Intelligenza artificiale: la posizione delle Regioni in Europa e non solo

lunedì 15 dicembre 2025



© European Union / Emile Windal

 

Il 2025 del Comitato europeo delle Regioni (CdR) si è chiuso con l’approvazione all’unanimità del parere promosso dal Capo delegazione italiana, Alberto Cirio, sul Piano d’azione del Continente sull’IA.

Quel Piano, che era stato presentato ad aprile scorso dalla Commissione Europea, punta a costruire un’Europa leader nello sviluppo e nell’adozione dell’intelligenza artificiale, delineando linee strategiche di intervento come la creazione di IA Factories e Gigafactories, promozione di “data spaces” interoperabili, applicazioni in settori strategici come sanità ed energia, investimenti su competenze e talenti e, non da ultimo, semplificazione normativa per accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nell’adozione responsabile dell’IA.

Il parere dedicato all’intelligenza artificiale approvato dal Comitato delle Regioni su proposta italiana incorpora una visione in cui l’IA accelera l’efficienza amministrativa e migliora l’interazione con i cittadini, mantenendo però un controllo umano saldo e centrale nelle decisioni e nei processi.

Poiché l'intelligenza artificiale trasforma rapidamente la pubblica amministrazione in tutta Europa, gli enti regionali e locali stanno assumendo un ruolo centrale nella sua adozione e governance.

La posizione del Cdr resta chiara: occorrono iniziative, investimenti e politiche territoriali per garantire che le città e le regioni possano partecipare pienamente alla trasformazione industriale e sociale accelerata dall’intelligenza artificiale. Esserne protagonisti, non meri attuatori di politiche calate dall’alto.

 

Cosa c’è scritto nel parere del Cdr

I rappresentanti locali e regionali evocano la creazione di un Fondo unico per l’IA destinato agli enti regionali e locali e sottolineano la necessità di ampliare i finanziamenti dell’Ue e nazionali per i progetti di intelligenza artificiale.

Il parere evidenzia il ruolo fondamentale delle IA Factories, delle Gigafactory e dei centri dati ed esorta sia gli Stati membri sia la Commissione europea a coinvolgere le autorità territoriali nella selezione dei siti, nelle procedure di autorizzazione e nelle consultazioni preliminare per realizzare le nuove infrastrutture. I membri del CdR, inoltre, chiedono di adottare framework in materia di appalti che sviluppino l'IA in Europa secondo principi di trasparenza, audit e standard aperti.

Attenzione è posta anche agli spazi di sperimentazione territoriali, per i quali le autorità locali potrebbero assumere un ruolo guida. Sono necessari spazi di sperimentazione normativa e osservatori per testare, monitorare e scambiare in sicurezza le pratiche di IA in tutte le regioni. 

Questo anche per ridurre i divari tra le amministrazioni pubbliche in grado di comprendere, padroneggiare e sfruttare appieno queste tecnologie e quelle che non lo sono, finendo per esacerbare le differenze geografiche e socioeconomiche già esistenti.

In qualità di firmatario del parere, Alberto Cirio ha sottolineato che l’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia emergente, ma una leva strategica per rafforzare politiche pubbliche e servizi in ambiti come sanità, mobilità e gestione delle risorse.

“Le regioni e le città – ha dichiarato Cirio - svolgono un ruolo chiave nella diffusione dell'IA per i servizi essenziali, dall'assistenza sanitaria e dalla mobilità all'efficienza energetica e alla gestione urbana, attraverso strategie territoriali. Ad esempio, i software basati sull'IA e gli strumenti di gestione dell'affluenza hanno già ridotto i tempi di attesa del pronto soccorso di oltre il 55%”. Qui si può leggere la nota stampa del Cdr.

 

La posizione delle Regioni

L’intelligenza artificiale può migliorare i servizi pubblici solo se inserita dentro una governance nazionale forte e condivisa. Questo è l’asse su cui è costruito anche il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni il 19 giugno 2025 a Matera, che segna infatti un passaggio importante nel definire il ruolo delle Regioni nell’adozione dell’IA nel settore pubblico.

Al centro della posizione delle Regioni c’è la proposta di innovazione, che non è limitata a introdurre nuove tecnologie, ma richiede un approccio coordinato ed efficiente. Per questo motivo, le Regioni chiedono un dialogo costante con le istituzioni centrali — in particolare il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e l’AgID — per garantire che l’IA venga implementata in modo efficace, sicuro e uniforme su tutto il territorio.

I Presidenti sottolineano che la transizione digitale richiede competenze, infrastrutture e processi condivisi. Senza un quadro nazionale chiaro, l’adozione dell’IA rischia di procedere a ritmi diversi, creando nuove disomogeneità tra i vari territori, come abbiamo scritto in un recente comunicato.

Innovare, però, non significa rinunciare alla responsabilità pubblica. Il documento ribadisce che l’IA deve supportare le amministrazioni a lavorare meglio, senza sostituire le persone o oscurare il processo decisionale. È quindi fondamentale garantire trasparenza, controllo umano e un insieme di regole che tuteli i cittadini e la qualità dei servizi.

 

Una direzione comune: l’IA come leva territoriale

La posizione della Conferenza delle Regioni e il parere presentato da Cirio al Comitato europeo delle Regioni procedono su binari paralleli, puntando verso lo stesso obiettivo: da un lato le Regioni chiedono una governance nazionale forte, dall’altro, a livello europeo, promuovono un’adozione dell’IA che renda la Pubblica amministrazione più efficiente e vicina ai cittadini, coinvolgendo le autorità locali nei percorsi di innovazione.

Le due iniziative si rafforzano a vicenda e indicano una rotta condivisa: fare dell’intelligenza artificiale una leva di trasformazione per migliorare la vita delle persone.