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Regioni.it

n. 4291 - lunedì 9 maggio 2022

Sommario
- Sviluppo economico: a Senigallia le Regioni in campo per far ripartire l’economia del Paese
- Fedriga a "Link - festival del giornalismo": con autonomia Stato più efficiente e ruolo Conferenza Regioni
- Giorgetti al meeting delle Regioni a Senigallia: oggi mi sono sentito a casa perché si parla di imprenditori
- Pnrr: Gelmini, correttivi si possono valutare, ma Governo va avanti
- Elezioni amministrative.: il 12 giugno circa 9 milioni di italiani al voto
- Trasporto pubblico locale: segnalazioni sul decreto risorse per servizi aggiuntivi a seguito emergenza Covid-19

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Sviluppo economico: a Senigallia le Regioni in campo per far ripartire l’economia del Paese

Fedriga: Istituzionalizzare la Conferenza delle Regioni. Acquaroli ruolo regioni fondamentale perché vicine ad imprese

(Regioni.it 4291 - 09/05/2022) "Governo e Parlamento prendano atto che ormai è diventato fondamentale istituzionalizzare la Conferenza delle Regioni, rendendola operativa non soltanto legandola alla buona volontà dei singoli presidenti ma a un processo legislativo, che possa rendere stabile la sua possibilita' di operare". La richiesta è del presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Massimiliano Fedriga, (vedi nota stampa) in occasione del meeting nazionale della Commissione di Sviluppo economico che si è tenuto a Senigallia.
Collegato in videoconferenza, Fedriga ha definito "un passaggio fondamentale" il fatto che "il 98% delle decisioni della Conferenza sono state prese all'unanimità: "Vuol dire che il governo dei territori, anche con colori politici diversi, è stato in grado di trovare sintesi importanti - ha concluso il Presidente - per presentarsi in modo unitario al governo nazionale e delle volte anche con l'Europa, e questo ha consentito al Paese di fare un enorme passo in avanti".
Rispetto al Piano nazionale di resilienza "Il governo avrebbe dovuto dettare le sei missioni e gli obiettivi del Pnrr, che sarebbero stati declinati dalle singole realta' territoriali: invece non e' stato cosi'". Ha parlato di "riflessione postuma" il Presidente Massimiliano Fedriga. "Oggi stiamo cercando di recuperare - ha aggiunto - e molti ministeri si sono messi a disposizione per raggiungere gli obiettivi del Piano entro il 2026". Fedriga ha sottolineato anche che "le Regioni stanno cercando di fare un sistema unico, anche nelle loro diversita' dei singoli territori", come e' stato in occasione dell'Expo a Dubai.
Toccando poi gli aspetti legati alla crisi attuale, Fedriga ha detto che  "Le misure di contenimento che ha messo in campo il governo, che ringrazio, come quelle sui costi energetici, sono sicuramente importanti, ma ho paura che non siano sufficienti in prospettiva". Il Presuidente ha sottolineato due fattori importanti, ma nel breve periodo: "La capacita' del pubblico di calmierare i prezzi e, mi auguro, la decisione a livello europeo, sollecitata anche dal premier Draghi, di portare avanti un cap al costo dell'energia". "Spero che con la stessa visione solidale che c'e' stata durante la pandemia - ha aggiunto Fedriga -, i paesi europei possano avere la stessa visione solidale anche per contenere i costi dell'energia che oggettivamente, soprattutto su determinate filiere, stanno condizionando il nostro sistema produttivo". "Dobbiamo portare produzioni in Europa e mettere in campo politiche europee per sostenere le filiere della componentistica a basso valore aggiunto, che magari nella parte di avvio non hanno una produzione redditizia e quindi viene delocalizzata". Lo ha chiesto il presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Massimiliano Fedriga, intervenendo in videoconferenza al meeting nazionale della Commissione Sviluppo economico, in corso a Senigallia alla presenza del ministro Giorgetti. "Come per l'agricoltura e' stato fondamentale - ha aggiunto -, sostenere l'inizio della filiera diventa fondamentale per avviare il processo e non essere totalmente dipendenti da Paesi terzi Nel suo intervento, Fedriga ha sottolineato che "il caro energetico non e' il nostro unico grande problema", con un ampio riferimento al fatto che "anche prima della guerra c'e' stato un forte rincaro e una scarsa disponibilita' delle materie prime e della componentistica, soprattutto a basso valore aggiunto". Da qui l'auspicio per "una forte riflessione a livello europeo, perche' la delocalizzazione della componentistica a basso valore aggiunto che e' avvenuta negli ultimi decenni ha portato, di fatto a una diretta dipendenza del nostro continente da Paesi terzi". "Le filiere principali come l'automotive, l'elettronica, gli elettrodomestici - ha concluso Fedriga - sono stati fortemente colpiti dalla mancanza banalmente dei microchip, che hanno messo in crisi il nostro sistema produttivo".
“Parte dalle Regioni la ripresa dello sviluppo economico nel loro ruolo fondamentale di vicinanza alle imprese e nella strategia delle politiche della programmazione europea”: il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha aperto questa mattina la riunione della Commissione sviluppo economico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che si è tenuta alla Rotonda a Mare di Senigallia.
Una giornata dedicata alle prospettive di crescita e di sviluppo dei territori, tra esigenze di innovazione, competitività e internazionalizzazione dei processi produttivi del sistema Paese.
“Le Regioni rappresentano una grande opportunità – ha sottolineato il presidente – perché rispetto al governo centrale hanno maggiore conoscenza, affinità e possibilità di dialogo con i territori, con le  imprese, le categorie e i corpi intermedi. Sanno interpretare meglio le esigenze territoriali. Per questo, come hanno già fatto nel corso della crisi pandemica, proprio le Regioni che hanno avuto un ruolo determinante possono essere uno strumento fondamentale volto a rilanciare le politiche necessarie per la ripresa economica e l’occupazione. Siamo davanti a una stagione che sarà determinante per il futuro del sistema Paese e per il futuro di tante regioni come la nostra, che non vogliono vivere di assistenzialismo ma vogliono continuare ad essere regioni che producono, vogliono continuare a garantire quella imprenditorialità che ci rende orgogliosi, realtà che partendo dalla piccola dimensione hanno saputo conquistare mercati internazionali dimostrando la capacità di vincere grandi sfide”.
Dopo due anni di pandemia si torna al dialogo in  presenza tra istituzioni ed economie territoriali per interpretare al meglio le esigenze: “Una occasione importante per la Regione Marche che presiede storicamente  la Commissione attività produttive della Conferenza  delle Regioni – ha detto Acquaroli – un grande orgoglio per la nostra regione, per il nostro sistema economico, una spinta ulteriore, uno strumento in più per dare voce alle nostre imprese e alle tantissime realtà, prevalentemente a vocazione manifatturiera, artigianali e industriali, in un contesto così importante”.
Oggi, di fronte a scenari di guerra, la crisi russo ucraina e le sanzioni “occorre che il governo centrale e l’Europa sostengano la nostra economia e le imprese, in particolare quelle manifatturiere, per non perdere le posizioni di competitività e soprattutto contro il rischio desertificazione di alcuni settori - aggiunge Acquaroli – il nostro contributo al sistema Paese è sempre stato rilevante ma occorre una grande spinta che coinvolga l’intera filiera istituzionale, capace di dare risposte e di fare squadra, che ci riporti centrali in una visione complessiva di scelte strategiche nella massima concertazione”.  
Pesante il ritardo nella infrastrutturazione, sia digitale che materiale “indispensabile per poter competere - ha aggiunto il presidente - La Conferenza delle Regioni può giocare un ruolo fondamentale per dimostrare che solo nella visione complessiva del Paese si può tornare ad essere tutti protagonisti” ha concluso il presidente Acquaroli.
“L’economia del Paese ripartirà dalle regioni”. E’ con questa piena convinzione che è intervenuto questa mattina a Senigallia, in occasione del Meeting nazionale della Commissione Sviluppo economico della Conferenza delle Regioni, il vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni, che della stessa Commissione è coordinatore. 
“È infatti nelle realtà uniche territoriali – ha detto Carloni - con le loro peculiarità e potenzialità, che possiamo sviluppare politiche economiche mirate ed efficaci che generino un valore più grande a livello nazionale. Dinamismo e capacità di reazione di fronte ai nuovi scenari sono caratteristiche fondamentali per sopravvivere. Le nostre imprese sono chiamate a questa vivacità ma lo siamo anche noi come istituzione”.
Carloni ha tracciato il quadro entro cui si sta muovendo in questo momento l’economia italiana. Alla crisi legata alla pandemia ora si affianca quella generata a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina. “Una crisi senza precedenti – ha ribadito il vicepresidente - che ha investito i mercati dell’elettricità e del gas in Europa e che rappresenta una vera e propria emergenza da affrontare con misure di tipo strutturale e di prospettiva”.
Con riferimento alle esportazioni, riguardanti alcuni settori tradizionalmente importanti quali il lusso, il turismo e l’agroalimentare, verso i mercati di Russia, Bielorussia e Ucraina, le stime di impatto collegate all’attuale situazione di conflitto e le conseguenti sanzioni adottate a livello internazionale costeranno all’Italia circa 9,9 miliardi di euro.
“In questo contesto – ha insistito Carloni - Nessuno si salva da solo. Risulta evidente come fare sistema tra istituzioni ed imprese sia vitale per sostenere lo sviluppo economico territoriale e nazionale. Creare una forte sinergia che possa divenire un volano di crescita per superare le sfide di un periodo storico complesso come quello odierno. Occorre definire un nuovo approccio, più complesso, articolato e integrato, di politica industriale strategica europea che contempli anche la gestione del rischio delle forniture, specialmente quelle che incidono in maniera particolare sulla transizione digitale e green. E certamente occorre partire da alcuni ambiti prioritari già promossi a livello europeo su cui impostare una strategia di politica industriale comune, quali le politiche per la ricerca e l’innovazione tecnologica, la difesa, la cyber security, l’aerospazio, i settori a forte intensità energetica, le energie rinnovabili, la digitalizzazione, l’elettronica e la salute”.
Le Regioni, come ha evidenziato Carloni, hanno definito le proprie strategie di sviluppo territoriale in perfetta coerenza con tali ambiti, sui quali è necessario concentrare tutti gli sforzi anche con la nuova programmazione dei fondi comunitari 2021-2027. In tale quadro, si inserisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con i suoi 191,5 MLD di euro che rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme.
“Siamo davanti a sfide inedite – ha dichiarato il vicepresidente - ma allo stesso tempo di fronte ad opportunità uniche. Anche le Regioni saranno impegnate a definire interventi territoriali in grado di agire capillarmente per costruire reti, opportunità, condizioni per il cambiamento delle imprese. Un ruolo che deve essere complementare rispetto a quello nazionale essenziale per l’efficacia complessiva delle strategie”.
Nel disegnare una nuova politica industriale, per Carloni non si può non pensare anche alla dimensione di politiche di incentivo legate all’inclusione, al sociale, all’Education e alle nuove competenze legate ai settori innovativi del green e del digitale e alle nuove forme del lavoro. Fondamentale sarà poi affrontare, in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, da parte del Governo e delle Regioni, le diverse criticità richiamate, con la finalità di definire una strategia condivisa e coordinata, evitando la sovrapposizione delle programmazioni e assicurando la maggiore efficacia dell’utilizzo delle risorse disponibili. La Conferenza delle Regioni sarà il banco di prova per mettere in atto le buone pratiche su filiere lunghe in settori strategici.
Carloni ha citato a tal riguardo il progetto multiregionale sull’aerospazio confluito nella Space Economy nazionale e rifinanziato anche con il PNRR. Altri terreni di intervento comune potranno riguardare: il rafforzamento tecnologico, organizzativo e dimensionale delle imprese, con particolare attenzione alle MPMI. Si tratta, nello specifico, di sostenere l’incremento della capacità di ricerca e sviluppo delle imprese, anche attraverso la promozione e il consolidamento di aggregazioni/reti d’impresa e la promozione delle collaborazioni con gli enti di ricerca; l’incentivazione all’inserimento di personale di ricerca o altamente qualificato nelle MPMI; il sostegno all’incremento delle competenze manageriali, anche accompagnando i processi di ricambio generazionale; la promozione delle sinergie e del coordinamento tra fondi pubblici e privati.
Carloni ha poi fatto al ministro Giorgetti, presente in sala, una proposta di metodo, che riguarda l’avvio di un Tavolo di confronto politico permanente finalizzato alla concertazione nella fase ascendente della definizione delle strategie di politica industriale: “Tale modalità di stretta collaborazione fra il ministro e gli assessori regionali – ha sottolineato - garantirebbe una sistematizzazione e una massimizzazione degli interventi con evidenti ricadute positive sui territori”.
“La flessibilità e la capacità di reazione alle sollecitazioni dell'ambiente esterno – ha concluso l’intervento Carloni – è di fondamentale importanza per essere davvero in grado di definirsi resilienti. Ripartire dalle Regioni significa proprio questo”.
L'assessore della regione Unbria, Michele Fioroni, nel suo intervento ha posto una domanda tanto semplice, quanto complessa: 'Che fine ha fatto la politica industriale?'".
"Nella loro diversità e complessità, la politica industriale, quella energetica e quella economica - osserva Fioroni - hanno tutte bisogno di pianificazione e modelli di governance stabili e coerenti. Le sfide che stiamo vivendo non danno spazio ad errori. La crisi energetica ci ha mostrato quanto, in ambiti tanto strategici, le scelte sbagliate, o le non scelte, di oggi non lasciano spazio per interventi correttivi 'last minute'" "In questo contesto - prosegue l'assessore- sottolineo come in alcune tematiche, sarebbe stato fondamentale lasciare proprio in capo al Mise la definizione delle politiche. Si pensi all'energia. Per quanto sia fondamentale l'attività svolta dal Ministero della transizione ecologica, l'energia rimane un tema profondamente 'industriale' in cui era essenziale che il Mise conservasse più voce in capitolo. Ce lo dimostra l'emergenza energetica e economica scatenata dalla guerra in Ucraina, con molte imprese costrette a chiudere le proprie attività perché non riescono più a sostenere il prezzo delle bollette, o ad
avviare processi di riconversione industriale incentrati sull'efficienza".
L'assessore ha affrontato anche il tema della semplificazione. "Che non significa - spiega, nella nota -come spesso si intende nel nostro Paese, aggiungere leggi, ma piuttosto avere il coraggio anche di snellire e abrogare le leggi che non funzionano. In Umbria, possiamo rappresentare una 'best practice' proprio in questo ambito. Abbiamo infatti recentemente abrogato alcuni articoli di una legge regionale che impedivano di installare nuove antenne a supporto delle tecnologie di telecomunicazione, di fatto aprendo la strada al 5G che sappiamo sarà il motore di sviluppo di tutto il tessuto produttivo nei
prossimi decenni".
 "Dobbiamo evitare che gli interventi  di sostegno economico a settori ed imprese, si sovrappongano tra loro  o che seguano strade parallele ma non in grado di dialogare tra loro.  E' per questo che occorre ragionare in termini cooperativi tra le  agenzie regionali e quelle nazionali dedicate alle azioni di sviluppo. Dobbiamo creare un contenitore in cui queste politiche possano  combinarsi tra loro per sviluppare la massima efficacia". E' stata  questa la richiesta e insieme la proposta che l'assessore regionale  alle attività produttive della Toscana, Leonardo Marras, ha lanciato  nel corso del suo intervento all'incontro che la Commissione Sviluppo  Economico della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha  tenuto a Senigallia.
Marras ha richiamato l'esperienza di Invest in Tuscany, che ha avuto  numerosi riconoscimenti per ciò che è riuscita a fare in termini di  attrazione degli investimenti. ''Tuttavia - è stata però la sua considerazione - noi vogliamo andare  oltre i pur importanti 80 successi che ha avuto. Siamo riusciti a
favorire l'arrivo e lo sviluppo di 80 imprese, ma intendiamo  proseguire nell'impegno di sostenere la vivacità imprenditoriale e lo  sforzo di innovazione di tante piccole e medie imprese, dando loro
supporto pubblico''.
L'assessore regionale veneto allo sviluppo economico, Roberto Marcato, è intervenuto nel corso della sessione dedicata al tema de "L'importanza della governance per l'efficacia delle politiche industriali e quali interventi per favorire l'attrazione investimenti". "Se c'è una cosa che abbiamo capito con questa guerra è la fragilità energetica del nostro paese, ma anche quella del resto dei paesi d'Europa, diversamente da quanto ci è stato raccontato in precedenza - ha sottolineato l'assessore regionale allo sviluppo -. In fin dei conti gli unici paesi che non hanno problemi sono quelli che hanno centrali nucleari".
"Questo è un momento straordinario per fare ciò che non abbiamo fatto negli ultimi trent'anni - ha precisato ancora l'Assessore veneto -. In attesa che il nostro Paese si doti di piano energetico vero esistono due traiettorie su cui porre l'accento. Da un lato è necessario puntare ad essere sempre meno dipendenti in campo energetico, dall'altro dall'altra bisogna puntare su l'innovazione e la ricerca in questo settore. Le due traiettorie unite potrebbero darci le risposte che attendiamo da anni". L'assessore allo sviluppo economico del Veneto ha sottolineato come la Regione del Veneto da anni stia lavorando in questa direzione. "Abbiamo confezionato un contenitore "Venezia capitale Mondiale della sostenibilità" dove con il Governo, le Università venete, le imprese e le associazioni stiamo lavorando sul tema dell'energia (idrogeno, fotovoltaico, ecc.) - ha spiegato -. L'altra piattaforma di lavoro sono le Reti Innovative Regionali, strumento fondamentale che mette insieme imprese e università per fare da trampolino di lancio a ricerca e innovazione. In cinque anni abbiamo messo 55 milioni di euro, 11 milioni le Università e le imprese 37 milioni di euro, dando vita ad un sistema che funziona. Si tratta di liquidità introdotta nel sistema economico per fare ricerca e innovazione. Penso che questo le Regioni dovrebbero fare. E' un esempio di governance, al quale abbiamo dato vita. Sempre in attesa che il Parlamento si decida ad esprimersi per darci l'autonomia".
L'assessore dell'Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, ha parlato della "necessità di dare una risposta di calmierazione del costo energetico, altrimenti le nostre imprese entro pochi mesi non ce la faranno. È necessario un intervento dell’Europa per fermare la speculazione finanziaria sui costi del gas: serve un’idea di Europa che crei le condizioni per la tenuta di un’economia di guerra". Ha  inoltre sottolineato "la necessità di una cooperazione istituzionale per mettere a terra il pnrr, tenendo insieme i territori rispetto alle decisioni nazionali. Abbiamo bisogno - ha concluso Colla - di alleanze strategiche: le Regioni sono pronte ad aiutare il loro Paese, ma hanno anche bisogno del loro Paese".
Una maggiore presenza del "Sistema Italia" che faccia da traino alle imprese delle regioni per poter competere a livello internazionale, ma anche un più intenso dialogo tra i territori al fine di mettere a disposizione di tutti la conoscenza e le competenze maturate, in una logica di rete che permetta di valorizzare le eccellenze e trasferire le best practice. Sono questi per l'assessore regionale alle Attività produttive del Friuli Venezia Giulia, Sergio Emidio Bini, gli asset sui quali le Regioni si devono concentrare per consentire al Paese di mantenere alta la competitività a livello internazionale. I concetti sono stati espressi oggi a Senigallia nel corso dei lavori della Commissione sviluppo economico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. In particolare, intervenendo nel panel dedicato all'alleanza strategica tra impresa e ricerca per una nuova competitività del sistema Paese, l'esponente dell'esecutivo del Friuli Venezia Giulia ha dapprima posto in evidenza la necessità di focalizzare l'attenzione su alcuni fondamentali per la crescita, quali la necessità di avere a disposizione giovani formati e qualificati da inserire nelle imprese. Qualsiasi piano strategico per il rilancio del territorio - è stato ricordato dall'assessore - rischia infatti di rimanere al palo se prima non c'è a disposizione una forza lavoro con conoscenze specifiche in grado di attuare i programmi scritti sulla carta. Al di là della formazione, risulta importante trattenere i giovani nel territorio non solo con centri di istruzione qualificati ma anche con politiche dedicate alla famiglia e al welfare che consentano ai protagonisti del domani di restare nei luoghi di residenza piuttosto che scegliere di emigrare.
Per quanto riguarda poi l'alleanza strategica tra impresa e ricerca, l'assessore regionale ha evidenziato alcuni numeri che caratterizzano il territorio regionale e che dimostrano come questa intesa già esista. Ne sono un esempio il fatto che il Friuli Venezia Giulia nel 2019 è stata la prima regione italiana classificata come "strong innovator" dall'European Innovation Scoreboard della Commissione Europea e si è confermata nel 2021 come forte innovatore, grazie anche alla presenza di realtà scientifiche e dell'innovazione che sono state capaci di fare della collaborazione scientifica e tecnologica un importante strumento di coesione e sviluppo. Tra i punti di forza figurano poi un trend in crescita dal 2012 della spesa e del numero di addetti in ricerca e sviluppo, una buona classificazione nel ranking europeo delle tre università della Regione, la presenza in Friuli Venezia Giulia di 7mila ricercatori stranieri nel 2019, prima della pandemia, di cui 85% concentrati nelle materie Stem, a cui si aggiunge il fatto che tre dei quattro territori provinciali ricadono nelle prime 10 Province italiane per densità di start-up innovative.
La capacità del Friuli Venezia Giulia di collaborare con le altre Regioni e con il livello di governo nazionale è quindi per l'assessore regionale di fondamentale importanza per il rafforzamento delle aree strategiche di specializzazione intelligente e per consolidare il tessuto produttivo regionale. A questo proposito sono stati ricordati gli accordi che coinvolgono il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero degli Affari esteri per la valorizzazione del Sistema scientifico e dell'Innovazione (SiS FVG) e il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero dello sviluppo economico per la creazione di ecosistemi dell'innovazione basati su partnership pubblico-private.

 


( red / 09.05.22 )
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