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Audizione (regioni) su pandemia e rapporti con Governo: rafforzare leale collaborazione

martedì 16 giugno 2020
Roma, 16 giugno 2020 (comunicato stampa) “Fondamentale è stato il contributo delle Regioni alla riapertura del Paese, ora vogliamo contribuire anche alla sua rinascita”. Lo dichiara Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, nel corso di un’Audizione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome presso la Commissione parlamentare per le questioni regionali sulla tematica generale dei rapporti Stato-autonomie territoriali nell’ambito dell’emergenza COVID-19. Sono intervenuti anche il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga e l’assessore (Piemonte) Marco Gabusi, coordinatore vicario della Commissione I Affari istituzionali e generali della Conferenza delle Regioni.
“Con spirito di leale collaborazione abbiamo lavorato insieme al Governo e superato fattivamente le contraddizioni dovute ad un’emergenza sanitaria eccezionale.
La pandemia ha messo a dura prova anche il sistema dei rapporti istituzionali, evidenziando immediatamente delle carenze normative in situazioni d’emergenza di questa portata.
Le Regioni – spiega Bonaccini - hanno comunque dato prova di concretezza istituzionale, funzionando bene in modo complementare e confederativo. La “chiamata in sussidiarietà” allo Stato di funzioni legislative non attribuitegli dall’art.117 della Costituzione, ha permesso di sopperire alle carenze normative e di affrontare insieme i problemi.
Le Regioni si sono così proposte come una sorta di laboratorio di soluzioni che lo Stato ha potuto fare proprie.
Abbiamo così fornito regole nazionali condivise, poi applicabili e modulabili a livello regionale in modo coerente con le esigenze sanitarie, sociali ed economiche dei territori, come è giusto che sia.
Ha funzionato la complementarità tra lo Stato e le Regioni, e cioè la leale collaborazione istituzionale. Ciò è particolarmente evidente in una produzione normativa composta da 10 decreti-legge, 9 DPCM e oltre 700 ordinanze regionali, rispetto ai quali non solo vi è stato un continuo ed incessante dialogo con le 20 Regioni e le 2 Province autonome per la loro istruzione ed adozione, ma anche una vera e propria condivisione di metodi e di obiettivi al fine di salvare e rilanciare il sistema Paese.
In questo senso, la forma prescelta dal Governo per coinvolgere le Regioni nei procedimenti legislativi e amministrativi tesi a individuare le misure di contenimento del contagio, ha attualizzato ed armonizzato i principi fondamentali di unitarietà e differenziazione.
Preme sottolineare inoltre, che la proficua interlocuzione tra Stato e Regioni non è avvenuta tra lo Stato e ogni singola Regione, ma tra lo Stato e il sistema delle Regioni, che ha trovato nella Conferenza delle Regioni e delle Province autonome un eccellente sintesi e unità. Infatti, basti considerare che la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, tra sedute e riunioni politiche, in questi primi mesi del 2020, ha eguagliato il numero delle riunioni che si sono svolte nel corso di tutto il 2019.
Proprio una strutturata cabina di regia orientata alla proficua collaborazione tra lo Stato e le Regioni, nella loro unità ha dato buoni frutti in tutti i settori.
Sono state anche applicate sul territorio politiche economiche e le autonome iniziative di sostegno economico a cittadini e imprese.
In questo contesto, - aggiunge Bonaccini - le Regioni e le Province autonome hanno posto in essere un piano di risorse per circa 4,5 miliardi di euro, suddivisi tra 1,5 miliardi per il sostegno alle famiglie e 3 miliardi per il sostegno al sistema produttivo.
Il profilo della cooperazione interistituzionale ha riguardato non solo lo Stato e le Regioni, ma anche le Regioni e le autonomie locali. Infatti, parte delle risorse economiche sopra citate, nello specifico quelle destinate alle famiglie, sono state veicolate a chi ne aveva diritto attraverso il trasferimento di quote rilevanti ai Comuni (circa il 90%).
Le Linee Guida per la riapertura delle attività produttive, adottate dal Governo nei suoi provvedimenti, sono l’esempio di come è stato impostato il rapporto tra lo Stato e le Regioni: essere complementari e partecipativi.
Lo stesso premier Giuseppe Conte ha infatti riconosciuto che il 95% delle ordinanze regionali sono state conformi ai Dpcm del Governo.
Ora questi indirizzi federativi andrebbero istituzionalizzati, anche alla luce dei risultati ottenuti.
Sarebbe quindi auspicabile un rafforzamento delle sedi in cui si esplica il rapporto tra lo Stato e le Regioni. In altri termini è auspicabile procedere all’integrazione
della Commissione bicamerale per le questioni regionali, in modo da permettere l’effettiva partecipazione delle Regioni e delle Province autonome e procedere alla costituzionalizzazione del sistema delle Conferenze, così da rendere ancora più efficaci ed incisive le sedi di sintesi tra gli interessi del centro e le istanze della periferia.
Va creato un perfetto equilibrio nel bilanciamento tra le competenze dello Stato e quelle delle Regioni, ovvero tra le esigenze del centro e le istanze dei territori, che può essere raggiunto quanto più il principio di leale collaborazione viene costantemente declinato nei rapporti tra tutti gli attori istituzionali.
In tal senso la riuscita collaborazione tra Stato, Regioni ed enti locali è un patrimonio del Paese da non perdere. E’ indispensabile continuare a rafforzare i rapporti istituzionali, partendo da una nuova dignità costituzionale delle sedi di confronto tra lo Stato e le Autonomie. La costituzionalizzazione della Conferenza delle Regioni è uno di questi passaggi.
Continuiamo – conclude Bonaccini - nella direzione dell’efficienza e della semplificazione. L’accelerazione istituzionale delle regioni è riuscita a far riaprire servizi e attività, ora non perdiamo questa spinta, lavoriamo insieme al rilancio immediato della nostra economia. Dobbiamo condividere metodi e obiettivi sulla base di prospettive concrete, di serie riforme e precisa programmazione”.


Bonaccini (Regioni) agli Stati generali dell’economia: scuola e università, sanità pubblica e un piano straordinario di investimenti pubblici, ecco i pilastri da cui ripartire per una nuova crescita sostenibile

lunedì 15 giugno 2020
Roma, 15 giugno 2020 (comunicato stampa) "Chiediamo di essere protagonisti della politica economica di rilancio, potendo mobilitare da e per il territorio risorse straordinarie per investimenti, anche ricorrendo all’indebitamento: non è ragionevole che praticamente tutto il margine di indebitamento sia ora assorbito dallo Stato centrale". E' la richiesta espressa da Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, durante il suo intervento agli Stati Generali sull'Economia.
"Così come non è ragionevole - ha aggiunto Bonaccini - che la parte più consistente della spesa, oggi, sia di parte corrente: all’Italia serve un gigantesco piano di investimenti".
Bonaccini ha ribadito "il fondamentale ruolo svolto dalle Regioni nell’emergenza nell’interesse del Paese", sottolineando "che oggi è imprescindibile che Regioni e Province Autonome siano messe nelle condizioni di operare".
“Ma le Regioni - ha sottolineato - hanno già sostenuto spese per circa 4,5 miliardi di euro e registrano minori entrate e mancati trasferimenti per oltre 5: chiedere il pareggio di bilancio sarebbe paradossale, perché significherebbe bloccare investimenti e spesa sociale in una fase di ripresa economica".
Secondo Bonaccini i pilastri da cui ripartire restano "scuola e università, sanità pubblica e un piano straordinario di investimenti pubblici sia per la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali, sia per la messa in sicurezza del territorio", al quale aggiungere "la possibilità di accedere direttamente a una quota significativa Recovery Fund". Da parte delle Regioni, conclude Bonaccini, resta la volontà a collaborare in maniera propositiva con il Governo: "Chiediamo di essere messi nelle condizioni di farlo, in un dialogo costante che permetta di condividere obiettivi e strumenti a lungo periodo con un unico scopo: il bene del Paese".



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