Stralcio resoconto stenografico Aula, del 25 giugno 2020 - Interrogazioni: Stati generali dell'economia e sulla pubblicazione di un piano di rilancio, e altre

venerdì 26 giugno 2020


Svolgimento interrogazioni a risposta immediata:

PRESIDENTE. Il senatore Ciriani ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01722 sugli Stati generali dell'economia e sulla pubblicazione di un piano di rilancio, per tre minuti.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, per inquadrare il senso dell'interrogazione urgente che abbiamo rivolto noi di Fratelli d'Italia, è giusto ricordare a chi ci ascolta che gli 80 miliardi circa di scostamento di bilancio di cui il Governo dispone per finanziare i propri decreti urgenti sono stati determinati anche dal voto favorevole, talvolta determinante, delle opposizioni e quindi anche di Fratelli d'Italia. A fronte di questo atteggiamento di responsabilità, le ricordiamo ancora una volta la chiusura totale da parte del Governo e del Presidente del Consiglio; c'è stato un dialogo finto con le opposizioni e nessuna disponibilità ad accogliere i nostri emendamenti, anche quelli ispirati a sicuro buon senso.

Il Governo ha lavorato con decreti su decreti e fiducie su fiducie. Addirittura, nell'emergenza del coronavirus, abbiamo visto decreti del Presidente del Consiglio dei ministri al limite della costituzionalità e abbiamo sopportato anche questo. Il Presidente del Consiglio si è fatto notare soprattutto per le dirette televisive e per le conferenze stampa a reti unificate in cui brillava per far dimenticare gli errori che aveva appena compiuto il suo Governo. Ricordo che soltanto ieri il presidente Conte ha dovuto prendere atto - perché la realtà è testarda - che la cassa integrazione è fallita, nonostante il presidente dell'INPS rimanga al suo posto. Moltissimi italiani ancora non l'hanno vista e moltissimi italiani l'hanno ricevuta con un ritardo intollerabile.

L'ultimo sfregio fatto al Senato e al Parlamento è stata la decisione, da parte del Governo, di non comunicare, ma di fare una semplice informativa al Parlamento rispetto alla riunione dell'Eurogruppo; questa si è rivelata una prova di debolezza da parte del Governo, perché il Presidente, intimorito dal fatto che la sua maggioranza potesse mancare alla chiamata di unità, ha preferito bypassare il confronto con le opposizioni. Questo è un segno di debolezza; lo sappiamo noi, signor Ministro, ma purtroppo lo sanno anche le cancellerie europee e gli investitori internazionali che devono comprare il nostro debito.

Pertanto, la domanda è: perché un'ora soltanto di disponibilità da parte del Governo a relazionarsi con il Parlamento e nove o dieci giorni di Stati generali? A cosa sono serviti? Quali sono stati i risultati pratici di queste riunioni a Villa Pamphilj? Che fine hanno fatto le indicazioni e il programma della task force dell'ingegner Colao? La conferenza stampa finale si è conclusa con un invito al taglio dell'IVA, che dopo due giorni è già scomparso dai registri della politica. Autorevoli commentatori non di destra hanno detto che la cartella degli Stati generali è vuota e un altro famoso intellettuale di sinistra ha detto che sono stati gli Stati generali dell'aria fritta. Signor Ministro, io le chiedo: il piano di rilancio (recovery fund o recovery plan) esiste? Esisterà? E quando sarà messo a disposizione del Parlamento e delle forze di opposizione?

PRESIDENTE.Il ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Gualtieri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GUALTIERI, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, come è noto e sarebbe bene che ci fosse un riconoscimento generale di un dato che appare oggettivo, l'Italia ha giocato un ruolo da protagonista nella definizione di una risposta europea ambiziosa alla crisi, che ha portato la Commissione europea a varare una proposta estremamente significativa che va esattamente nella direzione auspicata dall'Italia, come l'iniziativa next generation EU. Intorno a questa opportunità il Governo ha deciso di varare un ampio ciclo di incontri, di consultazioni e di coinvolgimento di tutte le forze sociali e produttive del Paese, al quale sono state invitate a partecipare anche le forze di opposizione, che hanno scelto di non partecipare a incontri importanti, che si sono svolti peraltro in una sede istituzionale, esattamente come si sono svolti a Palazzo Chigi. Nonostante questo, il Governo ha reiterato l'invito a concorrere alla discussione sull'elaborazione di un ambizioso programma di rilancio dell'economia italiana. Come ho avuto modo di dire anche ieri in occasione dell'audizione alla Commissione bilancio della Camera, la presentazione e la discussione in Parlamento del Piano nazionale di riforme (PNR), il documento che il Governo presenterà e che già raccoglierà elementi emersi nel corso degli Stati generali, sarà auspicabilmente l'occasione di un confronto ampio con tutto il Parlamento sulle linee di fondo di una strategia di rilancio del Paese, che ha un'ambizione e una portata pluriennale e che intende non solo affrontare le conseguenze economiche del coronavirus, ma anche nodi e questioni strutturali di lungo periodo, che da troppo tempo hanno fatto dell'Italia un Paese che cresce meno degli altri Paesi europei, che ha un livello di occupazione troppo basso e diseguaglianze sociali e territoriali troppo alte, nonché un livello di investimenti inadeguato.

Intorno a questa opportunità noi rilanciamo l'invito a tutte le forze responsabili a concorrere alla definizione di un piano ambizioso che l'Italia intende presentare insieme alla Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) a settembre, che definirà in modo dettagliato gli investimenti e le riforme che l'Italia intende varare nel quadro del programma europeo next generation EU, che invece porterà prima dell'estate a elaborare la cornice più ampia del quadro di riforme che il Governo intende realizzare nell'orizzonte di legislatura.

La maggioranza ha indicato un chiaro orientamento anche nella predisposizione di quella cornice di piano di rilancio che è stata presentata a tutte le forze sociali e territoriali. Stiamo finalizzando il lavoro che troverà, come ho detto, nel PNR parte del suo documento concreto sottoposto al Parlamento.

Rilanciamo l'invito a tutte le forze che hanno a cuore il futuro del Paese, e non le polemiche inutili che non interessano i cittadini, di concorrere con le loro idee alla definizione di un piano ambizioso all'altezza delle sfide che l'Italia ha davanti a sé. (Applausi).

PRESIDENTE.Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Ciriani, per due minuti.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, purtroppo la risposta non mi sorprende e mi delude perché ho la sensazione che anche il Ministro non sia così entusiasta di dover difendere gli Stati generali, ma questa è una mia maliziosa supposizione. Il fatto è che, ancora una volta, registriamo promesse vaghe e generiche, rimandi a settembre e all'estate, ma l'Italia, il nostro Paese ha drammaticamente bisogno di risposte urgenti, signor Ministro. Noi non ascoltiamo, non percepiamo una lista precisa di idee chiare e distinte, di scelte coraggiose da fare oggi, subito, ma ancora, purtroppo «vedremo» e «faremo».

Ieri il Fondo monetario internazionale, come il Ministro sa molto meglio di me, ha fatto delle previsioni purtroppo catastrofiche per il nostro Paese in termini di produzione e disoccupazione. Lei capisce che noi non possiamo attendere oltre, né possiamo tollerare che le passerelle a Villa Pamphilj sostituiscano la politica, le scelte e il coraggio.

Noi vorremmo sapere che cosa vuol fare questo Governo, quando intende farlo, con quante risorse, con quali risorse, se ci saranno denari che proverranno dall'Unione europea o saranno ancora una volta solo promesse e in quanto tempo intende assolvere a questi programmi urgenti. Di annunci ne abbiamo sentiti anche troppi. Noi, come posizione, come Gruppo Fratelli l'Italia, siamo ancora una volta disponibili al confronto nelle sedi istituzionali dove faremo come sempre il nostro dovere. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Laforgia ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01721 sulla riforma degli strumenti di sostegno al reddito, per tre minuti.

LAFORGIA (Misto-LeU). Signor Presidente, signor Ministro, quando si parla di condizioni materiali delle persone, di quella gigantesca questione sociale che rischia di abbattersi sul nostro Paese, una premessa è d'obbligo: non c'è politica che possa garantire la dignità delle persone che non passi attraverso politiche che assicurino alle stesse lavoro e occupazione, perché il lavoro resta comunque l'elemento fondante dell'identità sociale delle persone e il lavoro si crea con politiche per lo sviluppo, politiche industriali, politiche per l'occupazione.

Non vi è dubbio, Ministro, che siamo entrati in una fase della storia del mondo - lo dico con un certo pudore visto che sto parlando a uno storico - nella quale abbiamo capito, e l'abbiamo capito drammaticamente anche in ragione della pandemia che ci ha attraversati, che è possibile distruggere quel lavoro da un giorno all'altro, che le persone possono perdere quel lavoro nel giro di pochissimo tempo, che quel tratto di precarietà, di intermittenza e di fragilità di molte carriere lavorative rischia di diventare drammaticamente cronico e, a fronte della molteplicità di figure professionali che rispondono ad una molteplicità di configurazioni contrattuali, esiste oggi una molteplicità di misure e di strumenti di sostegno al reddito, di ammortizzatori che - ahimè - rischia, proprio a causa della frammentarietà, di mettere sul terreno un elemento di disparità e disuguaglianza e addirittura di aumentare i divari preesistenti.

Se facessimo l'elenco delle categorie - che poi vuol dire delle persone - che rischiano di non essere comprese nelle maglie larghe degli ammortizzatori esistenti, nonostante i grandissimi sforzi che già questo Governo sta mettendo in campo a partire dai primi decreti per contrastare l'emergenza, dovremmo pensare ai precari, agli esodati, agli stagionali, ai lavoratori delle cooperative sociali, a quel mondo che si è mobilitato in queste settimane dei lavoratori dell'arte, della musica, della cultura e dello spettacolo, che chiedono tutele e sostegno al reddito in una sorta di paradosso - me lo lasci dire, Ministro - per cui da un lato, spesso, tutti, trasversalmente alle forze politiche, consumiamo la retorica della bellezza del nostro Paese e, dall'altro, non ci curiamo di chi quella bellezza la valorizza quotidianamente col proprio lavoro.

Voglio dire che penso sia arrivato il tempo di iniziare ad asciugare gli strumenti che esistono già e di immaginare - credo che questo debba essere lo sforzo del Governo - una sorta di ammortizzatore universale. Non mi impicco alle etichette, ma siamo entrati in una fase nella quale questa deve essere la novità del tempo nuovo. Ci dobbiamo confrontare su questo tema immediatamente, con le misure con cui ci stiamo confrontando già in queste settimane. L'oggetto della nostra interrogazione riguarda ciò che il Governo sta pensando proprio su questo terreno.

PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Gualtieri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GUALTIERI, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il senatore Laforgia affronta un tema di grande rilievo che naturalmente rientra tra le competenze dirette del Ministero del lavoro ma che, per la sua portata, investe e interessa tutto il Governo e tutta la maggioranza.

Correttamente si è ricordato come di fronte a una crisi senza precedenti come quella causata dal coronavirus, il Governo si è adoperato con strumenti straordinari per garantire, nella specificità e nella diversità degli strumenti, l'universalità di un principio, quello di sostenere tutti i lavoratori attraverso la cassa integrazione per tutte le tipologie di lavoratori dipendenti e strumenti nuovi come le indennità per i lavoratori autonomi parasubordinati e le altre tipologie.

Si è anche istituito il reddito di emergenza, per supplire a situazioni particolari, non coperte da uno strumento pure significativo e di grande portata universale, come il reddito di cittadinanza, si è potenziata la Nuova assicurazione sociale per l'impiego (Naspi) e quindi si è cercato di affrontare, in una situazione di emergenza, l'esigenza e la necessità, come abbiamo detto, di sforzarsi e di fare il massimo per non lasciare indietro nessuno. È del tutto evidente che questa esperienza, ma anche le trasformazioni più generali a cui il senatore interrogante faceva riferimento, pongono il tema non solo di affrontare la situazione di emergenza, per tornare semplicemente allo status quo ante, ma anche quello di affrontare, su questo terreno, riflessioni impegnative e ambiziose sulla riforma e la razionalizzazione degli strumenti di cui disponiamo. Per «universale» intendiamo non il reddito, ma la copertura, ovvero la necessità di garantire a tutti una copertura, attraverso gli strumenti pubblici. Sarebbe opportuno, in questo quadro, chiarire meglio la distinzione tra strumenti di contrasto alla povertà e strumenti legati invece alla disoccupazione e alle politiche attive del mondo del lavoro.

Tra i punti oggetto della discussione negli Stati generali e del piano di rilancio che il Governo sta elaborando c'è esattamente il tema che ha posto il senatore interrogante, per affrontare il quale in modo adeguato, con ogni evidenza, non possono bastare tre minuti. Penso dunque che egli abbia posto un tema importante e invito pertanto le forze della maggioranza innanzitutto, ma tutto il Parlamento, a misurarsi sulla sfida a cui ha fatto riferimento, che vede il Governo impegnato a trarre lezioni da un tempo che cambia, per rilanciare, nelle forme nuove, i principi di universalità del welfare e di sostegno al lavoro. (Applausi).

PRESIDENTE.Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Laforgia, per due minuti.

LAFORGIA (Misto-LeU). Signor Ministro, la sua risposta ci indica che il Governo è attento alla questione che abbiamo posto e sta lavorando esattamente nella direzione che auspichiamo. C'è stata una discussione, che in passato è echeggiata spesso anche in quest'Aula, che a rileggerla ora, dopo quanto accaduto in questi mesi, sembrerebbe persino surreale. Quando diversi soggetti hanno posto il tema di uno strumento universale, come il reddito universale, di cui in questo tempo stanno parlando grandi Paesi - quanto noi e forse persino più grandi di noi - l'eccezione che veniva avanzata era che non se ne poteva parlare, perché qualsiasi forma di sostegno universale al reddito è una sorta di disincentivo alla ricerca di un lavoro. Abbiamo però capito che quel lavoro si può distruggere da un momento all'altro e che ci vuole del tempo a ricostruirlo e quindi penso che alcuni tabù debbano essere rimossi, come penso che i provvedimenti di cui ci stiamo occupando e di cui ci occuperemo debbano essere informati da un principio, ovvero il massimo della condizionalità delle misure destinate alle imprese - alle imprese bisogna infatti dare molti soldi, ma occorre vincolarli alla difesa del perimetro occupazionale e agli investimenti: questa è la condizione che dobbiamo porre - e il massimo dell'universalità delle misure destinate alle persone, perché le condizionalità non siano un impedimento ad accedere a quelle misure.

È notizia di questi giorni che la famosa frase «whatever it takes», pronunciata da Mario Draghi, ex Governatore della Banca centrale europea, è entrata nel lessico digitale della Treccani. Mi piacerebbe molto, signor Ministro, che a partire da questa maggioranza e da questa esperienza di Governo costruissimo uno Stato che lanciasse il suo «whatever it takes» alle persone, che vuol dire impedire che le persone caschino nel vuoto, quando quel vuoto si dovesse determinare. Sarebbe un fatto di civiltà, un fatto di dignità e, sicuramente, un elemento di modernizzazione del Paese. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore D'Alfonso ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01723 sulle prospettive di una riforma fiscale e sulle sue caratteristiche, per tre minuti.

D'ALFONSO (PD). Signor Presidente, signor Ministro, sappiamo che la pandemia non è stata soltanto una crisi, ma una vera e propria rottura di civiltà. Abbiamo avuto un problema, riguardante il nostro sistema delle imprese, che "cuba" questi numeri: su cinque milioni e 300.000 piccole e medie imprese, che davano luogo a 15 milioni di persone occupate, sono a rischio un milione di piccole e medie imprese, con tre milioni di occasioni di lavoro. Abbiamo avuto la possibilità di mettere in campo risorse importanti sia come sistema Paese, sia nel dialogo competitivo con l'Europa: 80 miliardi già in esercizio e quelle che sono ulteriormente assumibili. Abbiamo priorità che si aggiungono a quelle precedenti alla crisi e alla rottura di civiltà. Dobbiamo fare in modo che sia facile la vita delle imprese; dobbiamo mettere in campo un piano delle infrastrutture che non sia da convegnistica, ma che sia capace di migliorare la vita delle persone, delle imprese e dei territori; dobbiamo fare in modo di liberare il reddito da lavoro per quanto riguarda la pressione fiscale; dobbiamo ricostituire e ricomporre il bilancio pubblico del nostro sistema Paese.

C'è bisogno di mettere in campo una riforma organica del sistema fiscale e tributario, lo ha detto anche ieri il vertice della Corte dei conti, sia nella parte della procura generale, sia nella parte del Presidente delle sezioni riunite, che hanno conclamato che c'è urgenza di una riforma dal punto di vista fiscale e tributario.

Abbiamo due numeri che ci guidano ancora di più, sapendo che il lavoro è in corso e dev'essere rafforzato, supportando la sua iniziativa: 110 miliardi di euro di evasione fiscale e 210 miliardi di economia sommersa. Lo ha detto prima: abbiamo un credito scritto nei documenti contabili, per quanto riguarda l'Agenzia delle entrate-Riscossione, pari a 950 miliardi di euro. Ha detto che vuole farsi carico, come ha richiesto anche il direttore generale dell'Agenzia delle entrate, di ridurre questo credito a un ottavo, che nei fatti equivale realmente a 110 miliardi di euro. Dobbiamo lavorare per far sì che le 800 leggi e norme che riguardano il nostro ordinamento tributario conoscano una semplificazione, una reductio ad unum, in modo che l'ordinamento tributario sia una funzione per l'adempimento dell'articolo 53 della nostra Carta costituzionale.

Dobbiamo fare in modo anche che i 47 milioni di euro scritti nella legge di bilancio in esercizio, per dotare di ulteriori risorse umane e tecnologiche le nostre agenzie fiscali, vengano subito messi in produzione, perché abbiamo bisogno di potenziare la macchina, proprio per mettere mano ai problemi che sono stati segnalati, e la legge di bilancio a tale proposito rappresenta un punto fermo di riferimento.

C'è bisogno, signor Ministro, di conoscere le iniziative che assumerà per far sì che con quell'articolo 71 del decreto cura Italia, in cui per la prima volta si parla di premialità fiscale, chi adempie agli obblighi fiscali in questa stagione di rottura, di pandemia e di crisi della civiltà vada riconosciuto e premiato, così come va aiutato chi non ce la fa. Chi però adempie e dà luogo all'obbligo dell'articolo 53 dev'essere riconosciuto per la sua virtù, perché anche su questo si fonda e vive un ordinamento nazionale. Dobbiamo creare lo spazio fiscale unico europeo, anche per agire in sede europea rispetto, ad esempio, alla web tax. Sappiamo che dati e informazioni rappresentano elementi strutturali per ulteriore forza ai nostri cespiti di bilancio.

Rispetto a tutto questo, le chiedo quali sono le ulteriori iniziative che attiverà anche per realizzare, ad esempio, le straordinarie misure del decreto rilancio, come l'ecobonus, che genererà una cantieristica diffusa in tutto il nostro sistema Paese. C'è bisogno di semplicità, di facilità e di un patto di fiducia tra cittadino contribuente, impresa e ordinamento. Sappiamo che si può fare e conosciamo la volontà e la motivazione: mettiamoci insieme e ci riveli i tempi per questa straordinaria operazione. (Applausi).

PRESIDENTE.Il ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Gualtieri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GUALTIERI, ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio il senatore d'Alfonso, che mi consente di tornare su un tema cruciale come la riforma fiscale e tributaria e anche il ruolo dell'amministrazione finanziaria, per rendere concreto quel patto di semplicità cui ha fatto riferimento e un modello di cooperazione con il contribuente basato sulla trasparenza, sulla semplificazione, sulla razionalizzazione degli adempimenti e sulla qualità dei servizi.

Da questo punto di vista, vorrei anche sottolineare l'impegno che l'Agenzia delle entrate sta profondendo in tale direzione, anche temporaneamente - e questo è un elemento della premialità a cui faceva riferimento - trasformandosi in agenzia delle uscite, con un livello di efficienza degno di nota, visto che ieri sono partiti i bonifici dei contributi a fondo perduto, in anticipo sulla tabella di marcia, sulla base di una procedura semplice ed efficace, che si sta rivelando molto positiva. Quindi un'amministrazione finanziaria che investe sull'innovazione e sulla digitalizzazione può rafforzare il suo rapporto positivo con i cittadini e anche svolgere compiti nuovi in una fase di emergenza che poi magari, dal punto di vista della tecnologia e delle pratiche, possono diventare strumenti al servizio di future riforme.

Ho già fatto riferimento - come ha ricordato, sotto il profilo dell'efficientamento della riscossione - alla questione dell'inesigibilità dei crediti e alla concreta esigenza, che il Governo intende affrontare, dell'eliminazione dal magazzino dell'Agenzia di queste pratiche creditorie solo nominali, per rafforzare invece la capacità di riscossione, dove effettivamente ci sono margini per recuperare imponibile per le casse dello Stato.

Più in generale, l'obiettivo è quello di creare un business climate favorevole per riconoscere maggiore competitività alle imprese italiane e favorire l'attrattività di investimenti delle imprese nel territorio nazionale. Si tratta quindi di un ampio set di misure che vanno affrontate nel quadro di una riforma più generale di un fisco più equo, rispetto alla quale - e qui integro la risposta alla senatrice Conzatti - c'è il tema della rivisitazione delle tax expenditure, una razionalizzazione delle quali, dal punto di vista strutturale, può liberare risorse molto importanti per una riduzione delle aliquote.

Infine, ha fatto riferimento a una misura molto significativa che il Governo ha varato nel decreto-legge rilancio, che è quella del sismabonus e dell'ecobonus al 110 per cento, e anche all'inedito sviluppo del tema della cedibilità del credito d'imposta e dello sconto in fattura. Come sapete, il Governo attende il lavoro parlamentare, che è impegnato nel rafforzamento della misura. Prima di passare a una sua attuazione, ci è sembrato corretto, vista la richiesta del Parlamento di rafforzare ulteriormente la misura, attendere l'esito del confronto parlamentare, per poi rendere operativa una misura che auspichiamo possa dare un contributo significativo, non solo al rilancio dell'economia, ma anche alla sua qualificazione dal punto di vista della sostenibilità ambientale, dell'efficienza energetica e della capacità di riduzione del rischio sismico. (Applausi).

PRESIDENTE.Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Manca, per due minuti.

MANCA (PD). Signor Ministro, le risposte puntuali che ci ha lasciato sono assolutamente condivisibili, insieme alle azioni indicate dal suo Governo. Ha indicato i pilastri fondamentali di una riforma fiscale e credo che sia molto importante anche riconoscere al nuovo ruolo che ha assunto l'Agenzia delle entrate un particolare rilievo, perché rappresenta, per efficienza e semplicità, la condizione fondamentale per stabilire un nuovo rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini proprio nella semplificazione, nella velocità e nell'efficientamento del sistema del nostro Paese.

Siamo assolutamente consapevoli dell'esigenza di una nuova riforma fiscale come pilastro fondamentale per accompagnare una nuova idea dello sviluppo economico del nostro Paese. Essa dev'essere ispirata a principi di equità e progressività; deve ristabilire un rapporto più positivo e più proficuo nelle relazioni tra lo Stato e i cittadini; deve ispirarsi a processi di razionalizzazione ed efficienza. L'abbiamo già dimostrato: in poco tempo, abbiamo consegnato alle nostre spalle, quasi come relitti della storia, sia i condoni fiscali sia una visione sovranista degli Stati che contrastano la dimensione europea.

Abbiamo di fronte a noi una grande opportunità, un nuovo volto dell'Europa, non solo in termini quantitativi per le risorse a disposizione. Abbiamo cioè le condizioni per uscire da una narrazione al passato, anche grazie alle misure introdotte per superare l'emergenza, e costruire una dimensione economica per il futuro del nostro Paese. In tutto questo c'è anche una grande opportunità, perché oggi l'Europa ha un volto nuovo, determinato dall'efficienza e dall'efficacia degli investimenti della Banca centrale europea e dai numerosi strumenti finanziari a nostra disposizione, ancor prima dei piani quadriennali di indicazione europea e del recovery fund.

Ritengo pertanto che tutto questo sia una straordinaria opportunità per far sì che la nuova riforma fiscale possa rappresentare un pilastro fondamentale per garantire velocità, efficienza e anche premialità alla fedeltà fiscale, che rappresenta inevitabilmente una condizione per favorire e agevolare nuovi investimenti delle imprese, orientandole verso il futuro, la green economy e l'economia digitale, fondamentale per costruire il nuovo sviluppo economico.

Credo che ciò abbia bisogno di una riforma fiscale adeguata, che velocizzi e produca nuovi investimenti per il futuro del nostro Paese (Applausi).