. Capienza n. 36 bambini.
Forlì. Presso la ditta Zanussi.
Bologna. Presso l’Ausl Sant'Orsola-Malpighi
Bologna. Presso l’Università degli Studi di Bologna.
Reggio Emilia. Presso ditte Max-Mara e Mariella Burani.
Parma. Presso la ditta Barilla.
Cesena. Presso l’azienda Ausl Bufalini. Capienza n. 16 bambini
(red)
Marche: paradiso dell’Adriatico

Le Marche scopre di essere “il paradiso dell’Adriatico” o “La nuova Toscana”, racchiudendo in sè “arte, storia e un litorale paradisiaco”. Sono i giudizi espressi dalla stampa spagnola che, negli ultimi tempi, ha dedicato spazio a una regione “tutta da scoprire”. Secondo il quotidiano ABC, con un’ora di volo da Barcellona – collegata con l’aeroporto di Falconara – è possibile scoprire “la pittoresca regione delle Marche (se pronuncia ‘marque’), situata nel Centro Italia, tra la cordillera degli Appennini e il Mare Adriatico, dove cultura e storia si mescolano con il paesaggio, le spiagge e lo shopping delle migliori griffe”. ABC ricorda, poi, che “Il Wall Street Journal definisce la regione come la nuova Toscana, dove gli amanti della storia e dell’arte incontrano numerose località d’interesse, come Urbino, capitale del Rinascimento, e Loreto, con il suo Santuario mariano”. Soddisfatto è l’assessore al Turismo Lidio Rocchi: “Stiamo portando avanti una politica promozionale mirata, calibrata alle reali esigenze dei singoli mercati esteri collegati con l’aeroporto di Ancona Falconara. I giudizi espressi dai vari organi di stampa spagnoli, oltre che essere graditi, testimoniano la bontà delle iniziative intraprese nella penisola iberica. E i ritorni pubblicitari, confermati dai riscontri numerici, dicono che la strada percorsa è quella giusta e va seguita anche nel 2004”. Nello scorso anno le presenze dei turisti spagnoli sono cresciute, nelle Marche, del 2,7% (dati gennaio – settembre). Il Programma promozionale 2004 dedica un progetto specifico alla Spagna. Oltre alla partecipazione alla Fiera turistica di Barcellona, la Regione curerà gli allestimenti pubblicitari nei Centri commerciali, negli aeroporti e nelle località di maggiore interesse. Particolare attenzione sarà dedicata ai mass media, in stretta collaborazione con l’Enit, e al coinvolgimento degli operatori turistici. È prevista anche l’attivazione di un sito internet in lingua spagnola. Non dimenticando, come emerge dagli articoli recentemente pubblicati in Spagna, che anche la cucina è un buon biglietto da visita. Le Marche vengono descritte come una “regione da scoprire attraverso un viaggio culinario”. Protagonista è il tartufo bianco, la cui degustazione va alternata con la scoperta “delle antiche origini di Ascoli Piceno e la tranquillità del litorale di Pesaro, Senigallia, Ancona, Portonovo, Sirolo, Numana, Grottammare e San Benedetto”.
Si segnala anche un'altra iniziativa:
Voyager 2003, il progetto sul riciclaggio dei rifiuti in campo artistico - promosso dall’assessorato all’Ambiente della Regione Marche e dall’Arci di Ancona, in collaborazione la Provincia e il Comune di Ancona, l’Ente Parco del Cònero, Portonovo s.r.l. ed AnconAmbiente – chiuderà, sabato 17 gennaio, a Spalato, il suo lungo percorso, iniziato l’estate scorsa. Nella città croata verrà inaugurata l’esposizione delle opere, alla presenza di una delegazione dell’assessorato regionale all’Ambiente. L’esposizione, che si terrà nelle prestigiose sale espositive del Palazzo di Diocleziano e che rimarrà aperta sino al 15 di febbraio, propone i lavori e le opere già mostrate “open air” la scorsa estate a Portonovo. Viene così realizzato uno dei principali obiettivi di Voyager 2003: unire, sul tema del riciclaggio dei rifiuti, le due sponde dell’adriatico. Elemento unificante del progetto è, infatti, la trasformazione in opere d’arte dei rifiuti lasciati dalle mareggiate invernali nelle spiagge di Portonovo. “La cultura del riciclo – ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente, Marco Amagliani – oltre che una prassi corretta della vita quotidiana, rappresenta anche una risorsa culturale, capace di valorizzare quello che non serve più e di educare, soprattutto i giovani, al rispetto della natura. L’iniziativa ha avuto un buon successo di pubblico e ha suscitato l’interesse di molte persone. Siamo soddisfatti per aver investito risorse in questa manifestazione, i cui risultati ci spingono a valutare, anche per il 2004, un analogo impegno, ampliando la portata della manifestazione stessa”.
(red)

 

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