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14 febbraio 2020 - Gran ballo d'inverno | invito |
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6 febbraio 2020 - Telemedicina e innovazione in Sanità | |
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26 gennaio 2020 - Cimento Invernale "Orsi Polari" | |
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22 gennaio 2020 - Quattro Carnevali storici del Piemonte | |
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14 gennaio 2020 - Gli eventi per il 50° della Regione Piemonte |
Sommario3
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Istat: dati demografici 2019
(Regioni.it 3775 - 11/02/2020) Secondo gli ultimi dati Istat sulla popolazione italiana al 1° gennaio 2020 i residenti sono 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua e aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). Il calo della popolazione si concentra prevalentemente nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille).
La speranza di vita alla nascita per le donne è di 85,3 anni, mentre è di 81 anni per gli uomini. Sale l'età media: 45,7 anni al primo gennaio 2020.
La speranza di vita alla nascita per le donne è di 85,3 anni, mentre è di 81 anni per gli uomini. Sale l'età media: 45,7 anni al primo gennaio 2020.
Positivi ma in rallentamento i flussi migratori netti con l’estero: il saldo è di +143mila, 32mila in meno rispetto al 2018, frutto di 307mila iscrizioni e 164mila cancellazioni.
Nel 2019 la fecondità più elevata si manifesta nel Nord del Paese (1,36 figli per donna), ben davanti a quella del Mezzogiorno (1,26) e del Centro (1,25). Il primato della zona più prolifica spetta alla Provincia di Bolzano con 1,69 figli per donna, che precede Trento con 1,43. A parte queste due specifiche realità del Nord-est, la zona dove la propensione ad avere figli risulta più alta è in Lombardia (1,36), Emilia-Romagna (1,35) e Veneto (1,32).
Nel Nord-est si riscontrano condizioni di sopravvivenza assai favorevoli. Gli uomini residenti possono infatti contare su una speranza di vita alla nascita pari a 81,6 anni, le donne pari a 85,9. Il Mezzogiorno, invece, gode di condizioni di sopravvivenza meno favorevoli, in virtù di una speranza di vita alla nascita di 80,2 anni tra gli uomini e di 84,5 tra le donne. Intermedi e ravvicinati sono invece i livelli di sopravvivenza nel Nord-ovest e nel Centro, dove risulta identica la speranza di vita alla nascita per le donne (85,5) mentre leggermente favoriti risultano i residenti nel Centro per quanto concerne gli uomini (81,3 contro 81,1).
Il primato regionale tra gli uomini compete alla Provincia di Trento (82,2 anni), seguono Umbria (81,9), Marche (81,8) e Provincia di Bolzano (81,8). Trento rappresenta l’area più favorevole per la sopravvivenza anche per le donne, grazie a una vita media di 86,6 anni, dato che costituisce peraltro il più alto livello di speranza di vita alla nascita mai toccato nella storia del Paese per una singola regione.
Quindi prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille). Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle Province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con tassi di variazione pari a +5 e +3,6 per mille. Rilevante anche l'incremento di popolazione osservato in Lombardia (+3,4 per mille) ed Emilia-Romagna (+2,8).
La Toscana, pur con un tasso di variazione negativo (-0,5 per mille), è la regione del Centro che contiene maggiormente la flessione demografica e comunque l'ultima a porsi sopra il livello di variazione medio nazionale (-1,9).
Diverse le condizioni di sviluppo demografico nelle quali versano le singole regioni del Mezzogiorno, la migliore delle quali - la Sardegna - viaggia nel 2019
a ritmi di variazione della popolazione pari al -5,3 per mille. Particolarmente critica, infine, la dinamica demografica di Molise e Basilicata che nel volgere di un solo anno perdono circa l'1% delle rispettive popolazioni.
Nel Mezzogiorno il bilancio demografico complessivo presenta per l’ennesima volta (dal 2014) segno negativo (-129mila residenti, pari al -6,3 per mille abitanti), legate soprattutto alle migrazioni interne (-3,8 per mille).
Nel corso del 2019 circa 418mila persone hanno lasciato il Mezzogiorno per trasferirsi in un altro Comune italiano (eventualmente anche dello stesso Mezzogiorno, ma in ogni caso diverso da quello di origine), mentre circa 341mila sono gli individui che hanno eletto un Comune del Mezzogiorno quale luogo di dimora abituale (eventualmente anche provenienti da altro Comune dello stesso Mezzogiorno). Tale dinamica sfavorevole ha generato, quindi, un saldo negativo pari a -77mila unità per il complesso della ripartizione, risultando peraltro accresciuto rispetto al -73mila occorso nel 2018.
La questione accomuna tutte le regioni del Mezzogiorno pur se all’interno di un contesto eterogeneo nel quale i margini di grandezza variano dal -1 per mille della Sardegna al -5,8 per mille della Calabria.
Le regioni del Nord, dove globalmente si riscontra un tasso del +2,5 per mille, sono quelle a maggiore capacità attrattiva, rispetto a quelle di un Centro che nel complesso registra un +0,6 per mille.
Emergono flussi migratori netti molto positivi tanto nella zona nord-occidentale (Lombardia, +3 per mille), quanto soprattutto in quella nord-orientale e segnatamente nelle Province di Trento (+3,9) e Bolzano (+3,4) e in Emilia-Romagna (+3,7).

INDICATORI DEMOGRAFICI - PERIODO DI RIFERIMENTO: ANNO 2019 - DATA DI PUBBLICAZIONE: 11 FEBBRAIO 2020
( gs / 11.02.20 )
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Aumenta la produzione e il consumo di birra
Indagine di AssoBirra
(Regioni.it 3775 - 11/02/2020) La birra in Italia diventa sempre più la bevanda per tutte le regioni: regione che vai, consumo di birra che trovi. Lo rileva l'ultima edizione di AssoBirra Monitor, il report sull'andamento delle vendite di AssoBirra, l'associazione di Confindustria, con una indagine anche regionale.
Il settore è in crescita, con un aumento del 3,4% del consumo pro capite che nel 2018 si è attestato a 33,6 litri, che posiziona l’Italia tra i Paesi più bassi d’Europa, al terz’ultimo posto nella classifica europea per il consumo pro capite. L’aumento dei consumi ha favorito una crescita della produzione nazionale del 4,7% che nel 2018 ha raggiunto i 16.410.000 di ettolitri.
L’Italia è al nono posto in Europa per volumi di produzione, mentre è in quinta posizione per numero di birrifici.
Segno positivo per l’export che, nel 2018, ha raggiunto il nuovo massimo storico sfondando il tetto dei 3milioni di ettolitri, in aumento del 6,6% sul 2017. Positivi infine anche i dati sull’occupazione, con una crescita annuale di 700 unità registrata nel settore e nel suo indotto, che oggi contano complessivamente 140.700 lavoratori.
I risultati evidenziano come in ogni zona d’Italia ci siano modalità di consumo differenti. “Se al Sud infatti la birra è la bevanda preferita in famiglia, - rileva il report di AssoBirra - al Centro viene scelta peri momenti trascorsi con gli amici,
mentre nelle regioni del Nord è spesso consumata in compagnia del proprio partner (61%)”.
I risultati della ricerca mettono in luce un Sud - Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia - in cui il 44% degli intervistati dichiara di bere birra almeno due volte a settimana. Più che nel resto d’Italia, inoltre, prevale in quest’area il consumo di birra con la famiglia (48%) e nel momento del pranzo (40%) e della cena (82% contro il 79% della media nazionale), a conferma del carattere di bevanda che crea condivisione e unisce, riconosciuto dal 40% del campione.
Al Sud la birra è amata per le sue proprietà naturali: per il 46% è adatta ad un’alimentazione sana.
Le zone del Centro Italia si caratterizzano per il prevalere del consumo di birra in momenti conviviali.
Nel Centro Basso - Lazio, Abruzzo, Molise e Sardegna - la birra viene indicata come la bevanda scelta per il consumo a casa di amici (63%) e per le occasioni speciali (19% vs 14% del dato nazionale).
La voglia di conoscerla meglio è significativa anche qui: il 39% (contro il 30% della media nazionale) degli intervistati dichiara che vorrebbe saperne molto di più.
Nel Centro Alto - Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e Marche - un dato interessante che la ricerca rileva è la preferenza nel consumo soprattutto serale: a cena (82% contro il 79% della media) e dopo cena (46% contro il 40%).
In Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta la birra è scelta come bevanda perfetta per l'aperitivo (36%). Gli abitanti del Nord Ovest sono quelli che mostrano una maggiore propensione ad approfondire le conoscenze sull’universo birrario: il 57% del campione vorrebbe in futuro essere un po’ più informato (contro il 52% del dato nazionale); nel cosiddetto Triveneto - Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia - i risultati della ricerca evidenziano, inoltre, la preferenza per questa bevanda nei momenti trascorsi con gli amici (83%).
[ASSOBIRRA] ANNUAL REPORT 2018: IN ITALIA CRESCONO PRODUZIONE E CONSUMI VOLA L’EXPORT
Photo by Luiz Felipe Silva Carmo on Unsplash

[ASSOBIRRA] ANNUAL REPORT 2018: IN ITALIA CRESCONO PRODUZIONE E CONSUMI VOLA L’EXPORT
( gs / 11.02.20 )
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Autonomia: Boccia, lavoro completato e pronto per Consiglio dei ministri
(Regioni.it 3775 - 11/02/2020) “L'autonomia è a buon punto”. Per il ministro degli Affari regionali è finito il lavoro sull’autonomia e passa ora al vaglio del Consiglio dei ministri.
“Il mio lavoro l'ho completato, - afferma Boccia – i tempi li deciderà il presidente Conte. Ora penso sia utile, giusto e corretto dare la parola al Parlamento".
“E’ stato fatto un lavoro molto rigoroso in questi mesi, - rileva Boccia - il Consiglio dei ministri ha avuto più di un'informativa e la settimana scorsa abbiamo trasmesso gli ultimi ritocchi. Il provvedimento è pronto per il Consiglio dei ministri, l'abbiamo trasmesso al pre-consiglio e questa è già la seconda volta che facciamo questo percorso. I dubbi sono stati tutti fugati. Siamo di fronte a una grande opportunità”.
Quindi Boccia aggiunge che “il tema è dare più competenze ai Comuni e alle Regioni, che però non devono diventare nuovi centri di potere: fare questo accordo e tenere sullo stesso tavolo i presidenti delle Regioni e i sindaci metropolitani è un dovere della politica, e quello che abbiamo fatto in questi mesi è stato ricostruire un clima di fiducia tra i diversi livelli istituzionali”.
"Il fondo di perequazione di 3,4 miliardi che prima non c'era e ora c'è - sottolinea Boccia - consente un intervento dello Stato su tutte le aree in difficoltà, non solo al Sud ma anche al Nord, come quelle interne e di montagna”.
Per quanto riguarda “il numero delle materie”, questo aspetto “rischia di portarci fuori strada. Zaia ha fatto una proposta, io ho apprezzato la modifica di quella proposta: il tema era dateci le materie, dateci i soldi e facciamo noi, quell'approccio non c'è più. Sulle materie discuteremo quando firmeremo l'intesa”.
“Abbiamo costruito un tavolo – sostiene Boccia - che consente a tutti di sentirsi rappresentati. Quando firmeremo l'intesa, capiremo di quante materie c'è bisogno. Aver separato le materie Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, ndr) da quelle non Lep agevolerà il confronto. Partire dalle materie non Lep significa accelerare i tempi”.

Autonomia: Boccia, lavoro finito, parola al Parlamento
( gs / 11.02.20 )
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50° Regione Piemonte: i primi eventi in programma
(Regioni.it 3775 - 11/02/2020) Come accadrà in tutte le Regioni a Statuto ordinario, nel 2020 in Piemonte ricorrerà un importante anniversario: il 50° dell’istituzione della Regione. Ma il 2020 sarà anche il 15° anniversario della promulgazione dello Statuto regionale piemontese.
Ricorrenze che costituiscono un’opportunità di bilancio sul ruolo e le attività svolte dalla Regione Piemonte fino a oggi e che permetteranno, lungo tutto l’arco dell’anno, di ripercorrere gli avvenimenti salienti e riscoprire personaggi e tradizioni che fanno parte della storia e della cultura piemontese. A tal fine, il Consiglio e la Giunta regionale promuoveranno numerosi eventi pubblici in cui saranno direttamente coinvolti cittadini, amministratori locali, aziende, associazioni, istituzioni universitarie e scolastiche e media. Saranno inoltre coinvolti da protagonisti tutti coloro e tutte le realtà che festeggeranno 50 anni nel 2020.
Ricorrenze che costituiscono un’opportunità di bilancio sul ruolo e le attività svolte dalla Regione Piemonte fino a oggi e che permetteranno, lungo tutto l’arco dell’anno, di ripercorrere gli avvenimenti salienti e riscoprire personaggi e tradizioni che fanno parte della storia e della cultura piemontese. A tal fine, il Consiglio e la Giunta regionale promuoveranno numerosi eventi pubblici in cui saranno direttamente coinvolti cittadini, amministratori locali, aziende, associazioni, istituzioni universitarie e scolastiche e media. Saranno inoltre coinvolti da protagonisti tutti coloro e tutte le realtà che festeggeranno 50 anni nel 2020.
“Festeggiare questi 50 anni di storia è l’occasione per fare il punto su ciò che la Regione è stata per il Piemonte fino ad oggi, ma anche su quale dovrà essere il suo ruolo in futuro”, ha affermato il presidente del Piemonte Alberto Cirio, secondo il quale “la priorità è una Regione vicina alla sua gente, amica e supporto di cittadini, aziende e istituzioni. Per questo la lotta alla burocrazia è una delle nostre sfide principali, accanto a quella di maggiore autonomia, in quanto un’autonomia rispettosa della Costituzione può far stare bene il Piemonte e guarirlo da qualche acciacco. Più poteri e competenze a chi conosce e gestisce da vicino il territorio sono un elemento imprescindibile per consentire alla Regione di essere, oggi più che mai, amica e non ostacolo per ogni cittadino”.
"Le istituzioni vengono prima delle persone e dell'appartenenza politica - ha proseguito Cirio - Abbiamo il dovere di proteggerle, difenderne l'identità. Abbiamo predisposto un programma ambizioso, che punta a trasmettere il senso delle istituzioni ai nostri figli, ai nostri giovani. Sarà l'occasione per raccontare 50 anni di storia italiana, perché il Piemonte non è una Regione qualsiasi: dobbiamo ricordare che l’Italia l’hanno fatta i piemontesi, e abbiamo il dovere di far conoscere questa storia ai nostri ragazzi perché diventi testimonianza di una tradizione di buon governo che ha saputo sempre superare le diversità politiche legate all'alternarsi delle amministrazioni. Dobbiamo essere forti di questa tradizione e tenerla come stimolo e sfida per il futuro. L'Ente Regione - ha concluso - in 50 anni è cambiato molto, e non sarebbe giusto chiedersi se ora sia meglio o peggio, ogni età ha i suoi elementi di forza. Oggi dobbiamo essere orgogliosi di ciò che il Piemonte è, e dobbiamo dire grazie a chi 50 anni fa ha dato avvio al processo che ci ha portati fino a qui. Si è voluto ispirare queste celebrazioni alla sobrietà, senza però dimenticare che dobbiamo festeggiare. Abbiamo fatto appello alla sensibilità delle fondazioni bancarie per reperire le risorse al di fuori del bilancio della Regione. Sono convinto che troveremo il sostegno necessario per far sì che sia una bella festa: la storia del Piemonte lo merita".
Link al sito della Regione.
Link al sito del Consiglio Regionale.
"Le istituzioni vengono prima delle persone e dell'appartenenza politica - ha proseguito Cirio - Abbiamo il dovere di proteggerle, difenderne l'identità. Abbiamo predisposto un programma ambizioso, che punta a trasmettere il senso delle istituzioni ai nostri figli, ai nostri giovani. Sarà l'occasione per raccontare 50 anni di storia italiana, perché il Piemonte non è una Regione qualsiasi: dobbiamo ricordare che l’Italia l’hanno fatta i piemontesi, e abbiamo il dovere di far conoscere questa storia ai nostri ragazzi perché diventi testimonianza di una tradizione di buon governo che ha saputo sempre superare le diversità politiche legate all'alternarsi delle amministrazioni. Dobbiamo essere forti di questa tradizione e tenerla come stimolo e sfida per il futuro. L'Ente Regione - ha concluso - in 50 anni è cambiato molto, e non sarebbe giusto chiedersi se ora sia meglio o peggio, ogni età ha i suoi elementi di forza. Oggi dobbiamo essere orgogliosi di ciò che il Piemonte è, e dobbiamo dire grazie a chi 50 anni fa ha dato avvio al processo che ci ha portati fino a qui. Si è voluto ispirare queste celebrazioni alla sobrietà, senza però dimenticare che dobbiamo festeggiare. Abbiamo fatto appello alla sensibilità delle fondazioni bancarie per reperire le risorse al di fuori del bilancio della Regione. Sono convinto che troveremo il sostegno necessario per far sì che sia una bella festa: la storia del Piemonte lo merita".
Link al sito della Regione.
Link al sito del Consiglio Regionale.
( red / 11.02.20 )
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Imprese balneari: Boccia promette raccordo ministeri-Regioni e una mappatura
(Regioni.it 3775 - 11/02/2020) “I concessionari del demanio marittimo che svolgono l’attività d’impresa a volte da decenni di gestione delle nostre spiagge, dei nostri impianti balneari sono ad un bivio: esiste una direttiva europea che obbliga a fare delle gare per favorire la concorrenza, ma queste gare rischiamo di compromettere il ruolo di questi soggetti che con le loro famiglie da decenni tutelano le nostre coste e assicurano la fruizione balneare", lo ha detto il 10 febbraio il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine di un incontro con il Ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia e una delegazione dei sindacati dei balneatori regionali e di Anci e Upi. Alla riunione ha partecipato tra gli altri il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini. . "Bisogna trovare un punto di equilibrio, perché chi gestisce una spiaggia - ha spiegato Emiliano - non è come chi gestisce una miniera o una linea telefonica o è un grande concessionario dello Stato. A volte è una piccola azienda che di anno in anno migliora gli investimenti e consente alla Puglia, speriamo anche 365 giorni all’anno, di utilizzare le coste, migliorando anche la qualità turistica".
Per Emiliano "Queste imprese sono quelle che puliscono l’immondizia che purtroppo il mare sputa sulle nostre spiagge, sono le imprese che tutelano i turisti, qualche volta anche durante l’inverno, sono quelle che sorvegliano in generale lo stato della natura e la qualità dell’ambiente. Certo, c’è sempre qualche pecorella nera come in tutte le famiglie, dove forse c’è qualcuno che ha esagerato.e ha costruito fuori da quello che è permesso facendo cose sbagliate o che pretenda di utilizzare il luogo come se fosse di sua proprietà. Ma queste sono cose che si possono correggere e credo che molte di queste correzioni siano intervenute. Quello che noi non possiamo tollerare è che questa gente sia presa in giro.
Qualche anno fa - ricorda il Presiodente della Puglia - i governi dell’epoca hanno fatto una proroga generalizzata di queste concessioni, sapendo bene che l’Unione europea, la Corte costituzionale e i giudici non avrebbero potuto consentirla. Quindi abbiamo chiesto al ministro Boccia di starci a sentire perché la Puglia non può fare a meno delle aziende balneari. La Puglia non può fare a meno di questa tradizione, la Puglia ha bisogno di queste vedette delle nostre coste che da un lato ricavano di che vivere da questo lavoro, dall’altro ci danno una mano a fare cose che i Comuni e la Regione da soli non sarebbero in grado di fare”.
E proprio il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia - dopo aver incontrato a Bari gli imprenditori del settore balneare - ha riconosciuto che "Il tema è molto serio ed è legato all' incoerenza che c'è tra le scelte che sono state fatte dal precedente governo e il quadro comunitario".Secondo il Ministro "Il precedente governo doveva fare un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri entro il 30 aprile 2019: quel decreto non è mai stato emesso e ora noi stiamo raccordando tutta questa attività con ben quattro ministeri, perché serve la competenza Comunitaria, le Infrastrutture, i Beni culturali e del turismo e gli Affari regionali perché serve coinvolgere tutte le Regioni italiane che, com'è noto, hanno tutte competenze connesse a questa attività che l'attività strategica per il Paese. Quello che gli stabilimenti balneari significano per il nostro Paese e' noto a tutti e abbiamo il dovere - ha ribadito - di rimettere insieme i cocci che abbiamo ereditato. Siccome agli imprenditori non si possono dire cose che poi non si realizzano, il mio passaggio a Bari con il presidente Emiliano è intanto di rassicurazione: ho voluto trasmettere loro un messaggio di fiducia e sarò alla loro iniziativa di marzo". La speranza di Boccia risiede nell'avere anche alcune risposte, "sia da Bruxelles che dal coordinamento dei quattro ministeri". "La cosa chiara tutti e' che servono imprese che possano investire nel tempo e le imprese investono nel tempo - ha rimarcato Boccia - se lo Stato è in grado di dire cose molto chiare. In questo momento ci sono operatori straordinari che fanno investimenti importanti e hanno un impatto occupazionale importante e operatori che vivono con concessioni che volte sono risibili e non possiamo trattarli tutti allo stesso modo".
E presto partirà una mappatura su tutto il territorio italiano "che darà allo Stato un quadro definitivo - ha concluso Boccia - della condizione degli stabilimenti balneari".
Per Emiliano "Queste imprese sono quelle che puliscono l’immondizia che purtroppo il mare sputa sulle nostre spiagge, sono le imprese che tutelano i turisti, qualche volta anche durante l’inverno, sono quelle che sorvegliano in generale lo stato della natura e la qualità dell’ambiente. Certo, c’è sempre qualche pecorella nera come in tutte le famiglie, dove forse c’è qualcuno che ha esagerato.e ha costruito fuori da quello che è permesso facendo cose sbagliate o che pretenda di utilizzare il luogo come se fosse di sua proprietà. Ma queste sono cose che si possono correggere e credo che molte di queste correzioni siano intervenute. Quello che noi non possiamo tollerare è che questa gente sia presa in giro.
Qualche anno fa - ricorda il Presiodente della Puglia - i governi dell’epoca hanno fatto una proroga generalizzata di queste concessioni, sapendo bene che l’Unione europea, la Corte costituzionale e i giudici non avrebbero potuto consentirla. Quindi abbiamo chiesto al ministro Boccia di starci a sentire perché la Puglia non può fare a meno delle aziende balneari. La Puglia non può fare a meno di questa tradizione, la Puglia ha bisogno di queste vedette delle nostre coste che da un lato ricavano di che vivere da questo lavoro, dall’altro ci danno una mano a fare cose che i Comuni e la Regione da soli non sarebbero in grado di fare”.
E proprio il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia - dopo aver incontrato a Bari gli imprenditori del settore balneare - ha riconosciuto che "Il tema è molto serio ed è legato all' incoerenza che c'è tra le scelte che sono state fatte dal precedente governo e il quadro comunitario".Secondo il Ministro "Il precedente governo doveva fare un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri entro il 30 aprile 2019: quel decreto non è mai stato emesso e ora noi stiamo raccordando tutta questa attività con ben quattro ministeri, perché serve la competenza Comunitaria, le Infrastrutture, i Beni culturali e del turismo e gli Affari regionali perché serve coinvolgere tutte le Regioni italiane che, com'è noto, hanno tutte competenze connesse a questa attività che l'attività strategica per il Paese. Quello che gli stabilimenti balneari significano per il nostro Paese e' noto a tutti e abbiamo il dovere - ha ribadito - di rimettere insieme i cocci che abbiamo ereditato. Siccome agli imprenditori non si possono dire cose che poi non si realizzano, il mio passaggio a Bari con il presidente Emiliano è intanto di rassicurazione: ho voluto trasmettere loro un messaggio di fiducia e sarò alla loro iniziativa di marzo". La speranza di Boccia risiede nell'avere anche alcune risposte, "sia da Bruxelles che dal coordinamento dei quattro ministeri". "La cosa chiara tutti e' che servono imprese che possano investire nel tempo e le imprese investono nel tempo - ha rimarcato Boccia - se lo Stato è in grado di dire cose molto chiare. In questo momento ci sono operatori straordinari che fanno investimenti importanti e hanno un impatto occupazionale importante e operatori che vivono con concessioni che volte sono risibili e non possiamo trattarli tutti allo stesso modo".
E presto partirà una mappatura su tutto il territorio italiano "che darà allo Stato un quadro definitivo - ha concluso Boccia - della condizione degli stabilimenti balneari".
link video Emiliano http://rpu.gl/cLnER
link video Boccia http://rpu.gl/rTGxu
( red / 11.02.20 )
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Nuovo Coronavirus: ordinanza 631 sul rientro studenti dalle aree a rischio
(Regioni.it 3775 - 11/02/2020) Coronavirus: dopo l’Ordinanza del 3 febbraio 2020 della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della Protezione civile – sui primi interventi urgenti relativi all’emergenza relativa e al rischio sanitario connesso all’insorgenza di "patologie derivanti da agenti virali trasmissibili (vedi Regioni.it n. 3774), è stata pubblicata un'ulteriore Ordinanza (la n. 631 del 6 febbario) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Diparimento della Protezione civile, relativa ad "Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili".
Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, "ritenuto che in tale contesto emergenziale occorre adottare misure specifiche per salvaguardare l’anno scolastico in corso degli studenti impegnati nei programmi di mobilità internazionale nelle aree a rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, di cui all’emergenza in rassegna - avendo acquisito l’intesa del presidente della Conferenza delle Regioni e delle province autonome - ha stabilito che per quanto riguarda il rientro degli studenti dalle aree a rischio il Ministero dell’istruzione, (anche in deroga all’art. 4, commi 1 e 2 e all’art. 14, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122) adotta i necessari provvedimenti al fine di assicurare la validità dell’anno scolastico 2019/2020 degli studenti impegnati nei programmi di mobilità internazionale nelle aree a rischio di contagio da agenti virali trasmissibili di cui all’emergenza in rassegna.

Nuovo Coronavirus, rientro studenti dalle aree a rischio, Ordinanza n. 631 PCM, Dip.to Protezione civile 06.02.2020: Gazzetta Ufficiale n. 33 del 10.02.2020
( red / 11.02.20 )

Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
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