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Regioni.it

n. 4232 - mercoledì 9 febbraio 2022

Sommario3
- Commissione Ue: le regioni italiane e la politica di coesione
- Pnrr: Armao, sfida per pieno impiego delle risorse si vince con coinvolgimento Regioni ed autonomie locali
- Pandemia: ordinanza su utilizzo dispositivi di protezione vie respiratorie
- Beni culturali: più di 186 milioni sui territori per alcuni interventi previsti dal Piano Strategico Grandi Progetti  
- Ddl montagna: avviato il confronto Governo-Regioni
- Pandemia: sentenza Consiglio di Stato, legittime linee guida su cure

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Commissione Ue: le regioni italiane e la politica di coesione

(Regioni.it 4232 - 09/02/2022) Si stima che entro il 2023 il PIL pro capite delle regioni Ue meno sviluppate sarà fino al 5% più alto.
I nuovi programmi della politica di coesione per il periodo 2021-2027 continueranno a investire nelle regioni e nelle persone, in stretto coordinamento con la capacità finanziaria del pacchetto NextGenerationEU.
La Commissione europea ha pubblicato l'8a relazione sulla coesione dove si esplica l’andamento della politica di coesione che ha l’obiettivo di ridurre le disparità territoriali e sociali tra le regioni dell'UE.
Ogni 3 anni la Commissione pubblica una relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale dell'UE in cui si presentano i progressi compiuti e il ruolo dell'UE come motore per lo sviluppo regionale.
Il Rapporto Ue naturalmente interessa anche le regioni italiane. Dalla relazione emerge inoltre che, grazie alla sua flessibilità, la politica di coesione ha fornito un pronto sostegno indispensabile agli Stati membri e alle autorità regionali e locali “nel contesto dei rallentamenti economici e della peggiore crisi degli ultimi anni”.
Gli stessi investimenti hanno anche favorito una diminuzione del 3,5% del divario tra il PIL pro capite del 10% delle regioni meno sviluppate e il PIL pro capite del 10% delle regioni più sviluppate.
Diminuisce inoltre il divario tra il Pil pro capite di chi è più indietro e le aree Ue che risultano più sviluppate.
Nella relazione si analizza l'evoluzione della coesione nell'UE in base a un'ampia gamma di indicatori tra cui la prosperità, l'occupazione, i livelli di istruzione, l'accessibilità e la governance.
Si mostrano alcune criticità sulle politiche di coesione europee e l’Italia dimostra un certo rallentamento soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno con i peggiori tassi europei di occupazione. La regione Calabria è quella che ha più problemi in tal senso.
Ma solo la provincia di Bolzano tra il 2001 e il 2019 ha segnato una crescita media del Pil pro capite dello 0,63%.
Lombardia (0,17%), Emilia Romagna (0,02%) e Basilicata (0,42%) hanno segni positivi, mentre tutte le altre sono in recessione, con cali maggiori per Umbria (-0,69%), Molise (-0,50%), Sicilia (-0,48%), Valle d'Aosta (-0,45%) e Campania (-0,41%).
Il Sud ha poco sviluppo e la Calabria ha Pil pro capite inferiore al 75% della media Ue per un periodo tra i 15 e i 19 anni, poi seguono Sicilia, Sardegna, Campania e Abruzzo. Va un po' meglio a Basilicata e Puglia.
L’Italia dimostra nel confronto con le altre regioni europee di essere sempre a doppia velocità, con le altre regioni italiane che hanno un Pil pro capite stabile e superiore alla media europea: Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Abruzzo.
E per un periodo consistente sono all’altezza dei parametri di sviluppo anche Piemonte, Trentino Alto Adice, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche e Lazio.
Per quanto riguarda l’occupazione Lazio e Abruzzo hanno un basso il tasso di occupazione tra la popolazione tra i 20 e i 64 anni è ai livelli più bassi europei (inferiore al 66%). Umbria, Marche, Piemonte e Liguria sono al 66 e al 70%, con il resto del Paese tra il 74 e il 78%.
Ora si tratta di "portare tutte le regioni d'Europa attraverso la ripresa, attraverso la transizione verde e digitale, e oltre, senza lasciare nessuno alle spalle", commenta la commissaria Ue Elisa Ferreira. Serviranno strategie di sviluppo definite "a livello territoriale, adattate alle risorse della regione e mirate ad affrontare vecchi e nuovi fattori di disparità". Guardando alle alte politiche europee e nazionali, "tutte dovrebbero essere sottoposte a prove regionali, per garantire che rispettino il principio di non nuocere alla coesione".
Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali, ha aggiunto: "La pandemia ha aumentato il rischio di disuguaglianze nell'UE: la politica di coesione è uno dei nostri strumenti principali per combattere questa tendenza e investire nelle persone, e ci aiuta a conseguire l'obiettivo di un'Europa sociale forte che sia inclusiva ed equa. Sono orgoglioso del fatto che grazie ai fondi dell'UE i bambini svantaggiati ricevano libri e computer, che ai giovani siano offerti apprendistati per entrare nel mercato del lavoro e che le persone vulnerabili abbiano accesso a cure e a un pasto caldo."
Sono evidenziati gli "Ulteriori risultati principali della politica di coesione europea":
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La politica di coesione è diventata una fonte più importante di investimenti. Dal periodo di programmazione 2007-2013 al periodo di programmazione 2014-2020 i finanziamenti del fondo di coesione sono aumentati dall'equivalente del 34% degli investimenti pubblici totali al 52%.
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Dal 2001 le regioni meno sviluppate dell'Europa orientale hanno iniziato a rimettersi al passo con il resto dell'UE. Tuttavia allo stesso tempo numerose regioni a reddito medio e meno sviluppate, in particolare nell'Europa meridionale e sudoccidentale, hanno attraversato lunghi periodi di stagnazione o di declino economico.
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La convergenza tra gli Stati membri è cresciuta più velocemente, ma sono aumentate le disparità regionali interne agli Stati membri in rapida crescita.
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L'occupazione è in crescita, ma le disparità regionali restano più marcate rispetto a prima del 2008.
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Il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale è diminuito di 17 milioni tra il 2012 e il 2019.
Il divario regionale in termini di innovazione in Europa è aumentato a causa della mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo e delle debolezze degli ecosistemi di innovazione regionali nelle regioni meno sviluppate.
La popolazione dell'UE sta invecchiando e inizierà a diminuire negli anni a venire. Nel 2020 il 34% della popolazione dell'UE viveva in una regione in declino e si prevede che questa percentuale raggiunga il 51% nel 2040.
Più di recente la politica di coesione - spiega la Commissione europea - ha aiutato le regioni dell'UE ad affrontare le sfide poste dalla pandemia di coronavirus e le relative conseguenze. I due pacchetti di sostegno adottati nella primavera del 2020 (CRII e CRII+) hanno offerto liquidità immediata, hanno reso la spesa più flessibile, hanno aumentato al 100% il tasso di cofinanziamento e hanno esteso l'ambito di applicazione del Fondo di solidarietà dell'UE.
Quale componente di NextGenerationEU, REACT-EU ha erogato ulteriori 50,6 miliardi di € a sostegno della ripresa dalla pandemia, consentendo alle regioni e alle città di continuare a investire nella loro crescita in preparazione al periodo di programmazione 2021-2027. Tale programma ha inoltre fornito una necessaria rete di sicurezza alle persone vulnerabili che a causa della pandemia si trovano in condizioni ancora più precarie.
Nei prossimi anni la politica di coesione continuerà a favorire uno sviluppo equo e sostenibile in tutte le regioni dell'UE, sostenendo al contempo la transizione verde e digitale attraverso:
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un approccio globale e mirato allo sviluppo per quanto riguarda finanziamenti, governance, coerenza e sinergie con le politiche nazionali;
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politiche basate sul territorio, multilivello e guidate dai partenariati, adattando il proprio sostegno ai territori più vulnerabili;
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la costante adattabilità alle sfide emergenti e impreviste.

Comunicazione sull'8a relazione sulla coesione: la coesione in Europa in vista del 2050

8a relazione sulla coesione (tutti i documenti e le cartine)

Domande e risposte sull'8a relazione sulla coesione

Scheda informativa sull'8a relazione sulla coesione

Piattaforma Open Data Coesione dell'UE



( gs / 09.02.22 )

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Pnrr: Armao, sfida per pieno impiego delle risorse si vince con coinvolgimento Regioni ed autonomie locali

(Regioni.it 4232 - 09/02/2022) “E’ certamente apprezzabile lo sforzo compiuto da Governo e Parlamento nel costruire un sistema di governance del Piano Nazionale di ripresa e resilienza che tiene conto delle competenze e del ruolo che hanno le Regioni nella programmazione degli interventi per lo sviluppo territoriale e la coesione ed in quella europea. Ed è anche vero che molte proposte formulate dalla Conferenza delle regioni sono state accolte a partire dalla presenza delle singole Regioni nella Cabina di regia nazionale e nei Comitati interministeriali quando sono trattate questioni di loro competenza funzionale e territoriale”, a sottolinearlo, nel corso dell’audizione parlamentare alla Commissione Bilancio della Camera, è il Vicepresidente delle Regione Sicilia, Gaetano Armao, Coordinatore della Commissione Affari europei della Conferenza delle Regioni.
“Siamo tuttavia preoccupati per la piena attuazione di queste disposizioni normative. La Cabina di regia, ad esempio, è stata convocata soltanto una volta ed è mancata – afferma Armao - un’adeguata informazione preventiva sugli interventi ministeriali. Non risultano essere state adottate le linee-guida che avrebbero dovuto orientare le attività dei singoli ministeri e delle amministrazioni coinvolte nell’attuazione del Piano. I Comitati per la transizione digitale e per la transizione ecologica similmente contemplano la presenza delle Regioni, ma senza un coinvolgimento nell’attività istruttoria.
Eppure, è essenziale, per l’attuazione del PNRR – ricorda il Vicepresidente della Regione Siciliana - la partnership multilivello che consente di superare le sperequazioni territoriali e di evitare l'accertamento decisionale, così come auspicato anche dalla stessa Commissione UE. La sfida per il pieno impiego delle risorse del Next generation EU si vince solo col pieno coinvolgimento delle componenti della Repubblica, quindi anche delle Regioni e degli Enti locali e non solo dallo Stato.
Per questo occorre un monitoraggio costante a livello di sistema dei progetti, dei bandi e dei finanziamenti attuativi del PNRR
Occorre un raccordo stabile tra Governo e Regioni che consenta di avere un quadro di riferimento complessivo dell’attuazione del PNRR e non di rispondere di volta in volta a singole iniziative di spesa delle amministrazioni centrali quando i relativi avvisi giungono alla pubblicazione.
Del resto, quando le Regioni sono state coinvolte come nell’attuazione del così detto “Progetto mille esperti” – ricorda il coordinatore della Commissione Affari europei della Conferenza delle Regioni - la risposta è stata positiva e il successo ottenuto, in fase di avvio del progetto, si deve anche allo sforzo del sistema delle Regioni e alla collaborazione con l’amministrazione centrale di riferimento e con gli enti locali”
“Infine – conclude Armao - preoccupa l’assenza di un raccordo puntuale fra gli strumenti e gli interventi previsti dal PNRR e la programmazione dei fondi strutturali 2021-27, innanzitutto perché al stessa Commissione europea lo richiede e poi perché solo l’integrazione fra le diverse leve finanziarie può evitare duplicazioni e può garantire un efficace governo della spesa”.
Nel corso dell’audizione sono poi intervenuti Gianni Lampis (Assessore della Regione Sardegna e Coordinatore della Commissione ambiente della Conferenza delle Regioni), Elly Schlein (Vicepresidente della Regioni Emilia-Romagna e coordinatrice vicaria della Commessione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni), Ilaria Cavo (Assessora della Regione Liguria e Coordinatrice della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni), Claudio di Berardino (Assessore della Regione Lazio, Coordinatore della Commissione Istruzione e Coordinatore vicario della Commissione lavoro della Conferenza delle Regioni), Giulia Zanotelli (Assessora della Provincia autonoma di Trento) e Paola Salomoni (Assessora della Regione Emilia-Romagna).

Galleria fotografica: Pnrr: Audizione della Conferenza delle Regioni alla Camera dei Deputati - 09.02.2022
 


( red / 09.02.22 )

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Pandemia: ordinanza su utilizzo dispositivi di protezione vie respiratorie

In Campania l'uso delle mascherine all'aperto resta obbligatorio

(Regioni.it 4232 - 09/02/2022) In Campania l'uso delle mascherine all'aperto "resta obbligatorio, sul territorio regionale, in ogni luogo non isolato - ad esempio nei centri urbani, nelle piazze, sui lungomari nelle ore e situazioni di affollamento - nonché nelle file, code, mercati o fiere ed altri eventi, anche all'aperto, e nei contesti di trasporto pubblico all'aperto quali traghetti, battelli, navi". Lo stabilisce l'ultima ordinanza del presidente Vincenzo De Luca.
E il ministro della Salute, Roberto Speranza, con la nuova ordinanza valida fino al 31 marzo prescrive lo stop alle mascherine all'aperto, ma è obbligatorio averle con sé e utilizzarle in caso di assembramento.
S
peranza afferma che “in Italia siamo oltre il 90% di persone che hanno avuto la prima dose e con questi numeri possiamo permetterci di affrontare in modo diverso una stagione nuova del Covid”, e aggiunge: “perché Omicron ha profondamente mutato le cose e perché c'è una percentuale altissima di vaccinati", sottolineando tuttavia che c'è "ancora bisogna di prudenza, cautela" e di procedere "passo dopo passo, senza passi troppo lunghi che potrebbero metterci in difficoltà".


IL MINISTRO DELLA SALUTE ha emanato la seguente ordinanza:

Art. 1
1. Fino al 31 marzo 2022 è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private.
2. Fermo restando quanto diversamente previsto da specifiche norme di legge o da appositi protocolli sanitari o linee guida, nei luoghi all’aperto è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli laddove si configurino assembramenti o affollamenti.
3. Non hanno l’obbligo di indossare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie:
a) i bambini di età inferiore ai sei anni;
b) le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con un disabile in modo da non poter fare uso del dispositivo;
c) i soggetti che stanno svolgendo attività sportiva.
4. L’obbligo di cui al comma 1 non sussiste quando, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantito in modo continuativo l’isolamento da persone non conviventi. Sono fatti salvi, in ogni caso, i protocolli e le linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché le linee guida per il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici o aperti al pubblico.
5. Le disposizioni sull’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie sono comunque derogabili esclusivamente in applicazione di protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico. 6. L’uso del dispositivo di protezione delle vie respiratorie integra e non sostituisce le altre misure di protezione dal contagio.
Art. 2
1. La presente ordinanza produce effetti a partire dall’11 febbraio 2022 e fino al 31 marzo 2022. 2. Le disposizioni della presente ordinanza si applicano anche alle regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano.

La presente ordinanza è trasmessa agli organi di controllo e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 8 febbraio 2022


( red / 09.02.22 )

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Beni culturali: più di 186 milioni sui territori per alcuni interventi previsti dal Piano Strategico Grandi Progetti  

(Regioni.it 4232 - 09/02/2022) Più di 186 milioni sui territori (su un totale di 200) per il triennio 2021-2023 saranno destinati alla riqualificazione, valorizzazione e promozione culturale, anche nell’ottica dell’incremento dell’offerta turistico culturale, per alcuni interventi previsti dal Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali.
Dalla Conferenza delle Regioni, presieduta da Massimiliano Fedriga, è arrivato il via libera, durante l’odierna Conferenza Unificata.
“Il riparto approvato oggi – ha spiegato Ilaria Cavo, Assessore delle Regione Liguria e coordinatrice della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni - riguarda 38 interventi in 16 Regioni. Si tratta di interventi, che, nella maggior parte dei casi, proseguono investimenti da parte del Ministero su opere di rilevanza nazionale con una importante e positiva ricaduta di risorse sui territori a cui la Commissione Cultura prima e la Conferenza delle Regioni poi hanno dato parere positivo per il riparto. E come Conferenza delle Regioni abbiamo chiesto al Governo per il futuro in maniera costruttiva che ci sia però un maggiore coinvolgimento delle istituzioni regionali nella fase della definizione delle proposte di intervento a livello locale".

 



( red / 09.02.22 )

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Ddl montagna: avviato il confronto Governo-Regioni

(Regioni.it 4232 - 09/02/2022) Dopo la lettera inviata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, in cui si chiedeva una maggiore
condivisione delle Regioni nelle stesura della legge nazionale sulla montagna, tramite l'istituzione di un tavolo politico di
confronto, la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, ha convocato ieri un incontro con i presidenti e gli assessori delle Regioni per discutere sulla bozza del provvedimento, prima del suo passaggio in Consiglio dei
Ministri.
All'incontro ha partecipato anche l'assessore all'Istruzione della Regione Valle d'Aosta Luciano Caveri, che, in qualità di coordinatore delle Politiche per la Montagna nell'ambito della Commissione Affari istituzionali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, aveva sllevato a più riprese l'esigenza del coinvolgimento delle istituzioni regionali.
"È stato importante ottenere finalmente questo confronto politico tra il ministro Gelmini e le Regioni, sino ad ora escluse dal processo di elaborazione dell'articolato normativo, per intervenire nella fase ascendente di un disegno di legge che coinvolge settori di competenza regionale", spiega Caveri.
"Ora ci aspettiamo dal ministro -  precisa- il testo del disegno di legge coordinato con quanto emerso nella riunione di ieri e con gli emendamenti condivisi con i referenti regionali che abbiamo trasmesso come coordinamento della Politica per la montagna, per poter poi dare in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome una valutazione complessiva".
Durante l'incontro, l'assessore si è congratulato con la ministra per la volontà del Governo di adottare una nuova legge quadro sulla montagna, visto che quella attuale risale al 1994,  e per aver eliminato, nell'ultima bozza del testo, le
incongruenze segnalate dalle Regioni e aver inserito alcune delle integrazioni proposte, ma ha posto l'accento su alcuni punti, a partire dalla dotazione economica. "Le risorse finanziarie destinate dalla legge di bilancio (100 milioni per il 2022 e 20
0milioni a partire dal 2023) - ha spiegato - potrebbero non essere sufficienti per affrontare in maniera organica tutte le
problematiche che riguardano le zone montane e per finanziare tutte le misure previste nel testo".
Per questo, abbiamo chiesto a  Gelmini di "definire d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni quanto valgono, rispettivamente, la quota destinata agli interventi di competenza statale e la quota per gli interventi di competenza delle regioni e degli enti locali" e ha ribadito "l'assoluta centralità del tema della classificazione dei comuni montani, per la quale le Regioni chiedono di inserire in legge la previsione, entro un termine temporale stabilito, di una commissione interistituzionale con il compito di aggiornare periodicamente l'elenco dei comuni".
La ministra, dal canto suo, ha sottolineato la volontà di far approvare al più presto la proposta di legge, la cui principale
finalità è valorizzare le specificità delle zone montane, limitarne gli squilibri economici e favorirne il ripopolamento.
La logica è di sostituire i provvedimenti spot, in una logica programmatoria, da politiche mirate che raggiungano
immediatamente il territorio.


( red / 09.02.22 )

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Pandemia: sentenza Consiglio di Stato, legittime linee guida su cure

(Regioni.it 4232 - 09/02/2022) La Circolare ministeriale “costituisce un documento riassuntivo ed indicativo delle migliori pratiche che la scienza e l'esperienza, in costante evoluzione, hanno sinora individuato”.
Una sentenza del Consiglio di Stato (946/2022) conferma la legittimità delle linee guida contenute nella circolare ministeriale sulle terapie domiciliari contro il Covid: "Le Linee guida contengono mere raccomandazioni e non prescrizioni cogenti e si collocano, sul piano giuridico, a livello di semplici indicazioni orientative, per i medici di medicina generale, in quanto parametri di riferimento circa le esperienze in atto nei metodi terapeutici a livello internazionale”.
Si spiega che "il singolo medico, nell'esercizio della propria autonomia professionale, ma anche nella consapevolezza della propria responsabilità, è ben libero di prescrivere i farmaci che ritenga più appropriati alla specificità del caso, in rapporto al singolo paziente, sulla base delle evidenze scientifiche acquisite".
"La prescrizione di un farmaco, da parte del medico, - aggiunge il Consiglio di Stato - non può fondarsi su intuizioni o improvvisazioni sperimentate sulla pelle dei singoli pazienti- si legge ancora- ma su evidenze scientifiche e, dunque, su rigorosi studi e precise sperimentazioni cliniche, ormai numerosi a livello internazionale anche nella lotta contro il virus Sars-Cov-2 dopo due anni dall'inizio della pandemia".
"Non vi è dubbio - continua il Consiglio di Stato- che il singolo medico, nel prescrivere un farmaco, possa discostarsi dalle linee guida, senza incorrere in responsabilità, purché esistano solide o, quantomeno, rassicuranti prove scientifiche di sicurezza ed efficacia del farmaco prescritto, sulla base dei dati scientifici, pur ancora parziali o incompleti, ai quali possa ricondurre razionalmente il proprio convincimento prescrittivo rispetto alla singolarità del caso clinico".
"La prescrizione del farmaco anche nell'attuale emergenza epidemiologica, e tanto più nell'ovvia assenza di prassi consolidate da anni per la solo recente insorgenza della malattia, deve fondarsi su un serio approccio scientifico e non può affidarsi ad improvvisazioni del momento, ad intuizioni casuali o, peggio, ad una aneddotica insuscettibile di verifica e controllo da parte della comunità scientifica e, dunque, a valutazioni foriere di rischi mai valutati prima rispetto all'esistenza di un solo ipotizzato, o auspicato, beneficio".
Si spiega ancora che non si vuole “negare che l'esperienza clinica dei singoli medici a livello territoriale sia preziosa e fondamentale per la ricerca scientifica nella lotta contro il Sars-CoV-2, anzi, ma proprio per questo i risultati e i dati di questa esperienza non possono essere sottratti ad un rigoroso approccio scientifico che consenta, anche in condizioni di emergenza epidemiologica, di valutare comunque la sicurezza e l'efficacia del farmaco, non affidabile certo individualmente e solamente al buon senso o addirittura al caso".
"La prescrizione di farmaci non previsti o, addirittura, non raccomandati dalle linee guida non può dunque fondarsi su un'opinione personale del medico, priva di basi scientifiche e di evidenze cliniche, o su suggestioni e improvvisazioni del momento, alimentati da disinformazione o, addirittura, da un atteggiamento di sospetto nei confronti delle cure 'ufficiali' in quelle che sono state definite le contemporanee societés de la dèfiance, le società della sfiducia nella scienza”.


( gs / 09.02.22 )
Regioni.it

Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

Proprietario ed Editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
Direttore responsabile: Stefano Mirabelli
Capo redattore: Giuseppe Schifini
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