Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - Agricoltura: settore lattiero-caseario e revisione PAC

giovedì 15 novembre 2007


CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME

 

 

 

 

 

 

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome:

 

CONSIDERATA la prospettiva di una revisione di medio termine della Politica Agricola Comune, che coinvolgerà anche il settore lattiero caseario;

 

CONSIDERATA la volontà di pervenire ad un’ulteriore semplificazione dei sistemi di regolazione di controllo, attraverso la costituzione di una OCM unica;

 

CONSIDERATO che l’attuale organizzazione comune di mercato del settore lattiero caseario sarà in vigore fino al 2015;

 

CONSIDERATA la necessità di definire nuovi strumenti di regolazione del settore lattiero caseario per il periodo successivo a tale data;

 

VISTA l’intesa tra il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, le Regioni e le Province autonome sulle procedure di recupero del prelievo supplementare, mediante compensazione, nel settore lattiero caseario, sancita il 14 dicembre 2006 e modificata il 14 giugno 2007;

 

RITENUTO opportuno rafforzare la suddetta intesa, anche al fine di tenere conto dell’evoluzione del mercato;

 

VISTO il documento del Gruppo di Lavoro Tecnico Interregionale, che sintetizza la valutazione comune delle Regioni sulla situazione attuale della filiera lattiero casearia e sulle prospettive di evoluzione nella politica comunitaria;

 

RITENUTO opportuno proseguire nel confronto tra le Regioni e le Province autonome per pervenire ad una posizione condivisa, diretta ad assicurare lo sviluppo della filiera lattiero casearia nazionale, nell’ipotesi in cui la Commissione Europea proponga rilevanti modifiche all’attuale sistema delle quote latte;

 

Approva

 

Il documento predisposto dal Gruppo di Lavoro Tecnico Interregionale sulla filiera lattiero-casearia.

 

CONFERISCE MANDATO al Gruppo di Lavoro Tecnico Interregionale sulla filiera lattiero casearia di supportare la Commissione Politiche Agricole:

-         proseguendo il confronto tra le Regioni e le Province autonome, in particolare sull’evoluzione del sistema di regolazione del comparto lattiero caseario dopo il 2014/2015 e sulle possibili modifiche conseguenti alla revisione di medio termine della PAC;

-         elaborando possibili ipotesi di intervento in relazione alle opzioni che scaturiranno dalle proposte della Commissione.

 

Il Gruppo di Lavoro Tecnico Interregionale dovrà fornire alla Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni e Province autonome un rapporto sull’andamento dei lavori entro il 31 dicembre 2007 e concludere i lavori entro il 31 marzo 2008.

 

 

 

 

 

Roma, 15 novembre 2007

_________ALLEGATO________________


 

 

LA FILIERA LATTIERO CASEARIA E L’EVOLUZIONE IN ATTO NELLA POLITICA COMUNITARIA:

POSIZIONE DELLE REGIONI

 

 

 

 

 

La situazione contingente

 

Nei prossimi mesi verranno presentati, dalla Commissione Europea, degli importanti documenti relativi, in generale, ad una valutazione dello “stato di salute” ed efficacia dell’attuale politica comunitaria e, nello specifico, all’impatto dell’applicazione del sistema delle quote latte tenuto conto della scadenza del 2015 (data di scadenza dell’attuale regolamentazione).

Prima di affrontare il confronto in merito all’evoluzione della politica comunitaria nel settore lattiero caseario, conseguente all’analisi approfondita di tali documenti, si ritiene necessario un affondo sugli effetti “contingenti” per la filiera connessi all’applicazione del regime.

I dati recentemente diffusi dalla Commissione in merito alla campagna produttiva 2006/2007 confermano una imputazione di prelievo globale a livello europeo superiore ai 220 milioni di euro, pur se nel complesso le consegne di latte nella U.E. sono di fatto inferiori di 1,9 milioni di tonnellate rispetto alla quota disponibile. In particolare si evidenzia ancora una volta come il maggiore squilibrio produttivo si concentra in Italia (chiamata a pagare l’80% dell’intero prelievo comunitario), mentre nella maggior parte dei Paesi i produttori non dovranno pagare alcun prelievo, con volumi consegnati sensibilmente inferiori alle quote disponibili.

I dati fino ad ora disponibili per la campagna in corso (2007/2008) disegnano una proiezione che in termini produttivi è sovrapponibile a quella della campagna 2006/2007 con conseguente imputazione di prelievo stimabile agli stessi livelli.

Risulta evidente che il pagamento di un prelievo supplementare nato e pensato per ridurre le eccedenze produttive comunitarie non avrebbe motivo di esistere in una contingenza di mercato europeo (e mondiale) che presenta forte domanda e che non produce complessivamente eccedenze.

In queste condizioni potrebbe risultare opportuno, a prescindere dal seguito del dibattito sugli sviluppi della nuova politica comunitaria, richiedere un intervento straordinario che, per la campagna 2007/2008, consenta di ridurre/annullare il prelievo che dovrà essere versato sulle produzioni extra-quota.

Si potrebbe trattare, tecnicamente, di una assegnazione straordinaria di quote da utilizzarsi, da parte degli stati membri, esclusivamente in sede di compensazione nazionale e/o attraverso secondo livello di compensazione da effettuarsi a livello europeo.

Questi interventi avrebbero come effetto quello di ristabilire un clima positivo e di certezza per gli operatori che rispettano le regole, comunque utile in questa delicata fase di confronto .

 


 

Gli sviluppi della politica comunitaria

 

Premessa

 

Al fine di meglio affrontare le problematiche connesse al consolidamento e alla crescita della filiera si ritiene opportuno evidenziare alcuni elementi di carattere strutturale e produttiva legati all’evoluzione del comparto in Italia nel periodo di applicazione del regime delle quote latte.

 

Nella campagna 1995/1996 erano presenti più di 113.000 aziende titolari di quota di cui il 50% localizzate in zona di montagna, il 10% in zona svantaggiata e il rimanente 40% in pianura. Di queste aziende la maggior parte (più del 65% del totale) era titolare di una quota inferiore ai 500 quintali (la percentuale era ancora più marcata nelle zone montane dove più del 78% delle aziende disponeva di un QRI inferiore ai 500 quintali). Considerando invece le aziende che disponevano di una quota superiore ai 5000 quintali (oggi quelle che presentano le maggiori potenzialità) le percentuali scendevano drasticamente assestandosi intorno al 3% a livello nazionale (con picchi del 6% nelle zone di pianura a fronte di una percentuale intorno all’1% per le zone svantaggiate e di montagna) La produzione realizzata nella campagna 1995/1996 (consegne e vendite dirette) era di 10,4 milioni di quintali concentrata per il 74% in pianura, il 19% in montagna e per il rimanente 6% in zona svantaggiata

 

Nell’ultima campagna chiusa e cioè nella campagna 2006/2007 la situazione si è modificata; infatti si è notevolmente ridotto il numero delle aziende (per un totale a livello nazionale di 49.393 così suddivise per zona: 47% in montagna, 44% in pianura e la restante in zona svantaggiata) ma è anche molto cambiata la tipologia delle aziende attive. Infatti le aziende con un QRI inferiore ai 500 quintali rappresentano ora il 41% del totale; si tratta di un numero ancora elevato anche se il fenomeno tende a concentrarsi in determinate aree (in montagna il 58% delle aziende presenti ha una quota inferiore ai 500 quintali mentre nelle zone svantaggiate il 38%) e in determinate regioni (centro-sud). Viceversa le aziende con più di 5000 quintali rappresentano ora a livello nazionale l’11% del totale e tendono ad essere maggiormente presenti nelle zone di pianura (dove rappresentano oltre il 22% delle aziende titolari di quota). La produzione realizzata nella campagna 2006/2007 (consegne e vendite dirette) è stata di 11,1 milioni di tonnellate concentrata per il 77% in pianura, il 17% in montagna e per il 6% in zona svantaggiata

 

Si tratta di numeri a partire dai quali si può affermare che in 12 campagne di  applicazione del regime delle quote latte si è realizzato un importante fenomeno di riduzione del numero di aziende cui è però da contrapporre l’accresciuta capacità produttiva delle aziende rimaste attive. Infatti, nonostante il numero delle aziende titolari di quota si sia ridotto di più del 50% la produzione nazionale è aumentata.

 

Questo sicuramente grazie ai notevoli investimenti (sia in termini tecnologici che di strutture) che sono stati operati dagli operatori che hanno però pesato in termini di indebitamento delle aziende medesime. Sicuramente uno degli investimenti che ha inciso e che pesa tutt’ora sulle aziende agricole è quello relativo alle quote. Senza voler entrare nel dettaglio basti pensare che dal 01/04/1998 fino al 01/04/2007 sono stati stipulati 66.873 contratti di vendita di sola quota movimentando più di 36 milioni di quintali di quota.

 

Questi dati confermano che il sistema di contingentamento della produzione ha accompagnato, in maniera significativa e rivestendo sicuramente un ruolo importante, l’evoluzione del sistema latte in Italia contribuendo ad assicurarne un equilibrato ed armonico sviluppo.

 

Il regime delle quote latte, introdotto con l’obiettivo di ridurre gli esuberi produttivi, è divenuto anche un importante strumento per equilibrare il mercato e tutelare il prezzo del latte. Ha inoltre consentito di attuare un preciso monitoraggio produttivo a livello europeo, presupposto fondamentale per la programmazione della produzione e per la definizione di possibili misure di intervento.

 

E’ quindi essenziale che gli operatori del settore – in primo luogo i produttori di latte – possano continuare ad operare in un contesto di certezza e di continuità al fine di garantire un necessario ritorno positivo alle scelte imprenditoriali affrontate e agli investimenti effettuati.

 

Non va inoltre dimenticato, per altro verso, che il sistema di regolamentazione delle quote ha comportato, nella sua applicazione in Italia, notevoli difficoltà e l’instaurarsi di un ampio contenzioso che, con fatica, sta evolvendosi positivamente.

 

L’avvio della discussione sullo stato di salute della politica comunitaria

 

Come è stato anticipato il prossimo 21 novembre verrà presentata dalla commissione una comunicazione sullo stato di salute della politica comunitaria: tale documento costituirà il punto di partenza per l’avvio della discussione sui possibili cambiamenti e sulle modulazioni da adottare con riferimento a vari settori, compresi gli interventi nel settore lattiero caseario. Verranno inoltre presentati, con riferimento agli scenari futuri, studi sui possibili impatti conseguenti ad una modifica delle politiche di intervento.

 

E’ da ricordare, a tale proposito, che l’evoluzione della politica comunitaria in atto si è sostanziata soprattutto nell’applicazione del principio del “disaccopiamento”, che tende verso la ulteriore semplificazione dei sistemi di regolazione di controllo (OCM unica) ed è rivolta ad una maggiore aderenza alle esigenze del mercato e dei consumatori cittadini. La normativa che disciplinerà dopo il 2014/2015 il comparto dei prodotti lattiero caseari dovrà quindi prevedere, necessariamente, delle misure che consentano di intervenire in maniera più flessibile al fine di far fronte ai repentini cambiamenti di mercato.

 

In questo ambito potrebbero essere proposte, per alcuni settori, delle revisioni di medio termine: è molto probabile che ciò avvenga per il comparto lattiero caseario in considerazione anche della congiuntura particolarmente favorevole del settore.

 


 

Posizione da assumere a fronte di eventuali proposte di modifica

 

Fatta salva l’esigenza di assicurare una continuità delle politiche fino ad ora attuate e nell’ipotesi che le proposte della commissione prefigurino importanti modifiche dell’attuale sistema in materia di quote latte, anche prima del termine fissato dal regolamento (così come appare dalle dichiarazioni recenti espresse dalla Commissaria Fischer Boell), si ritiene che la discussione e la formulazione della posizione delle regioni/Italia debba comunque essere incentrata con riferimento a due traguardi fra loro ben distinti:

 

1)     Il sistema di regolazione del comparto lattiero caseario dopo il 2014/2015 a fronte dell’evoluzione del mercato;

2)     Possibili modifiche conseguenti alla revisione di medio termine della PAC.

 

Potrebbe risultare opportuno valutare, una volta definito lo scenario di fondo, quali siano le possibili opzioni di intervento nel medio periodo nell’ambito di un eventuale confronto negoziale: in questo senso si potrebbe pensare ad un percorso che armonizzi e sviluppi nel tempo gli interventi creando una sorta di ponte/collegamento tra la possibile evoluzione del sistema quote latte dopo il 2014/2015 e quanto si rende necessario attuare nella fase intermedia.

 

Si ritiene inoltre prioritario, in questa fase, concentrare comunque l’attenzione e gli sforzi per assumere una posizione condivisa nei confronti del livello comunitario rinviando eventualmente ad un secondo momento le valutazioni interne di livello nazionale (che a quel punto potranno essere fatte sulla base di quanto definito in sede comunitaria.

 

Gli ambiti di intervento su cui risulta comunque possibile operare a livello europeo  risultano, tecnicamente, essere i seguenti:

 

1) Aumento del quantitativo nazionale garantito

 

Con riferimento alla revisione di medio termine la possibilità di richiedere un aumento della quota nazionale.stimabile in una percentuale compresa tra il 5% e il 10% di quella attuale, appare la proposta più condivisibile.

 

La richiesta dovrebbe essere fatta precisando che l’aumento delle quote nazionali dei vari stati membri deve essere quantificato in relazione alla quota attuale dello stato, alla produzione effettuata (per esempio in un triennio di riferimento) e al livello di approvvigionamento interno. Un altro parametro che sarebbe interessante proporre come elemento da considerare ai fini dell’incremento del QNG (quantitativo nazionale garantito) è la destinazione del latte nelle singole filiere nazionali (valorizzazione delle trasformazioni di “qualità” a fronte, per esempio, di produzione di latte in polvere). Non è quindi condivisibile né sostenibile un aumento delle quote percentualmente uguale per tutti gli stati membri.

 

L’aumento di quota dovrebbe essere immediato (a partire dalla campagna 2008/2009) anche per non vanificare le favorevoli congiunture del mercato che offrono scenari importanti di crescita e sviluppo. Unitamente a questa richiesta (pur rappresentando una priorità di secondo livello) si potrebbe chiedere un aumento del tenore di riferimento della materia grassa

 

2) Compensazione fra stati membri

 

Negli ultimi anni si è verificato che in alcuni paesi non tutto il quantitativo di riferimento (QNG) è stato utilizzato, mentre altri Stati hanno registrato esuberi produttivi.

 

Poiché il contingentamento riguarda globalmente l’Unione Europea è ipotizzabile operare un secondo livello di compensazione da effettuarsi fra tutti gli stati membri, a conclusione delle operazioni di “compensazione/restituzione” effettuate a livello nazionale.

 

L’ipotesi sembra sostenibile anche dal punto di vista operativo ed amministrativo in quanto non intacca i meccanismi di funzionamento gestionale nei vari paesi.

 

Questa richiesta rappresenta uno strumento di flessibilità che aiuterebbe ad affrontare particolari congiunture di mercato (come quella attuale) e che potrebbe essere applicata con dei correttivi (quantitativi e/o economici) al fine di evitare una deresponsabilizzazione degli operatori. Inoltre si potrebbe ipotizzare una applicazione/utilizzo di questo strumento non generalizzato ma a seguito di valutazioni economiche da parte della commissione (in termini più semplici: congiunture di mercato come quelle attuali darebbero il via libera alla compensazione europea; laddove le condizioni dovessero cambiare richiedendo ancora interventi da parte della CE a sostegno del latte, la compensazione non verrebbe applicata).

 

Una possibile ulteriore misura in grado di conferire maggiore elasticità al funzionamento del regime, incidendo però in maniera economicamente meno marcata sui volumi prodotti oltre la quota, è quella di una riduzione dell’importo unitario del prelievo. In pratica, si tratterebbe di aggiornare le disposizioni del Reg.1788/03 che già prevede una riduzione di circa il 15% dell’importo del prelievo dalla campagna 2004/05 (33,27 EU/q.le) alla 2007/08 e successive (27,83 EU/q.le), correlate  ad analogo trend diminutivo del prezzo indicativo del burro (-25%) e del LSP (-15%). L’intervento potrebbe essere proposto come alternativa (in subordine) o complementare ai precedenti.

 


 

Le prospettive dopo il 2015

 

            Pare infine necessario fare alcune brevi considerazioni sul post 2014/2015 attualmente ultima campagna di applicazione del regime delle quote latte. Si ritiene infatti di non dare assolutamente per scontata la fine del regime delle quote latte e quindi utile proporre eventuali ulteriori modalità di intervento nel caso di una continuazione del regime.

 

            Laddove il regime delle quote latte fosse mantenuto lo stesso andrebbe comunque  ripensato introducendo sistemi di flessibilità che consentano di rispondere in maniera tempestiva ai mutamenti delle condizioni di mercato. Per esempio oltre alla compensazione tra stati europei si potrebbe portare avanti anche la proposta di commercializzazione di quote tra stati (in questo caso ci sarebbero le condizioni temporali per costruire la struttura amministrativa necessaria per questa operatività).

 

            Nel caso in cui invece il regime dovesse essere abrogato al termine della campagna 2014/2015 è assolutamente necessario che vengano previsti dei sistemi di indennizzo/conguaglio  a favore degli operatori ancora titolari di quota a quella data (con particolare attenzione a coloro che le hanno acquistate, sopportando rilevanti investimenti e con specifica considerazione ai produttori che operano nelle zone svantaggiate e montane, ulteriormente penalizzati da una liberalizzazione totale) nonché strumenti che consentano di mantenere l’importante monitoraggio delle produzioni (si ricorda infatti che disporre di dati relativamente alla produzione della materia prima mette nelle condizioni l’amministrazione di poter meglio attuare politiche di sviluppo del settore, che saranno quanto mai importanti nel caso di abolizione del regime delle quote latte).