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Regioni.it

n. 4278 - martedì 19 aprile 2022

Sommario
- Corte dei conti: Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni
- Accesso al credito da parte delle imprese: punti di attenzione
- PNRR, riforma del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore: emendamenti al Ddl
- Sanità: De Luca, per le "Case di Comunità" occorrono fondi per il personale
- Covid-19 e prosecuzione anno scolastico 2021-2022: le osservazioni sul Decreto
- Pasqua 2022: nella speranza della pace

+T -T
Corte dei conti: Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni

(Regioni.it 4278 - 19/04/2022) "La situazione 2020 della finanza regionaleva inquadrata nell’eccezionalità del quadro pandemico e dei suoi riflessi sui bilanci degli enti, con riduzione di alcune entrate e maggiori esigenze di spesa. I diversi interventi statali hanno compensato gli effetti negativi connessi alla perdita di gettito ed al sostegno alla spesa sanitaria". È quanto emerge dalla “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province autonome” (approvata, con Delibera n. 6/SEZAUT/2022/FRG, dalla Sezione autonomie della Corte dei conti), in cui la magistratura contabile ha esaminato i rendiconti finanziari 2018-2020 contenuti nella banca dati delle amministrazioni pubbliche (BDAP), evidenziando la tenuta complessiva delle Regioni all’impatto pandemico.
Quelle a statuto ordinario, si legge nel comunicato stampa della Corte dei conti, registrano un lieve incremento delle entrate correnti per i maggiori trasferimenti statali nel 2020. La spesa sanitaria dell’intero comparto delle Regioni passa dai 122,1 miliardi di euro del 2018 ai 136,7 del 2020, concentrandosi per lo più nella parte corrente del bilancio in linea con lo scenario pandemico che ha reso necessario l’abbandono delle logiche di contenimento. Decrescente, invece, rispetto al 2019, è l’andamento della spesa sanitaria in conto capitale.
La spesa non sanitaria - di incidenza più elevata nelle Regioni a statuto speciale per le maggiori funzioni - registra, nelle Regioni a statuto ordinario, una crescita accentuatasi nel 2020, con una maggiore distribuzione nei trasporti, nelle politiche sociali e per lo sviluppo economico. E’, inoltre, carente la capacità di programmazione per la parte in conto capitale, con tempi protratti di realizzazione degli interventi ed una parte consistente degli impegni assunti, non esigibile nell’esercizio, confluita nel fondo pluriennale vincolato.
Nel complesso - evidenzia la Corte - si osserva una maggiore formazione di residui dalla competenza, come parte significativa di quelli complessivi, i quali riducono tuttavia la loro consistenza dagli 84,33 miliardi di euro del 2018 ai 79,75 del 2020. I saldi di competenza 2018-2020 delle Regioni risultano in linea con gli obiettivi di finanza pubblica grazie alla semplificazione del regime dei saldi di quest’ultima, nonché al passaggio ai nuovi obiettivi del pareggio di bilancio. L’equilibrio di bilancio finale è sempre di segno positivo ma, a seguito della detrazione delle quote vincolate e accantonate dal risultato di amministrazione, emerge nel complesso un disavanzo principalmente legato al fondo anticipazioni di liquidità.
Segna il passo, infine, con differenze sul territorio, il nuovo debito delle Regioni (-1,35% nell’ultimo anno), in virtù della scarsa dinamica della spesa in conto capitale e della realizzazione di operazioni di ristrutturazione. Meritano attenzione gli andamenti del debito non finanziario e della componente del debito verso fornitori, in forte crescita nel 2020.
Il periodo temporale esaminato è stato caratterizzato, per l’esercizio 2020, dalla straordinarietà del contesto imprevedibile e di eccezionale rilevanza che ha condotto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a dichiarare il 30 gennaio 2020 lo stato di emergenza internazionale di salute pubblica per il coronavirus Covid-19
Il Parlamento italiano nel corso del 2020, su richiesta del Governo, ha applicato per cinque volte l’art. 6 della legge 243/2012 di attuazione dell’art. 81 della Costituzione1 per autorizzare lo scostamento dagli obiettivi di finanza pubblica. L’insieme degli scostamenti autorizzati è stato pari a 225 miliardi in termini di maggiori spese e minori entrate, e di 113 miliardi in termini di indebitamento netto. Nel corso del 2020 il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo è aumentato di oltre 21,2 punti percentuali, superando il 155,8% e collocandosi così a un livello di poco inferiore al massimo storico raggiunto un secolo fa al termine della Prima guerra mondiale .
Il PIL dell’Italia, investita dalla pandemia prima e più gravemente degli altri paesi europei, nel 2020 ha subito una contrazione dell’8,9%, il dato peggiore dell’Unione europea e della storia del dopoguerra; l’occupazione si è ridotta del 10,3% in ULA3 ; l’indebitamento netto è cresciuto dall’1,5% del 2019 al 9,6% del 2020, con un disavanzo primario del 6,1% del Pil dopo oltre trent’anni di avanzo primario (con la sola eccezione del 2009)4 . Il blocco forzato di attività produttive, movimenti delle persone, servizi pubblici, con l’eccezione di poche attività essenziali, ha prodotto effetti economici inusitati: l’impatto della crisi ha portato a una riduzione rispetto al 2019 di 92,8 miliardi di reddito disponibile per le famiglie5 ; i redditi da lavoro dipendente si sono ridotti di 49,8 miliardi; la spesa per consumi si è ridotta del 9% rispetto al 2019 scendendo a un valore medio di 2.328 euro, riportando il consumo medio delle famiglie al livello del 20006 . L’occupazione complessiva ancora a metà del 2021 restava inferiore di 814.000 unità al livello del febbraio 20207 . È anche da considerare l’aspetto demografico con la coincidenza di un picco di oltre 746 mila decessi (100 mila in più rispetto al 2019) e una contrazione di quasi il 4% delle nascite a 404.104 nuovi nati, che ha colpito in modo particolarmente acuto le Regioni del Nord-Ovest e del Mezzogiorno. In conseguenza della pandemia e dell’aumento della povertà, l’aspettativa di vita è scesa di 1,4 anni per i residenti. In base ai dati Istat, nel 2020 il Pil in volume è diminuito del 9,2% nel Nord-Est, del 9% nel Nord-Ovest, dell’8,9% nel Centro e dell’8,6% nel Mezzogiorno. Gli andamenti in maggiore flessione hanno riguardato i comparti commercio, pubblici esercizi, trasporti, comunicazioni e industria. Al contrario, i servizi finanziari, immobiliari e professionali e gli altri servizi hanno riportato una riduzione più contenuta. Alla contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata una riduzione in volume dei consumi finali delle famiglie dell’11,7% a livello nazionale. Anche in questo caso il Nord-Est ha mostrato la riduzione più consistente (-12,6%) e il Mezzogiorno quella più contenuta (-10,7%). Tuttavia, l’economia italiana ha anche manifestato importanti capacità di reazione, già nel secondo semestre del 2020: particolarmente sensibile è risultato il rimbalzo registrato nel terzo trimestre dell’anno (+15,8%) mentre nell’ultimo trimestre il prodotto è caduto meno (-1,8%) di quanto temuto in autunno. Nel 2021, la crescita del Pil è risultata maggiore rispetto alle stime preliminari (+6,6%, a fronte del 4,1% previsto nel Documento di economia e finanza e del 6% indicato nella relativa Nota di aggiornamento). La possibilità di recuperare tassi di sviluppo stabilmente più elevati è connessa alla effettiva attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)8 e ciò dovrebbe anche garantire la sostenibilità prospettica del debito pubblico. I benefici che l’attuazione del PNRR si propone verrebbero perseguiti attraverso un radicale mutamento di politica economica dell’Unione europea, puntando a conseguire una riduzione del debito pubblico attraverso un accrescimento strutturale del tasso di crescita potenziale, elevando la percentuale degli investimenti pubblici, dipendenti largamente dalla capacità di spesa degli enti di prossimità, in primo luogo Comuni e Province, ma anche Regioni9 . Una volta conclusa la fase eccezionale conseguente alla pandemia, la ripresa degli investimenti, pubblici e privati, che costituisce il principale obiettivo del PNRR, dovrebbe restare stabile anche a seguito del ripristino delle procedure in attuazione dell’articolo 126 del TFUE in materia di deficit eccessivi, assicurando la piena sostenibilità della finanza pubblica nel medio termine. Tale auspicabile prospettiva potrebbe, però, ancora una volta impattare in fattori straordinari negativi correlati alle recenti tensioni geo-politiche.


( red / 19.04.22 )
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Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

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