Stralcio resoconto stenografico Aula, del 17 febbraio 2022 - Interrogazioni a risposta immediata: supporto sistema produttivo in seguito ai rincari energia; processo di riconversione industriale in un'ottica di sostenibilità

venerdì 18 febbraio 2022


Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 405 del 17/02/2022

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,03)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro della cultura e il Ministro dello sviluppo economico.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

[…]

PRESIDENTE. Il senatore Cucca ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03100 sul supporto al sistema produttivo in seguito ai rincari dell'energia, per tre minuti.

CUCCA (IV-PSI). Signor Ministro, premetto che la crisi energetica aperta nel corso del 2021 è stata la conseguenza di un periodo particolarmente difficile a causa di condizioni metereologiche, geopolitiche e di mercato eccezionali. Queste condizioni hanno evidentemente portato a un deciso aumento dei prezzi della luce e del gas, facendo emergere tutte le problematiche strutturali nel settore sia nazionale che europeo. Il preoccupante aumento dei prezzi si è riverberato anche nell'aumento dei prezzi dell'elettricità in Italia ed è la causa principale del rincaro delle bollette di gas e luce, soprattutto determinato dal fatto che i prezzi del gas naturale sono aumentati addirittura del 660 per cento.

Nonostante le misure già adottate dal Governo con i vari provvedimenti che sono succeduti, destinati a contenere l'aumento dei costi delle bollette, si è stimato che l'incremento per la famiglia tipo in regime di tutela sarà del 55 per cento per le bollette dell'elettricità e del 41,8 per cento per quella del gas nel primo trimestre del 2022. L'impatto sulla spesa delle famiglie è evidentemente pesantissimo.

La scelta degli Stati di perseguire obiettivi di lungo termine, come la decarbonizzazione dei sistemi produttivi e la mitigazione del surriscaldamento globale - da un alto - ha favorito gli investimenti nella generazione di energia da fonti rinnovabili, determinando quindi una netta espansione della domanda globale di gas naturale e gas naturale liquefatto, combustibili ponte nel processo di transizione energetica. Dall'altro lato, però, tale scelta ha disincentivato gli investimenti nella produzione di energia da altre fonti fossili, portando quindi alla necessità di interruzioni e riqualificazioni di infrastrutture chiave del gas.

La produzione di energia elettrica in Europa inferiore rispetto al 2020, seguita da una diminuzione di centrali nucleari e dall'aumento dei prezzi del carbone, ha contribuito a intensificare le crisi energetiche; la mancanza di fornitura di gas verso l'Unione europea ha posto notevoli problematiche strutturali legate alla dipendenza interna per oltre il 50 per cento dell'approvvigionamento delle fonti del gas da un solo fornitore (la Russia), nonché i problemi che tutti conosciamo per l'attuale situazione fra quel Paese e l'Ucraina.

Inoltre, il costo delle bollette per le aziende è pressoché raddoppiato e la situazione energetica in corso ha fatto emergere una serie di questioni e problemi strutturali, per cui occorrono interventi immediati, come lo stanziamento di risorse pubbliche per contenere il caro bollette.

Premesso tutto questo, vorremmo sapere quali misure il signor Ministro ha posto in essere per aiutare le imprese che si sono trovate a fronteggiare perdite enormi a seguito del rincaro delle bollette e quali intenda adottare per il rilancio del sistema produttivo italiano; tutto ciò considerato, oltretutto, che giornalmente leggiamo sui giornali notizie di aziende costrette alla chiusura o al ridimensionamento della propria attività proprio a causa di questi impressionanti aumenti, e tanto più anche per le singole famiglie che devono affrontare costi enormi.

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIORGETTI, ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo al senatore ringraziandolo per aver incentrato la sua interrogazione anche sul riflesso che l'aumento della bolletta energetica ha sul sistema delle imprese e, in particolare, nei settori cosiddetti ad alta intensità energivora. Sulle cause di questo aumento dei prezzi molto si è scritto, si sta discutendo e molti si interrogano anche in merito alla prospettiva di lungo e medio-lungo termine rispetto alla dinamica attuale dei prezzi.

Il Governo è intervenuto in via d'urgenza ripetutamente, da ultimo con il terzo decreto-legge sostegni del 27 gennaio 2022, che, oltre ad agire nuovamente per cercare di ridurre e attutire l'impatto sulle bollette per le famiglie, si è dedicato anche giustamente all'impatto sul sistema produttivo, azzerando gli oneri di sistema a carico delle imprese in generale. Per quanto riguarda le cosiddette imprese energivore, ha parzialmente (e solo parzialmente) compensato i sovraccosti derivanti dal caro energia.

Sono assolutamente consapevole che questa misura non è sufficiente. Credo che già domani, o comunque rapidamente, il Governo interverrà di nuovo cercando di prevedere o di replicare anche per il secondo trimestre le misure che abbiamo già adottato a gennaio. In qualche caso cercheremo anche di risolvere dei problemi applicativi e oggettivamente i casi di autoproduzione dell'energia - per fare un esempio - che sostanzialmente risentono due volte l'incremento del prezzo del gas.

È evidente che l'ammontare degli aumenti richiederebbe disponibilità finanziarie ben oltre quelle consentite dall'attuale strumento di bilancio. Molto faticosamente al Ministero dell'economia e delle finanze si sta cercando di costruire una dote finanziaria significativa; ma, a bilancio invariato, è evidentemente molto difficile dare una risposta compiuta e definitiva a questo tipo di fenomeno.

Più complessivamente, guardando all'orizzonte di medio-lungo termine, è chiaro che dobbiamo fare determinati tipi di politiche. Quello che sicuramente possiamo fare oggi, in particolare sul gas naturale, è aumentare la produzione, gestire molto meglio lo stoccaggio e in modo strategico gli approvvigionamenti, anche se - come è evidente - la dinamica a livello internazionale di tipo geopolitico ci crea qualche problema che non è esattamente nelle nostre disponibilità e delle nostre leve.

Quello che dobbiamo fare è cercare di aumentare la produzione nazionale e in qualche modo introdurre dei meccanismi, che sono già allo studio e che credo e spero riusciranno a diventare norma a breve, di calmierazione di prezzo con riferimento a determinati settori produttivi. È un tipo di sfida che ci costringe ad agire in ottica di emergenza, ma che inevitabilmente induce l'Italia e l'Europa anche a una riflessione di medio-lungo termine che riguarda la sovranità strategica e anche l'autonomia politica dell'Europa e dell'Italia.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Cucca, per due minuti.

CUCCA (IV-PSI). La ringrazio, signor Ministro, soprattutto per la chiarezza e, se vogliamo, anche per la sincerità con cui ha affrontato queste tematiche, facendo correttamente riferimento alla condizioni attuali. Credo che questo sia il modo giusto per trovare soluzione ai problemi che lei, in maniera molto precisa, ha delineato.

Sappiamo che le risorse attuali non bastano e che abbiamo bisogno di misure differenti. Confidiamo quindi molto nella sua attività e nell'attività del Ministero che lei dirige perché vengano attuate nell'immediatezza e non vengono rinviate. Di questi temi si parla veramente da tanto tempo, ma sicuramente mai come oggi si rende necessario affrontare tali problematiche in maniera molto severa; d'altro canto, mai come oggi ci sono le condizioni anche per arrivare a una soluzione, sebbene sicuramente non immediata.

Siamo certi che lei terrà a cuore il problema degli italiani, perché davvero si tratta della sopravvivenza di un settore, di un sistema produttivo molto importante, ma soprattutto della sopravvivenza delle nostre famiglie.

PRESIDENTE. Il senatore Calandrini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03099 sugli effetti delle recenti restrizioni ai bonus edilizi sul sistema delle imprese, per tre minuti.

CALANDRINI (FdI). Signor Ministro, questa interrogazione nasce sulla scorta di alcune sue dichiarazioni rilasciate alla stampa nei giorni scorsi, in cui lei ha testualmente affermato che il superbonus ha funzionato, ma sta drogando l'edilizia, mentre ci sono altri settori che vanno attenzionati, come l'automotive, dove il passaggio all'elettrico rischia di creare una ecatombe in termini occupazionali.

Certamente lo scenario che lei delinea è serio ed è meritevole di attenzione, ma non capiamo francamente la finalità. Fino ad ora, da vent'anni a questa parte, il settore delle auto è stato sempre utilizzato come bancomat da parte dello Stato. Ora ci sembra di capire dalle sue parole che l'automotive ha bisogno di sostegni, ma non può riceverli perché è stato introdotto il superbonus. Noi non pensiamo che sia questo l'approccio da avere in detto caso. Il superbonus è stata una grande opportunità per il settore edilizio: prova ne è che ha favorito la nascita di migliaia di imprese, ha favorito la creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro ed ha generato importanti introiti per le casse dello Stato in termini di IVA, di Irpef, di Ires e di IRAP, che sono arrivati proprio da quei versamenti fiscali inerenti le migliaia di cantieri aperti nell'ultimo anno trascorso.

Vede, signor Ministro, questo non lo diciamo noi di Fratelli d'Italia, ma lo dicono autorevoli studi di settore ed analisi fatte anche dai nostri uffici parlamentari del bilancio. Non vorremmo che dalle sue parole emergesse la volontà di favorire un settore che necessita giustamente di attenzione, ma a scapito di un altro che invece ha funzionato molto bene e che, al netto delle truffe che ci sono state, e che indubbiamente vanno contrastate con ogni mezzo, non merita lo stop che gli si sta imponendo in questi giorni, da quando è stato emanato il decreto-legge sostegni-ter, con l'ennesima modifica retroattiva che non fa che creare confusione, incertezza e frena gli investimenti da parte degli imprenditori onesti.

Quindi, Ministro, con questa nostra interrogazione le chiediamo se può dare in qualche modo garanzie circa le iniziative che il Governo intende assumere per dare certezze a questo settore.

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIORGETTI, ministro dello sviluppo economico. Senatore Calandrini, sono sicuro che lei ha letto tutta la mia intervista, la quale si riferiva, al 90 per cento, all'esigenza di dedicarsi e di dedicare l'attenzione della politica al settore dell'automotive. Io purtroppo già attualmente ho diversi tavoli di crisi e ne avrò ulteriori, con migliaia di persone che perderanno il posto di lavoro. In quell'intervista io non ho contestato il superbonus come misura di politica industriale in favore del settore dell'edilizia, che ha funzionato (e ne davo atto). Però, se io ho un operaio che perde il posto di lavoro e non ho una misura per sussidiare, mentre quello stesso superbonus si rivolge a chi potenzialmente guadagna 300.000 o 400.000 euro e ristruttura la terza o la quinta casa, secondo me, per il mio Ministero, c'è un problema. Io ho l'esigenza di richiamare il Parlamento e i colleghi del Governo al fatto che analoga attenzione e analoghe risorse devono essere destinate anche ad altri settori industriali, che oggi fronteggiano una crisi epocale. (Applausi).

Colgo quindi l'occasione per chiarire che io non sono contro il superbonus. Però dobbiamo chiederci tutti se è equo e socialmente responsabile questo tipo di estensione. Il Parlamento è sovrano, ha deciso in questo senso e io lo rispetto. Dopodiché spero che a brevissimo il Parlamento e il Governo dedichino altrettanta attenzione alle sfide epocali del settore dell'automotive, altrimenti saremo di fronte a una crisi epocale, nella produzione diretta e nell'indotto.

Tornando al discorso del superbonus, il Governo è intervenuto, anche se in modo rozzo (se posso usare questo termine), con il blocco delle cessioni. Credo che a questo problema, che ha generato oggettivamente una situazione di blocco e di grave tensione nel settore, si rimedierà a brevissimo con un provvedimento di urgenza, che conterrà però anche altre misure per normalizzare l'attività economica legata all'edilizia e al superbonus, ivi compresi - credo di poter anticipare - nuovi strumenti sanzionatori per reprimere ed evitare il sistema delle frodi. Dobbiamo contemperare quindi due opposte esigenze. La prima è l'esigenza di spingere il più possibile l'economia alla ripresa; a questo fine - l'ho detto nell'intervista e lo ribadisco adesso - ha avuto un ruolo fondamentale non soltanto il superbonus, ma tutto il sistema degli incentivi all'edilizia, perché direttamente si trasmettono all'economia nella fase della grande crisi. Ma oggi non possiamo pensare che il futuro industriale del Paese sia soltanto l'edilizia; è importante, ma c'è anche la manifattura, che ricordo, per quanto riguarda l'Italia, è la seconda manifattura d'Europa, dietro soltanto alla Germania. Non possiamo pensare a un'Italia che nel futuro non sia a presidio dei settori tecnologicamente più avanzati.

Dobbiamo cercare tutti insieme di fare una discussione - io ho posto infatti un tema di discussione - rispetto alle nuove frontiere dell'economia e dell'industria italiana. Quindi bene il superbonus per l'edilizia e bene l'edilizia, anche se dobbiamo in qualche modo limitare le cose sbagliate che ci sono, ma dobbiamo anche dedicare tanta attenzione a tutti gli altri settori industriali, che fino a questo momento non hanno ricevuto la medesima attenzione. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Calandrini, per due minuti.

CALANDRINI (FdI). Signor Ministro, io non condivido assolutamente la sua risposta, perché lei fa riferimento a persone che hanno 300.000 o 400.000 euro di reddito e a chi ha la quarta o la quinta casa. Intanto non funziona così, perché noi ci fermiamo all'abitazione principale e al massimo alla seconda abitazione. Ma io le posso anche dire che noi spendiamo 10 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza; quindi, demagogia per demagogia, cerchiamo di dirci chiaramente le cose come stanno. (Applausi del senatore De Bertoldi). Potremmo utilizzare tante di queste somme per il tema che oggi stiamo affrontando.

Tuttavia, a prescindere da queste considerazioni, la sua risposta, signor Ministro, non ci convince. Abbiamo contezza del fatto che, per quanto riguarda la misura del superbonus, abbiamo dato risposte a migliaia di famiglie e a migliaia di imprese che rappresentano la spina dorsale del sistema economico del nostro Paese.

Noi auspichiamo che la misura del superbonus possa non essere più modificata visto che, da quando è stata introdotta, abbiamo avuto 13 o 14 modifiche e che si possa procedere con un percorso ordinato che consenta di arrivare alla scadenza naturale di questi bonus che, come lei sa, sono imminenti: il sismabonus acquisti scadrà il 30 giugno, mentre il superbonus del 110 per cento scadrà il 31 dicembre 2022 per le case unifamiliari e il 31 dicembre 2023 per i condomini. Se vogliamo, si tratta dunque di dare in qualche modo certezza del diritto ed evitare la retroattività della norma.

Spero, dunque, che ci possa essere un'ulteriore ripresa rispetto al tema del superbonus.

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PRESIDENTE. Il senatore Girotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03097 sul processo di riconversione industriale in un'ottica di sostenibilità economica e ambientale, per tre minuti.

 

GIROTTO (M5S). Signor Ministro, i cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono ormai una minaccia enorme per l'Europa e per il mondo. Per superare tali sfide, a luglio 2020 la Commissione europea ha presentato il green deal europeo, che trasformerà l'Unione in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, garantendo che nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra e che la crescita economica sia dissociata dall'uso delle risorse.

Gli Stati membri pertanto sono impegnati ad affrontare i bisogni che il cambiamento epocale richiede rispetto ai nuovi stili di vita e ai modelli di consumo dei beni, che comportano necessariamente una trasformazione radicale dei processi con una forte spinta all'innovazione nei sistemi di produzione e di consumo.

L'Italia, in risposta a tali sfide, tramite il Comitato nazionale per la transizione ecologica, si è dotata di un Piano per la transizione ecologica (PTE) che coordina le politiche in materia di raccordo con il green new deal europeo e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Il PTE individua le azioni, le misure, le fonti di finanziamento e il cronoprogramma, nonché le amministrazioni competenti all'attuazione delle singole misure, articolate in otto ambiti di intervento previsti, per i quali verranno costituiti appositi gruppi di lavoro: decarbonizzazione, mobilità, qualità dell'aria, suolo, dissesto, risorse idriche, infrastrutture, biodiversità, il mare, la promozione dell'economica circolare, della bioeconomia e dell'agricoltura sostenibile.

Un ruolo strategico, in coerenza con la pianificazione del PTE, è rivestito dal settore produttivo industriale che, per mantenere la propria competitività, dovrà adeguare i vecchi sistemi produttivi a nuovi modelli, fortemente innovativi e ambientalmente sostenibili. A tal fine, è necessario che lo Stato, attraverso misure e azioni di dettaglio, accompagni in questo passaggio storico il tessuto produttivo, in particolare i cosiddetti settori hard to abate e automotive.

Attualmente sono disponibili alcuni strumenti per sostenere interventi strutturali rivolti alla decarbonizzazione e alla riconversione, con risorse disponibili dall'Emission trading scheme (ETS), dal PNRR, dal Piano di transizione 4.0 e dal Fondo per la decarbonizzazione previsto nell'ultima legge di bilancio. Tuttavia, occorre velocizzarne l'applicazione, introducendo e sostenendo con convinzione nuovi strumenti e innovazioni tecnologiche, in particolare dirette a sostenere l'autonomia energetica delle attività produttive, attraverso la creazione di configurazioni, come le comunità energetiche e l'autoconsumo diretto, che permettano di ridurre i costi dell'energia.

Le chiedo di sapere come ritenga di sostenere il processo di innovazione in ottica di transizione ecologica e, in particolare, quali misure intenda adottare per accompagnare in tale percorso i differenti comparti industriali, assicurando competitività e sostenibilità ambientale delle imprese.

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIORGETTI, ministro dello sviluppo economico. Senatore Girotto, lei pone esattamente il tema strategico di come il nostro Paese possa affrontare la grande sfida della rivoluzione ambientale e della rivoluzione digitale e la sua traduzione nel nuovo sistema industriale ed economico del Paese. È l'attività cui si dedica evidentemente il Piano nazionale di ripresa e resilienza con interventi di natura trasversale in cui il Ministero della transizione ecologica è ovviamente in prima fila e il Ministero dello sviluppo economico funge da elemento di raccordo con il sistema industriale e, in particolare, io richiamo sempre il sistema manifatturiero perché senza manifattura il Paese si siede economicamente.

Gli strumenti a nostra disposizione sono quelli consueti, o meglio i contratti di sviluppo, gli accordi di innovazione, gli IPCEI, ossia interventi di carattere strategico, riconosciuti come tali a livello europeo, su cui stiamo riuscendo a coinvolgere numerose realtà produttive del Paese e che permettono anche di superare quella che fino a oggi è stata una delle principali limitazioni a un intervento pubblico dello Stato per assecondare questa fase di transizione, cioè la disciplina degli aiuti di Stato.

Fortunatamente - dico io - in questa fase, anche relativamente alla pandemia, la Commissione europea ha cambiato atteggiamento su questo. Non si è mai vista una grande fase di rivoluzione e riconversione industriale senza un accompagnamento, nei limiti dovuti, da parte dello Stato. Questo riguarda tutte le filiere industriali, alcune più esposte e altre meno.

Faccio un esempio per quanto riguarda l'automotive, che lei ha richiamato nella sua interrogazione e su cui sto insistendo in questi giorni perché alcuni Paesi hanno già assunto decisioni e altri le stanno prendendo. Noi ovviamente abbiamo fatto qualcosa. Ricordo il Fondo transizione inserito nella legge di bilancio, che lei ha richiamato; l'iniziativa che stiamo finalizzando con la Cassa depositi e prestiti per 850 milioni di euro e che ha come obiettivo il supporto alle piccole e medie imprese nella transizione ecologica digitale e innovativa; i contratti di sviluppo per 1,2 miliardi di euro a sostegno di programmi di investimento produttivi strategici e innovativi di grandi dimensioni; gli IPCEI, che ho citato, con lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro che si aggiungono alla dotazione di 500 milioni di euro già disponibile. Questo oltre a tutto lo spiegamento di forze sul piano Transizione 4.0 e - mi piace ricordare - al nuovo bando macchinari innovativi, diretto ad agevolare le Regioni meno sviluppate e i programmi di investimento proposti dalle aziende di piccole e medie dimensioni.

Ciò basta? Probabilmente no, perché l'ammontare delle risorse necessarie è anche superiore. Tuttavia, è questione non solo di soldi, ma di cambiamento culturale. Occorrono la disponibilità e la capacità di "reskillare", con una formazione per tutti i lavoratori che perderanno inevitabilmente il posto di lavoro in alcuni settori superati dalla rivoluzione ambientale e digitale e che possono essere utilmente occupati nei nuovi settori che vengono avanti.

Pertanto, si tratta di una sfida, che come ho già detto rispondendo a suoi colleghi, coinvolge davvero tutte le forze politiche, il Parlamento, il Governo e le forze sociali e su cui bisogna discutere e focalizzare di più l'attenzione. Purtroppo, però, la politica tendenzialmente si concentra sui piccoli interventi di breve termine.

In tutto questo, naturalmente, si lavora per ricostruire la domanda, perché in questa forma di rivoluzione industriale e ambientale bisogna ristrutturare l'offerta, ma allo stesso tempo non dobbiamo dimenticarci della domanda. In questo momento in Italia sono inesistenti gli incentivi per l'acquisto di autovetture ambientalmente compatibili (elettriche e non solo). Il mercato è totalmente fermo e io ho pubblicamente fatto richiesta di provvedimenti analoghi a quelli che ci sono in tutti gli altri Paesi europei. In questo modo, infatti, si riuscirebbe a trainare la domanda e a indurre e convincere tutti i soggetti presenti, ad esempio nella filiera dell'automotive, a fare degli investimenti anche assistiti e sussidiati da parte dello Stato. Tutti gli strumenti che ho ricordato (dai contratti di sviluppo a scendere) sono forme di intervento dello Stato in cui la risorsa pubblica può intervenire per una percentuale che è non totalitaria e neanche maggioritaria, ma comunque significativa in queste forme di investimento. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Girotto, per due minuti.

GIROTTO (M5S). Signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatto e molto preoccupato perché avrei voluto un altro tipo di risposta.

Adesso dobbiamo scegliere quali saranno le tecnologie del futuro e non possiamo sceglierne di sbagliate, perché se sbagliamo tecnologie andiamo fuori mercato e, quindi, sprechiamo il denaro pubblico. Possiamo drogare e mantenere in vita delle aziende, ma se lo facciamo su tecnologie obsolete comunque non venderanno i prodotti a lungo termine, quindi avremo sprecato il denaro pubblico.

Anche nella risposta a un collega, lei ha citato il maggiore ricorso al gas, ma non ho sentito una parola sul semplificare il permitting per le fonti rinnovabili, che sono la principale soluzione alla crisi energetica soprattutto delle aziende. Abbiamo presentato una mozione per dare più forza alle aziende e dare loro un credito di imposta sulle spese di autoproduzione energetica, perché dobbiamo puntare sul renderle il più indipendenti possibile.

Non ho sentito dire una sola volta di andare a prendere gli extraprofitti anche dalle fonti fossili. Abbiamo preso extraprofitti dalle fonti rinnovabili, abbiamo chiesto un sacrificio, ma non li abbiamo presi dalle fonti fossili. Le rinnovabili sono un settore ad alta intensità lavorativa mentre le fossili sono un settore ad alta intensità di capitale.

Non ho sentito una parola su uno dei principali strumenti per combattere la concorrenza sleale e incentivare gli altri Paesi a fare la transizione ecologica, ossia la carbon border tax, e il carbon border adjustment mechanism, che ne deve essere il meccanismo principale.

Vorrei che il Governo si concentrasse maggiormente anche sulle speculazioni finanziarie, perché l'enorme tempesta di aumento di prezzi che abbiamo è certamente dovuta a situazioni oggettive (su questo non si discute), ma c'è anche una forte componente finanziaria di cui si parla pochissimo.

Desidero ribadire che non vogliamo sprecare denaro pubblico, quindi ci dobbiamo concentrare sulle tecnologie realmente sostenibili per il futuro e spero che il vostro Ministero si indirizzerà effettivamente su di esse. (Applausi).