[Comunicato stampa Giunta regionale Emilia - Romagna]
Sanità. Calano, in Emilia-Romagna, i consumi e le prescrizioni di antibiotici. E si rafforzano le azioni della Regione per prevenire l'antibioticoresistenza. Contenuti e risultati del Programma regionale illustrati oggi in Commissione assembleare. L'assessore Venturi: "Abbiamo già raggiunto importanti obiettivi, ma non abbassiamo la guardia"

martedì 5 febbraio 2019


Aziende Usl, medici, strutture ospedaliere e sanitarie impegnate in progetti innovativi 'di rete', un sistema avanzato di monitoraggio costante dei dati, ma anche cittadini sempre più informati grazie a specifiche campagne di comunicazione

Bologna - Fare rete con i medici per una prescrizione sempre più mirata, sensibilizzare i cittadini ad un consumo corretto, agire in modo incisivo per contrastare le infezioni ospedaliere. Parliamo di antibiotici, di misure di controllo delle infezioni e di tutte le azioni che la Regione ha messo in campo per prevenire e combattere il problema dell’antibioticoresistenza.

Ad illustrarle questa mattina in Commissione assembleare, l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, e il direttore dell’Agenzia sanitaria e sociale regionale, Maria Luisa Moro, che ha fatto una sintesi dei principali risultati ottenuti.

I dati degli ultimi anni parlano chiaro: i consumi calano, soprattutto in età pediatrica. In nessun’altra regione italiana si osserva, infatti, un trend in costante diminuzione come quello dell’Emilia-Romagna, dove dal 2010 al 2017 si è registrata una riduzione delle prescrizioni antibiotiche per i bambini del 35%. E il calo è ancor più consistente (- 37%) nei più piccoli, fino ai 6 anni. Complessivamente nel 2017 sono state 16,8 le dosi medie giornaliere di antibiotico ogni 1.000 abitanti: - 5% rispetto al 2016, - 16% se confrontato al 2010; numeri accompagnati dalla riduzione di questi farmaci anche in ambito ospedaliero (-2,8% dal 2010 al 2017).

Non solo, perchè un’altra “buona pratica” diffusa in tutte le strutture ospedaliere del territorio ha portato risultati confortanti: il consumo di prodotti idroalcolici per l’igiene delle mani in ospedale (quelli che si trovano solitamente all’ingresso di un reparto o fuori dalle camere), sempre dal 2010 al 2017, è aumentato del 275%. Un importante risultato scientifico è poi il calo rilevante (-26%) della frequenza delle cosiddette ‘batteriemie’ sostenute da enterobatteri resistenti ai carbapenemi, cioè la proporzione di infezioni nel sangue dovute ad alcuni batteri resistenti agli antibiotici, che nel 2017 in Emilia-Romagna è stata inferiore del 26% rispetto alla media nazionale. E la regione ha anche un’altra specificità, che riguarda la rete delle microbiologie: grazie ai criteri di accreditamento, può contare su emocolture - esami di analisi del sangue di fondamentale importanza per le diagnosi microbiologiche - realizzate 24 ore su 24, con laboratori attivi 7 giorni su 7.

Risultati ottenuti anche grazie all’aumentata consapevolezza dei rischi associati a un uso eccessivo di antibiotici, e a tutti gli strumenti messi in campo dal “Programma regionale di contrasto alle infezioni correlate all’assistenza e all’antibioticoresistenza”.

“In questi anni- spiega Venturi- in Emilia-Romagna abbiamo costruito un sistema di monitoraggio estremamente dettagliato, che ci permette di avere indicatori specifici sulla prescrizione e il consumo di antibiotici, e un sistema di sorveglianza sull’antibioticoresistenza e sulle infezioni ospedaliere. Abbiamo agito, con specifiche campagne di comunicazione, anche sul fronte della sensibilizzazione ai cittadini e della formazione ai professionisti. Possiamo dire che, grazie a un’esperienza consolidata nel tempo, iniziamo a toccare con mano i risultati. Ma certamente - aggiunge l’assessore- non abbassiamo la guardia, perché quello dell’uso appropriato degli antibiotici e della lotta all’antibioticoresistenza è un tema sanitario di grande importanza, che investe direttamente la salute delle persone”.

Le principali azioni messe in campo dalla Regione Il Sistema regionale di sorveglianza dell’antibioticoresistenza, avviato nel 2003, copre tutti i laboratori ospedalieri pubblici e privati accreditati e rende disponibili dati aggiornati online sul sito della Regione. Tra i progetti e le azioni realizzate, anche quello mirato a promuovere l’igiene delle mani in ospedale e nelle strutture sanitarie (e su questo nel 2015 l’Ausl della Romagna si è aggiudicata il Premio europeo dell’Oms sulla sicurezza del paziente) oltre a specifici programmi per la sorveglianza e la prevenzione delle infezioni nelle sale operatorie e nei reparti di terapia Intensiva. Un altro fiore all’occhiello è il ‘ProBa’ (Progetto Bambini Antibiotici), finalizzato ad una più appropriata prescrizione in ambito pediatrico, che ha portato appunto ad una riduzione di quasi il 40% nell’arco di 8 anni (2010-2017). Un risultato ottenuto grazie a specifiche Linee guida condivise con i pediatri di base, programmi formativi mirati, accesso alla rete di dati comuni, ma anche grazie al coinvolgimento diretto di un gruppo di genitori, per capirne con focus group e interviste i bisogni informativi e raccogliere il loro giudizio sulla fattibilità delle raccomandazioni principali.

E poiché l’antibioticoresistenza è un problema che riguarda non solo gli esseri umani, ma anche gli animali, la Regione ha redatto specifiche Linee guida per l’ambito zootecnico, che accompagnano il veterinario verso un utilizzo appropriato delle terapie: uno strumento che è divenuto un punto di riferimento anche a livello nazionale.

Grazie a questo sistema di azioni e progetti, l’Agenzia sanitaria e sociale della Regione, che coordina il Programma, è stata invitata a partecipare alla stesura di documenti chiave pubblicati dal ministero della Salute, dallo European Centre for disease prevention and control e dall’Organizzazione mondiale della sanità. Inoltre, l’Agenzia ha coordinato un progetto nazionale che si è concluso nel 2017 e ha armonizzato metodologie e strumenti in collaborazione con altre 6 Regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Campania, Calabria) e l’Istituto Superiore di Sanità. /EC