[Comunicato stampa Giunta regionale Friuli Venezia Giulia]
Lavoro: Rosolen, da Governo misure più efficaci contro sfruttamento

giovedì 24 settembre 2020


Monfalcone, 24 set - "Dopo questa seconda crisi strutturale il tema del lavoro deve ritornare in cima all'agenda di governo: la piaga del caporalato non riguarda solo la raccolta dei pomodori ma si estende a molti settori, anche insospettabili e ad alta specializzazione. Anche nel giornalismo stesso, per esempio. La Regione, per parte sua, continua a investire sulla formazione, ora anche in corsi mirati su commessa di alcune aziende: spesso, però, le stesse imprese che ci chiedono corsi ad alto livello poi non assumono coloro che li hanno seguiti, preferendo candidati a più basso costo".

 

Lo ha affermato l'assessore regionale al Lavoro e Formazione, Alessia Rosolen, manifestando la preoccupazione per un'azione di reale contrasto allo sfruttamento del lavoro che vede da tempo in prima linea la Regione Friuli Venezia Giulia.

 

Il tema è stato approfondito nella tavola rotonda "Conversazioni su lavoro ... dignità e caporalato", organizzato nel Museo della cantieristica (Muca) di Monfalcone - dalla Acli di Gorizia, alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale Acli Roberto Rossini, del sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint, del presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti.

 

"Nel momento in cui - ha spiegato Rosolen - si è ravvisata l'opportunità, condivisa con le parti sociali, di procedere ad un aggiornamento della legge regionale 18/2005, la Regione è ripartita dalla centralità del lavoro quale elemento di promozione della dignità delle persone e di presidio della coesione sociale e territoriale. Gli interventi che l'Amministrazione regionale ha realizzato mirano a sostenere un lavoro stabile, di qualità, regolare, inclusivo. Se il dibattito in Consiglio regionale ha visto però convergere trasversalmente le forze politiche su temi molto diversi, come ad esempio la conciliazione dei tempi di lavoro e di famiglia, l'approfondimento sul come affrontare la piaga del caporalato - ha aggiunto l'assessore - non va spesso al di là dello slogan. Le misure per contrastarlo non sono ancora efficaci".

 

Al netto di richieste specifiche e molto settoriali, legate a occupazioni temporanee, la Regione intende puntare - è stato ribadito - sulla formazione e sulla riqualificazione di persone non occupate del territorio.

 

Vigilare e intervenire sul cosiddetto "lavoro grigio", che tutela solo il datore del lavoro privando della completezza dei diritti i lavoratori, è un nodo che nel confronto, coordinato dalla presidente delle Acli goriziane, Silvia Paoletti, e moderato dal giornalista Giulio Garau, è stato a più voci indicato come cruciale.

 

Nell'incontro, introdotto da un messaggio inviato agli organizzatori dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il presidente di Confartigianato Gorizia, Ariano Medeot, ha reso noti dati riguardanti lo stato dell'occupazione nelle imprese artigiane, elaborati per l'occasione dall'Ufficio studi Confartigianato di Udine.

 

Il tasso di occupazione nel periodo 2004-2019 nelle imprese artigiane è in Friuli Venezia Giulia più alto della media nazionale (66,6% contro il 59%). Dal 2005, tuttavia, si è verificato un calo strutturale del numero di imprese: nella ex provincia di Gorizia, per esempio, da un massimo picco di aziende artigiane nel 2005 (3.151) si passa nel 2019 a 2.411. Oggi vi lavorano 5455 addetti, di cui 2678 dipendenti. A Monfalcone, in particolare, negli ultimi dieci anni si è verificata una flessione nel numero di imprese del 10,4 (manifatturiero e costruzioni i settori più colpiti). "A chiudere sono state soprattutto le imprese molto piccole - ha spiegato Medeot - a fronte di un aumento del numero di addetti nelle medie che spesso sono passate da meno di 5 dipendenti a una trentina".

 

Molto buona resta la percentuale di lavoratori stabili nelle imprese del Friuli Venezia Giulia, soprattutto quelle artigiane:

i dati elaborati per il territorio di Udine registrano che l'89 per cento dei dipendenti di queste ultime sono a tempo indeterminato. Nelle altre imprese il valore è dell'84 per cento.

ARC/EP/al