Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - Agricoltura: su proposte legge per "agroenergie"

giovedì 15 marzo 2007


POSIZIONE DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME IN ORDINE ALLE PROPOSTE DI LEGGE ALL’ESAME DEL PARLAMENTO IN MATERIA DI “AGROENERGIE”

 

 

 

Premessa

 

1       La caratteristica delle agroenergie e delle politiche di sviluppo ad esse correlate è di costruire un rapporto con il territorio di tipo orizzontale mentre il loro limite quantitativo è commisurato alle superfici di territorio coltivato o boscato.

Per tale motivo occorre scegliere e orientare le agroenergie verso forme di utilizzo che realizzino le migliori convenienze economiche per le imprese agricole, nel rispetto della sostenibilità economica, ambientale e sociale.

 

2       Bisogna quindi promuovere e affermare politiche finalizzate ad un equilibrato sviluppo delle potenzialità agroenergetiche che metta a frutto le opportunità derivanti:

  • dalla gestione sostenibile del patrimonio forestale;
  • dalla valorizzazione energetica degli scarti di produzione (potature, deiezioni zootecniche e gli altri sottoprodotti);
  • dalle colture energetiche dedicate che tengano conto delle vocazioni territoriali e delle condizioni colturali;
  • dallo sfruttamento delle superfici a set aside per la produzione di colture energetiche.
  • In sostanza si tratta di riaffermare il valore di un’agricoltura produttiva e sostenibile che coniughi tutte le espressioni della multifunzionalità aziendale, delle quali le agroenergie sono una parte importante e innovativa.

     

    3       Le agroenergie offrono una gamma ampia e articolata di opportunità di interesse per il settore energetico:

  • nella tipologia dei biocombustibili (cippato, pellet, ciocchi, briquettes, olio vegetale puro, bioetanolo, biodiesel, biogas);
  • nella scala delle applicazioni (domestica, media scala, grande scala);
  • nelle tipologie energetiche (energia termica, elettrica e meccanica).
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    Inquadramento e considerazioni preliminari

     

    4       Le attuali politiche nazionali e le proposte di legge presentate alla Camera dei Deputati prendono in esame il prodotto agroenergetico (biocarburanti, biogas, etc.) e non i soggetti verso i quali le azioni sono indirizzate che, come detto sopra, devono essere i veri destinatari delle politiche agroenergetiche. In particolare ci si riferisce agli imprenditori agricoli e forestali che intendono sviluppare attività d’impresa rivolta non solo alla produzione di materia prima, ma soprattutto alla sua trasformazione in energia o in vettori energetici.

     

    5       E’ quindi auspicabile l’attivazione di politiche di sviluppo ed incentivo, rivolte alle imprese agricole e forestali, atte ad individuare specifiche agevolazioni che inducano ed accompagnino la conversione degli indirizzi colturali e produttivi delle medesime verso destinazioni energetiche stabili nel tempo, remunerative, con finalità di forte radicamento territoriale e sostenibilità.

     

    6       In riferimento a quanto sopra, tuttavia, va precisato che non si tratta di misurare il peso delle agroenergie solo in termini di quantità di energia prodotta, dato che l’agricoltura può offrire verosimilmente solo un contributo limitato al problema della sostituzione di combustibili fossili con combustibili rinnovabili, quanto piuttosto di valorizzare la qualità dell’energia, espressa nelle modalità e nelle forme organizzative con cui essa viene prodotta.

    In particolare appare necessario definire le politiche per lo sviluppo  delle agroenergie a partire da un approccio integrato, finalizzato alla valorizzazione delle risorse rinnovabili dei territori rurali improntato a modelli di sviluppo che ottimizzino l’uso delle risorse e del territorio, massimizzino la redistribuzione dei benefici economici e occupazionali localmente a favore delle imprese agricole e forestali, integrino le fonti di approvvigionamento e gli attori/produttori/utenti delle medesime.

     

    7       Occorre quindi promuovere non agroenergie qualunque o comunque, ma quelle legate al territorio, in grado di coniugare la quantità di produzione energetica con lo sviluppo locale ed economico delle imprese agricole e forestali, la valorizzazione del territorio e la sua sostenibilità.

     

    8       Quale conseguenza logica di quanto sopra, discende che le politiche di promozione e sviluppo delle agroenergie non devono avere come priorità la produzione di energia in quanto tale, ma l’impresa agricola, la cooperativa, il consorzio, la società agricola, la comunità locale, che devono essere i veri beneficiari di tali politiche.

    In questa logica di filiera territoriale, ben si inseriscono le normative, non ancora applicate, relative ai Green Public Procurements (GPP) o acquisti pubblici verdi, quali strumenti di sostegno a politiche ambientali locali che vanno estesi anche ai prodotti energetici.

     

    9       La proposta qui di seguito descritta, considerando assunti e condivisi i principi generali sopra esposti e considerata la necessità di attuare urgenti politiche che consentano definitivamente l’avvio di filiere agroenergetiche ha come scopo principale la rimozione degli ostacoli all'utilizzo energetico delle biomasse, in particolare di origine agricola, attraverso la messa a punto di strumenti normativi e interpretativi più chiari e tali da offrire all'utente un panorama immediato e comprensibile del complesso di vincoli oggi esistenti.

     

    Considerazioni generali

    10     L’ampia tematica delle agroenergie comprende settori che in Italia, nel loro percorso di attuazione, prima ancora di intervenire sul mercato, trovano spesso oggettivi ostacoli di ordine amministrativo e fiscale che ne minacciano l’avvio a prescindere dalla loro validità intrinseca e dagli obblighi di attuazione imposti dalla normativa comunitaria.

     

    11     L’ampia normativa esistente, gli aspetti fiscali che spesso interessano alcuni settori e la complessità amministrativa per la gestione di questi aspetti, costituiscono vincoli che discriminano l’avvio di tali politiche, compromettendone talvolta l’attuazione se non già l’avvio.

     

    12     Il compiuto processo di allargamento della Ue ai paesi dell’est Europa prevede, per quei paesi, la concessione di aiuti soprattutto a sostegno dell’agricoltura. Le imprese agricole dei nuovi stati aderenti, sono caratterizzate da condizioni favorevoli oggettive quali l’ampia disponibilità di terreni agricoli, le ampie dimensioni medie aziendali, la fertilità dei suoli, la vocazionalità alle colture in particolare a quelle oleaginose.

     

    13        L’insieme di questi elementi lascia prefigurare a medio termine, un grande sviluppo di quei paesi nel campo delle produzioni agroenergetiche. Sarà pertanto necessario ed opportuno valutare questi aspetti nelle politiche di coesione ed in quelle nazionali, in particolare per quanto attiene la capacità di trasformazione delle colture agroenergetiche in prodotti agroenergetici.

     

    14               Il settore agricolo deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto anche attraverso iniziative di risparmio energetico (es. nell’ambito delle colture protette o della riduzione di input chimici o nel miglioramento dell’efficienza energetica delle strutture aziendali), e non solo di produzione energetica, premiate attraverso il concreto riconoscimento dei certificati bianchi.

     

     

    I settori di utilizzo

     

    11     Diversamente da quanto fino ad oggi attuato, si intende consigliare un approccio che parta dall’esame della destinazione d’uso delle singole materie prime che possono essere così riassunte:

    -produzione di calore;

    -produzione di energia elettrica;

    -produzione di energia meccanica.

     

    12     Nell’ambito dei tre settori spesso si riscontrano condizioni di trattamento fiscale ed amministrativo fortemente difformi a seconda della materia prima impiegata per la produzione di energia.

     

    13     Esaminiamole separatamente:

     

    a)     Produzione del calore

    Alla produzione di calore risulta legato principalmente il settore delle biomasse legnose che beneficia di un ambito sostanzialmente liberalizzato dal punto di vista fiscale ed amministrativo. Grazie a ciò, in molte regioni, la filiera foresta-legno-energia ha già avuto avvio ed ora richiede di essere consolidata attraverso investimenti strutturali e infrastrutturali tali da consentirle di trovare nel mercato le proprie convenienze economiche.

    In questo ambito non godono di pari condizioni di liberalizzazione i biocarburanti che, se impiegati in aziende agricole o in territori montani o marginali, ove il consumo risulta più rilevante, possono rappresentare una consistente opportunità per la riduzione dei gas ad effetto serra.

    Attualmente, sull’impiego di biocarburanti in impianti per riscaldamento operano diverse incombenze di ordine fiscale e amministrativo legate principalmente alla presenza delle accise.

    Appare pertanto opportuno pensare ad una esenzione d’accisa, estesa a tutti i tipi di bioenergia, solida e gassosa.

    Sono particolarmente raccomandate politiche di incentivo di biocombustibili nell’ambito del riscaldamento degli edifici pubblici e delle imprese agricole.

     

     

    b)     Produzione di energia elettrica

    Questo settore, grazie ai favorevoli interventi agevolativi da tempo previsti, induce grande interesse agli investimenti anche nel settore agricolo: contratti energia (energy contracting), certificati verdi, riconoscimento di interventi fiscali agevolati portano molte imprese agricole e forestali a valutarne la percorribilità.

    Occorre peraltro assicurare la specificità delle produzione elettriche ottenute da coltivazioni agricole/forestali, attraverso il riconoscimento di un certificato verde unico di maggiore valore (almeno x 1,5) che riconosca, monetizzandola, la multifunzionalità dell’impresa agricola a partire da valori di potenza installata più bassi di quelli per il riconoscimento dei certificati agli altri settori (es. 20 kW anziché 50 kW).

    Questo settore tra l’altro, si presta più di altri allo sviluppo della microgenerazione diffusa che viene ritenuta una delle principali e più convenienti espressioni delle agroenergie; le imprese agricole e forestali, in forma singola od associata, possono qui trovare facile attuazione di filiere corte sia su taglie medie di produzione sia su taglie piccole, attraverso l’installazione di gruppi di generazione/cogenerazione alimentati a biogas, biomasse legnose o ad olio vegetale combustibile.

    Attualmente questi tipi di trasformazione vedono il primo ed il secondo totalmente liberalizzati, mentre il terzo è solo parzialmente liberalizzato; per l’olio vegetale, sia esso sotto forma di olio vegetale puro o di biodiesel, infatti operano vincoli relativi al tetto di esenzione annua da accisa ed alle quote di autoconsumo aziendale.

    In questo settore di utilizzo è presente il rischio, in particolare in territori contigui a scali marittimi, di favorire insediamenti di impianti industriali che, sebbene alimentati ad energie rinnovabili, si approvvigionano con materiali d’importazione non fornendo, quindi, alcuna opportuna ricaduta territoriale e con un incerto bilancio energetico complessivo.

     

     

    c)      Produzione di energia meccanica

    La strategia proposta in ambito Ue in applicazione della direttiva 30/2003, vede l’obbligo di immissione al consumo entro il 2010 di una quota pari al 5,75% di biocombustibili.

    Tale obiettivo in Italia rischia di non essere raggiunto a causa di:

    -               dilatazione e dilazione dei tempi di adeguamento alla normativa;

    -               sostituzione dell’esenzione totale di accisa del biodiesel su un contingente di 220.000 t (2006) con una tassazione pari al 20% del valore dell’accisa del gasolio (fin. 2007);

    -               quota di biodiesel parzialmente defiscalizzata largamente insufficiente rispetto agli obiettivi comunitari da perseguire (almeno 1 milione di litri);

    -               ritardo nella partenza della filiera etanolo;

    -               impossibilità di produrre biocarburanti per l’autoconsumo in agricoltura senza aggravi fiscali;

    -               divieto di distribuzione di biocarburanti alla pompa.

    Ciononostante, le potenzialità produttive di olii vegetali (biodiesel e olio vegetale puro) sono sicuramente interessanti e, pertanto, analogamente a quanto già in essere in altri Paesi comunitari (Germania, Austria, Francia, ecc.) dove, per esempio, la produzione e l’utilizzo di biodiesel sono una realtà affermata, si auspica anche in Italia l’avvio di politiche che mirino alla completa defiscalizzazione ed alla liberalizzazione della vendita alla pompa sia nel trasporto terrestre che in quello navale.

    In particolare, per il settore agro-forestale, si auspicano misure incentivanti l’autoconsumo aziendale.

     

     

     

     

     

    Caratterizzazioni del settore

     

    14     Si evidenziano di seguito tre aspetti che stanno caratterizzando il quadro complessivo del settore agroenergetico:

     

    a)           Coordinamento e semplificazione delle fonti normative: purtroppo, anche per recuperare il tempo perduto, siamo in presenza di una base normativa fin troppo ampia e talvolta contraddittoria, che rende complesso l’approccio alla materia. Non si pensa ad un vero e proprio Testo Unico in materia agroenergetica, bensì a provvedimenti, immediatamente attuativi, fortemente orientati al singolo settore energetico di utilizzo (calore, energia, trasporti)

     

    b)          Eccesso di aspettativa da parte del mondo agricolo che, sollecitato da informazioni prodotte soprattutto dall’offerta commerciale, tende a sovradimensionare le aspettative di reddito e  degli investimenti. Tale fenomeno non fa  apparire in maniera opportuna quelle che sono le criticità tecnologiche o le instabilità di mercato (variazione dei prezzi dei prodotti agricoli); parimenti, si assiste ad un eccesso di aspettative da parte del mondo non agricolo che appaiono sproporzionate rispetto alla capacità di esso di contribuire al riequilibrio dei consumi energetici nazionali quale fornitore di energie rinnovabili.

     

    c)           Necessità di coordinamento della allocazione e continuità di erogazione delle risorse sulla base della vocazionalità territoriale evitando la dispersione in ambiti non opportuni.

     

     

    Proposte

     

    15     Riconoscimento di un certificato verde unico agricolo di maggiore valore rispetto a quello già esistente (almeno x 1,5) che riconosca, monetizzandola, la multifunzionalità dell’impresa agricola.

     

    16     Sembra necessario ed urgente procedere ad una forte azione di semplificazione normativa ed amministrativa che assicuri stabilità negli orientamenti degli investitori.

     

    17     Si propone di valutare l’adozione di strumenti normativi per la completa defiscalizzazione dei biocarburanti prodotti da imprese agricole e forestali, singole o associate, o altre forme organizzate costituite prevalentemente dai soggetti di cui sopra, che impieghino materie prime rintracciabili e certificabili e/o i relativi biocarburanti per l’autoconsumo.

     

    18     Si propone la sterilizzazione dell’incidenza dell’IVA sulla fiscalità cioè la non applicazione dell’IVA sull’accisa.

     

    19     In aggiunta a quanto previsto dalla Finanziaria 2007, si richiede l’applicazione del beneficio del credito d’imposta per gli investimenti finalizzati all’acquisto ed installazione di impianti alimentati a biomasse agricole, legnose o da altre fonti energetiche nell’ambito aziendale.

                                                                           

    20     Si propone di utilizzare e divulgare i dati esistenti della ricerca e della sperimentazione in casi applicativi concreti per dare rapido avvio alle filiere produttive energetiche.

     

    21     I provvedimenti legislativi da adottare dovrebbero contemplare l’incentivazione agli enti locali e pubblici di acquisti verdi (GPP) a sostegno delle politiche locali di sostenibilità ambientale.

     

     

    I distretti agro-energetici

     

    22     Il modello di sviluppo da promuovere è costituito da distretti agroenergetici che realizzino reti di produttori e trasformatori, anche differenziati per tipo di energia prodotta e non necessariamente definiti sul piano geografico, in grado di assicurare contingenti energetici al territorio, attraverso un sistema di generazione distribuita  e tale da valorizzare al massimo la multifunzionalità delle imprese agricole e forestali nei loro vari aspetti (ambientale, energetico, occupazionale e produttivo).

    Tali distretti non devono avere carattere vincolante per le imprese lasciando alle medesime libertà di scelte colturali e commerciali in relazione alle convenienze economiche di mercato.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Roma, 15 marzo 2007