[Comunicato stampa Giunta regionale Veneto]
FONDI UE: ASSESSORE DONAZZAN, “LE RISORSE DEL FSE SONO STRATEGICHE PER LO SVILUPPO NON PER L’ASSISTENZA” – PRESIDENTE ZOPPAS (CONFINDUSTRIA VENETO), “LA LOCOMOTIVA NON PUÒ RALLENTARE”

martedì 29 gennaio 2019


 

 

(AVN) Venezia, 29 gennaio 2019

 

Si avvicina la scadenza del ciclo di programmazione settennale dei fondi Fse, il pilastro delle risorse comunitarie messe a disposizione degli Stati membri per cofinanziare i progetti delle regioni per istruzione, formazione, inclusione sociale e occupabilità. E il Veneto, che ha già impegnato il 73 per cento dei 764 milioni a disposizione per il 2014-2020 e aspirerebbe a maggiori risorse per il futuro, guarda con preoccupazione a quanto avverrà a Bruxelles. “I primi orientamenti sulla prossima programmazione 2021-2027 – indicano che la Commissione Europea intende privilegiare l’obiettivo dell’assistenza rispetto a quello dello sviluppo e del sostegno alla competitività. Il Veneto farà fronte comune, su tutti i tavoli nazionali ed europei, per dire alla Commissione europea e all’europarlamento che usciranno dal voto del 26 maggio, che per noi i fondi Fse sono strategici per lo sviluppo, non per l’assistenza.

A noi non serve il reddito di cittadinanza, che così come è stato impostato appare uno strumento inutile, preferiamo il reddito da lavoro. Non ci servono i ‘navigators’, di cui non capiamo competenze e utilità, ci servirebbe piuttosto potenziare il sistema in essere dei servizi per l’impiego. Sarebbe stata ben più efficace una misura che fosse il ‘combinato disposto’ tra l’assegno per il lavoro, sperimentato in Veneto, e il reddito di inclusione in funzione di contrasto alla povertà”.  

 

L’assessore regionale ha messo a confronti i risultati raggiunti in Veneto con i fondi FSE in Veneto con i segnali provenienti dal mondo delle imprese e dal mondo del lavoro e gli scenari futuri previsti per l’economia veneta, in dialogo con il presidente degli industriali veneti Matteo Zoppas, il numero uno di Confartigiano veneto Agostino Bonomo, il segretario regionale di Confcommercio Eugenio Gattolin e i rappresentanti delle segreterie regionali delle tre confederazion sindacali.

 

“Vogliamo essere e continuare ad essere la locomotiva d’Italia – ha riassunto Matteo Zoppas – Di fronte al rischio di perdere velocità e di scivolare in recessione dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti per investire in capitale umano, nelle idee degli imprenditori e nelle competenze e abilità dei nostri collaboratori, che sono la prima risorsa del nostro ‘made in Italy’. Investire in formazione e identificare con velocità i profili richiesti dal mondo del lavoro è fondamentale per mantenere il vantaggio sui nostri competitors”. Il leader degli industriali veneti ha pertanto proposto che i centri studi delle categorie economiche (Fondazione Nordest per Confindustria e il Centro studi della Cgia di Mestre) facciano ‘sistema’ con la Regione Veneto per ottimizzare l’incontro tra domanda di lavoro e offerta di posti. “Il sistema degli Its-Academy produce in Italia 10 mila diplomati di alta qualificata l’anno – ha esemplificato Zoppas a fronte degli 800 mila sfornati dagli istituti tecnici della Germania e ai 400 mila della Francia o della Spagna. Dobbiamo riuscire ad intercettare prima e meglio i lavori del futuro e creare professionalità che siano al passo con i tempi e le tecnologie che cambiano”.

 

Anche Agostino Bonomo, a nome delle piccole e piccolissime imprese dell’artigianato veneto, e il segretario regionale di Confcommercio Eugenio Gattolin hanno invitato la Regione a cogliere i bisogni formativi delle aziende e a pensare progetti più versatili degli attuali, per offrire iniziative di formazione, innovazione, aggiornamento anche alle micro imprese, al popolo delle partite Iva e dei lavoratori autonomi, possibilmente integrando la gestione dei diversi fondi europei e dei fondi di categoria.

 

Da parte del sindacato veneto si guarda con attenzione, ma anche con spirito critico, all’avvio del reddito di cittadinanza e al potenziamento di misure distretta natura sociale. “Bene un reddito di aiuto, perché il ‘capitale umano’ va sostenuto in ogni momento, soprattutto nei momenti di difficoltà– ha dichiarato Anna Orsini della segreteria regionale della Cisl – ma vorremo uno strumento che aiuti le persone ad attivarsi e non ad essere assistite. Mi auguro che il Veneto possa trovare una propria via coniugando assegno per il lavoro, reddito di cittadinanza e reddito di inserimento”.

 

“Giudicare il reddito di cittadinanza prima della sua applicazione può essere rischioso – le ha fatto eco Riccardo Dal Lago della Uil – ma va anche detto che il reddito di cittadinanza è finanziato con risorse pubbliche che sono state tolte ad altri. Speriamo almeno che queste risorse siano usate bene.

 

Su come conciliare l’assegno veneto per il lavoro con il reddito di cittadinanza si è interrogato anche Fabrizio Maritan della Cgil che ha reso atto alla Regione della buona qualità degli investimenti rivolti al sistema formativo ma ha anche rappresentato alcuni aspetti da potenziare: l’orientamento, anche per evitare l’emorragia di oltre 10 mila giovani l’anno che emigrano all’estero; l’alternanza scuola-lavoro, da potenziare; l’inserimento occupazionale dei disabili; e valorizzare, dal punto di vista imprenditoriale e occupazionale, diplomati e laureati di area umanistica.

 

 

Comunicato nr. 123/2019 (LAVORO/FORMAZIONE)