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Regioni.it

n. 4301 - lunedì 23 maggio 2022

Sommario
- 23 maggio giornata nazionale della legalità: 30 anni fa la strage di Capaci
- Conferenza delle Regioni mercoledì 25 maggio
- "Decreto Aiuti": audizione della Conferenza delle Regioni il 25 maggio
- Conclusa la quinta edizione di Fiera Didacta Italia, protagonista la "Scuola delle Regioni"
- Misure urgenti per l'attuazione del Pnrr: emendamenti al decreto
- "Dal Green Deal al Next Generation EU: la nuova Governance economica europea". Oggi l'ultimo modulo

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23 maggio giornata nazionale della legalità: 30 anni fa la strage di Capaci

Le riflessioni del Capo dello Stato e dei Presidenti delle Regioni

(Regioni.it 4301 - 23/05/2022) "Sono trascorsi trent’anni da quel terribile 23 maggio quando la vita della nostra Repubblica sembrò fermarsi come annientata dal dolore, dalla paura. Il silenzio assordante dopo l’inaudito boato rappresenta in maniera efficace il disorientamento che provò il Paese di fronte a quell’agguato senza precedenti, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani", è questo il passaggio inziale del discorso pronunciato, nel 30° anniversario delle stragi di Capaci e di Via d'Amelio, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è recato a Palermo dove è intervenuto all’iniziativa promossa dalla Fondazione Giovanni e Maria Falcone con il titolo “La memoria di tutti. L’Italia, Palermo trent’anni dopo”.
"Del tutto al contrario di quanto avevano immaginato gli autori del vile attentato, allo smarrimento iniziale - ha sottolineato il Capo dello Stato - seguì l’immediata reazione delle Istituzioni democratiche. Il dolore e lo sgomento di quei giorni divennero la drammatica occasione per reagire al violento attacco sferrato dalla mafia; a quella ferocia la nostra democrazia si oppose con la forza degli strumenti dello Stato di diritto. Altrettanto significativa fu la risposta della società civile, che rifiutò di subire quella umiliazione e incoraggiò il lavoro degli investigatori contribuendo alla stagione del rinnovamento".
"Onorare oggi la memoria di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino - ha spiegato Mattarella - vuol dire rinnovare quell’impegno, riproponendone il coraggio e la determinazione. L’impegno contro la criminalità non consente pause né distrazioni". "Raccogliere il testimone della “visione” di Giovanni Falcone - ha concluso il Presidente della Repubblica - significa affrontare con la stessa lucidità le prove dell’oggi, perché a prevalere sia – ovunque, in ogni dimensione - la causa della giustizia; al servizio della libertà e della democrazia.
Il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, scrive in un post su facebook: "Il 23 maggio di trent’anni fa, nella strage mafiosa di Capaci, perdeva la vita il giudice Giovanni Falcone, insieme agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e sua moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato. Onore alla loro memoria. Il vostro sacrificio non sarà dimenticato, mai. 
"Questa giornata, in Puglia, ha una particolare importanza perché nella strage di Capaci sono morti con Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Vito Schifani anche due cittadini pugliesi, gli agenti della scorta Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Due regioni, la Sicilia e la Puglia, da quel giorno si sono unite in un vincolo indissolubile di dolore e al tempo stesso di speranza". Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenendo questa mattina a una Giunta straordinaria per presentare il progetto regionale 'Storie di Antimafia in Puglia' dedicato alla memoria delle vittime innocenti di mafia e alla cultura della legalità, nel trentennale della strage di Capaci. Alla presentazione, oltre agli assessori regionali, sindaci e studenti, ha partecipato anche Tilde Montinaro, sorella dell'agente di scorta Antonio Montinaro. "Da quel 23 maggio - ha aggiunto Emiliano - un Paese intero si è riconosciuto dalla parte giusta. Dopo questo evento tutto ciò che probabilmente abbiamo dimenticato, e cioè quella divisione che aveva reso più difficile la lotta alla mafia, fu riunificato dalla morte di Giovanni Falcone e poi di Paolo Borsellino". "L'antimafia sociale - ha concluso - nasce in Italia proprio da una intuizione di Giovanni Falcone e anche di Paolo. Erano entrambi consapevoli che non era sufficiente fare solo processi per sconfiggere la mafia, ma occorreva altro".
Il 23 maggio è  "una data - scrive il Presidente della Liguria, Giovanni Toti - che ha segnato uno dei periodi più bui della storia del nostro Paese. Non dimentichiamo chi ha sacrificato la propria vita per combattere la criminalità e l'illegalità. La mafia voleva uccidere Falcone e invece l'ha reso il simbolo di quella lotta che oggi deve diventare la nostra. Gli uomini passano, le idee restano".
"L'insegnamento lasciato dai magistrati Falcone e Borsellino - sottolinea il presidente della Regione Molise, Donato Toma -.vive nelle nostre coscienze e ci sprona a continuare a credere in un futuro in cui i fenomeni mafiosi possano essere completamente debellati, come lo stesso Falcone auspicava. Al di là dell'evento celebrativo, il cui significato, sicuramente importante, è quello di avere a mente, raccontare e trasmettere i profondi valori insiti nel sacrificio di quanti hanno lottato e continuano a lottare contro le mafie, va ribadito con forza un concetto: la cultura della legalità è una pianta da irrorare quotidianamente con azioni e comportamenti positivi, individuali e collettivi, che la rendano forte e indistruttibile".
"Il ricordo di quella tragedia non si spegne. Sia sempre un monito contro le mafie e per la legalità",  scrive su Twitter Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.
"Ci vogliono ancora anni per poter sradicare la mafia. Per fortuna la strage di via d'Amelio, e prima quella di Capaci, hanno segnato una svolta perché - ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, al suo arrivo al foro italico di Palermo, per la manifestazione per il trentennale della strage di Capaci - hanno spiegato ai siciliani che combattere la mafia non è solo un problema dei magistrati o delle forze dell'ordine, ma un problema di ognuno di noi, ciascuno nel proprio campo. È da allora la Sicilia è cambiata, anche se naturalmente ancora non abbiamo vinto".
"Falcone e Borsellino  - ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi- erano due magistrati, accomunati da un altissimo senso dello Stato, custodi dei valori della giustizia e del rispetto delle leggi. L'impegno nostro e delle istituzioni deve essere quello di tenere alti questi valori e trasmetterli alle nuove generazioni come collante del vivere civile. Nella nostra regione - ha proseguito - i recenti fatti di cronaca che hanno interessato in particolare il Metapontino, destano non poche preoccupazioni, segnalando il rischio concreto di infiltrazionidi organizzazioni criminali. Dobbiamo tenere alta la guardia e assicurare i cittadini che lo Stato e le istituzioni sono al loro fianco. Rinforzando, dove è necessario, il presidio delle forze dell'ordine, che già svolgono un lavoro encomiabile per garantire la sicurezza e la legalità. Agiamo per non lasciare soli i nostri cittadini e proteggere le nostre comunità. E' questo l'insegnamento che ci hanno lasciato Falcone e Borsellino e sul quale - ha concluso Bardi - dobbiamo proseguire".
"La legalità parte sempre dal comportamento di ogni singola persona, occorre imparare quotidianamente a rifiutare ogni tipo di atteggiamento che ci metta in contrasto con il principio della legalità: dire sempre 'no' anche quando è banale". Lo ha detto il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, parlando durante l'iniziativa per la Giornata della Legalità, in occasione del 30/o anniversario della Strage di Capaci, alla Facoltà di Ingegneria della Politecnica Marche.
"La coscienza della legalità - ha ribadito Acquaroli - nasce anche nei momenti più banali. Le istituzioni  - ha ricordato - spesso sono richiamate alla semplificazione: se ci fosse una società dove la legalità raggiungesse un livello altissimo, semplificare sarebbe più agevole. - ha proseguito - per sburocratizzare occorre investire sulla legalità, soprattutto per dare un futuro ai giovani".
"Ricordare quel tragico evento e coloro che vi hanno perso la vita è un dovere morale e civile. La memoria di Giovanni Falcone e della sua attività contro Cosa nostra va preservata e deve essere un monito affinché tutti, a partire dalle istituzioni, continuino a lottare contro qualsiasi tentativo della criminalità organizzata di infiltrarsi nella società civile. Così si onora il ricordo di Falcone e si fa in modo che il sacrificio suo e di chi morì a Capaci non sia stato invano". Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, in occasione del 30° anniversario dalla strage di Capaci.
''La cosa che ha stupito di più è la conoscenza del fenomeno e della specificità delle mafie rispetto alla criminalità comune''. Lo ha detto Gianpiero Cioffredi, Presidente dell'Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio, nel corso della presentazione del sondaggio rivolto ai giovani sulla conoscenza delle mafie. ''Quando si dice qual è la modalità più efficace di contrasto alle mafie si parla di unione tra polizia e forze sociali per batterle''. ''Non si ricordano le vittime portando solo corone ai monumenti ma con la coerenza 365 giorni l'anno'', ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti nel corso della presentazione de sondaggio ''I sondaggi dimostrano una forte consapevolezza sui fatti di 30 anni fa ma un po' meno in merito alla presenza della mafia nel Lazio. Mi ha colpito che il 71% degli intervistati riconosce la pericolosità della mafia rispetto alla criminalità organizzata'' ha detto Zingaretti. ''Giovedì 26 a piazza S. Silvestro esporremo l'auto del giudice Falcone assieme a degli studenti e sarà un luogo di ritrovo'', ha continuato Zingaretti. ''Stiamo lavorando per presentare una nuova edizione di Lazio senza mafie, questo è l'unico rapporto pubblicato da una istituzione. Il nostro compito è presentare un quadro esaustivo della lotta alla mafia". ''Se c'è una cosa simbolica in questo trentennale è che i boss mafiosi di allora oggi sono tutti in carcere, da quel giorno di trent'anni fa è accaduto qualcosa che ha fatto vincere lo Stato e la democrazia: questo sondaggio è la base di quello che programmeremo da oggi in poi'' ha concluso il presidente della Regione Lazio.
"E dovere delle istituzioni onorare sempre la memoria di chi, come il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta, sono rimasti vittime della mafia. Il loro ricordo, soprattutto verso le nuove generazioni, deve essere anche un monito per non abbassare la guardia e a contrastare qualsiasi forma di fenomeno mafioso". Lo ha affermato il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, su twitter, ricordando"una delle pagine più tristi e più gravi - ha detto - della storia d'Italia". 
"A trent'anni dalla strage di Capaci -  scrive sui suoi profili social il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca - ricordiamo il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e di quanti, magistrati, servitori dello Stato, forze dell'ordine, giornalisti, nella lotta alle mafie hanno perso la vita per dare all'Italia un'occasione di rinascita e riscatto".



(foto: Annalisa Ceolin by flicker)
 
 


( red / 23.05.22 )
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