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Regioni.it

n. 3992 - mercoledì 27 gennaio 2021

Sommario
- Conferenza delle Regioni convocata per il 28 gennaio
- Crisi di Governo: il dibattito coinvolge i Presidenti delle Regioni
- Vaccini: tra mancata consegna, contestazioni, autarchia e ritorno alla normalità
- Giornata della Memoria: ricordare è un dovere di umanità e civiltà
- Conferenza Unificata il 28 gennaio
- Conferenza Stato-Regioni il 28 gennaio

+T -T
Crisi di Governo: il dibattito coinvolge i Presidenti delle Regioni

Il PNRR al centro del confronto fra le istituzioni regionali e l'esecutivo

(Regioni.it 3992 - 27/01/2021) "Oggi il Capo dello Stato avvierà le consultazioni. Ripongo nel Presidente della Repubblica la massima fiducia, convinto che con saggezza potrà indicare la strada migliore per il nostro Paese". A scriverlo su Facebook è il presidente della Toscana, Eugenio Giani.
Il dibattito sul possibile esito della crisi di Governo finisce inevitabilmente per coinvolgere anche i Presidenti delle Regioni.
"Con una pandemia da battere e un Recovery Plan da 220 miliardi da spendere tutte le forze europeiste devono fare una scelta di campo, ha ragione Romano Prodi", così Il Presidete dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che in un'intervista alla Repubblica dice: "Serve uno scatto sul profilo riformista nel mio partito. Senza arroganze ma anche senza timidezze". A cominciare dalla suddivisione delle risorse del Recovery, che deve tener conto del Nord produttivo: "I fondi devono arrivare in modo robusto anche qui, dove abbiamo dimostrato di saper spendere bene i fondi europei. Sennò sarebbe un paradosso. Aprire la crisi è stato un grave errore. Ma andare al voto ora sarebbe altrettanto irresponsabile. E se la ragione che ha portato a strappare è il Recovery Plan, l'esito rischia di essere quello di non riuscire a presentare un piano all'Europa o di affidarne la realizzazione alla destra sovranista. Aggiungo - prosegue il Presidente dell'Emilia-Romagna - che un eventuale veto sul nome di Conte indebolisce le stesse ragioni di merito per cui Italia Viva dice di avere rotto col governo. Detto questo credo ora sia il tempo di ricomporre. Quanto al mio partito, se uno scatto serve è sul profilo riformista e sull'iniziativa da assumere per essere baricentro politico di una nuova maggioranza. Senza arroganza, ma anche senza timidezze - sostiene Bonaccini -. La nostra voce va alzata sui contenuti e sulle sfide. E poi mi aspetto un messaggio alla parte più dinamica del Paese. Diciamo che gli investimenti del Recovery Fund devono arrivare in maniera robusta anche nelle regioni che hanno investito prima e meglio le risorse europee, il contrario sarebbe un bel paradosso. Ancora, l'Italia è in infrazione per la qualità dell'aria: doveroso intervenire su Taranto, ma ricordo che c'è anche il bacino padano, l'area più grande e inquinata d'Europa. Se si fermano le aree territoriali che più corrono poi chi lo ripaga il debito pubblico?". E infine a proposito del ruolo delle regioni nel Recovery plan il presidente della Conferenza delle Regioni dice: Mi chiedo anche se qualcuno può davvero pensare di spendere 220 miliardi senza regioni ed enti locali. Per pensarlo bisogna non aver mai gestito risorse pubbliche. Certo, tra le amministrazioni ci sono differenze, ma come si realizzano le scuole, gli ospedali o le opere contro il dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna preferirei discuterlo coi sindaci anziché coi dirigenti dei ministeri, con tutto il rispetto".
Tema quello del Pnrr afftonato anche dalla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei (Coordinatrice della Commissione Affari Internazionali ed Europei della Conferenza delle Regioni) in un'intervista al Sole 24 Ore.  "Si continua a parlare dei 209 miliardi del Recovery fund ma si è capito che arriveranno solo se saremo in grado di realizzare i progetti, di spendere le risorse? Altrimenti anziché prenderli dovremo restituire quanto ci è stato anticipato. Il tema  ancora non risolto, posto all'unanimità dalle Regioni al Governo - ha aggiunto -, è sul ruolo che dobbiamo ricoprire in questo percorso, vale per le Regioni così come per gli enti locali". Secondo Tesei il governo finora ha chiesto "una lista" a ciascuna Regione "dei progetti disponibili, che rispondessero alle missioni indicate dall'Europa". La presidente ha quindi parlato di un piano che "manca di concretezza" e resta molto "vago", anche perché senza "alcuni interventi strutturali, a partire dalla riforma della pubblica amministrazione, dalla rivisitazione dell'intero processo autorizzativo", difficilmente "saremo in grado di realizzare quanto abbiamo ipotizzato".
"Noi abbiamo iniziato a lavorare ad agosto - ha sottolineato la Presidente dell'Umbria - e i progetti devono essere presentati entro aprile ma in tutti questi mesi dal Governo non è giunta alcuna risposta sul nostro ruolo". Per Tesei "non si tratta di desiderio di protagonismo" ma senza un "confronto costante e una chiara ripartizione dei ruoli" sarà molto complicato se non impossibile intervenire "visto che in molti casi si tratta di interventi su cui le Regioni, dalla sanità al lavoro, hanno competenza esclusiva o
concorrente".
Di qui la richiesta ad applicare quella "leale collaborazione istituzionale di cui spesso si parla ma che non si è realizzata" e senza la quale "difficilmente saremo in grado di rispettare la scadenza per la realizzazione dei progetti del 2026 e su questo siamo tutti d'accordo, a prescindere dal colore politico delle nostre giunte".
Tornando al tema della crisi in corso, Giovanni Toti, presidente della Liguria e leader di Cambiamo!, a margine di una conferenza stampa a Genova, ha detto di  aver "parlato con tutti i nostri parlamentari e anche con l'amico Biasotti, mi sembra che siano tutti sulla stessa linea e anche le loro dichiarazioni non lasciano adito a dubbi: disponibili a un governo di unità nazionale che dia risposte serie e con personalità serie e incapaci, non disponibili a Conte ter, Conte quater che siano invece accrocchi riuniti con maggioranze raccogliticce ed eterogenee. Quello che diciamo noi al Capo dello Stato e' quello che stiamo dicendo pubblicamente, non abbiamo un doppio linguaggio: il governo Conte 2 era inadeguato ad affrontare importanti temi del momento - ha aggiunto Toti -. C'e' bisogno dello sforzo di tutti e, in questo senso, il nostro movimento politico c'e', ma deve essere un governo che sia all'altezza delle sfide e sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare che sappia fare anche quelle riforme per cui magari la prossima legislatura non sia come questa, con governi di colori diversi, fino all'ultimo governo variopinto che forse uscira' da questa crisi". "Ora vi sono emergenze impellenti per il Paese: la definizione del Recovery, la campagna vaccinale che stenta a partire, il tema dell'equilibrio della sanita' delle Regioni, a marzo lo sblocco dei licenziamenti e una crisi economica che incombe sul Paese", ha aggiunto Toti che manifesta comunque ''Piena fiducia che il Presidente Mattarella saprà dare uno sbocco a questa crisi ben conoscendo le difficoltà e le opportunità che il Paese ha di fronte. Piano di vaccinazione, Recovery, licenziamenti e crisi economica, conti delle Regioni: per affrontare questi temi servono competenza e maggioranze larghe e forti". Poi il Presidente della Liguria sulla sua pagina Facebook annota: "No a governi confusi e raccogliticci. Ora è il momento della serietà, della generosità, dell'impegno".
"Ho paura che il colore del prossimo Governo sarà un colore sbiadito. Dentro c'è di tutto e il contrario di tutto. E' una situazione in cui si raccatta qualsiasi cosa passi per avere la maggioranza: questo non può essere il Governo di un paese, di qualsiasi colore politico sia", ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a margine della cerimonia per la Giornata della Memoria, oggi a Trieste. "O c'è un governo in grado di dare una direzione - ha puntualizzato - soprattutto nel mezzo di una pandemia e di una crisi economica, altrimenti a pagarne le conseguenze saranno i cittadini di questo Paese". Di fronte all'eventualità di un esecutivo di responsabilità nazionale la Lega, ha aggiunto, pensa che "la via maestra sia tornare al voto con un programma politico certo e chiaro. Dopodiché sta nelle mani del Presidente della Repubblica con le consultazioni, e ci fidiamo di lui, trovare le migliori soluzioni possibili". "Ormai - ha concluso - è diventato poco di moda dirlo: io sono ancora innamorato del principio democratico che siano cittadini a scegliere la maggioranza, la linea politica e chi governa. Forse sono un illuso, ma pare che chi parla di elezioni sembri il demone. Evidentemente a qualcuno questa democrazia non piace più perché non vince le elezioni. Ma questo è il principio democratico, si può anche perdere. Lo comunico a qualcuno che ha governato ormai da 10 anni senza mai vincere: grande abilità politica, poca responsabilità rispetto la volontà dei cittadini".  Quanto alla prospettiva di un Conte-ter "E' un'ipotesi in campo e l'unica credibile perché Conte possa avere un nuovo governo a sua guida", risponde a Mattino Cinque il presidente del Friuli Venezia Giulia. "Devo dire che è uno spettacolo tristissimo per il paese. Se la logica è 'cambiamo un governo tenendo per la terza volta lo stesso presidente del Consiglio ma con la possibilità di spartirsi di più gli incarichi' penso che sia un problema per il Paese, indipendentemente dal colore politico del Governo". Rispetto poi ad una candidatira del leader di Forza italia al Quirinale, Fedriga pensa che Silvio Berlusconi sia una parte della storia politica italiana importante. Non sono un parlamentare, però sono presidente di Regione: se mi chiameranno a votare il presidente della Repubblica mi sembra un buon nome".
Per governare ci vogliono numeri solidi, soprattutto in questo momento storico, e le dimissioni di Conte certificano "che i numeri non li ha". Lo dice in un'intervista a La Repubblica il Presidente del Veneto Luca Zaia, che vede improbabile un Conte ter: premesso che "la partita è nelle mani del presidente Mattarella - spiega - a me sembra difficile pensare che chi si dimette per mancanza di numeri possa poi fare una magia". Con i numeri "di oggi mi sembra inevitabile il voto" aggiunge. 
"Prendiamo atto- ha aggiuntyo poi Zaia - che il Presidente del Consiglio con le sue dimissioni certifica che i numeri non ci sono e quindi ci potevano anche risparmiare questa settimana, dieci giorni di esibizioni di maggioranza. Siamo nelle mani del presidente Mattarella, non so cosa scegliera', ma immagino sara' li con la calcolatrice in mano per capire se ci sono i numeri perche' altrimenti e' difficile governare".
"Se ci sono le condizioni perché ci sia un Governo, lo si faccia in fretta per poter dare risposte ai cittadini, se queste condizioni non ci sono, si restituisca la voce agli elettori e quanto prima si formi un esecutivo autorevole in grado di contrattare con l'Europa tutto ciò che è nel Recovery fund e di dare riposte sanitarie ed economiche ai cittadini logorati da questa crisi". Così il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas sulla crisi di Governo. "Siamo in piena emergenza - ha spiegato Solinas - viviamo una pandemia sanitaria ed economica che sta mettendo in ginocchio l'intero Paese, bisogna fare in fretta".
"Speriamo che il Capo dello Stato ci metta nelle condizioni di poter avere un governo a cui affidarci, su cui poter contare, che ci rappresenti in maniera vera e concreta anche in Europa. Perché dobbiamo andare a tirare fuori gli attributi anche in Europa, a battere i pugni sul tavolo soprattutto in Europa", ha affermato nel corso di una diretta Facebook il presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì.
"L'esito della crisi di governo? Credo sia imprevedibile, era imprevedibile una crisi in piena pandemia o prevedibile ma si sperava che alla fine avrebbe prevalso il senso istituzionale in un momento così complicato". Così il presidente delle Marche Francesco Acquaroli ha risposto a una domanda dei cronisti a margine della seduta del Consiglio regionale dedicata in parte al Giorno della Memoria. "L'Auspicio? Preferisco da figura istituzionale e territoriale non commentare le evoluzioni nazionali - ha aggiunto - credo sempre, però, che in democrazia quando non c'è una certezza bisogna dare parola agli elettori".
Infine Nicola Zingaretti (presidente della regione Lazio e segretario Pd), in un passaggio della sua relazione alla direzione nazionale del Pd ha sottolineato che  "Negli attuali equilibri parlamentari figli  della sconfitta del 2018, Giuseppe Conte, rappresenta un punto di  equilibrio credibile".
Crisi: Zingaretti, Conte punto equilibrio credibile

==Recovery: Tesei, i fondi solo se realizziamo progetti

**GOVERNO: TOTI, 'FIDUCIA IN MATTARELLA, SERVONO MAGGIORANZE LARGHE E FORTI'**
Governo: Fedriga, sarà di colore sbiadito, c'è dentro tutto

( red / 27.01.21 )
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Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

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Capo redattore: Giuseppe Schifini
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