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“Rappresentare le proprie comunità e condividere decisioni nell’interesse del Paese: le Regioni al Quirinale per il 50esimo di quelle a Statuto ordinario. Consegnate al presidente della Repubblica, Mattarella, le proposte per l’Italia e l’Agenda 2020-21 per il rilancio. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini: “Collaborazione con il Governo durante l’emergenza sanitaria, ora Regioni protagoniste anche nella ricostruzione”
martedì 4 agosto 2020
 

Roma, 4 agosto 2020 (nota per la stampa) Ripartire, insieme: Stato e Regioni. Una concertazione istituzionale e una coesione nazionale che hanno permesso al Paese di affrontare la fase più dura dell’emergenza sanitaria e che adesso devono essere alla base di un patto per la ricostruzione che definisca in primo luogo strategie e interventi per il rapido ed efficace utilizzo delle risorse europee. Da qui la richiesta al Governo che le Regioni abbiano un ruolo diretto nella redazione del piano per il Recovery fund: mai come adesso, infatti, i territori devono essere protagonisti.

Le Regioni italiane a Statuto ordinario compiono 50 anni (nel 1970 le prime elezioni regionali) e i loro presidenti sono stati ricevuti nel pomeriggio al Quirinale, dove hanno consegnato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, due documenti: uno sulle proposte per l’Italia, basato su un patto rinnovato fra le Regioni stesse, e un’agenda 2020-2021 per il rilancio del Paese. Documenti approvati in una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dopo la mattinata di lavori dedicata alla loro redazione.

-Rappresentare le proprie comunità e condividere decisioni nell’interesse del Paese: si punti a un cambiamento culturale nel rapporto Stato-Regioni

L’incontro, come ha sottolineato nel suo intervento Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regione e delle Province autonome, rappresenta “un’occasione davvero preziosa” per una riflessione propositiva sulla funzione “che le Regioni hanno svolto e possono svolgere per assicurare un più efficace governo del Paese”. I cambiamenti della società impongono loro “un modo diverso di interpretare il proprio compito: per ciascuna in sé, in rapporto al proprio territorio; e per tutte insieme, in rapporto al Paese. Una necessità e una opportunità, che deve essere colta positivamente anche da parte delle altre istituzioni”. Occorre coniugare pienamente potestà e responsabilità: “Se da un lato le Regioni sono chiamate a rappresentare in modo più incisivo le istanze delle proprie comunità, assicurando risposte tempestive ed efficaci a bisogni vecchi e nuovi che via via emergono, dall’altro- ha sottolineato Bonaccini- possono e debbono farlo sempre più insieme, condividendo decisioni nell’interesse della Nazione. Sono due obbiettivi distinti, talvolta confliggenti, talvolta complementari, in ogni caso imprescindibili. Compatibili nella misura in cui si punti davvero ad un cambiamento culturale delle relazioni Stato-Regioni, che faccia perno su un potenziamento degli istituti della collaborazione istituzionale”.

-Costante collaborazione tra le Regioni e tra queste e il Governo, la lezione dell’emergenza

Proprio i mesi più terribili della pandemia, ricorda Bonaccini, hanno dimostrato “l’efficacia della collaborazione istituzionale fra il livello centrale e quello territoriale”, andata ben oltre la lettura data da troppe parti su presunte divisioni fra Governo e Regioni, con queste ultime in ordine sparso. E’ successo esattamente il contrario: “All’interno della Conferenza delle Regioni si è sempre registrata una linea unitaria che ci ha portato a condividere col Governo Decreti e misure per contrastare il contagio”. Ed “è stato così anche nella gestione della ripartenza dopo il lockdown, quando la Conferenza delle Regioni ha assicurato che le scelte territoriali fossero collocate sempre all’interno di una cornice nazionale, consentendo al Governo di assumere decisioni per la riapertura sicura di diverse attività nel modo il più possibile omogeneo sul territorio”. Collaborazione, non competizione. Unità, non divisioni. “L’emergenza sanitaria è stato il trauma che ha scatenato una reazione comunque positiva dell’organismo repubblicano, da cui dobbiamo saper apprendere qualcosa. La ‘comune’ determinazione ad affrontare una ‘comune’ avversità, per un ‘comune’ obiettivo: è stata questa- ha sottolineato il presidente della Conferenza delle Regioni- la grande lezione dell’emergenza”.

-Strategia nazionale condivisa per la ricostruzione: Governo, Regioni, Enti locali lavorino insieme

Un insegnamento “che ora non possiamo dimenticare. Soprattutto adesso che il Paese è impegnato nella sfida della ricostruzione”. Quello raggiunto in Europa sul Recovery fund “è un accordo storico- prosegue Bonaccini-, che mette nelle nostre mani una straordinaria opportunità e sulle nostre spalle una altrettanto grande responsabilità. Proprio per questo, come accaduto nell’emergenza e forse ancor più, occorrerà un’azione corale del sistema Paese. Una strategia nazionale condivisa, fondata su una più stringente ‘inclusione istituzionale’, dove ciascuno sia chiamato a svolgere compiutamente la propria parte. Per questo abbiamo chiesto al Governo che nella redazione del Piano nazionale per il Recovery fund le Regioni abbiano un ruolo diretto nel definire come utilizzare rapidamente ed efficacemente le risorse europee. Mai come in questa occasione dobbiamo lavorare insieme come Governo, Regioni ed Enti locali”. E l’auspicio, rimarca Bonaccini, “è davvero che non prevalga una logica burocratica di breve respiro, un concerto ministeriale che cali sui territori decisioni prese dall’alto”.

-Riconoscimento normativo della rappresentanza delle Conferenze

La Conferenza delle Regioni ha svolto un ruolo importante per consentire, di volta in volta, l’emersione di posizioni condivise, “pur non essendo essa codificata da alcuna norma primaria, se non dalla volontà emersa quarant’anni fa dagli stessi presidenti di Regione, che evidentemente avvertivano l’esigenza di proporsi ai propri interlocutori istituzionali centrali come espressione di un sistema di governo dei territori, non solo come singole entità regionali”, ha proseguito Bonaccini. Da qui “l’esigenza di arrivare anche ad un riconoscimento costituzionale della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Unificata, proprio per rafforzare quelle sedi della condivisione istituzionale che nel tempo stanno dimostrando una crescente efficacia”.

(in allegato: scheda sulle proposte delle Regioni e l’Agenda 2020-21 per la ripresa del Paese)

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Le proposte delle Regioni

Il primo documento contiene riflessioni sui rapporti Stato-Regioni. In esso, le Regioni:

  • Riconoscono il valore fondativo dell’articolo 5 della Costituzione, ma sottolineano la necessità di declinazioni adeguate alle esigenze e alle urgenze del tempo per realizzare azioni coordinate che garantiscano i livelli essenziali delle prestazioni, in particolare per i servizi sociali e per quelli sanitari: una base comune su cui innervare scelte differenziate per rispondere alle specificità del territorio.
  • Sottolineano che è proprio il rafforzamento del sistema delle autonomie, nel quadro dell’unità nazionale, che può portare l’amministrazione pubblica ad essere più efficace che efficiente.
  • Ritengono che, come dimostra l’evoluzione socioeconomica, la complessità del mondo globale, e i nuovi diritti sociali e civili, sia giunto il momento di superare una ripartizione dei poteri legislativi tra Stato e Regioni basata sulla contrapposizione e reciproca esclusione.
  • Evidenziano l’esigenza di una stagione politica nuova fondata sulla complementarità fra centro e periferia, puntando sulla condivisione ex ante di obiettivi strategici comuni.
  • Indicano nella cooperazione interistituzionale e nella concertazione fra i livelli istituzionali – a partire dalla Conferenza delle Regioni - la via da seguire anche attraverso il riconoscimento costituzionale del “sistema delle Conferenze” (Conferenza Stato-Regioni, Conferenza Unificata).
  • Si impegnano a rafforzare la collaborazione nelle attività di comune interesse valorizzando il ruolo della Conferenza delle Regioni, necessario contrappeso non essendoci una camera delle Regioni e delle autonomie.
  • Rappresentano come obiettivo prioritario un nuovo patto politico - specie dopo il recovery Fund – per superare i divari territoriali, ed esprimono l’esigenza di essere coinvolte pienamente nelle sedi in cui saranno definite le Linee programmatiche per l’accesso al Recovery Fund.
  • Assumono infine l’impegno per proposte concrete che abbiano l’obbiettivo di migliorare i servizi pubblici essenziali (sanità, welfare, scuola), mettere in sicurezza il territorio e migliorare le infrastrutture e i trasporti, valorizzare e tutelare i beni ambientali, paesaggistici e culturali.

 

Agenda 2020-2021: le priorità

Il secondo documento definisce le priorità sulle quali lavorare per la piena ripresa del Paese. Eccone una sintesi.

Sanità. Abbiamo un servizio sanitario che, pur con tutti i limiti, è fra i più efficienti d’Europa. Ricordiamolo sempre, non solo quando assistiamo ad una capacità di flessibilità che non ha eguali, come è stata quella che ha caratterizzato l’attività di medici, infermieri e operatori sanitari durante le drammatiche ore delle prime settimane dell’emergenza. Ma possiamo fare di più, rafforzando la rete territoriale ed integrandola meglio con quella ospedaliera. E possiamo fare di più lavorando su un grande piano di investimenti per l’edilizia sanitaria e per una nuova stagione di assunzioni di personale.

Lavoro. E’ il fronte più delicato perché la crescita dei comparti del digitale e dell’automazione non compensa il decremento occupazionale dei settori industriali più tradizionali. Occorre riprogrammare il sistema delle politiche attive del lavoro. In questo contesto, può risultare utile un ruolo proattivo delle Regioni nella definizione ed attuazione di interventi per l’inserimento e il reinserimento lavorativo delle persone, ripensando anche l’attuale sistema di protezione del reddito.

Scuola. E’ il tema centrale: un Paese cresce davvero se sa investire nel sistema scolastico, universitario ed educativo. La peggiore miopia di cui potremmo soffrire in questo momento è quella che ci dovesse portare a non investire a sufficienza sull’istruzione. E’ dalla scuola che dobbiamo ripartire, per questo ci siamo impegnati affinché l’anno scolastico si avvii regolarmente il prossimo 14 settembre con gli alunni in presenza. Per questo stiamo lavorando con il Governo perché si aprano tutti i cantieri e si acquistino tutte gli apparati necessari per modernizzare l’edilizia scolastica.

Welfare. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, oltre a piani pluriennali su politiche sociali, contrasto alla povertà, non autosufficienza.

Ambiente. Mobilità sostenibile, politiche di prevenzione del dissesto idrogeologico, scelte di sostenibilità ambientale e sociale, agganciando gli obiettivi del Green Deal europeo e di Agenda 2030.

Infrastrutture. Riattivare subito i cantieri delle grandi opere, completare con celerità la ricostruzione dei territori colpiti dai terremoti, lavorare sulle grandi vie di collegamento. Ma va fatto con il concorso attivo delle Regioni. Inoltre, l’emergenza Covid-19 ci ha mostrato l’esistenza di un vero e proprio “diritto alla cittadinanza digitale” e fra le infrastrutture c’è l’urgenza di modernizzare e accelerare quelle digitali. Sotto questo profilo ci preoccupano, ad esempio, i ritardi nello sviluppo della banda ultralarga.

Ma i temi toccati nel documento sono molti altri: dal turismo allo sport, dall’agroalimentare alla biodiversità, dalla prevenzione alla difesa del Made in Italy, fino al recente “Patto per l’export”.

Il documento “Un patto rinnovato tra le Regioni. Le proposte per l’Italia” e il documento “Prime proposte delle Regioni per il rilancio del Paese: Agenda 2020-2021” sono pubblicati sul sito www.regioni.it
 



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