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Regioni.it

n. 4342 - martedì 26 luglio 2022

Sommario
- Fedriga convoca la Conferenza delle Regioni per mercoledì 27 luglio
- Siccità da bollino "ultrarosso"
- Assistenza territoriale: il modello Lazio
- Il "manifesto" di Senigallia: un'agenda per lo sviluppo economico
- Ambiti territoriali sociali: risorse per assunzione assistenti sociali
- Innovazione tecnologica e digitalizzazione: assessori incontrano Assinter

Documento della Conferenza delle Regioni del 6 luglio

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Il "manifesto" di Senigallia: un'agenda per lo sviluppo economico

(Regioni.it 4342 - 26/07/2022) La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella riunione del 6 luglio, ha approvato il "Manifesto di Senigallia", elaborato dalla commissione Sviluppo economico nel corso del meeting nazionale - che si è tenuto nella città marchigiana il 9 maggio, (vedi "Regioni.it" n.4291) - su “Prospettive di crescita e di sviluppo dei territori regionali, tra esigenze di innovazione, competitività e internazionalizzazione dei processi produttivi del sistema Paese” con lo scopo di proporre una riflessione comune più alta e propositiva su temi importanti e di straordinaria attualità che riguardano lo sviluppo dei territori. La manifestazione è stata presieduta dal Vice Presidente della Regione Marche, Mirco Carloni (ccordinatore della Commissione) e ha visto la partecipazione: del Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli e del Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Erano presenti gli Assessori: Alessandro Galella (Basilicata), Vincenzo Colla (Regione Emilia-Romagna), Sergio Emidio Bini (Regione FVG), Guido Guidesi (Regione Lombardia), Vincenzo Cutugno (Regione Molise), Andrea Tronzano (Regione Piemonte), Alessandro Delli Noci (Regione Puglia), Leonardo Marras (Regione Toscana),, Michele Fioroni (Regione Umbria), Roberto Marcato (Regione Veneto).Era presente ed è intervenuto anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti.
"e' necessario - si legge nel docuemnto - definire un nuovo approccio, più complesso, articolato e integrato, di politica industriale strategica europea che contempli anche la gestione del rischio delle forniture, specialmente di quelle che incidono in maniera particolare sulla transizione digitale e green. E, sotto tale profilo, è palese come la gestione migliore delle catene del valore non possa limitarsi alla ricollocazione di produzioni estere nei singoli Paesi (reshoring) o all’avvicinamento dei fornitori strategici (nearshoring), ma vada impostata a livello europeo in modo strettamente collegato e integrato con le azioni dei singoli Stati membri, anche al fine di evitare che vi siano vantaggi solo per alcuni Paesi, acuendo di fatto le divisioni e le spinte competitive".
"L'odierna difficoltà di approvvigionamento delle forniture deve essere trasformata in occasione per ricreare posti di lavoro attraverso filiere corte, partendo da alcuni ambiti prioritari già promossi a livello europeo ed impostare una strategia di politica industriale comune che abbracci la ricerca e l’innovazione tecnologica, la difesa, la cyber security, l’aerospazio, i settori a forte intensità energetica, le energie rinnovabili, la digitalizzazione, l’elettronica e la salute".
Il documento sottolinea, fra l'altro, "l’importanza delle politiche regionali per lo sviluppo ed il rilancio dei sistemi produttivi territoriali soprattutto alla luce dell’attuale scenario geopolitico e di uscita dalla pandemia, nonché le straordinarie opportunità offerte dalla nuova programmazione UE dei fondi strutturali e dal PNRR, al fine di assicurare una celere ripresa e favorire la modernizzazione del Paese".
Per tutte queste ragioni è "evidente come fare sistema tra istituzioni sia vitale per sostenere lo sviluppo economico territoriale e nazionale; una forte sinergia che possa divenire un volano di crescita per superare le sfide di un periodo storico complesso come quello odierno".
Le Regioni hanno definito le proprie strategie di sviluppo territoriale in perfetta coerenza con i Programmi UE su cui occorre concentrare anche con la nuova programmazione tutti gli sforzi in coerenza con le linee del PNRR. La nuova programmazione dei fondi comunitari 2021-2027 (con un pacchetto di risorse pari a 75,622 mld di euro tra risorse UE e cofinanziamento nazionale), ha infatti previsto la definizione di priorità in continuità con le precedenti strategie di specializzazione intelligente (S3). In tale quadro, si inserisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con i suoi 191,5 MLD di euro che rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme - tra cui la semplificazione della legislazione, la promozione della concorrenza, la riforma della pubblica amministrazione - per rafforzare il sistema produttivo, modernizzare la pubblica amministrazione e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà e alle disuguaglianze, con un’attenzione al riequilibrio territoriale del Mezzogiorno".
"Ci si trova davanti a sfide inedite, ma allo stesso tempo di fronte ad opportunità uniche, in un panorama di crescente complessità in cui il ruolo delle politiche pubbliche risulta essenziale per fronteggiare i nuovi bisogni e per sostenere le sempre più vaste aree a fallimento di mercato in una logica di complementarità dei diversi livelli di governo".
"Per rendere efficiente e lungimirante questa strategia di sviluppo è necessario attivare la leva della sostenibilità che possa garantire nel tempo nuovi modelli di produzione e nuovi posti di lavoro, accompagnando però il tessuto produttivo nella transizione senza perdere quote di mercato e di occupazione".
"Nel disegnare [...] una nuova politica industriale non si può non pensare anche alla dimensione di politiche di incentivo legate all’inclusione, al sociale, alla formazione e alle nuove competenze legate ai settori innovativi del green e del digitale e alle nuove forme del lavoro. Si tratta di tematiche in cui la competenza regionale è evidente e che vedono già esperienze territoriali avanzate da valorizzare su tutto il territorio nazionale. Sul fronte regionale, andranno messe a fattor comune, sulla scorta delle esperienze pregresse e utilizzando la piattaforma di dialogo rappresentata dalla Conferenza delle Regioni, che si propone di istituzionalizzare, le buone pratiche su filiere lunghe in settori strategici ed andranno al contempo definite progettualità multiregionali per intercettare con più facilità finanziamenti nazionali ed europei".
Per le Regioni è qundi "necessario affrontare con il Ministro dello Sviluppo Economico, in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, le diverse tematiche richiamate, con la finalità di rafforzare la cooperazione interistituzionale e di definire una strategia condivisa di politica industriale a medio e lungo termine e coordinata per evitare la sovrapposizione delle programmazioni e assicurare la maggiore efficacia nell’utilizzo delle risorse disponibili.
Il documento prospetta, infine, una "agenda di temi di lavoro comune che potrebbe avere ricadute positive in termini di sviluppo economico dei territori:
➢ nell’ambito delle strategie finalizzate a ridurre le dipendenze tecnologiche, industriali ed energetiche, occorre definire nel confronto con le Regioni una strategia di medio-lungo termine di politica industriale del sistema Paese, al fine di favorire prima la creazione sui territori di nuove catene del valore e di filiere e poi assicurarne il sostegno attraverso policy ed investimenti coordinati e massivi, sia nazionali che regionali. Bisogna infatti evitare incentivi a pioggia che non valorizzano le produzioni nazionale (es. incentivi autobus elettrici). Sotto tale profilo la Trasformazione digitale, la Transizione verde, la Crescita intelligente, le infrastrutture e la mobilità sostenibile, la ricerca rappresentano grandi aree di intervento strategico.
➢ Il recente contesto geopolitico ha fatto emergere una questione rilevante ovvero la fragilità energetica del Paese Italia e dell’Europa. Per cui le energie rinnovabili su cui avevamo puntato insieme con la Germania hanno evidenziato come in tale quadro mutato non siano assolutamente sufficienti e che la tenuta delle imprese si ha solo in quei Paesi europei che hanno puntato sul nucleare. Sarebbe opportuno rilanciare il tema del nucleare di 5° generazione per risolvere la problematica energetica e agganciare i nostri più vicini competitors. Sul piano degli incentivi finalizzati a sostenere le imprese sul piano energetico, anche ai fini di dare una risposta urgente al caro energia, potrebbe essere definita una misura es. Superbonus sul modello dell’iperammortamento, per favorire l’autoproduzione di energia da parte delle imprese.
➢ Nell’ambito delle strategie di sviluppo economico e di rilancio produttivo si condivide l’importanza della creazione delle condizioni economiche, finanziarie e amministrative tese a favorire la competitività e l’attrattività dei territori a partire dalle Zes e dalle ZLS, sostenendo a tal fine lo sviluppo di aree portuali, retroportuali e industriali. Si ritiene necessario quindi un più stretto collegamento tra lo sviluppo logistico del paese ed i piani di reshoring per assicurare anche una reale riduzione dei divari infrastrutturali territoriali. E’ necessario puntare su un nuovo protagonismo diffuso dei porti italiani, anche in una logica di complementarità tra gli stessi, nella prospettiva di costruzione di veri hub logistici, energetici e produttivi affinché le rotte commerciali dell’Estremo Oriente e dell’Atlantico possano trovare in Italia una porta di ingresso verso l’Europa e un accesso privilegiato con le aree del Nord Africa così da assicurare il rilancio dell’intero Paese.
➢ Più in generale per l’attrazione degli investimenti è fondamentale potenziare la governance fra lo stato e le Regioni anche sperimentando modelli innovativi di collaborazione fra le agenzie e strutture nazionali e quelle regionali, con un livello di integrazione differenziato a seconda delle zone e delle macroaree, in modo da consentire nell’ambito dell’attuazione delle politiche un coordinamento e una combinazione delle stesse. Ciò sarebbe fondamentale per il sistema Paese per affrontare e gestire al meglio le sfide derivanti dalle transizioni, attrarre le imprese, sostenerle per creare nuovi investimenti.
➢ Occorre investire e con urgenza nelle politiche per il rafforzamento delle competenze soprattutto quelle digitali, poiché l’Italia stando alle ultime stime dell’indagine Commissione Europea con riferimento all’indice DESI (digital economy and society index) si trova nella parte inferiore della classifica europea, a fronte della crescita notevole della domanda per le professioni emergenti ad alto livello di digitalizzazione dovuta all’adozione continua di nuove tecnologie nei processi di produzione di beni e servizi. Pertanto, a partire dalla scuola occorre puntare su un piano complessivo per le competenze digitali che si ponga in coerenza con i trend di crescita del mercato del lavoro, per non essere tagliati fuori dalle sfide globali. Sempre in tema di competenze è necessario un investimento maggiore sui giovani e sulla loro formazione sui profili professioni innovativi e specializzati in modo da rispondere alle esigenze delle imprese e delle filiere strategiche nazionali.
➢ Un altro tassello fondamentale per lo sviluppo delle imprese è rappresentato dalla transizione digitale sul 5G. Si tratta della rivoluzione del futuro che cambierà radicalmente il contesto socioeconomico in cui viviamo, introducendo numerose opportunità in ogni ambito: guida autonoma, smart cities, filiere produttive connesse, telemedicina, sanità ecc. Per evitare di incorrere negli errori del passato con riferimento alla pianificazione energetica, si ha oggi la possibilità di intervenire prontamente per favorire questa nuova tecnologia fondamentale. E’ necessario procedere ad una modifica della normativa italiana in materia di emissioni elettromagnetiche, in quanto essa nel recepimento delle direttive europee ha introdotto soglie esageratamente più restrittive. Se non si interviene, tale decisione impatterà pesantemente sulla progettazione delle reti cellulari di nuova generazione escludendo le aree più remote del territorio e aumentando il divario digitale.
➢ In merito alla transizione 4.0 sarebbe opportuno includere negli investimenti i capannoni non considerandoli un elemento di rendita degli imprenditori ma che contribuisce alla capacità produttiva dell’impresa.
➢ Occorre affrontare con urgenza la questione demografica, che ha pesanti impatti sull’economia e sulla tenuta del nostro sistema sociale, mettendo in campo politiche per la natalità, la famiglia, i servizi all’infanzia e sulle nuove generazioni, nonché per favorire i nuovi modelli di organizzazione flessibile del lavoro (es. smart working) e di business; allo stesso tempo andrà affrontata la questione riguardante la gestione dei flussi migratori, con l’attivazione di interventi sistemici e coordinati.
La Commissione Sviluppo economico ha altresì rivolto al Ministro - sil egge infine nel documento -  una proposta di metodo relativa a calendarizzare questi incontri con cadenza annuale per alzare il livello del confronto politico finalizzato alla concertazione nella fase ascendente della definizione delle strategie di politica industriale. Tale modalità di stretta collaborazione fra il Ministro e gli Assessori regionali, nell'attuale scenario ed in vista di un efficace utilizzo delle risorse del Recovery Plan e della nuova Programmazione dei Fondi SIE 2021-2027, garantirebbe una sistematizzazione e una massimizzazione degli interventi con evidenti ricadute positive sui territori".


( red / 26.07.22 )
Regioni.it

Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

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